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Centro Amazon a Magione? Una grande opportunità secondo la senatrice Modena

L’esponente di Forza Italia ha visitato il centro di smistamento

“La scelta da parte di Amazon Italia di far nascere un Centro di smistamento logistico a Magione, in provincia di Perugia, conferisce un riconoscimento importante al territorio nel settore della logistica.
E’ inoltre un concreto investimento in termini di occupazione.
Un nuovo deposito, in attività da qualche mese, che permette un servizio di consegna più efficiente e stimola la nostra economia. Lo spazio è pensato in termini di funzionalità, aree per l’accoglienza e pausa lavoro e di elevata attenzione alla sicurezza . La costruzione dell’hub non ha occupato ulteriore suolo, ma ha recuperato un’area costituita da capannoni dismessi da tempo. L’augurio è che si rafforzi sempre di più il rapporto tra la nostra rgione e i servizi che Amazon può offrire alle nostre piccole e medie imprese e alla promozione dei prodotti tipici e unici dell’Umbria, aprendo una finestra sul mondo intero”. Lo ha dichiarato la senatrice di Forza Italia Fiammetta Modena, nel corso della sua visita al Centro di smistamento logistico Amazon a Magione.

E’ stato un maggio da record per l’aeroporto dell’Umbria

Con 37.356 passeggeri transitati, maggio fa registrare il nuovo record storico dell’aeroporto San Francesco d’Assisi

Con 37.356 passeggeri transitati, maggio fa registrare il nuovo record storico dell’aeroporto San Francesco d’Assisi, con una crescita del +74% rispetto al 2019, del +31% rispetto a maggio 2015 (precedente record storico del mese di maggio, quando i passeggeri transitati furono 28.554) e registrando incrementi percentuali a tre cifre rispetto al 2020 ed al 2021, legati però all’emergenza Covid. Un mese cominciato con l’introduzione dei nuovi voli Ryanair da/per Brindisi, con il ripristino dei collegamenti su Cagliari – svolti sempre da Ryanair – e caratterizzato dall’inaugurazione della nuova rotta operata da British Airways su Londra Heathrow.
I collegamenti che hanno fatto registrare i migliori riempimenti sono stati, nell’ordine, Barcellona, Palermo e Bucarest, mentre la destinazione che ha generato più passeggeri è stata Londra, grazie ai sette voli settimanali operati da Ryanair su Stansted e ai nuovi voli su Heathrow operati da British Airways con tre frequenze settimanali (che diventeranno quattro a partire da luglio).
Nel periodo gennaio-maggio 2022 sono stati 94.839 i passeggeri totali transitati all’aeroporto internazionale dell’Umbria, dato che rappresenta il migliore parziale mai registrato dallo scalo nei primi cinque mesi dell’anno. La crescita rispetto al 2019, anno pre-Covid, è del +23%, mentre anche in questo caso si registrano incrementi percentuali a tre cifre rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 2021.
Con le ulteriori rotte che prenderanno il via a giugno (Lamezia Terme, operata da Albastar) e luglio (Vienna operata da Ryanair e Tirana operata da Wizz Air), l’aeroporto di Perugia arriverà ad avere un network di 16 rotte, di cui dieci internazionali da/per Barcellona, Rotterdam, Bruxelles, Malta, Tirana (operata da due vettori), Vienna, Bucarest e Londra (operata da due vettori) e sei nazionali su Brindisi, Cagliari, Palermo, Trapani, Catania e Lamezia Terme.

All’aeroporto di Perugia arriva la British Airways

Con 135 passeggeri a bordo, su 148 posti disponibili, il primo aereo della British Airways è atterrato al san Francesco

