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Tag: lavoro

In Umbria green un’assunzione su 3 nell’ultimo anno

L’Umbria si conferma una delle regioni più dinamiche d’Italia nella corsa alla transizione ecologica. Al green è attribuibile il 34,8% delle assunzioni effettuate nella regione nel 2024.

Lo certificano i dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro: 22.470 posti di lavoro verdi su 64.540 assunzioni totali, un risultato che supera sia la media nazionale (34,3%) sia quella del Centro (32,2%). Meglio dell’Umbria, nel Centro, fanno solo le Marche (35,4%).

Un risultato che colloca la regione in posizione di assoluto rilievo, davanti a Lazio (32,3%) e Toscana (30,2%), e che racconta di un sistema produttivo sempre più orientato a investire in sostenibilità, risparmio energetico, bioedilizia, energie rinnovabili e gestione ambientale. Le imprese umbre dimostrano di aver compreso pienamente l’importanza della svolta verde, adattando i propri modelli di business alle nuove esigenze ambientali e sociali.

Green jobs: motore della nuova economia

I green jobs non sono solo i nuovi mestieri ambientali, ma comprendono tutte le figure professionali che richiedono competenze eco-compatibili, gestione sostenibile di prodotti e processi, capacità di integrare criteri ambientali nelle attività aziendali. Si tratta spesso di evoluzioni green di lavori tradizionali: tecnici edili specializzati nella bioedilizia, progettisti di impianti a basso consumo, esperti di sostenibilità nei settori agroalimentare, energetico e manifatturiero.

Nel 2024, secondo Excelsior, la domanda di green jobs a livello nazionale è stata pari a 1.891.990 su 5.516.280 assunzioni totali, un dato stabile rispetto al 2023 ma con una lieve flessione (-1,4%) sulla componente green. Nonostante questo, la richiesta di competenze ambientali è sempre più strategica e diffusa. La sostenibilità ambientale, infatti, è diventata un asset competitivo per le imprese, chiamate a rispondere sia alla pressione normativa europea sia alla crescente sensibilità dei consumatori.

Domanda alta, reperimento difficile: un problema urgente

In Umbria il 59,3% delle assunzioni green è di difficile reperimento, contro una media italiana del 53,8% e una media del Centro del 51,9%. Sono oltre 13.325 i posti green che rischiano di restare scoperti nel 2024, una delle percentuali più alte d’Italia insieme alle Marche.

La scarsità di candidati e la carenza di competenze specifiche sono le cause principali: in Umbria il 64,7% delle imprese richiede esperienze pregresse ai candidati green (67,9% in Italia, 66,1% nel Centro).

Le professioni più richieste comprendono tecnici specializzati, operai qualificati nella gestione eco-compatibile dei processi, esperti in bioedilizia, consulenti ambientali e figure per la gestione sostenibile delle filiere agroalimentari. La richiesta si estende anche ai tecnologi ambientali, agli installatori di impianti fotovoltaici, agli energy manager e ai tecnici della mobilità sostenibile.

Perugia più avanti di Terni

A livello provinciale, la provincia di Perugia mostra una maggiore vivacità green: 17.850 assunzioni green su 50.600 programmate (35,5%), contro le 4.629 su 13.940 di Terni (33,1%). Anche la difficoltà di reperimento è più alta a Perugia (60,1%) rispetto a Terni (56%).

Quanto alla richiesta di esperienza specifica, il quadro si inverte: a Terni il 68,8% delle assunzioni green richiede esperienza, a Perugia il 63,7%.

Il divario tra le due province evidenzia come le dinamiche territoriali della transizione verde siano influenzate anche dalla struttura produttiva locale e dalla capacità dei sistemi formativi di rispondere ai nuovi fabbisogni.

Giovani protagonisti della transizione verde

Un segnale incoraggiante arriva dai giovani: in Umbria il 29% delle assunzioni green riguarda under 29, superando sia la media nazionale (27,2%) sia quella del Centro (27,8%). Un dato che mostra come la transizione verde possa essere una leva di sviluppo per le nuove generazioni, a patto di investire su ITS Academy, orientamento scolastico e percorsi universitari mirati.

La capacità di attrarre giovani verso le professioni green rappresenta una sfida strategica per garantire all’Umbria una crescita economica inclusiva, sostenibile e proiettata al futuro.

Mencaroni: Umbria protagonista della transizione ecologica italiana

Dati e dinamiche che Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, commenta così: “Il dato sulle assunzioni green conferma che l’Umbria è pienamente protagonista della transizione ecologica italiana. Siamo soddisfatti di vedere le nostre imprese in prima linea, capaci di anticipare i cambiamenti e investire in nuove competenze. Tuttavia, la difficoltà di reperire profili adeguati deve far riflettere. Serve un impegno straordinario sul fronte della formazione tecnica e specialistica: ITS Academy, scuole e università devono essere accompagnate in un grande piano di aggiornamento e orientamento. Non possiamo permetterci che migliaia di opportunità di lavoro green vadano perse. L’Umbria ha tutte le carte in regola per diventare un modello nazionale di sviluppo sostenibile, ma la sfida delle competenze è ora e non può essere rimandata.”

Pasqua e Pasquetta di lavoro per quasi 57mila umbri

Un umbro su cinque, tra coloro che hanno un impiego, ha trascorso le vacanze di Pasqua e Pasquetta. Così come gran parte dei giorni festivi durante l’anno, o almeno a turno con i colleghi.

Secondo le stime della Cgia di Mestre, quasi 57mila umbri ha lavorato in questi giorni di festa. Appunto, circa il 20% dei lavoratori della regione.

Una percentuale in linea con la media italiana (20,4%), in un’Italia che vede i sardi lavorare maggiormente durante le feste (quasi il 27%) e i lombardi di meno (16,3%).

In tutta Italia, sempre secondo la stima della Cgia di Mestre, hanno lavorato nei giorni di Pasqua e Pasquetta quasi 5 milioni di italiani.

La condizione delle donne lavoratrici, dati e prospettive

“La condizione delle donne lavoratrici in Umbria” è il tema affrontato nel convegno moderato da Luca Ginetto, caporedattore Rai TGR Umbria, organizzato da INPS e INAIL dell’Umbria insieme alla Direzione interregionale Lavoro Centro e all’Ispettorato territoriale Lavoro di Perugia.

