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Tag: lavoro

Così è cambiata la presenza delle donne nelle imprese umbre negli ultimi dieci anni

Aumentano nelle aziende umbre le donne dipendenti non familiari. Un segno di vera crescita, come sottolinea la Camera di commercio dell’Umbria, che ha analizzato le dinamiche nella regione nell’ultimo decennio.

Spiega Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati dimostrano che l’imprenditoria femminile umbra, pur riducendosi numericamente, ha saputo crescere in qualità, struttura e occupazione. È un segnale di maturità che dobbiamo valorizzare: le imprese guidate da donne sono oggi più solide, meno legate al nucleo familiare e più aperte a competenze esterne, capaci quindi di affrontare le sfide del mercato globale. Tuttavia, restano barriere che non possiamo ignorare: l’accesso al credito, la burocrazia e la difficoltà di consolidare le attività nel tempo. Per questo la Camera di Commercio dell’Umbria continuerà a sostenere percorsi di formazione, digitalizzazione e certificazione di parità, strumenti essenziali per rendere l’impresa femminile un pilastro sempre più forte del nostro sviluppo economico e sociale. La crescita dell’Umbria passa anche dalla crescita delle sue imprenditrici”.

Meno imprese ma più robuste
Il decennio 2015-2025 ridisegna la geografia delle imprese femminili in Umbria. Se da un lato il numero complessivo cala – da 20.789 a 19.633, pari a -5,6% – dall’altro la solidità delle aziende “rosa” cresce. Gli addetti crescono da 49.594 a 52.563, con un incremento del 6% che segnala un percorso di consolidamento. Aumenta soprattutto la dimensione media: 2,68 addetti contro i 2,39 del 2015, +12,1%, un progresso ben superiore alla media nazionale (+8,7%).

È un segnale importante: le imprese femminili umbre restano più piccole delle maschili (4,14 addetti medi), ma accorciano le distanze. E soprattutto smettono di poggiare quasi esclusivamente sulla famiglia, aprendo a nuove forme di occupazione.

Un cambio culturale evidente
Dentro questi numeri si legge un cambiamento di prospettiva. In dieci anni gli addetti familiari si riducono del 15,7% (da 20.670 a 17.416), mentre crescono con forza gli addetti non familiari (+17,7%, da 28.924 a 35.147). Significa che sempre più imprenditrici scelgono di affidarsi a competenze esterne, assumendo dipendenti veri e propri. Una tendenza che, in proporzione, è quasi doppia rispetto a quella delle imprese maschili (+9,5%).

Il risultato è chiaro: meno attività a stretta conduzione familiare, più imprese professionalizzate. È un salto di qualità che cambia la natura del tessuto produttivo “rosa”, rendendolo più competitivo e pronto ad affrontare sfide complesse.

La sfida della sopravvivenza
Resta però un punto debole: la durata delle imprese femminili. I dati Unioncamere mostrano che a 5 anni dalla nascita sopravvive il 72,3% delle aziende “rosa”, contro il 77,3% di quelle maschili; oltre i 5 anni la distanza si allarga, 67,5% contro 73,1%. Un segnale che richiama l’urgenza di strumenti di accompagnamento più forti, per aiutare le imprese femminili a consolidarsi nel tempo.

Eppure, nonostante le difficoltà, le imprese femminili continuano a rappresentare un quarto del tessuto imprenditoriale umbro, con un peso leggermente sceso, in Umbria, dal 25,7% al 25,3%. Un dato che non toglie rilevanza al loro ruolo, sempre più centrale nelle dinamiche economiche locali.

Il nodo del credito
Altro fronte cruciale è quello del finanziamento. Solo poco più di un terzo delle imprese femminili ricorre a prestiti bancari, una quota simile a quella maschile. Ma le modalità di avvio mostrano una forte differenza culturale: tre imprenditrici su quattro iniziano con capitali personali o familiari, mentre solo una su quattro utilizza prestiti bancari (26,9% contro il 22,4% degli uomini).

L’uso di strumenti innovativi come business angels, venture capital o crowdfunding è marginale: meno dell’1%. Una scelta che garantisce autonomia finanziaria, ma che limita la possibilità di scalare i mercati. È qui che si gioca una partita decisiva per il futuro: aprirsi a fonti di capitale diversificate è ormai condizione indispensabile per crescere in un contesto competitivo globale.