Ad accogliere il nuovo volo tra il capoluogo umbro e Heathrow, il tradizionale battesimo con gli idranti dei vigili del fuoco e la presidente della Regione Donatella Tesei. Il collegamento sarà operativo fino all’autunno tre giorni alla settimana, quattro a partire da giugno. Con questa ulteriore rotta il San Francesco d’Assisi offre 16 destinazioni italiane ed estere, con Londra che raddoppia dopo il collegamento con lo scalo di Stansted già garantito da Ryanair.
“E’ molto importante per il nostro scalo questo volo che ci collega con l’aeroporto di Heathrow grazie alla compagnia nazionale inglese British Airways” ha sottolineato Tesei. “Anche perché – ha aggiunto – dà prospettive e stabilità al percorso di un aeroporto che sta diventando sempre più attrattivo. In più il fatto che il primo aereo sia pieno significa che si sta lavorando bene con l’incoming e i numeri in crescita ci stanno portando a operare anche su altre rotte anche internazionali. Oggi si festeggia l’arrivo importantissimo di un brand storico e di una compagnia straordinaria”, il commento del direttore dello scalo umbro Umberto Solimeno. A suo avviso sono due i motivi per cui essere soddisfatti. “Oltre all’importanza di avere stabilito un contatto con una delle più grandi compagnie aeree al mondo e per un aeroporto importantissimo come Heathrow – ha detto Solimeno – straordinario è anche l’accordo che abbiamo siglato per 3 anni di lavoro e i primi segnali sono già incoraggianti visto che dal prossimo mese si volerà quattro volte alla settimana per Heathrow rispetto alle tre programmate inizialmente”. Per il direttore “aumentare la frequenza è sintomo importante della potenzialità del territorio soprattutto come incoming perché questo volo è soprattutto per gli inglesi, se si guardano i numeri”. E gli inglesi, sottolinea ancora, “amano tanto l’Umbria visto che siamo arrivati ad avere quasi 11 voli a settimana, se si aggiungono gli altri sette giornalieri di Ryanair su altro aeroporto di Stansted”. L’aeroporto internazionale dell’Umbria punta quindi a 500 mila passeggeri, obiettivo da sempre dichiarato, grazie ad una infrastruttura “strategica per lo sviluppo economico della regione” come ha evidenziato la presidente Tesei, ricordando poi anche i recenti “record”. “Lo scorso mese di aprile – ha proseguito – ha registrato un numero di passeggeri tra i più alti avuti mai da questo aeroporto anche prima del Covid e mi dicono che anche i dati di maggio sono sullo stesso livello. Ci siamo dati un obiettivo che stiamo piano piano cercando di raggiungere anche grazie a nuove rotte internazionali”. In ballo ora c’è un collegamento con la Germania per il quale Tesei si è detta “sicura di soluzioni importanti”.

La Regione stanzia altri 16,5 milioni per le imprese

La Giunta regionale ha approvato la riprogrammazione del Fondo di sviluppo e coesione , destinando nuove risorse agli investimenti delle aziende.

L’operazione, “fortemente voluta” dagli assessori allo Sviluppo economico, Michele Fioroni, e alla Programmazione europea e bilancio, Paola Agabiti, permetterà di rifinanziare – sottolinea Palazzo Donini – manovre “di grande successo, che hanno visto una fortissima partecipazione del tessuto imprenditoriale”.
Nello specifico, al bando “Ricerca e Sviluppo” verranno destinati 8 milioni di euro, raggiungendo così la dotazione massima di 15 milioni. La misura, che “per la prima volta aveva previsto un budget così alto, raddoppiato rispetto agli anni precedenti” – evidenzia ancora la Regione -, aveva visto la partecipazione di oltre 115 imprese, con progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale ritenuti particolarmente sfidanti e con livelli di maturità tecnologica elevata.

Per il bando “Large” sono stati stanziati ulteriori 6 milioni di euro, raggiungendo quota 13 milioni, tre in più rispetto all’iniziale stanziamento di 10 milioni di euro. Il Bando “Large” era parte di una “importante” manovra sugli investimenti in transizione 4.0, in cui tramite il bando Small (4 milioni), quello Medium (8 milioni) e quello Large (ora 13 milioni) è stato dato un “notevole impulso agli investimenti produttivi e digitali di tutte le imprese, a prescindere dalla loro dimensione”. Anche il Bando “Large” – si legge ancora nella nota – era stato particolarmente apprezzato dal territorio, con una richiesta di finanziamenti per oltre 17 milioni con più di 130 domande.

