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L’aumento di capitale per mantenere in mani orvietane una quota della Cassa di risparmio? Lo sostengano tutte le fondazioni umbre

Entro la metà di dicembre la Fondazione CariOrvieto dovrà decidere se aderire o meno all’aumento di capitale della Cassa di Risparmio di Orvieto così come richiesto da Bankitalia e deliberato dagli organi della banca. Marco Ravanelli, coordinatore di Azione a Orvieto e nel direttivo provinciale del partito di Calenda, indica una possibile strada per mantenere salde le radici della banca in Umbria senza che il sacrificio economico sia esclusivamente in carico alla Fondazione Cro.

Di Alessandro Maria Li Donni

Oggi ha senso parlare di banca di territorio anche per quanto riguarda l’orvietano?

Gli accadimenti globali ci insegnano che è necessario essere aperti e con territori coesi più ampi ma senza perdere il controllo su quegli assets fondamentali che possono garantire la sussistenza di un territorio e di un popolo. Certamente avere un sistema finanziario radicato sul territorio è un vantaggio significativo. Il vero problema è capire se Orvieto è un territorio. Economicamente non lo è ma se allarghiamo il discorso alla provincia o, ancora meglio, alla Regione allora il discorso cambia totalmente. Come dicevo prima il territorio va considerato nella sua accezione più ampia e CariOrvieto è radicata sicuramente nella Provincia di Terni e ha basi solide per crescere nella Provincia di Perugia.

Ma il sistema bancario in questi anni è mutato radicalmente…

Abbiamo sicuramente assistito a una mutazione del sistema bancario territoriale in favore di una globalizzazione dei servizi che da un lato ha portato un’offerta più moderna e sicuramente meno costosa ma dall’altro questo stesso sistema non assiste e non comprende pienamente le necessità di un territorio, più o meno vasto. In Umbria, poi, siamo passati da una moltitudine di istituti bancari al nulla o quasi con l’eccezione di CariOrvieto.

Questo cambiamento cosa ha causato in Umbria?

La prima conseguenza è la difficoltà, delle Pmi in particolare, a rapportarsi con le banche anche perché a sua volta, un istituto globale fatica ad adattarsi alle peculiarità di un territorio. La seconda riguarda la perdita di figure professionali che ricoprivano ruoli apicali nelle banche locali definitivamente sparite dal panorama del credito in Umbria. E’ per tutti questi motivi che non possiamo rimanere a guardare con Cassa di Risparmio di Orvieto che, ricordo ha 41 punti operativi e di questi 22 sono in Umbria.

Certamente avere una banca serve ma il primo azionista è lo Stato quindi come si può decidere stando in minoranza?

Questo è un vecchio problema; Orvieto ha perso la banca quando è stata venduta la quota di controllo. Poi ci sono una serie di contrappesi che hanno regolato fino ad oggi gli equilibri all’interno del cda e per questioni di rilevanza economica, come ad esempio un aumento di capitale. Cro è un istituto di credito che ha radici, operatività nel territorio ma la testa pensante è altrove, oggi a Roma. Con il socio di controllo si può avere un dialogo e si può pensare di ottenere dei vantaggi per il territorio di vario genere. Non solo, se ci si presenta con un progetto credibile e sostenibile si può andare anche oltre e convincere l’azionista di maggioranza dei vantaggi che un territorio come il nostro, inteso come Umbria, può avere per un istituto di credito.

Questo è il futuro ma per il presente e per l’aumento di capitale?

Tecnicamente la Fondazione è chiamata a valutare se sottoscrivere l’aumento di capitale di 27 milioni di euro per la sua quota di competenza di circa 7 milioni a fronte di una partecipazione del 26,43%. Cosa può decidere Palazzo Coelli? Sottoscrivere l’aumento e così concentra ulteriormente nel capitale della banca, previa autorizzazione del Ministero. Oppure non sottoscrive l’aumento perdendo tutti i diritti previsti dallo statuto e diluendo la sua quota di partecipazioni a livelli minimi.