Burocrazia e incentivi
Alle difficoltà di accesso al credito si sommano quelle legate agli incentivi pubblici. Oltre la metà delle imprese segnala ostacoli burocratici. Una imprenditrice su tre lamenta la complessità delle pratiche, mentre più di una su dieci sottolinea le attese troppo lunghe per ricevere concretamente i fondi.

Questa rigidità amministrativa rischia di vanificare l’impatto delle politiche pubbliche, soprattutto per le realtà più piccole, che non hanno uffici dedicati a seguire pratiche e scadenze. In molti casi, la burocrazia diventa un ostacolo alla competitività, più che uno strumento di sostegno.

Certificazione di parità in crescita, ma con ampi margini di miglioramento
Un segnale incoraggiante arriva dalla certificazione della parità di genere, introdotta dal PNRR e gestita da Unioncamere. A livello nazionale le imprese certificate sono passate dalle poche decine del 2022 alle 7.960 del 2025. Un progresso significativo, ma che riguarda ancora una quota molto limitata del tessuto produttivo italiano.

Considerato che in Italia le imprese femminili attive sono oltre 1,3 milioni, la certificazione oggi interessa solo una minoranza e lascia dunque ampi margini di crescita. Rafforzare questo strumento non significa solo ridurre il gender gap, ma anche rendere più trasparenti i processi interni, aumentare la reputazione e migliorare la competitività delle aziende, creando un ambiente più attrattivo per talenti e investimenti.

Il ruolo del comitato per l’imprenditoria femminile
Fondamentale, in questo scenario, il contributo del Comitato per l’imprenditoria femminile (CIF) della Camera di Commercio dell’Umbria. Presieduto da Dalia Sciamannini e coordinato sul piano dirigenziale dal vice segretario generale Giuliana Piandoro, il CIF promuove la cultura d’impresa, organizza attività di formazione, mentoring e networking, e offre strumenti per affrontare i nodi più critici, dal credito alla digitalizzazione.

Un lavoro costante che trasforma i numeri in occasioni concrete di crescita e accompagna le donne imprenditrici verso percorsi di maggiore autonomia e stabilità.

Lavoro dopo la laurea: i dati su chi ha studiato in Umbria

A un anno dalla laurea il 41% per cento di coloro che in Umbria hanno conseguito una laurea triennale risulta occupato. Una quota superiore a quella media nazionale, che è del 38,%. Circa la metà aveva scelto di proseguire gli studi o era impegnata in attività di praticantato, seppure con notevoli differenze in base all’area disciplinare.

Tra i laureati magistrali la quota di chi aveva trovato lavoro è del 74,5%, lievemente inferiore a quella
osservata in Italia; la percentuale di occupati risulta più elevata per l’area disciplinare sanitaria e agro-veterinaria (85,3%), a differenza di quanto rilevato nel Paese, in cui sono le discipline STEM a registrare la più alta quota di laureati occupati.

I dati dell’Istat sulle iscrizioni e cancellazioni all’anagrafe per trasferimento di residenza consentono di quantificare anche il grado di attrattività di una regione per i laureati. Al contrario di quanto osservato con riferimento alle iscrizioni universitarie – rileva la Banca d’Italia nell’ultimo rapporto sull’economia regionale, l’Umbria si caratterizza per una bassa capacità di attrarre e trattenere giovani laureati: dal
2013 il saldo tra ingressi e uscite è diventato negativo ed è progressivamente peggiorato a causa soprattutto della crescente propensione dei laureati umbri a trasferirsi verso il Nord Italia e verso l’estero.