Infine, sul bando “Energia” verranno stanziati 2,5 milioni di euro aggiuntivi, arrivando ad un ammontare complessivo di oltre 3,5 milioni di euro di progetti finanziati, in un periodo in cui, come sottolineato da Fioroni, “efficienza energetica e autoproduzione sono fondamentali per superare la crisi energetica”. L’assessore allo Sviluppo economico ha ricordato come anche durante questa fase di emergenza Covid “la Regione abbia continuato a implementare misure ambiziose, in grado di supportare le imprese non solo nella tenuta alla crisi, ma anche in un percorso di crescita di lungo periodo”. Ha evidenziato, inoltre, che “con la riprogrammazione approvata dalla Giunta regionale vengono rispettati tutti gli impegni presi con il territorio e valorizzato lo sforzo del tessuto imprenditoriale locale, che nonostante la crisi, continua ad investire”.

Treofan, pressing sulla Regione

Si chiede di scongiurare una mera operazione finanziaria

I consiglieri regionali del Pd, Paparelli e Meloni, chiedono alla Tesei di giocare un ruolo per evitare delocalizzazioni

“Evitare che sul futuro degli stabilimenti Treofan di Terni si consumi una mera operazione finanziaria”: lo chiedono la capogruppo regionale del Pd Simona Meloni e il portavoce della minoranza in assemblea legislativa, Fabio Paparelli. «La Regione esca allo scoperto e dica se intende o meno difendere concretamente la continuità produttiva, nonché i livelli occupazionali, a tutela del polo chimico ternano e del suo sviluppo” affermano in una nota. “Il rischio da scongiurare – sostengono Meloni e Paparelli – è quello di una cessione degli stabilimenti completamente scollegata dal contesto produttivo dell’area che potrebbe portare ad un’emergenza occupazionale. Ad oggi è ancora elevato il livello di preoccupazione per il futuro del sito e per i tanti lavoratori impiegati. Si rende pertanto sempre più necessario e urgente tutelare anche in futuro la produzione e scongiurare chiusure definitive o delocalizzazioni. Dopo due anni dall’inizio della vertenza Treofan e dopo un anno di cassa integrazione straordinaria, non si hanno ancora notizie rassicuranti sulla risoluzione della crisi, né sono chiari i progetti di rilancio sul tavolo ministeriale. Non è altrettanto chiaro se la Regione ha dato o meno seguito all’interlocuzione avviata con Novamont circa il piano Sustainable valley, sia in termini di investimenti che di infrastrutture da realizzare nel Polo chimico ternano. A tal fine è fondamentale che la Regione porti avanti tutte azioni concrete e utili affinché la scelta sull’eventuale nuovo soggetto imprenditoriale verta su chi ha davvero un progetto in grado di garantire un nuovo modello di sviluppo, investimenti per l’ammodernamento degli impianti, e, allo stesso tempo, dia garanzie sulla continuità produttiva, dato che parliamo di un’eccellenza produttiva umbra, di un sito all’avanguardia per la qualità della manodopera e per il prestigio del suo storico marchio, nonché – concludono Meloni e Paparelli – a tutela dei livelli occupazionali”

 

Al via l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro

L’organismo sarà affiancato dal comitato scientifico presieduto da Maurizio Sacconi

Si è insediato l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, istituito dalla Giunta regionale dell’Umbria su proposta dell’assessore allo sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione, Michele Fioroni. L’Osservatorio, presieduto dall’assessore e coordinato dal direttore di Arpal (Agenzia per le politiche attive del lavoro) Umbria, Paola Nicastro, è composto dal presidente di Arpal, Stefano Giubboni, dai direttori regionali competenti, dalla consigliera regionale di parità, dai vertici delle associazioni datoriali e sindacali più rappresentative e dal presidente dell’Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità, Paola Fioroni. Con l’insediamento dell’Osservatorio, affiancato dal comitato scientifico presieduto da Maurizio Sacconi, si completa il percorso che dota la Regione Umbria di uno strumento in grado di orientare scelte e programmi in tema di formazione e politiche attive del lavoro. “L’obiettivo prioritario – spiega l’assessore regionale – è la creazione di un sistema formativo che risponda ai fabbisogni del tessuto produttivo regionale, che raccolga le sfide tecnologiche in atto e, conseguentemente, riduca la distanza tra domanda e offerta di lavoro”.