Sono solo queste le opzioni in campo?

C’è una terza opzione ed è quella che abbiamo proposto noi di Azione e cioè che le Fondazioni di origine bancaria umbre partecipino all’aumento di capitale insieme a quella orvietana facendo in modo che la quota di partecipazione rimanga la stessa e con il risultato che l’Umbria torni al centro.

Quindi la banca diverrebbe il presidio del territorio umbro?

Esattamente, le fondazioni e gli investitori privati umbri potrebbero svolgere un ruolo determinante nel favorire il mantenimento di una partecipazione locale nella banca e, magari, addirittura di rafforzarlo, ma qui torniamo nel futuro più lontano. In questo modo la banca potrebbe divenire uno strumento di riqualificazione del territorio e dell’Umbria.

Insomma, una banca umbra a tutti gli effetti almeno nella compagine di minoranza, ma non si rischia di perdere l’orvietanità?

Andiamoci cauti. Una prima vittoria sarebbe quella di coinvolgere tutte le fondazioni umbre in una compagine di minoranza e con un socio, lo Stato, forte. Sull’orvietanità non penso si rischi nulla in particolare, ma una banca è un’azienda e deve assolutamente travalicare i confini del campanile per generare utili visto che in termini economici Orvieto assolutamente non basta. Il tema non ha una portata specificatamente orvietana ma investe più in generale l’intera provincia di Terni, e perché no, l’intera regione Umbria. Chiediamo pertanto alle Fondazioni Bancarie locali di valutare attentamente la possibilità di supportare la più piccola Fondazione orvietana in questa sfida che gioca un ruolo centrale nel nostro scacchiere.
Azione ancora una volta al fianco del Territorio con una proposta pragmatica.

Gli operatori della sanità incontrano i parlamentari umbri

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Oltre 4 mila sanitari chiedono misure economiche per colmare le disuglianze esistenti tra i vari livelli professionali.

Un tavolo di confronto con i parlamentari umbri, che potrebbe diventare un appuntamento permanente, per chiedere «il giusto riconoscimento e la valorizzazione» degli oltre 4mila professionisti sanitari iscritti all’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Tsrm Pstrp) di Perugia e di Terni.

Con queste basi si è tenuto un incontro in videoconferenza, coordinato dal presidente dell’Ordine Federico Pompei, alla presenza degli onorevoli Virginio Caparvi, Emma Pavanelli e Walter Verini, insieme alla presidente della Federazione nazionale Tsrm Pstrp Teresa Calandra ed ai 19 presidenti delle Commissioni di albo dell’Ordine. Tema centrale del tavolo – spiega una nota – è stato quello di proporre di inserire degli emendamenti nella manovra di Bilancio 2023, attualmente in fase di discussione, per richiedere il giusto riconoscimento professionale ed economico per gli oltre 4mila professionisti sanitari umbri.