Nel 2023, ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, il tasso migratorio riferito ai laureati italiani tra 25 e 39 anni ha raggiunto un nuovo minimo (-4,8 ogni mille abitanti della stessa fascia di età) e risultava il peggiore tra le regioni del Centro-Nord

Per le imprese umbre 4.380 assunzioni, ecco dove

Ad agosto le imprese dell’Umbria prevedono 4.380 assunzioni, con un saldo negativo di 230 unità rispetto allo stesso mese del 2024. Su base trimestrale, però, il dato si fa positivo: tra agosto e ottobre sono 17.920 gli ingressi previsti, 390 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I dati arrivano dall’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito del Programma nazionale “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Unione europea. Excelsior è oggi uno strumento fondamentale per leggere in tempo reale le dinamiche occupazionali italiane: ogni mese intervista oltre 100mila imprese, restituendo una mappa dettagliata delle assunzioni previste, dei profili ricercati e delle difficoltà di reperimento.

Ma la vera notizia, come rilevato da una specifica analisi della Camera di Commercio dell’Umbria, non sta nei volumi assoluti delle assunzioni, bensì nella loro composizione qualitativa. E questa composizione racconta un cambiamento profondo e, sotto molti aspetti, preoccupante.

Sempre meno laureati

Il primo dato allarmante riguarda la domanda di laureati: solo il 7% delle assunzioni previste ad agosto 2025 richiede un titolo universitario. È il livello più basso dal 2019, anno in cui la quota era al 9%, poi scesa all’8% nel 2024.

Un trend che non riguarda solo l’Umbria: anche a livello nazionale si osserva un arretramento, con il dato italiano che passa dall’11% del 2019 al 9% attuale. Il che significa che il sistema produttivo nel suo complesso si sta allontanando dai profili ad alta qualificazione, con un impatto negativo sull’innovazione e sulla crescita di lungo periodo.

L’avanzata delle qualifiche professionali

Se laureati e diplomati perdono terreno, altri profili avanzano con decisione. A guidare la trasformazione è la voce “qualifica o diploma professionale”, che da sola assorbe il 45% delle assunzioni umbre previste ad agosto 2025. Era al 32% nel 2019 e al 44% nel 2024: una crescita continua, che riflette la domanda di competenze operative e specialistiche di base, a scapito dell’istruzione generale.

Nel frattempo, diplomati e laureati insieme rappresentano solo il 31% delle assunzioni (24% i diplomati, 7% i laureati), contro il 46% del 2019. Un vero e proprio slittamento verso il basso nella scala formativa.

Inalterata, invece, la quota di chi entra nel mercato del lavoro con la sola scuola dell’obbligo, che rimane attorno al 22%.

Più profili generici, meno specializzazione

A completare il quadro, l’evoluzione dei profili professionali richiesti. Crescono quelli “generici”, ovvero senza specializzazione specifica, che passano dal 12% del 2019 al 18% nel 2025.

All’opposto, calano sensibilmente le assunzioni di dirigenti, specialisti e tecnici (dal 17% al 12%) e quelle di operai specializzati e conduttori di impianti (dal 37% al 27%). Solo le professioni commerciali e dei servizi registrano un incremento, passando dal 28% al 37%, mentre gli impiegati restano stabili al 6%.

Questi dati indicano una struttura occupazionale che si sposta verso profili intermedi e generici, mentre si restringe lo spazio per le professioni più complesse, cruciali per l’innovazione.

Le “Top five” dei settori: l’industria metalmeccanica ed elettronica arretra

Il cambiamento emerge anche osservando la composizione settoriale delle assunzioni. Tra i cinque comparti con il maggiore peso percentuale nel trimestre agosto-ottobre 2025 (le cosiddette “Top five”), si registrano due segnali opposti.

Crescono i servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici, che passano dal 16,1% al 19,1% delle assunzioni totali, e le costruzioni, dall’8,4% all’11,3%.

Al contrario, si riducono le assunzioni nel commercio (dal 14,8% al 13,1%) e nei servizi alle persone (dal 13,2% al 10,6%).

Il cambiamento più emblematico riguarda però l’industria. Nel 2019 tra le “Top five” umbre figuravano le industrie metalmeccaniche ed elettroniche, con il 5,1% delle assunzioni nel trimestre agosto-ottobre. Oggi spariscono dalla classifica, sostituite dalle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco, con il 4,9% delle assunzioni.

Un’ulteriore conferma che il peso dei settori tecnologicamente avanzati si sta assottigliando, lasciando spazio ad attività più tradizionali, meno strategiche e meno innovative.