La guerra in Ucraina rischia di azzoppare la ripresa umbra

Il rapporto dell’Aur, presieduta da Alessandro Campi, ipotizza una riduzione del pil umbro dello 0,7 % a causa del conflitto

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Una ripresa post pandemia, che era avviata in Umbria, messa a rischio ora dalla guerra in Ucraina, ma con l’auspicio e la speranza che il sistema economico regionale possa ancora reagire bene grazie a risorse e investimenti, come quelli legati al Pnrr, e a obiettivi ambiziosi.

Il quadro che emerge dalla nuova Relazione economica e sociale dell’Agenzia Umbria Ricerche, dal titolo “Dalla pandemia alla guerra: l’Umbria tra segnali di ripresa e instabilità globale”, è stato illustrato alla stampa a Palazzo Donini, con interventi della presidente della Regione , Donatella Tesei, del professor
Alessandro Campi (amministratore unico Agenzia Umbria Ricerche) e dei responsabili di ricerca Aur Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia. Il conflitto in corso – è stato sottolineato – genererà una correzione della variazione del Pil dovuta sia alla minore domanda estera, sia alla minore domanda nazionale, sia anche alla riduzione dei consumi interni alla regione. Una simulazione degli effetti della guerra, attraverso un modello di equilibrio economico generale evidenziato nel rapporto, stima che l’impatto dello shock composto da domanda e offerta costerà al sistema Umbria almeno lo 0,7% in termini di minore Pil annuo. L’analisi, infatti, mette al centro delle riflessioni il posizionamento dell’Umbria nel quadro congiunturale, caratterizzato però dall’irrompere di una crisi bellica internazionale che, ha spiegato Casavecchia, “sta fortemente condizionando le prospettive di rilancio dell’economia, mettendo a rischio la fragile ripresa”. Per l’Umbria l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione si stima che passerà dal 4,8% del periodo pre-pandemico all’8,3% dell’anno in corso, per un aumento del 73% (a fronte del 77% nazionale). Per il settore metallurgico, quello più energivoro, si prevede che tale incidenza sarà più che doppia. La crisi in corso, pur correndo trasversalmente tra i settori, è prima di tutto una crisi dell’industria L’Umbria – ricorda il rapporto – acquista da Russia, Bielorussia e Ucraina oltre 57 milioni di euro di merci: per il 95% si tratta di prodotti manifatturieri, e costituiscono l’1,9% delle merci che questo settore importa complessivamente dal mondo.

Ast, sciopero dei dipendenti Sicuritalia

La giornata di astensione fissata per il 30 maggio, l’azienda ha annunciato 23 esuberi

Proclamato per il 30 maggio prossimo da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil lo sciopero dei dipendenti di Sicuritalia, l’agenzia di vigilanza privata che lavora per conto di Acciai speciali Terni, per la quale il management dell’azienda ha annunciato un taglio all’appalto. La mobilitazione è stata confermata dalle organizzazioni sindacali al termine della riunione convocata in prefettura nell’ambito della procedura di raffreddamento della vertenza. Sicuritalia – in base a quanto si apprende da fonti sindacali – ha annunciato l’esubero di circa 23 lavoratori entro il 13 giugno prossimo, in seguito alla decisione di Ast di internalizzare i servizi di vigilanza. In totale, entro la fine del 2022, dovrebbero essere una quarantina i lavoratori di Sicuritalia a rischio esubero, su circa 75 impegnati in totale in Ast. Nel corso dell’incontro il viceprefetto vicario, Andrea Gambassi, ha assunto l’impegno a contattare i vertici dell’acciaieria per valutare la possibilità di reintegro dei lavoratori, anche in altre attività all’interno del sito. Le organizzazioni si sono dette disponibili a revocare la protesta del 30 maggio qualora ci dovessero essere passi in avanti.