Durante l’incontro, infatti, il presidente Pompei ha sensibilizzato i parlamentari circa l’evidente diseguaglianza di trattamento economico e professionale che coinvolge gli iscritti, concretizzatasi recentemente con il nuovo Ccnl, ma che deriva dalla manovra di Bilancio del 2020 effettuata in piena emergenza pandemica. Dal quadro tracciato è emerso un contesto nel quale i professionisti sanitari, pur condividendo gli stessi modelli formativi universitari e lo stesso inquadramento giuridico, hanno un diverso trattamento economico che crea «una discrepanza non più giustificabile». In merito alla valorizzazione dei professionisti, il presidente Pompei ha anche sottolineato come siano maturi i tempi per il superamento del vincolo di esclusività per gli iscritti all’Ordine Tsrm Pstrp e di come il Servizio sanitario nazionale e regionale non può più fare a meno di tutte le figure sanitarie, senza dimenticarne alcuna, il cui apporto è imprescindibile in un’ottica multi-interdisciplinare per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. Innovazione, prevenzione, promozioni della salute, digitalizzazione, ricerca, formazione e sviluppo delle reti assistenziali territoriali: sono solo i punti di partenza nei quali il contributo di tutti i professionisti, insieme a quello di tutti gli attori del sistema sanitario, può profondamente rinnovare il «sistema salute». Successivamente hanno preso la parola i parlamentari presenti. Emma Pavanelli ha ribadito la legittimità della richiesta e condiviso il supporto alle proposte effettuate. Virginio Caparvi ha accolto la proposta chiedendo che le proposte vengano al più presto tradotte in una richiesta di emendamento alla manovra di bilancio, così da poter supportarle in maniera trasversale, e proponendo che tavoli come questi possano trasformarsi in permanenti, nei quali istituzioni, Ordini e rappresentanti politici possano incontrarsi per condividere problematiche e proporre iniziative a tutela della cittadinanza. Walter Verini, infine, ha condiviso le tematiche e le proposte dei colleghi parlamentari dando massima disponibilità a far sì che tali richieste possano tradursi in emendamenti ed arrivare alla loro realizzazione. In seguito è intervenuta la presidente della Federazione nazionale Tsrm Pstrp, Teresa Calandra, che ha ribadito le richieste, sottolineando il ruolo fondamentale dei professionisti sanitari nella sanità di ieri, oggi e soprattutto di quella territoriale e dell’importante opera di sensibilizzazione di tutte le istituzioni a livello nazionale. L’Ordine Tsrm Pstrp di Perugia e Terni – è detto nella nota – conta ad oggi oltre 4mila professionisti sanitari, una parte dei 220mila iscritti a livello nazionale, afferenti alle aree della prevenzione, riabilitazione, tecnico diagnostiche e tecnico assistenziali.

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Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

Mille economisti ad Asssi per la Economy of Francesco. Ci sarà anche il papa

Sono un migliaio i giovani, economisti, imprenditori e changemaker giunti ad Assisi da 100 paesi

In attesa della giornata più importante che vedrà, sabato 24 settembre, l’arrivo di papa Francesco al teatro Lyrick, la manifestazione si è aperta tracciando un bilancio di ciò che è stato l’evento in questi anni. Il tema centrale dell’appuntamento è la salvaguardia del Creato e quindi la sostenibilità ambientale, come ricordano gli organizzatori della manifestazione, la Diocesi di Assisi, l’Istituto Serafico ed Economia di comunione. L’impegno a cambiare l’economia mondiale sarà tradotto in un patto che verrà firmato da Papa Francesco appunto sabato. La tre giorni di EoF si sviluppa tra il teatro Lyrick e il Palaeventi a Santa Maria degli Angeli e il centro storico di Assisi, in 12 villaggi, relativi ai temi su cui i giovani hanno lavorato in questi tre anni. Tra i mille giovani presenti in Umbria ci sono anche ragazze e ragazzi che oggi si trovano su fronti di guerra avversi, come russi e ucraini, ma che ad Assisi si sono ritrovati in un abbraccio di pace.

Ad ottobre molte aziende rischiano di chiudere

Vincenzo Briziarelli, presidente di Confindustria Umbria, lancia l’allarme per una situazione che il caro energia sta rendendo drammatica

“L’inarrestabile corsa del prezzo del gas e dell’energia rende la situazione drammatica sul piano economico e sociale: in breve tempo le aziende saranno costrette a chiudere e i cittadini non riusciranno a far fronte all’aumento delle spese”. Non usa mezzi termini Confindustria Umbria nel valutare le “devastanti conseguenze» del caro energia che, nel corso di questi mesi, ha già indebolito la capacità competitiva delle aziende e le sta spingendo sempre di più fuori dai mercati a vantaggio di altri concorrenti europei ed extraeuropei. “Assistiamo – sottolinea il presidente di Confindustria Umbria, Vincenzo Briziarelli – a un sempre più marcato divario concorrenziale tra le nostre imprese e quelle di altri paesi, sarà difficilissimo, se non impossibile, recuperare le quote di mercato perse. Se l’Europa non riesce a realizzare una politica comune che salvaguardi i Paesi che stanno subendo maggiormente questa crisi, l’Italia deve avere il coraggio di prendere decisioni autonome con interventi rapidi per calmierare i prezzi ma, soprattutto, mettendo in campo soluzioni strutturali a medio e lungo termine per scongiurare una crisi senza precedenti. Siamo convinti, come ribadito in più occasioni – conclude Briziarelli – che debba essere indicato immediatamente un rappresentante unico capace di avviare una trattativa a nome di tutta l’Europa per individuare soluzioni per mettere fine al conflitto e riequilibrare la situazione economica”.