Il paradosso del lavoro che c’è, ma non si trova

Le imprese umbre che intendono assumere sono aumentate negli anni: erano il 9% ad agosto 2019, oggi sono il 12%. Ma l’espansione quantitativa non colma il divario qualitativo.

La difficoltà nel reperire le figure richieste è ancora alta: nel 2025, il 51% delle imprese segnala problemi, contro il 33% di sei anni fa. Il dato è in miglioramento rispetto al 2024, ma resta sintomo di un mercato del lavoro sbilanciato, dove la domanda si allontana dall’offerta formativa reale.

Un mercato che si adatta al ribasso

In sintesi, i numeri del Sistema informativo Excelsior disegnano un mercato del lavoro in progressiva semplificazione. L’Umbria continua ad assumere, ma lo fa spostando l’attenzione su profili meno qualificati, con ricadute strutturali sull’intero modello di sviluppo.

La regressione formativa è un dato di fatto: meno laureati, meno diplomati, più figure generiche. E con essa, si osserva una trasformazione produttiva che penalizza l’industria innovativa in favore di settori come turismo e costruzioni.

Il rischio è che il sistema economico regionale si adagi su un equilibrio fragile, rinunciando a investire nelle competenze che servono davvero per crescere.

Il Sistema Excelsior, mese dopo mese, non restituisce solo statistiche, ma una radiografia delle scelte strategiche (o delle rinunce) del tessuto imprenditoriale. E a leggere i dati di agosto 2025, l’Umbria si muove, sì, ma in maniera squilibrata.

Mencaroni: la chiave è l’innovazione

Commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “La vera sfida oggi è trovare la chiave perché l’economia umbra possa collocarsi stabilmente su livelli più elevati di innovazione, sia nelle attività tradizionali che in quelle ad alto contenuto tecnologico, che nella nostra regione stanno vivendo una fase di stallo. Serve un patto corale e concreto per spingere l’Umbria verso un salto di qualità, facendo leva sulla transizione digitale ed ecologica. Non a caso, questi sono i due pilastri del programma strategico che la Camera di Commercio dell’Umbria sta portando avanti. Non si tratta di far crescere un settore a scapito di un altro, ma di far crescere tutto il sistema. È questo l’unico modo per costruire un futuro più solido, attrattivo e competitivo per il nostro territorio. E per riuscirci è fondamentale una forte sinergia tra tutte le Istituzioni, regionali e nazionali”.

Lavoro, firmato l’accordo per l’inserimento delle persone con gravi difficoltà

Firmato in Regione l’Accordo per l’inserimento lavorativo, attraverso le cooperative sociali di tipo B, delle persone con gravi difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario. Con questo atto anche l’Umbria darà attuazione all’articolo 14 del Dlgs 276, cosiddetta Legge Biagi, permettendo ai datori di lavoro di assolvere parzialmente gli obblighi di assunzione di personale con disabilità, mediante il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B, quelle cioè che svolgono l’attività economica proprio con l’obiettivo principale di offrire opportunità di lavoro e salario a chi ha difficoltà di accesso al mercato del lavoro.

L’accordo, che è stato sottoscritto dalla presidente della Regione Stefania Proietti, coinvolge l’Arpal, le sigle sindacali e datoriali che hanno aderito, le associazioni del Terzo Settore e quelle che rappresentano le persone con disabilità.

“Questo momento rappresenta per la nostra Regione – ha dichiarato la presidente Proietti – non solo l’occasione di adeguare il nostro sistema regionale a quanto richiesto dalla normativa statale, ma segna anche un cambio di passo nella considerazione che la nostra comunità vuole dare alle persone con disabilità. Abbiamo voluto imprimere un’accelerazione alla sperimentazione del progetto di vita autonoma previsto dalla Carta di Solfagnano, estendendola anche alla provincia di Terni, e ora firmiamo questo accordo nella consapevolezza del fatto che accogliere queste persone nelle imprese e nel mondo del lavoro fa crescere in primo luogo le aziende nelle quali vanno a lavorare e la collettività in cui le attività operano”.