Queste tematiche sono state oggetto di approfondimenti e riflessioni da parte dei tre Enti, cui è attribuito il compito di attuare le previsioni di legge in materia di opportunità, rispetto, legalità e sicurezza delle donne che lavorano.

Dopo i saluti istituzionali di Letizia Michelini, consigliera regionale dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, di Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia e di Lorenzo Falistocco, consigliere del Comune di Perugia, che hanno concordemente sottolineato come il tema della lotta alle diseguaglianza e discriminazioni, comprese quelle di genere, sia al centro delle rispettive agende istituzionali, l’iniziativa è entrata nel vivo e si sono susseguiti gli interventi “tecnici” dei rappresentanti dei tre Enti promotori.

Stefano Marconi, direttore della DIL Centro, ha presentato lo scopo dell’iniziativa che punta a portare sinergicamente all’attenzione i dati rilevati in Umbria dei fenomeni discriminatori e la dimensione delle irregolarità per mancato rispetto delle disposizioni poste a tutela anche della componente femminile della popolazione lavorativa. Ha sottolineato, insieme al direttore dell’Ispettorato di Perugia, Andrea Benedetti, l’importanza della conciliazione quale strumento per favorire la regolarizzazione delle posizioni e sostenere al contempo il processo di trasformazione e necessario adeguamento anche culturale in tema di parità.

Per questo è stato nel loro intervento richiamato il ruolo e la collaborazione della consiglierà di Parità, figura di raccordo a supporto delle istanze dei lavoratori rispetto alle aziende e Istituzioni. Nei successivi interventi sempre del personale dell’INL, i responsabili funzionari Eugenio Eranio Boccafurni, Marcello Cadavéro e Terenzio Jacopo, sono state presentate le principali inadempienze riguardo al divieto di discriminazione tra generi e alcuni casi emblematici che la magistratura, nei diversi gradi di giudizio, ha ridefinito quale faro illuminante per un’applicazione più efficace in termini di reale inclusione della persona e contro ogni forma di asimmetria discriminatoria nei confronti delle donne e delle minoranze. Inoltre, gli Uffici hanno illustrato la condizione delle lavoratrici in Italia e in Umbria, che si vedono costrette a rassegnare le dimissioni dal proprio posto di lavoro per esigenze famigliari mentre, nel caso degli uomini, le dimissioni nei primi anni di vita del figlio sono motivate prevalentemente da esigenze di carriera perché hanno maggiori opportunità di impiegarsi in differenti imprese. Tutto ciò nonostante la Regione Umbria si distingua per un numero di strutture di cura dei minori da 0 a 2 anni superiore alle media nazionale.

Inps ha portato la testimonianza del CUG nazionale che, con la presidente Maria Giovanna De Vivo, ha rappresentato come le politiche dell’Istituto previdenziale siano nel tempo rivolte a realizzare concretamente la necessaria attenzione alle condizioni di parità e inclusione sia interna del personale, che riguardo ai rapporti con i cittadini. Il direttore regionale Antonio Maria Di Marco Pizzongolo ha presentato un progetto recentemente attivato con il personale delle sedi Inps in Umbria di buona pratica per la contaminazione culturale volta all’equo coinvolgimento dei due generi nell’azione posta a superare le discriminazioni. Altrettanto ha richiamato la consigliera del CUG Rossella Dominici, presentando i protocolli INPS-Centri antiviolenza avviati in regione. Trattasi in entrambi i casi di iniziative concrete che vanno verso la maggiore efficacia nella tutela della donna e della parità di genere. La dirigente della Direzione regionale Inps Umbria, Roberta Cuccagna, ha concluso richiamando il fenomeno pensionistico nelle dinamiche di dettaglio che evidenziano una oggettiva disparità nei trattamenti uomo/donna derivante da una contribuzione discontinua e meno piena, che vede le donne più svantaggiate rispetto agli uomini.

Inail Direzione regionale Umbria, con la presenza del direttore regionale Alessandra Ligi, ha presentato i dati sull’andamento infortunistico al femminile, con attenzione agli infortuni in itinere e a quelli collegati alle molestie, violenze e stress lavorativo, fenomeni che risultano in aumento in particolare nella componente femminile della forza lavora e in particolare nel comparto cura della persona, sanità professioni helper.

Il dirigente Medico Inail, Marina Giuliani, ha richiamato la portata innovativa della medicina di genere nell’ambito degli interventi di prevenzione anche dei rischi lavorativi e l’importanza di effettuare all’interno degli ambienti di lavoro la valutazione dei rischi distinguendo la differente esposizione in ragione dei due generi atta a garantire la piena tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.

La consigliera di parità della Regione Umbria Rosita Garzi ha tracciato le conclusioni, sottolineando che più che di un bilancio definitivo rispetto ai temi posti durante la giornata, quanto emerso ha aperto ulteriori interessanti spazi di approfondimento e conseguenti azioni positive. Il valore del convegno, ha rimarcato, è stato quello di avere messo a sistema tanti elementi di utile dettaglio informativo e ha apprezzato il metodo adottato che intenderebbe proporre a tutti di replicare attivando un Tavolo comune dedicato a questi temi e che abbia il carattere della concretezza e punti a fornire una conoscenza puntuale e condivisa dei reali bisogni e attese dei cittadini in materia di eguaglianza equità e parità di trattamento anche nel lavoro.

In Umbria più assunti, ma con il part-time

Nell’Umbria segnata da invecchiamento e calo demografico continua ad aumentare il numero di occupati umbri, che nel 2024 hanno superato quota 373 mila. La crescita del 3,2%, un tasso più che doppio di quello registrato in Italia, ha significato 11,5 migliaia di persone in più rispetto all’anno precedente, di cui oltre 9 mila donne (+5,7%, il tasso più elevato rispetto a Italia, Nord-ovest, Nord-est, Centro e Meridione). Dunque, è stato un aumento segnatamente femminile, che ha interessato tutte le fasce d’età, compresa quella con oltre 64 anni, allargatasi di 1.500 lavoratrici, per un +28%, un tasso fortemente più elevato rispetto alle aree benchmark.