All’Ast riprende una sola linea produttiva con un forno

Nel corso del prossimo mese si prevede una produzione di 88 mila tonnellate di acciaio fuso

  Riprenderà l’attività al momento una sola linea produttiva, nell’area a caldo dell’Ast di Terni, dopo la fermata estiva che termina oggi: lo ha comunicato la direzione aziendale alle rsu di stabilimento. I delegati di fabbrica avevano chiesto delucidazioni sui volumi produttivi di settembre, dopo che il management del gruppo Arvedi ha dapprima convocato e poi rinviato un incontro con le organizzazioni sindacali per discutere degli aggiornamenti sulle prospettive produttive dell’acciaieria, anche alla luce del caro energia. Oggi l’azienda – secondo quanto si apprende da fonti sindacali – ha spiegato che durante il prossimo mese si prevede una produzione di 88 mila tonnellate di acciaio fuso e che l’attività ripartirà al momento in un solo forno. La situazione verrà comunque monitorata e potrebbe subire variazioni: non è escluso infatti che l’area a caldo dell’acciaieria possa tornare a marciare a pieno regime.
Qualche stop, nell’arco o all’inizio del mese ,è previsto anche in un paio di impianti dell’area a freddo, mentre rimane invariata l’attività per Centro di finitura, Società delle fucine e Tubificio. Tutto il personale interessato, durante i fermi impianti, sarà impegnato in attività di formazione e affiancamento.
L’incontro annullato dovrebbe essere invece riconvocato entro la prima metà del mese, dopo che l’azienda avrà raccolto ulteriori elementi per decidere o meno eventuali nuove fermate.

Aumento costi dell’energia, imprese umbre vicine al collasso

Il presidente di Confidustria Briziarelli lancia un drammatico appello

In seguito all’aumento del costo dell’energia, Confindustria Umbria registra “allarmanti segnali di rallentamento delle produzioni che comporteranno l’inevitabile cessazione di attività produttive”.

Secondo l’organizzazione degli industriali “il rischio è che la resilienza produttiva dimostrata delle imprese industriali fino a questo momento non duri a lungo, perché i margini sono sempre più ridotti a causa dei rincari di tutte le commodity che hanno un impatto devastante sui costi delle imprese, rendendo antieconomico per alcuni settori continuare la produzione e tutto ciò inevitabilmente avrà ricadute anche in termini di tenuta occupazionale per i dipendenti e tutele economiche per le loro famiglie”.”Ci troviamo in una situazione drammatica che colpisce cittadini e imprese” sottolinea il presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli. “Situazione – aggiunge – che sta indebolendo le attività industriali di ogni dimensione e di ogni settore, rendendo sempre più difficile l’operatività aziendale.

È necessario fermare questa escalation di aumenti non più sopportabile dalle imprese che non riescono e che non possono operare con questi prezzi dell’energia e delle materie prime”.
“Ora il baratro economico e sociale è a un passo – sostiene ancora Briziarelli – e le analisi sul perché si è giunti a questo punto sono tardive e poco utili. Allo stesso modo predicare soluzioni di medio-lungo periodo è tanto suggestivo quanto evanescente. Oggi parlare di transizione ecologica è evidentemente un modo per nascondere il problema. La svolta green è certamente importante, ma richiede tempi non compatibili con l’emergenza. Una emergenza che è qui e ora e che qui e ora va arginata dal Governo. È necessario introdurre misure ed azioni che possano ridurre concretamente e in modo strutturale il costo dell’energia e contestualmente prorogare i termini degli interventi fino ad ora emanati dal Governo, garantendo un orizzonte almeno annuale”.