“Purtroppo la nostra regione – ha sottolineato l’assessore alle Politiche del lavoro, Francesco De Rebotti – è l’ultima ad attivare questo importante strumento previsto dall’articolo 14. Abbiamo voluto superare tale significativa mancanza subito all’inizio del nostro mandato. Lo abbiamo fatto attraverso l’attivazione di un percorso di partecipazione fatto di attento ascolto delle esigenze delle persone e delle famiglie coinvolte, finalizzato alla coprogettazione di contenuti e alla determinazione congiunta delle scelte necessarie. Il lavoro non finisce comunque oggi, poiché riteniamo necessario agire affinché continui aggiornamenti possano migliorare il provvedimento, alcuni dei quali verranno adottati a breve, con un addendum all’accordo che faremo in base a proposte che ci sono state ulteriormente avanzate. Quello odierno può essere anche considerato un contributo che la struttura dell’Assessorato al Lavoro ha voluto portare all’attività della direzione Salute e al Welfare, guidata da Daniela Donetti, impegnata nella definizione del nuovo Piano socio-sanitario, perché se parliamo di progetto di vita indipendente, il poter svolgere una attività lavorativa dignitosa e adeguata risulta, evidentemente, positivamente determinante”.

“Le persone con disabilità – ha spiegato l’avvocato Massimo Rolla, garante regionale dei diritti delle persone con disabilità – verranno assunte dalla cooperativa sociale di tipo B, che poi potrà avere delle commesse da parte delle aziende che intendono dare questo genere di occupazione. Ciò comporta un triplice vantaggio: prima di tutto la persona con disabilità ha un inserimento lavorativo, poi la cooperativa può accompagnare quelli che sono i percorsi di inserimento mentre viene svolta un’attività economica, infine l’azienda committente assolve il suo obbligo rispetto alla legge. Si tratta di un passo in avanti e di un ulteriore aiuto per le persone con disabilità, ma non della soluzione del problema, che avverrà solo attraverso una riforma organica della legge 68 del 1999, lavoro che impegna da due anni i tavoli istituiti presso il ministero e che speriamo possa presto approdare ad un testo normativo”.

Caldo al lavoro, l’Umbria adotta le linee di indirizzo nazionali

Adottate dalla Giunta regionale le linee di indirizzo per la prevenzione e gestione del rischio dei lavoratori esposti a calore e radiazione solare approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome il 19 giugno 2025.     

Le nuove linee di indirizzo sono una sintesi dei vari documenti emanati dalle Regioni e Province Autonome e sostituiscono le “Indicazioni per la prevenzione e protezione dei rischi correlati alle condizioni climatiche di caldo estremo negli ambienti di lavoro” adottate con DGR n. 770/2024.

Il 13 giugno scorso la presidente della Regione Stefania Proietti aveva già emanato un’ordinanza che vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole durante le ore più calde della giornata.  

Il documento fornisce indicazioni pratiche per riconoscere i sintomi delle malattie da calore, come crampi, squilibri e colpo di calore, e indica come intervenire tempestivamente. Stabilisce l’obbligo per i datori di lavoro di valutare il rischio da calore e radiazione solare, anche mediante l’uso di indici come il WBGT (Welt Bulb Globe Temperature) e strumenti previsionali come il portale Worklimate. Prevede misure organizzative come la modifica degli orari di lavoro, pause in zone confortevoli, fornitura di acqua fresca e sorveglianza sanitaria per i lavoratori più vulnerabili. Include anche indicazioni specifiche per agricoltura, edilizia e logistica e prevede che, in caso di appalto, i documenti di sicurezza aziendali siano aggiornati per includere le misure contro i rischi legati al caldo e al sole. 

“La salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro rappresentano un diritto irrinunciabile e una responsabilità collettiva – dichiara la presidente Proietti -. In un contesto in cui il cambiamento climatico impone nuove sfide, abbiamo il dovere di garantire che nessuno sia esposto a rischi evitabili. Per questo, con senso di responsabilità e visione, la Giunta regionale ha adottato le nuove Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare, recependo il documento condiviso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome lo scorso 19 giugno”.

Le linee di indirizzo approvate sono scaricabili al seguente link: https://www.regioni.it/download/news/661622/

Incentivi all’occupazione domande dal 25 agosto: chi può presentarla

Cinque milioni di euro per migliorare l’accesso all’occupazione. A partire dal 25 agosto e fino al 31 dicembre le imprese potranno presentare domanda sulla base della delibera approvata dalla Giunta regionale dell’Umbria su proposta dell’assessore allo sviluppo economico Francesco De Rebotti.