Sul versante maschile, l’incremento di 2.400 persone (+1,2%) non è stato invece parimenti omogeneo considerando le fasce d’età: crescono, e di molto, i lavoratori più maturi (50-64 anni) e quelli con oltre 64 anni (per tassi rispettivamente pari al 4,2% e al 13,6%, più elevati rispetto alle altre aree); i 25-49enni invece hanno subito una flessione (-3,2%, corrispondente a 2.400 persone in meno), a differenza del lieve aumento occorso su base nazionale.

Assunti, ma col part-time

Più persone che si offrono sul mercato del lavoro – evidenzia Elisabetta Tondini nello studio AUR – hanno significato, nello specifico, più occupati e meno disoccupati. Oltre la metà dei lavoratori aggiuntivi (6.200 circa) hanno un contratto part time, in particolare 3.800 tra i dipendenti e 2.400 tra gli autonomi. Rispetto all’Italia e alle altre aree benchmark, ove la dinamica del lavoro a tempo parziale presenta invece un segno negativo, la regione mostra un aumento sostenuto di questo tipo di contratto, quasi del tutto ascrivibile alla componente femminile.

Crescono gli autonomi

Un altro aspetto distintivo della dinamica occupazionale umbra è una crescita degli autonomi (+7,7%) relativamente molto superiore a quella del lavoro alle dipendenze (+1,9%), rispettivamente per 5,9 mila e 5,5 mila occupati in più rispetto al 2023. L’incremento del lavoro indipendente ha interessato 3,8 mila uomini e 2,2 mila donne, la maggior parte delle quali con contratti part-time.

All’opposto, la crescita del lavoro alle dipendenze è ascrivibile alla sola componente femminile: quasi 7 mila sono state le lavoratrici aggiuntive, divise quasi equamente tra full time e part time e tra contratti a termine e contratti a tempo indeterminato. Tale crescita ha più che compensato la flessione di 1,4 mila dipendenti uomini, risultante da una perdita di 3,2 mila contratti a tempo determinato non compensata dall’aumento dei tempi indeterminati.

Il lieve aumento complessivo del lavoro alle dipendenze nella forma contrattuale a termine in Umbria è stato un altro elemento distintivo dell’Umbria, in controtendenza rispetto al calo consistente occorso nelle altre aree.

I settori

Tra i settori emergono dinamiche molto differenti. In calo l’industria in senso stretto, che nell’ultimo anno ha perso oltre 3.200 lavoratori (-4,1%). Di altri 658 lavoratori (quasi tutte donne) è stata la perdita del settore agricolo (-6,4%) e una lieve espansione (1.000 unità) ha connotato il settore delle costruzioni (+0,4%).

Il boom occupazionale si è avuto nel terziario: i settori del commercio, alberghi, ristoranti e quello degli altri servizi, con tassi di crescita del 13,5% e del 3,0%, hanno contribuito ad assorbire rispettivamente 10 mila e 5,3 mila occupati in più in un solo anno. Nel primo caso, si tratta prevalentemente di uomini, nel secondo caso solo di donne (circa 8.600 in più, mentre la componente maschile ha perso oltre 3 mila occupati). Con il 71% degli occupati, l’Umbria ha superato di un punto la quota nazionale.

Ecco chi assume in Umbria (e chi non trova le figure richieste)

Industria manifatturiera, turismo, commercio, servizi alle imprese e costruzioni. Sono 5.610 le assunzioni programmate dalle imprese umbre nel mese di marzo e 16.290 quelle previste per il trimestre marzo-maggio. La crescita rispetto allo scorso anno si attesta a +4,7% per il mese e +3,8% per il trimestre. A trainare la domanda di lavoro sono i servizi e le costruzioni, mentre il manifatturiero mostra stabilità.

I settori trainanti e i profili richiesti

Le assunzioni umbre a marzo 2025 si concentrano principalmente nei seguenti settori:

  • Industria manifatturiera e public utilities: 1.360 assunzioni.
  • Costruzioni: 670 assunzioni.
  • Commercio: 850 assunzioni.
  • Servizi di alloggio e ristorazione, turismo: 1.160 assunzioni.
  • Servizi alle imprese: 1.040 assunzioni.
  • Servizi alle persone: 530 assunzioni.
    A livello di profili richiesti, spiccano:
  • Operai specializzati e conduttori di impianti (35%).
  • Professioni commerciali e dei servizi (28%).
  • Profili generici (17%).
  • Dirigenti, specialisti e tecnici (12%).
  • Laureati (9%).


Il bollettino Excelsior

Il Bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, conferma il trend positivo del mercato del lavoro umbro, pur evidenziando una criticità crescente: più di un’assunzione su due è difficile da coprire per carenza di profili qualificati.

Il Sistema Informativo Excelsior è divenuto uno strumento di riferimento per l’analisi del mercato del lavoro in Italia. Ogni mese, attraverso interviste a oltre 100mila imprese, fornisce dati sulle assunzioni previste, le figure professionali ricercate e le difficoltà di reperimento. L’obiettivo è supportare le politiche attive del lavoro con dati aggiornati e affidabili.

L’Umbria tra crescita e difficoltà di reperimento

Nel mese di marzo, il 16% delle imprese umbre prevede nuove assunzioni, in linea con la media nazionale. Le assunzioni si concentrano nei servizi (64%), seguiti da manifatturiero e costruzioni. A livello nazionale, sono 456mila i contratti previsti a marzo e oltre 1,4 milioni quelli del trimestre (+2,8% rispetto all’anno precedente).
La difficoltà di reperimento di personale qualificato resta un problema serio: il 54% delle imprese umbre segnala problemi nel trovare candidati idonei, un dato superiore alla media nazionale (48,2%). Tra le figure più difficili da trovare spiccano ingegneri, tecnici della gestione dei processi produttivi e fabbri ferrai.
Uno degli ostacoli principali è la necessità di esperienza pregressa: il 63% delle assunzioni programmate richiede competenze specifiche o esperienza nel settore. Questo fattore rende ancora più difficile l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, evidenziando il bisogno di programmi di formazione mirati.
Un ulteriore elemento da considerare è la crescente quota di assunzioni rivolte a lavoratori immigrati. In Umbria, il 22% delle imprese prevede di ricorrere a personale straniero per coprire le posizioni vacanti, una percentuale superiore alla media nazionale. Questo fenomeno si registra soprattutto nei settori dei servizi operativi, della logistica e delle costruzioni.