Esplode lo scontro sull’acqua del Trasimeno

Otto Comuni contro la Tesei per la decisione di dirottare verso il lago l’acqua della diga di Valfabbrica

«Il progetto della diga di Valfabbrica aveva come priorità di portare l’acqua nella nostra Valle, perché ‘dirottarlà al Trasimeno»: è quanto ha scritto alla presidente Donatella Tesei, chiedendo un incontro urgente, l’Unione dei Comuni delle Terre dell’Olio e del Sagrantino, che comprende Bevagna, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Montefalco e Trevi. La lettera è indirizzata anche all’assessore Morroni, al Consorzio della bonificazione umbra, all’Autorità umbra per rifiuti e idrico (Auri), all’Ente acque umbre toscane (Eaut) e all’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale. L’ente presieduto da Bernardino Sperandio fa riferimento al progetto di adduzione dell’acqua proveniente dalla diga Casanuova sul Chiascio, a Valfabbrica, «che dopo 60 anni vedrà la prima erogazione nel 2026 ma non più a vantaggio di questi territori, bensì del Trasimeno». «Il progetto infatti – spiega Sperandio – originariamente prevedeva di portare l’acqua a scopo irriguo nella Valle umbra sud e precisamente nei comuni di Cannara, Bevagna, Montefalco, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Trevi, Campello sul Clitunno e Spoleto. A questo scopo, il Consorzio della bonificazione umbra nel tempo ha realizzato vari invasi per l’accumulo dell’acqua. Recentemente sono stati stanziati anche dei fondi per realizzare delle vasche di accumulo a Montefalco, per l’irrigazione dei vigneti. Esiste anche una condotta dell’acqua proveniente dalla diga di Valfabbrica che ad oggi però possiamo annoverare tra le grandi opere incompiute, in quanto è rimasta ferma ai confini dei comuni di Bevagna e Cannara. Per completare l’opera l’Eaut ha redatto il progetto esecutivo ad oggi cantierabile per un importo di circa 32 milioni di euro che dovevano essere finanziati all’interno dei fondi Pnrr o comunque con fondi ministeriali. Purtroppo, ad oggi non è nota nessuna fonte di finanziamento dell’opera, mentre ci risulta che sono stati destinati fondi per un progetto valutato sui 120 milioni di euro che dovrebbe condurre l’acqua della diga di Valfabbrica nel territorio del Trasimeno, dove già è previsto l’uso dell’acqua proveniente dalla diga di Montedoglio».

Umbria mercato immobiliare: lo straordinario risultato del 2021

Le compravendite residenziali comune per comune: complessivamente il fatturato supera il miliardo di euro

Gli umbri, così come tutti gli italiani, sono tornati ad investire con fiducia nel mattone: nel 2021 si sono sfiorate le 10.000 compravendite

Il 2021 è stato un anno straordinario per il mercato immobiliare residenziale umbro che ha registrato 9.916 compravendite con un aumento del 34,6% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati compiuta da Mauro Cavadenti Gasperetti, componente del Comitato di Vigilanza della Borsa Immobiliare dell’Umbria: “Questa confortante ripresa delle compravendite – puntualizza Cavadenti Gasperetti – è un dato perfettamente in linea con l’andamento nazionale che ha riscontrato 748.000 transazioni ed un incremento del 34% sul 2021.”
I dati sono stati recentemente pubblicati dall’Agenzia delle Entrate nel Rapporto Immobiliare 2022 (mercato residenziale pubblicazioni Omi) che stima il fatturato relativo alle vendite di abitazioni in Umbria in 1.141 milioni di euro con un incremento del 22,5% sull’anno precedente ed una media del venduto di 115.000 euro.
Quasi un umbro su due acquista la propria abitazione ricorrendo al mutuo, infatti sono stati erogati 4.497 finanziamenti pari al 48% del totale delle compravendite, con i seguenti valori medi: capitale finanziato di 105.900 euro, tasso di interesse dell’1,91% e una durata di 23,6 anni.
La provincia di Terni ha ottenuto un incremento percentuale del 39,8 % contro il 32,7% della Provincia di Perugia sempre riferito all’anno 2020.La Provincia di Terni ha ottenuto un incremento percentuale del 39,8 % contro il 32,7% della Provincia di Perugia sempre riferito all’anno 2020.