“Con questa misura – ha dichiarato l’assessore Francesco De Rebotti – mettiamo a disposizione strumenti concreti per rafforzare l’occupazione stabile in Umbria, dando priorità a coloro che si trovano in condizione di svantaggio rispetto all’interazione con il mercato del lavoro. Il provvedimento assunto va sicuramente nel senso del sostegno alle imprese, ed è pensato per garantire maggiore equità ed opportunità di inserimento attraverso politiche attive efficaci e integrate. Il tutto interagendo con i territori e con i soggetti che operano quotidianamente per l’inclusione e la crescita sociale ed economica della nostra regione, dimensione, questa della concertazione, per noi imprescindibile”.

L’obiettivo dell’intervento è sostenere la creazione di nuova occupazione stabile attraverso l’incentivazione dell’assunzione da parte delle imprese umbre, in particolare per lavoratori e lavoratrici disoccupati, inoccupati, in condizione di fragilità o esclusione dal mercato del lavoro. La misura rientra nell’azione “Accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e inattivi”, che vede cofinanziamenti sia dal Fondo sociale europeo plus (FSE+) sia dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC).

Chi può fare domanda

Complessivamente le risorse destinate all’avviso pubblico ammontano a 5 milioni di euro, di cui 1 milione a valere sul PR Umbria FSE+ 2021–2027. Gli incentivi saranno concessi alle imprese che, tra il 1° agosto 2025 e il 31 dicembre 2025, effettueranno assunzioni a tempo indeterminato o che tra il 1° agosto e il 30 settembre effettueranno stabilizzazioni di rapporti di lavoro a termine, con particolare attenzione ai soggetti iscritti al programma GOL, alle persone con disabilità iscritte alle liste della legge 68/1999 e ai giovani laureati con meno di 35 anni.

Lavoratori disabili

Grande attenzione è stata dedicata alla piena partecipazione delle persone con disabilità: il 15% delle risorse FSE+ è infatti destinato a incentivi per le imprese che assumano lavoratori iscritti alle liste della legge 68/1999, così come il 15% delle risorse destinate alla stabilizzazione è riservato all’inserimento lavorativo a tempo indeterminato delle persone con disabilità. In particolare, per ogni assunzione a tempo indeterminato o la stabilizzazione di un soggetto appartenente a questa categoria, è previsto un contributo fino a 15.000 euro per ciascun lavoratore assunto oltre la quota di obbligo. Lo stesso ammontare è previsto per l’assunzione o la stabilizzazione a tempo indeterminato di giovani laureati per attività per il cui svolgimento è necessario il possesso di una laurea. “Una attenzione necessaria per dare un futuro stabile e trattenere i giovani laureati nella nostra regione” ha aggiunto l’assessore De Rebotti.

Si prevede il boom di turisti in Umbria, nel settore servono oltre 3.500 figure da assumere

Le previsioni di un boom turistico in Umbria nell’estate del 2025 spingono gli imprenditori del settore ad accelerare con le assunzioni. Sono 3.640 gli avviamenti al lavoro previsti sino ad agosto, +6,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, secondo i dati del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il 2024 ha già sfiorato il massimo storico delle presenze in Umbria, con oltre 7,3 milioni, e il 2025 potrebbe essere l’anno del sorpasso, con quota 8 milioni ormai nel mirino.

Il mese di giugno dà la scossa: +17% di assunzioni

Il segnale più forte arriva subito, già nel mese di giugno. Secondo Excelsior, le assunzioni previste nel settore turistico in Umbria passano da 1.120 a 1.310 in un anno, con un balzo del +17%. È come dire: il buongiorno si vede dal mattino, e qui la giornata si annuncia luminosa.

Spicca il dato della provincia di Terni, che sfoggia una crescita del +36,4%, passando da 220 a 300 avviamenti al lavoro previsti nel mese. Ma anche Perugia tiene il passo, con un solido +11% (da 910 a 1.010). Una dinamica simile si ritrova nel trimestre complessivo: a Terni il salto è del +23,8%, mentre a Perugia si registra comunque una crescita, ma molto più contenuta, del +2,5%.