I settori più colpiti dalla difficoltà di reperimento del personale

Alcuni settori sono particolarmente colpiti dal problema della carenza di manodopera qualificata. La difficoltà di reperimento raggiunge il 66,5% per dirigenti e tecnici, mentre per i tecnici della salute si arriva addirittura all’84%. Tra le figure più ricercate ma difficili da trovare emergono fabbri ferrai e saldatori (75,7%), fondamentali per il settore manifatturiero e delle costruzioni.

Perugia e Terni: i dati provinciali

Questi i dati nelle due province umbre.

A Perugia 4.400 assunzioni previste a marzo e 12.530 nel trimestre. Il 65% delle entrate si concentra nei servizi, il 70% riguarda imprese con meno di 50 dipendenti. Solo il 12% delle assunzioni è destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, contro una media nazionale del 17%.
A Terni 1.210 assunzioni a marzo e 3.760 nel trimestre. Il 58% riguarda i servizi, il 70% delle aziende assumenti ha meno di 50 dipendenti. Qui il 13% delle assunzioni è destinato a figure qualificate e il 26% ai giovani under 30.

Un aspetto da evidenziare è la maggiore difficoltà di reperimento nella provincia di Terni, dove il 56% delle assunzioni previste risulta di difficile copertura, un dato superiore alla media regionale del 54%. Questo valore indica una criticità più marcata rispetto a Perugia, dove la domanda di lavoratori è più diversificata tra settori e livelli di specializzazione.

I giovani

Secondo il report Excelsior, il 29% delle assunzioni previste in Umbria riguarda giovani sotto i 30 anni. Tuttavia, le imprese segnalano una crescente difficoltà nel trovare lavoratori con competenze adeguate, soprattutto nei settori ad alta specializzazione come ingegneria, meccanica avanzata e programmazione informatica.

Per attrarre nuovi talenti, le aziende stanno puntando su percorsi di formazione e apprendistato, con focus su settori strategici per l’innovazione e la transizione ecologica.
Un altro aspetto rilevante è la prevalenza di contratti a termine. Solo il 26% delle assunzioni previste sarà stabile, ossia con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre il restante 74% sarà a tempo determinato o con durata predefinita. Questo dato sottolinea la difficoltà per molti lavoratori, specialmente giovani, di trovare un impiego duraturo e stabile.

L’Umbria tra le regioni dove è più difficile reperire personale, le ricette di Confartigianato

L’Umbria è tra le regioni italiane dove le imprese fanno più fatica a reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. L’Umbria si posiziona infatti al secondo posto a livello nazionale in questa non invidiabile classifica, con un tasso di difficoltà di reperimento del 65,1%.

Un dato in forte crescita rispetto all’anno precedente (+4,6 punti percentuali) e superiore alla media nazionale del 59,2%.

Questo trend si inserisce in un quadro generale che vede un incremento significativo delle difficoltà di assunzione nelle micro e piccole imprese (51,3%) e, in particolare, nell’artigianato, dove la percentuale sale al 59,2%.

La situazione in Italia

Quello del reperimento di personale è un problema nazionale, in un’Italia che vede l’occupazione continuare a crescere, con un aumento dell’1,2% su base annua, pari a 274mila occupati in più.

Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, pubblicati da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2024 il 47,8% delle assunzioni previste dalle imprese italiane risulta di difficile reperimento, con un incremento di 2,7 punti percentuali rispetto al 2023.

Le cause di questa crescente difficoltà sono molteplici: la crisi demografica, l’invecchiamento della popolazione, l’inadeguatezza delle competenze rispetto alle richieste del mercato, le aspettative dei giovani sempre più orientate verso forme di lavoro autonome e l’intensificarsi della fuga di cervelli.

Il commento del segretario di Confartigianato Terni, Medori

Criticità che in Umbria risultano particolarmente marcate. Commenta Michele Medori, segretario di Confartigianato Imprese Terni: “Il dato dell’Umbria deve farci riflettere: la difficoltà di reperimento del personale è un ostacolo alla crescita delle nostre imprese. Dobbiamo investire in formazione, migliorare l’attrattività del lavoro artigiano e creare un ambiente che incentivi i giovani a rimanere e a valorizzare le loro competenze sul nostro territorio. Confartigianato sta già lavorando in questa direzione, promuovendo percorsi di qualificazione professionale e strategie per trattenere i talenti locali”.

Il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta di lavoro rappresenta una delle principali sfide per il sistema economico regionale e nazionale. La capacità di affrontarlo dipenderà dalle politiche formative e dall’adozione di misure di sostegno per le imprese, al fine di garantire un mercato del lavoro più equilibrato e sostenibile nel lungo periodo.

In Umbria servono 16.500 lavoratori entro marzo, ma qui è più difficile trovarli

E’ l’Umbria la regione italiana dove gli imprenditori hanno maggiore difficoltà a reperire le figure professionali richieste. Qui l’indice di difficoltà di reperimento dei lavoratori raggiunge il 55,7%, a fronte di una media nazionale del 49,4%.

E così più della metà delle circa 16.500 assunzioni che gli imprenditori umbri hanno comunicato a Unioncamere – Ministero del Lavoro di voler effettuare nel primo trimestre di quest’anno potrebbero risultare inevase.

L’Ufficio studi della Cgia rileva che in Italia, dove nel trimestre si ipotizzano 1 milione 373mila contratti di lavoro, la difficoltà di reperimento della manodopera richiesta è stimata in 49,4%. Secondo gli imprenditori italiani, tra il 2017 e l’inizio di quest’anno la percentuale di difficoltà nel reperire il personale è più che raddoppiata: se otto anni fa 21,5 imprenditori su cento avevano denunciato la grave difficoltà nel trovare collaboratori da assumere nella propria attività, per l’anno in corso la soglia è salita appunto al 49,4%.

Le figure più difficili da reperire

Le categorie professionali che più delle altre si faticano a trovare sul mercato del lavoro sono i dirigenti nel 68,2% dei casi e gli operai specializzati nel 66,9%. Le offerte di lavoro più numerose riguardano professioni qualificate nel commercio/servizi (344mila entrate previste su 1milione e 373mila) ma le difficoltà maggiori di reperimento coinvolgono operai specializzati (67%) e dirigenti (68%).