Arrivano quattro miliardi per la rete ferroviaria umbra

Lo prevede l’importante piano di investimenti delle Ferrovie per il periodo 2022-2031

 

Arrivano quasi a quattro miliardi di euro gli investimenti sulle infrastrutture dell’Umbria previsti dal nuovo Piano industriale 2022-2031 del Gruppo Fs italiane. Nella regione, in particolare, il piano prevede un investimento complessivo di 3,951 miliardi di euro: risorse che andranno a disegnare un rinnovato scenario di mobilità – ferroviaria ma anche stradale – più interconnessa e sostenibile. Le risorse attribuite al polo infrastrutture – spiegano le Fs – costituiscono la parte principale dell’investimento complessivo: 3,56 miliardi di euro. Di questi, 1,4 miliardi riguardano le infrastrutture ferroviarie e saranno per lo più destinati al raddoppio della Orte-Falconara, alla velocizzazione della Foligno-Terontola ed al potenziamento della Terni-Rieti-Sulmona. Ammontano invece a 2,16 miliardi di euro le risorse destinate alle infrastrutture stradali: tra gli interventi principali il Nodo di Perugia, il completamento della E78 e della Tre Valli Umbre e l’intervento sulla Ss318 con il completamento delle gallerie Picchiarella e Casacastalda. Sono 389 invece i milioni di euro destinati al polo passeggeri: 218 in ambito ferroviario, che si tradurranno nell’arrivo di 12 nuovi treni dedicati al trasporto regionale e nel potenziamento dell’offerta sulla Orte-Falconara e 171 milioni per i servizi su gomma del Trasporto pubblico locale, destinati alla progressiva messa in circolazione di 474 nuovi mezzi (elettrici, a gas, ibridi e H2).

Completano il piano le risorse destinate al polo logistica e al polo urbano: per il primo si prevede un potenziamento e lo sviluppo di nuovi collegamenti, che porteranno ad un incremento del fatturato di circa il 60% (2031 vs 2022), mentre per il Polo urbano si stimano circa 200 mila metri quadrati di aree da valorizzare, con i principali progetti che riguarderanno le stazioni di Terni e di Foligno, progetti per lo sviluppo di parcheggi di mobilità elettrica e progetti di riforestazione su aree dismesse

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Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

Merloni-Indelfab, scade la cassa integrazione. Nessuna prospettiva per il sito di Gaifana, a Gualdo

Scaduta la cassa integrazione, scatta il licenziamento collettivo per 500 lavoratori, la metà a Fabriano e 244 a Gaifana.

E’ ufficialmente chiusa la storia della Antonio Merloni-Ardo-Jp Industries-Indelfab di Fabriano. Il bando scaduto ieri 13 maggio, infatti, non ha prodotto i risultati sperati, rileva in una nota la Fim-Cisl. “Dopo anni di vicissitudini e crisi aziendali – si lege in una nota -, passando dall’Amministrazione straordinaria Legge Marzano nel 2008, alla cessione poca fortunata all’imprenditore Giovanni Porcarelli in JP Industries nel 2012 per un progetto industriale che avrebbe dovuto portare 700 posti di lavoro tra Umbria e Marche. Progetto che si è tramutato in cinque anni di controversie legali con gli istituti di credito vinte dall’imprenditore, ma che nel frattempo hanno creato mancati investimenti e un indebitamento insostenibile, fino ad arrivare al passaggio ad Indelfab a luglio del 2019 e il fallimento il 15 novembre dello stesso anno”. Il 15 maggio è scaduta la cassa integrazione per cessazione, seguirà il licenziamento collettivo di circa 500 persone di cui la metà sul territorio di Fabriano: 245 del sito di Santa Maria di Fabriano e 244 dello stabilimento di Gaifana in Umbria.
“È vero – dichiara Giampiero Santoni, segretario regionale Fim Cisl Marche – diversi sono prossimi alla pensione, altri nel frattempo si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato precariamente in altre aziende in attesa di soluzione industriali che non sono mai arrivate, ma rimane tutto l’amaro in bocca per non aver trovato soluzioni occupazionali”. In vista delle elezioni amministrative, Santoni lancia un messaggio ai candidati sindaco. “Dopo il voto, i programmi elettorali non devono finire nel dimenticatoio, ma si deve cercare di lottare per rilanciare Fabriano, una città che ha ancora tutte le carte in regola per creare occupazione ed essere competitiva. Su questo, il sindacato sarà con voi”