Giubileo, spiritualità e visibilità mondiale

A trainare la stagione 2025 c’è una congiuntura eccezionale. Innanzitutto il Giubileo, che porta in Italia milioni di pellegrini e che trova in Umbria una delle sue mete privilegiate, grazie a luoghi iconici come Assisi, Norcia, Cascia e Terni, ma anche tanti borghi spirituali meno noti ma altrettanto carichi di fascino.

A questo si aggiunge un evento storico: l’ottavo centenario della morte di San Francesco, cuore del Giubileo francescano 2023–2026. Si celebrerà in tutto il mondo, ma sarà Assisi il centro simbolico e operativo di questo straordinario anniversario. Le ricadute sul turismo sono già evidenti, e le imprese si stanno organizzando per coglierle al meglio.

Una promozione che ha fatto scuola

L’Umbria non arriva impreparata. Negli ultimi anni, le campagne di promozione turistica hanno segnato un cambio di passo radicale. Hanno smesso di inseguire la “moda” per rivalutare un’identità profonda, autentica, distintiva. Il claim “non è di moda, è senza tempo”, adattissimo per l’Umbria, significa intercettare un turismo più consapevole, in cerca di esperienze significative.

Natura, silenzio, spiritualità, artigianato, enogastronomia, arte diffusa, cultura e altro ancora: sono questi gli asset che rendono l’Umbria unica. E lo dimostrano i dati: non solo più turisti, ma anche più lavoratori, più imprese, più opportunità. Una regione che riscopre sé stessa attraverso gli occhi di chi arriva da fuori.

Figure richieste, domanda più sofisticata

A cambiare non sono solo i numeri, ma anche i profili cercati. Gli imprenditori cercano figure sempre più qualificate, capaci non solo di garantire l’accoglienza, ma di rappresentare il valore esperienziale del soggiorno. Non basta più servire un piatto o rifare un letto: si cercano competenze linguistiche, digitali, relazionali, con attenzione alla gestione delle prenotazioni online, all’utilizzo dei social, al customer care.

Questo dimostra che il turismo umbro sta facendo un salto di qualità. E con esso, cresce la necessità di formazione mirata, percorsi professionalizzanti, orientamento al lavoro. Una filiera che unisce scuola, istituzioni e imprese, e che va rafforzata con visione di lungo periodo.

Il nodo reperibilità

Ma non è tutto rose e fiori. La difficoltà di reperimento resta elevata: in Umbria, il 56% delle figure richieste nel turismo è giudicato “difficile da trovare”, una percentuale stabile rispetto al 2024. A Terni, la situazione è addirittura peggiorata, con un balzo dal 50% al 56% di figure difficili da reperire, mentre Perugia segna una lieve riduzione (dal 57% al 56%).

Un campanello d’allarme che richiama l’urgenza di azioni sistemiche: l’offerta di lavoro c’è, ma la mancanza di profili adeguati può diventare un freno. Servono percorsi più flessibili, sinergie formative tra ITS, scuole professionali, Università e operatori del settore. Il turismo è pronto a dare lavoro: ora bisogna mettere le persone nella condizione di cogliere questa opportunità.

Mencaroni: il turismo è un’industria

Commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “Per troppi anni il turismo è stato trattato come un settore marginale, quasi un riempitivo dell’economia umbra. Oggi, finalmente, si prende atto di una realtà che noi sottolineiamo da tempo: il turismo è un’industria, a tutti gli effetti. Produce occupazione, anche qualificata, attira investimenti, valorizza le competenze locali e promuove l’immagine della nostra regione nel mondo. I dati Excelsior lo dicono chiaramente: la crescita degli avviamenti al lavoro nel comparto turistico non è episodica, ma strutturale. È la spia di una trasformazione profonda, che dobbiamo accompagnare con politiche mirate e strumenti adeguati. L’Umbria ha tutte le carte in regola per fare del turismo una leva strategica di sviluppo economico e sociale, integrata con cultura, ambiente, artigianato e agricoltura. E noi, come sistema camerale, siamo stati e saremo sempre in prima linea per sostenere questo percorso con determinazione e visione”.