I territori dove si assume

Del milione 37 mila di nuovi assunti previsti in questi primi tre mesi del 2025 in Italia, oltre 414.300 unità dovrebbero interessare il Nordovest. Seguono il Sud con 362.400, il Nordest con 315.350 e il Centro con 281.100. Il Nordest dovrebbe essere la ripartizione geografica dove la difficoltà di reperimento del personale è più elevata e pari al 54,3%. Seguono il Centro con il 49,1, il Nordovest con il 48,8% e il Mezzogiorno con il 46,1%.

Ad eccezione di Benevento e Chieti, in tutte le province del Mezzogiorno nel primo trimestre di quest’anno è previsto un aumento delle assunzioni rispetto alle previsioni riferite allo stesso periodo del 2024. Nel resto d’Italia, invece, per 45 province del Nord e del Centro le variazioni saranno anticipate dal segno meno.

I numeri in provincia di Perugia e Terni

In provincia di Perugia nel trimestre sono previste 12.820 assunzioni, oltre 100 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Terni è tra le province italiane con il maggior incremento percentuale (+11,2%) nel confronto tra i due trimestri 2024 e 2025: quest’anno se ne prevedono 3.760, cioè 380 in più.

Sanità, imprese, lavoro, ricostruzione: il programma della presidente Proietti

La sanità al primo punto, per una materia che la governatrice umbra Stefania Proietti ha voluto tenere per sé. Puntando sulla manager Daniela Donetti. Ma anche la ricostruzione delle zone sismiche, l’emergenza lavoro, lo sviluppo economico e le infrastrutture, materie da coniugare anche nell’esigenza della tutela ambientale.

Questi i temi che la presidente ha portato in Consiglio regionale, dove ha illustrato le linee guida del suo programma di mandato.

Sanità

L’obiettivo annunciato è quello di costruire il ‘Sistema Salute’, andando ad incidere sulle 8 direttrici per lo sviluppo del sistema integrato della salute, definendo il nuovo Piano sanitario regionale.

  1. Sviluppo dell’approccio ‘One-Health’ (UNA SOLA SALUTE) attraverso il
    rafforzamento del sistema di prevenzione a garanzia del benessere del
    cittadino, con particolare riguardo alla popolazione a rischio e promozione
    di corretti stili di vita, potenziamento del sistema di sorveglianza
    epidemiologica e della prevenzione e contrasto alle emergenze sanitarie,
    programmazione degli interventi per il benessere animale e a tutela della
    sicurezza degli alimenti.
  2. Riorganizzazione della RETE OSPEDALIERA E DEL TERRITORIO attraverso il
    potenziamento dell’offerta clinico-assistenziale e socioassistenziale,
    secondo le priorità sancite in sede di programmazione regionale attraverso
    l’innovazione, la differenziazione dell’offerta e attivando livelli di
    specializzazione crescente e ampliando la gamma delle tipologie di servizio,
    nel rispetto dei principi di razionalizzazione ed efficientemento dei
    servizi.
  3. Sviluppo della rete di cooperazione tra Ospedali-Territorio e
    Territorio-Territorio per la creazione di RETI CLINICHE INTERAZIENDALI
    FUNZIONALI per gestire in modo integrato i Percorsi Diagnostici Terapeutici e
    Assistenziali (PDTA) secondo i principi di sicurezza delle cure, complessità
    prestazioni e gestione in prossimità della persona.
  4. Promozione dell’efficientamento delle strutture organizzative della rete
    dell’offerta ospedaliera e territoriale e sviluppo con il PRIVATO
    ACCREDITATO in una logica di supporto e non di competizione, di
    programmazione e non di emergenzialità.
  5. Azioni per la riduzione delle disuguaglianze nell’erogazione delle
    prestazioni sanitarie e dei LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA), anche
    attraverso il miglioramento dell’accessibilità ai servizi, ai tempi di
    attesa e appropriatezza delle prescrizioni e azioni per la comunicazione, la
    partecipazione, la condivisione anche mediante la partecipazione delle
    associazioni del Terzo settore e dei pazienti ai percorsi.
  6. Potenziamento della SANITÀ DIGITALE: sviluppo delle politiche per
    ‘l’Ospedale sicuro’ e il ‘dato sicuro’ attraverso gli investimenti
    in cybersecurity e implementazione e diffusione del fascicolo sanitario
    elettronico, sviluppo ed interoperabilità dei sistemi digitali, la
    diffusione e lo sviluppo dei sistemi di e-Health e telemedicina.
  7. Nel rapporto con l’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI di Perugia creazione di una
    collaborazione di valore per la didattica e per la realizzazione di progetti
    di ricerca nell’area medica e delle professioni sanitarie, sia sul versante
    biomedico che su quello della organizzazione dei servizi sanitari, volti a
    sviluppare procedure diagnostiche e terapeutiche innovative e a favorire il
    rapido trasferimento applicativo delle acquisizioni sperimentali.
  8. Sostegno a politiche per la VALORIZZAZIONE DEI PROFESSIONISTI SANITARI,
    anche dando adeguato riconoscimento alle prestazioni svolte e compensando
    maggiormente le funzioni per le quali si registrano carenze, tra cui i
    servizi di pronto soccorso.

Ricostruzione

Altra delega che Proietti ha tenuto per sé p quella della ricostruzione delle aree colpite dal sisma e dalle calamità naturali. “Serve velocizzazione – ha detto – le persone colpite da questi eventi non possono più aspettare. Abbiamo avuto, oltre a quello del 2016, un altro sisma minore per danni ma non nell’impatto sulla popolazione. Urge avviare la ricostruzione anche delle altre aree. Ho tenuto anche la delega alla
Protezione civile – ha evidenziato – perché c’è la responsabilità di dover correre immediatamente. Le risorse devono essere incrementate. Quindi la delega per le grandi manifestazioni: Giubileo e Centenario sono due grandi occasioni di sviluppo per l’Umbria, per un sistema di accoglienza integrato su tutti i
territori”.

Sviluppo e lavoro

Per Proietti su sviluppo e lavoro “deve esserci una tavola rotonda di coprogettazione per il futuro dell’Umbria, non separando lo sviluppo dal lavoro, un lavoro non precario, con un salario minimo garantito, e in sicurezza. Al centro ci devono essere i giovani, non vogliamo più assistere al depauperamento e alla dispersione delle loro energie. Auspichiamo che prima o poi la politica crei
le condizioni per farli tornare. Il Pnrr – ha evidenziato – è una grande opportunità per affrontare velocemente i temi cruciali”.