Provincia di Perugia.

Il numero delle vendite è stato rilevato in 7.180 unità, con una superficie venduta media di 124 mq e una quotazione al metro quadrato di euro 924. La ripresa ha riportato le vendite a livello del 2008 con gli incrementi maggiori che si registrano nelle seguenti macroaree: Valnerina (+86,7%), Eugubino-Gualdese (+57,3%) e Folignate (+46,1%).

Provincia di Terni.

Il numero delle vendite è stato rilevato in 2.736 unità, con una superficie venduta media di 118 mq e una quotazione al metro quadrato di euro 942. L’aumento degli scambi è tornato ai valori del 2008: nel dettaglio si evidenzia il picco della macroarea dell’Orvietano pari a circa il 75%, mentre l’incremento più basso si è riscontrato nell’Amerino con il 14%. Gli scambi maggiori sono riferiti ad abitazioni di dimensioni grandi, il che è giustificato dall’apprezzamento commerciale di unità immobiliari con spazi ampi pertinenziali, esigenza emersa a seguito delle restrizioni emergenziali. A cosa è dovuto questo incremento annuale eccezionale?
Per Mauro Cavadenti Gasperetti le cause sono essenzialmente due: “la contrazione causata nel 2020 dall’emergenza pandemica e lo scambio di beni di bassa qualità in previsione di poter beneficiare dei bonus ristrutturazione 110%”. Visto che nel 2020 c’era stato un arresto della crescita fermata al 2019, si tratta solo di un rimbalzo tecnico? La ripresa delle vendite è reale e importante, infatti, se rapportiamo i dati del 2021 con i risultati del 2019 si ottengano risultati ottimi: + 28,2% numero vendite, + 14,4% fatturato, + 31,6% numero di mutui con una maggiorazione del 41,8% del capitale erogato.

 

Turismo estivo, primi segnali importanti in Umbria

Il presidente della Camera di Commercio Mencaroni tratteggia il quadro di una situazione promettente