“Dobbiamo chiedere infrastrutture – ha proseguito – quindi risorse per le ferrovie ma anche per infrastrutture digitali. E non possiamo fermarci al digitale, serve diritto allo studio per tutti, anche di
scegliere l’Università. Quello dei Trasporti pubblici locali è un tema collegato. Il diritto alla mobilità deve essere ancora più esteso, anche per fasce di età, non solo per gli universitari. Serve una casa per i
giovani che scelgono di restare in Umbria”.

Questione ambientale

Per Proietti la questione ambientale diventa fondamentale anche per non perdere posti di
lavoro: “Sappiamo che l’industria non sostenibile non ha futuro, sono necessari investimenti con intervento del governo. Occorre fermare l’inceneritore per dare un futuro all’Umbria, servono nuove soluzioni di sviluppo che partano dai rifiuti per rigenerare interi siti produttivi, non prescindendo dalla tutela dell’ambiente. Il Piano energetico ambientale regionale sarà fra i primi documenti che produrremo, per dare certezze non solo ai comuni ma anche agli investitori”.

Altri temi economici

Altro tema fondante del programma della Giunta Proietti è il turismo: “Giubileo e Centenario possono farci ripartire e questo riguarda il sistema dell’accoglienza in tutti i territori, servono infrastrutture efficienti”.

E poi il commercio, che “vive situazione drammatica, soprattutto nei centri storici: senza servizi – dice la presidente – non c’è vivibilità. Faremo – assicura – la legge sul commercio”.

Proietti ha assicurati anche che si punterà su internazionalizzazione e accesso al credito per le imprese, con intese con altre regioni, anche a livello internazionale. “Gli investimenti in tecnologia – ha spiegato – devono essere fatti nelle logiche di rete, anche per ciò che concerne le reti infrastrutturali e trasportistiche. Come per le strade non possiamo prescindere da finanziamenti governativi.

Sull’agricoltura, ha ricordato che con la programmazione europea e le innovazioni può diventare elemento trainante di nuovo sviluppo economico sostenibile.

Il patrimonio pubblico è poi da rilanciare: “Vi sono grandi potenzialità e lavoreremo sull’edilizia residenziale pubblica per dare a ogni persona un tetto”.

Istruzione e formazione

Il processo di crescita dell’Umbria, anche economica, dovrà essere favorito nel medio-lungo periodo anche promuovendo l’accesso all’istruzione e combattendo l’abbandono scolastico. “Più servizi possibili – ha detto Proietti – anche per conciliare vita e lavoro”. Annunciando risorse su edilizia scolastica e collaborazione con l’Università e l’alta formazione.

La replica delle opposizioni

Per le opposizioni ha parlato la portavoce, ed ex governatrice, Donatella Tesei. Che in premessa ha detto rivolgendosi a Proietti e alla maggioranza che la sostiene: “Faremo un’opposizione concreta, non ideologica e preconcetta, ma senza sconti, sui temi e sugli argomenti. Basta però raccontare storie da campagna elettorale e mistificare la realtà. È tempo di lavorare sulla concretezza”.

“Sulla sanità avete evidenziato gli stessi punti su cui abbiamo iniziato a lavorare a metà del 2022, appena usciti dalla pandemia. Allora – ha ricordato Tesei – ci siamo trovati ad affrontare una sanità completamente disastrata e questo non può essere dimenticato. Dobbiamo fare in modo che quello che si è verificato non accada più.

“Si dovrà procedere con le integrazioni e la realizzazione dei nuovi ospedali – ha proseguito – e si dovranno anche chiarire i tempi. Le risorse per l’ospedale di Terni ci sono e vanno messe a valore mentre si interviene per ridurre gli accessi impropri”.

Le opposizioni chiedono “concretezza” sui progetti del Pnrr e di far uscire l’Umbria dall’isolamento. “Dobbiamo permettere agli umbri – le parole di Tesei – di accedere all’alta velocità ferroviaria. Ci sono già pronti 10 milioni di euro per progettare la nuova stazione AV Medio Etruria. Avendo il progetto si potranno trovare i finanziamenti per realizzare un infrastruttura che sarà anche al servizio dell’Umbria. Importante sarà poi affrontare la questione del Nodo di Perugia, per il quale si deve decidere cosa si vuole fare, ricordando che le opere pubbliche avvengono per stralci funzionali e con i progetti pronti. Con la volontà di realizzare le opere i finanziamenti si trovano”.

Quanto alla situazione economica, Tesei ha ricordato: “L’Umbria nel 2018 è scesa a ‘Regione in transizione’, con il rischio della recessione, che abbiamo scongiurato sostenendo le aziende e puntando
sulla crescita, come dimostrano i dati sull’occupazione finalmente positivi. Dobbiamo fare in modo che questo processo virtuoso vada avanti. Nella scorsa legislatura abbiamo investito molto nella promozione
dell’Umbria e speriamo che quell’impegno prosegua. L’accordo sugli 80 milioni di euro per gli 800 anni di S.Francesco l’ho concluso io e lo conosco. Così come ho portato alla cabina di regia sulla ricostruzione un
elemento importante, ossia lo sblocco delle risorse per i luoghi di culto. Accordo che ho concluso con il commissario Legnini, avendo compreso l’importanza del Giubileo e degli 800 anni di S.Francesco. Chi governa la Regione deve guardare avanti e lontano, dato che ora l’Umbria è una meta ambita, che prima veniva promossa con le foto della Toscana. Il nostro target turistico è medio-alto e servono investimenti importanti. Ci sono stati e ci sono bandi per migliorare la ricettività e l’accoglienza. Quella è la via
giusta e bisogna continuare a seguirla”.

“Altra sfida rilevante – ha continuato la portavoce delle opposizioni – è il raddoppio immediato dell’aeroporto. Nel 2024 lo scalo ha battuto il record del 2023 con 534mila passeggeri. Deve essere
velocemente approvato il piano industriale – convocando l’assemblea della Sase – visto che le rotte partono da marzo. Il volo su Milano-Bergamo era stato richiesto dalle nostre imprese e collegava Perugia con un Hub dove transitano 14 milioni di passeggeri. Si tratta di un volo finanziato anche dalla Fondazione e da Confindustria, proprio per la sua valenza economica. Il numero dei passeggeri non era quello delle tratte turistiche ma la sua valenza era alta. Per attivare le rotte serve un piano industriale e la
relativa disponibilità economica. Il ‘San Francesco’ era in fin di vita 5 anni fa ma ora può crescere ulteriormente ed arrivare a 1 milione di passeggeri. Senza soldi gli aerei non volano ma questi sono servizi essenziali e strategici. L’assessore De Rebotti ha recentemente incontrato i sindacati ma non ha incontrato la società di gestione dell’aeroporto”.