«Stanno arrivando segnali positivi sul turismo estivo in Umbria, dopo quelli che erano giunti da quello pasquale e dai ponti del 25 aprile e del 2 giugno, con affluenze piuttosto importanti che, se il ponte del 2 giugno non fosse stato così ristretto, sarebbero state sicuramente ancora più significative»: lo sottolinea il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni. Lo fa nel video «Il punto del presidente», curato e prodotto dall’ufficio comunicazione e stampa dell’ente camerale, sulle previsioni circa l’imminente stagione turistica estiva in Umbria. La Camera di commercio definisce «molto intelligente ed efficace la campagna promozionale della Regione». «Ciò – continua Mencaroni – vuol dire ridare ossigeno a tutta l’area, assai vasta, delle le attività del settore turismo. Sicuramente ha influito molto positivamente anche la campagna promozionale, davvero intelligente ed efficace, che è stata realizzata dalla Regione dell’Umbria. Segnali che portano a sperare che, continuando così, si possa superare la soglia delle 6,2 milioni di presenze annue, un record che in Umbria resiste da non pochi anni. Troppi». «Tutte le rilevazioni fatte nel mondo – puntualizza il presidente – evidenziano che, se si chiede dove si vorrebbe fare un proprio viaggio, l’Italia è sempre la prima destinazione desiderata in tutte le varie sfaccettature: turismo culturale, paesaggistico-ambientale, attrattività agroalimentare e così via. Però, nel concreto, come numero di presenze siamo solo al quinto o sesto posto come presenze turistiche. Credo, come ho detto recentemente in un incontro che ho avuto con il Presidente dell’Enit, Giorgio Palmucci, che su questo ci si debba lavorare attentamente sia a livello nazionale che nelle singole regioni». Il Covid – è detto ancora nella nota – ha dimostrato quale è il peso reale del turismo sull’economia italiana. Mencaroni rileva che il turismo avuto un colpo durissimo per la pandemia. «Ma mi piace fare una battuta – aggiunge -: tra le tante, enormi negatività della pandemia c’è stato un elemento di positività, ha fatto capire qual è l’importanza del turismo per l’Italia. Finalmente si è cominciato ad ammettere che turismo alimenta il 13-14% del Pil nazionale. Prima, invece, si riteneva che fosse una sorta di ‘attività parassitarià, che vive a traino di altri comparti e settori. Abbiamo visto invece che non c’è settore dell’economia italiana, dall’agricoltura al terziario avanzato, che non tragga importanti benefici dal turismo. Ritengo questa presa di coscienza un fatto estremamente importante». Per il Presidente della Camera di commercio «un altro tema sul quale lavorare sodo, e in Umbria ci stiamo lavorando in collaborazione con la Regione e in particolar modo con l’assessore Melasecche, è quello delle infrastrutture». «Quando si afferma che per attrarre arrivi e presenze sono necessari l’attrattività di un territorio – sostiene -, la capacità ricettiva, la qualità della ricettività, la qualità professionale degli operatori del settore e così via, spesso non si cita la qualità delle infrastrutture relative alla mobilità. Infrastrutture assolutamente necessarie per raggiungere località che, senza di esse, sono penalizzate rispetto ad altre destinazioni. In Italia abbiamo località, per la verità poche, che sono in affollamento turistico, in ‘overtourism’, mentre molte altre sono penalizzate nella loro potenzialità turistica. Le carenze infrastrutturali non sono certo l’unico elemento di questa mancata espressione di potenzialità, ma certamente ne sono parte, in non pochi casi rilevante. Dobbiamo riequilibrare questa situazione, con politiche turistiche ad hoc ma anche con politiche infrastrutturali». In tema di infrastrutture, Mencaroni dà un giudizio molto positivo sulla scelta di rilanciare l’aeroporto San Francesco d’Assisi. «Con la Regione – dice – stiamo facendo un buon lavoro.

La Camera di commercio dell’Umbria svolge la sua parte. Deteniamo una quota chiaramente minoritaria, la grande maggioranza ce l’ha la Regione, e sosteniamo il programma ambizioso 2022-2024. Ora ne carnet ci sono circa 15 destinazioni e l’appeal dell’aeroporto sta aumentando fortemente. Il ventaglio delle destinazioni è veramente migliorato, come quello delle Compagnie operanti nello scalo. Mi auguro che l’aeroporto San Francesco d’Assisi venga percepito come uno scalo non solo regionale, che è il minimo, ma che sia un aeroporto che possa dare una mano alle Marche, all’Abruzzo, alla bassa Toscana e all’Alto Lazio. Su questo dobbiamo continuare ad impegnarci». La situazione durissima che il settore del turismo ha vissuto con la pandemia, sottolinea Mencaroni, «ha portato una parte non certo trascurabile di dipendenti e collaboratori a fare scelte importanti». «Si sono diretti – ha spiegato – verso altri comparti e settori che gli permettessero di avere una qualità della vita diversa rispetto a quella del settore turismo, dove in molte strutture non esistono le festività, dove si fanno lavori serali perché ad esempio le strutture ricettive sono aperte 24 ore al giorno e dove la ristorazione, pur non essendo aperta 24h, è comunque impegnativa sia il mattino, sia durante il giorno che la sera. La questione va considerata un problema sociale, che deve essere affrontato con la massima celerità da parte di tutte le Istituzioni. Occorre dare la massima dignità e le massime possibilità possibili a chi lavora nel settore del turismo. Bisogna prevedere delle compensazioni, chiamiamole dei benefit, che permettano a chi fa lavori onerosi di affrontare le difficoltà con maggiore leggerezza».