Quanto ad uno dei dossier che riguarda Perugia, Tesei ha lamentato il fatto che la Regione “immotivatamente” abbia rinviato sine die l’assemblea dei soci del Fondo Monteluce, “che invece deve essere convocata al più presto per porre fine a una vicenda drammatica che abbiamo ereditato. È necessario muoversi velocemente per costruire la Casa della Salute e mettere le strutture a disposizione di Ater, restituendo almeno l’area alla città. Una zona che prima era un cratere è stata salvata solo grazie al nostro intervento su questo altro imbarazzante dossier”.

Infine, Tesei ha detto: “La legge sulla famiglia va conservata e rifinanziata. Abbiamo lavorato sul riconoscimento delle persone con disabilità ed abbiamo ottenuto la sperimentazione dei progetti di vita indipendente, che avremmo voluto estendere anche al Ternano”.

In Umbria oltre 13mila occupati in più in 2 anni, ma timori per la cig

In Umbria quest’anno si contano circa 13.400 occupati in più rispetto a due anni fa. Ufficialmente sono oggi 365.700. Con il tasso di disoccupazione che è sceso al 5,7%, anche in virtù dei quasi 22mila disoccupati in meno nel confronto con il 2022.

Una dinamica che, pur con percentuali differenti da regione a regione, si registra in tutta Italia. Con il dato preoccupante però, soprattutto negli ultimi mesi, dell’aumento del ricorso alla cassa integrazione straordinaria. E con la prospettiva di perdite di posti di lavoro in settori finora strategici, come quello dell’automotive, il cui indotto in Umbria conta circa 140 imprese e 10mila lavoratori tra diretti e indiretti.

In Italia

Nel Paese, secondo quanto evidenzia l’Ufficio studi della Cgia, l’occupazione è cresciuta complessivamente di 847mila unità (+3,6%). Di questi nuovi posti di lavoro, 672mila sono lavoratori dipendenti e 175mila autonomi.

Tra i lavoratori dipendenti, lo stock di coloro che in quest’ultimo biennio dispone di un contratto a tempo indeterminato è aumentato di 937mila unità, mentre i lavoratori con un contratto a termine sono diminuiti di 266mila. Pertanto, l’incidenza percentuale di lavoratori subordinati che attualmente possiede un contratto di lavoro precario è scesa al 14,4 per cento (-2 punti rispetto a ottobre 2022). Sempre nello stesso periodo, i disoccupati sono diminuiti a 1.473.000 (-496mila) e gli inattivi a 12.538.000 (-198mila).

Oltre alle variazioni assolute, anche l’andamento dei tassi, ovviamente, è stato positivo. Nella fascia di età 15-64 anni, quello di occupazione è salito al 62,5% (+1,9%), mentre il tasso di disoccupazione è diminuito al 5,8% (-2 punti).

Giovani, donne, Sud

In forte contrazione anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che si è attestato al 17,7% (-5 punti).

Nel Paese con il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, in questi ultimi due anni lo stesso si è attestato al 53,6% (+2) e il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3% (-2,7%).

Tra le quattro ripartizioni geografiche presenti in Italia, il Mezzogiorno – grazie al buon andamento delle esportazioni, delle costruzioni e degli investimenti pubblici correlati al Pnrr – parerebbe registrare l’incremento occupazionale più importante d’Italia, con quasi 350mila addetti in più negli ultimi due anni.

Anche per quanto concerne la contrazione dei disoccupati, sarebbe sempre il Sud la macro area più dinamica del Paese, con una riduzione delle persone che cercano una occupazione pari a 113mila unità. In valore assoluto a guidare la graduatoria regionale dovrebbe essere la Sicilia con -36.800 disoccupati. Seguono la Puglia con -35.600 e la Lombardia con -34.600. Questi ultimi dati, infine, trovano una ulteriore conferma dall’analisi del tasso di disoccupazione che dovrebbe subire le riduzioni più importanti in Sicilia (-3,1 per cento), in Sardegna (-3 per cento) e in Puglia (-2,6%).

La cassa integrazione

Dall’analisi della cassa integrazione guadagni autorizzata negli ultimi due anni, emerge un andamento altalenante che da sempre è legato alla stagionalità. Tuttavia, dall’inizio del 2024 il monte ore mensile risulta essere mediamente più elevato di quello registrato nell’anno precedente.

Dall’ottobre del 2022, comunque, la punta massima è stata toccata nel gennaio di quest’anno (quasi 48 milioni di ore autorizzate), successivamente c’è stata una costante discesa fino ad aprile, a maggio è tornata a salire fino a 46,3 milioni per poi crollare ad agosto, attestandosi a 23,8 milioni di ore. A settembre (ultimo dato Inps disponibile) c’è stata una forte impennata fino a raggiungere i 43,6 milioni di ore autorizzate. Un dato, stando alle crisi occupazionali scoppiate in queste ultime settimane, che dovrebbe essere destinato a salire stabilmente negli ultimi mesi di quest’anno.

A livello di ripartizione geografica, durante l’estate 2023 e a partire da febbraio di quest’anno sia il Nordovest che il Nordest presentano un monte ore autorizzato superiore alle altre due circoscrizioni. Un dato che rimane in linea anche a settembre dove a Nordest il picco sfiora i 17 milioni di ore, mentre nel Mezzogiorno è a poco sopra i 7 milioni.

“Ri-costruire il futuro”: detenuti di Capanne hanno trovato già lavoro

Presentati nella sede del Cesf-Centro edile per la sicurezza e la formazione di Perugia i risultati del progetto “Ri-costruire il futuro – per l’integrazione socio-lavorativa dei carcerati” che, partito nel mese di febbraio, aveva come obiettivo la formazione professionalizzante dei detenuti e il successivo inserimento lavorativo nelle imprese del territorio. Progetto che in pochi mesi ha portato all’inserimento lavorativo di cinque detenuti che beneficiano delle misure diurne alternative alla detenzione.

Nella prima fase del progetto, sostenuto dalla Fondazione Perugia, i funzionari dell’istituto penitenziario hanno selezionato 25 detenuti tra quelli in possesso dei requisiti per accedere ai benefici dell’articolo 21 (e dunque che possono essere autorizzati ad uscire dal carcere durante il giorno per recarsi al lavoro). Tra questi, i delegati del Cesf hanno individuato 15 allievi interessati a lavorare nel settore delle costruzioni sia durante il periodo di semi-libertà che a fine pena.

Dal 15 maggio questi allievi hanno iniziato a frequentare le lezioni dapprima nel laboratorio attrezzato all’interno del complesso penitenziario e, successivamente, nel cantiere-scuola appositamente creato all’interno del perimetro carcerario. Nel corso dei mesi, alcuni partecipanti si sono ritirati per ragioni diverse, mentre quelli che hanno portato a compimento il percorso sono stati nove.

Nel mese di settembre sono stati avviati i colloqui tra le associazioni datoriali del settore e le imprese edili del territorio per individuare quelle disponibili ad inserire nel proprio organico gli allievi potenziali beneficiari delle misure alternative alla detenzione e, successivamente, si sono svolti i colloqui individuali tra i rappresentanti delle imprese e i partecipanti al corso. Il corso si è concluso il 23 ottobre con la consegna degli attestati ai partecipanti.

“Per la realizzazione del percorso formativo – ha sottolineato Salvatore Bartolucci, imprenditore e coordinatore del corso – è stata fondamentale la sensibilità delle aziende sia quelle che si sono rese disponibili ad accogliere i detenuti alla fine del percorso sia quelle che hanno contribuito, vista la finalità sociale dell’iniziativa, mettendo a disposizione con sconti importanti, o addirittura gratuitamente, alcuni materiali e attrezzature indispensabili per la realizzazione delle attività. In particolare, un sentito ringraziamento va alle aziende Mac srl, Kimia spa e Sir Safety System spa. Questa iniziativa ha rappresentato la prima tappa di un percorso. Le parti sociali, infatti, hanno già deciso di rifinanziare un’altra esperienza analoga che miglioreremo nei contenuti, nei tempi e anche nella possibilità di entrare nel mondo del lavoro”.

A presentare i risultati del progetto sono stati Antonella Grella, direttrice del Nuovo Complesso Penitenziario Perugia “Capanne” e Salvatore Bartolucci, imprenditore e coordinatore del corso. Erano inoltre presenti Agostino Giovannini, presidente Cesf, Giuliano Bicchieraro, vicepresidente Cesf e Segretario Filca-Cisl Umbria, Albano Morelli Presidente Ance Umbria, Elisabetta Masciarri, segretario Fillea-Cgil Umbria, Moreno Mattiacci, membro della Segreteria di Feneal-Uil Umbria, Pasquale Trottolini, direttore Cna Costruzioni Umbria e Augusto Tomassini, presidente di ANAEPA Confartigianato Edilizia Perugia e Amato Naticchioni, imprenditore in pensione che ha messo a disposizione le sue competenze come docente del corso. Il progetto rientra nell’ambito del Protocollo d’intesa per promuovere l’inclusione dei detenuti sottoscritto nei mesi scorsi da tutte le parti sociali che hanno sostenuto l’iniziativa.

Nel ringraziare Fondazione Perugia per l’importante sostegno dato al progetto, la direttrice del Nuovo Complesso Penitenziario di Perugia “Capanne” Antonella Grella ha sottolineato come “Il percorso sia stato molto importante perché ha potuto offrire ai detenuti una formazione specifica nel settore edile. Se il carcere, infatti, ha come mandato quello di promuovere percorsi di reinserimento lavorativo è prima di tutto importante fornire delle competenze specifiche che trovino un riscontro positivo nel mondo del lavoro. Grazie a questo progetto abbiamo potuto creare una connessione tra l’ambito lavorativo e il contesto carcerario, ne siamo molto contenti e confidiamo di poter ripetere questa esperienza anche in futuro”.

Il presidente di Ance Umbria Albano Morelli, oltre a ringraziare tutti coloro che si sono prodigati per la riuscita del progetto, ha espresso la sua profonda soddisfazione: “E’ la dimostrazione concreta di come il settore edile sia strettamente connesso con la società civile, non solo nel suo ruolo più evidente di costruzione e manutenzione di edifici e infrastrutture, bensì anche in quello di fucina di opportunità o -come dimostra questo percorso – di seconde opportunità. Da sempre crediamo nel lavoro e nella sua dignità come elemento di crescita umana, prima ancora che professionale, per questo non potevamo esimerci dal mettere con entusiasmo le nostre energie e le nostre imprese a disposizione della rieducazione e del reinserimento di queste persone”.

Anche per il presidente di CNA Costruzioni Umbria, Emanuele Bertini “il progetto rappresenta un importante momento di condivisione e di coinvolgimento delle fasce più fragili della società, con l’intento di dare piena realizzazione agli obiettivi di reinserimento e riabilitazione previsti dal nostro ordinamento e dalla Costituzione stessa. Per questo ne riconosciamo il grande valore sociale e morale”.

Così Pierangelo Lanini, presidente regionale ANAEPA Confartigianato Edilizia Umbria: “Siamo felici ed orgogliosi di essere stati insieme ad Ance e Cna e le parti sociali tutte, parte in causa nel sostenere questo progetto perché dare una seconda possibilità a chi esce da un percorso di vita è fondamentale per la propria dignità e permette di realizzarsi come persona. Ricreare una passione ed un amore per il lavoro è proprio di ogni essere umano e tipico dello spirito Artigiano che noi rappresentiamo”.

“Per noi Il lavoro è dignità – ha concluso Elisabetta Masciarri, segretario Fillea-Cgil Umbria anche a nome dei Segretari di Filca-CISL Umbria, Giuliano Bicchieraro, e di Feneal-UIL Umbria Alessio Panfili – per questa ragione il protocollo carceri e la conseguente attività di formazione di alcuni detenuti è un percorso che ci rende orgogliosi del sistema bilaterale. Abbiamo investito in questa idea, perché riteniamo che il recupero passi anche attraverso la creazione di un percorso di lavoro, per questo ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito fattivamente alla riuscita del progetto”.