Lotta alla povertà in Umbria, la Regione organizza un tavolo

L’iniziativa è dell’assessore regionale Luca Coletto

Un tavolo di governance unitaria per le politiche di inclusione sociale e il contrasto alle povertà: lo ha voluto l’assessore alla Salute e alle Politiche sociali della Regione, Luca Coletto. Su sua proposta infatti, la Giunta regionale ha adottato un atto per la costituzione di due tavoli, uno dei quali per la governance delle tematiche legate alle povertà e l’altro per il relativo coordinamento tecnico.”Nel 2020 – ha spiegato l’assessore – la grave emergenza sanitaria ha richiesto uno sforzo enorme dei diversi livelli istituzionali coinvolti per garantire assistenza alla popolazione, ponendo particolare attenzione al sistema sanitario e agli effetti socio economici causati dalla situazione sanitaria che, purtroppo, ancora si fanno sentire. L’emergenza Covid infatti, come dimostrato dal Rapporto sulle povertà presentato ieri dalla Caritas, ha ampliato le disuguaglianze che già esistevano e in un anno è aumentato di oltre il 12 per cento il numero dei nuovi utenti che si è rivolto al Centro di ascolto della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per chiedere un aiuto, passando dai 1.306 del 2020 ai 1.467 del 2021. Tra questi, cresce la fascia di cittadini a reddito medio che attualmente si mostra più vulnerabile”.

“La risposta strutturata delle istituzioni alla crisi – ha aggiunto l’assessore – ha portato all’elaborazione di atti di programmazione specifici e fondi dedicati al superamento dell’emergenza, con particolare riguardo alle fasce di popolazione maggiormente esposta ai fenomeni di impoverimento e di esclusione. Si è potuto, inoltre, assistere alla sostanziale crescita di finanziamenti strutturali europei e di risorse specifiche destinate al rafforzamento dei servizi sociali e al contrasto alla povertà. Tutti fondi, che in massima parte sono stati destinati e trasferiti direttamente alle Zone sociali e finalizzati al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni.

Visto che allo stato attuale e nel prossimo triennio nella programmazione dell’area del sociale concorreranno molteplici fonti di finanziamento per i quali si richiede una programmazione integrata, tra cui gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza – in particolare quelli della Missione 5 Coesione ed Inclusione – è stata rilevata la necessità di potenziare gli organismi di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali per aggiornare il Piano regionale del 2018 e strutturare una visione strategica sull’utilizzo delle risorse e una programmazione integrata degli interventi che consentirà di raggiungere i migliori risultati”.

Il tavolo della governance unitaria quindi avrà funzione di indirizzo e coordinamento e sarà costituito da un rappresentante di ciascuna delle Zone sociali o Unione dei Comuni, nonché un rappresentante rispettivamente dei Centri dell’impiego, delle Aziende Usl Umbria 1 e 2, dell’Anci regionale Umbria, del Forum del Terzo settore, delle Caritas diocesane regionali e dell’Inps.
Il “Tavolo di coordinamento tecnico” – spiega una nota della Regione – è l’organismo che attua le risultanze del Tavolo della governance unitaria. E’ coordinato dal direttore regionale della direzione Salute e Welfare e dal dirigente del servizio Programmazione della Rete dei servizi sociali, integrazione socio sanitaria. Oltre ai componenti del Tavolo della governance possono partecipare su specifico invito e con funzione consultiva rappresentanti dell’ordine degli assistenti sociali, dell’Osservatorio sulla Povertà in Umbria, dell’Agenzia Umbria Ricerche, dell’Università degli Studi di Perugia, dell’Assistenza tecnica di Banca Mondiale.