Bene l’occupazione, ma le imprese faticano a trattenere laureati in Umbria

Nell’ultimo anno è cresciuto notevolmente in Umbria il numero degli occupati (+3,2%), pur in presenza di una crescita contenuta (+0,7% le stime della Banca d’Italia sull’indicatore trimestrale), in linea con l’andamento economico.

Il sistema economico umbro mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati che si formano nei due Atenei perugini, che (soprattutto per UniPg) hanno ritrovato una forte attrattività. Cosa che tra l’altro getta ombre sulla qualità (e la remuneratività) dei contratti in aumento.

La principale criticità del sistema produttivo – che nell’ultimo anno è stato ancora spinto dall’andamento positivo delle costruttivo – resta la bassa produttività, la peggiore tra le regioni italiane nel corso degli anni Duemila. Una debolezza dovuta ai limitati investimenti in ricerca e sviluppo.

Queste le criticità che emergono dal Rapporto annuale della Banca d’Italia. Che vede anche alcune luci, con il buon andamento dell’export, l’espansione del turismo e un certo incremento del potere di acquisto delle famiglie.

Le dinamiche dell’economia umbra in sintesi

Il Rapporto annuale della Banca d’Italia ha inoltre evidenziato altre situazioni di criticità, anche settoriali, insieme ad alcune luci. Nell’industria le vendite si sono ulteriormente ridotte, riflettendo l’andamento degli ordinativi interni; le esportazioni hanno però ripreso a espandersi. L’edilizia, seppur in rallentamento, ha continuato a fornire un contributo positivo.

Nel terziario la crescita è rimasta moderata nonostante l’ulteriore espansione del comparto turistico. Negli ultimi decenni sono sensibilmente cresciuti i servizi offerti dalle organizzazioni dell’economia sociale, che hanno assunto un ruolo di rilievo per l’economia regionale.

In questo contesto di luci e ombre, l’occupazione ha continuato a crescere in misura sostenuta; dopo molti anni l’aumento ha interessato anche i lavoratori autonomi; tasso di partecipazione ai massimi e disoccupazione su livelli storicamente bassi.

Il sistema economico regionale, tuttavia, mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati, nonostante il sistema universitario locale evidenzi una buona attitudine ad attrarre studenti da fuori regione.

Questa la sintesi del Rapporto sull’economia umbra della Banca d’Italia.

Imprese

Nel 2024 la produzione agricola regionale è tornata ad aumentare, grazie anche alle migliori condizioni climatiche. Nell’industria le vendite si sono ulteriormente ridotte, per il negativo andamento degli ordinativi interni; le esportazioni hanno invece ripreso a espandersi. La persistente debolezza della manifattura si è riflessa in un incremento delle richieste di Cassa integrazione.

Nonostante condizioni di finanziamento più favorevoli e livelli di disponibilità liquide e redditività storicamente elevati, la propensione delle imprese umbre a investire è rimasta bassa; vi hanno influito la crescente incertezza sull’evoluzione del quadro congiunturale e il limitato utilizzo della capacità produttiva.

L’edilizia ha continuato a fornire un contributo positivo, seppure in rallentamento, grazie anche a una struttura produttiva che negli anni più recenti si è irrobustita. Secondo le stime di Prometeia il valore aggiunto è cresciuto dello 0,5 per cento; gli effetti del ridimensionamento degli incentivi all’edilizia privata sono stati controbilanciati dall’accelerazione degli investimenti pubblici e degli interventi di ricostruzione post-sisma.

Nel terziario la crescita è rimasta moderata (0,7 per cento), nonostante l’ulteriore espansione delle presenze turistiche (6,4 per cento) che ha continuato a interessare tutti i comprensori. La dinamica si è confermata più vivace per il turismo straniero e per le strutture extralberghiere; per queste ultime i livelli raggiunti sono superiori di oltre un terzo rispetto a quelli registrati nel periodo pre-pandemico. Negli ultimi decenni sono aumentati in misura sensibile i servizi offerti dalle organizzazioni dell’economia sociale, che hanno assunto un ruolo di rilievo per l’economia regionale, più elevato rispetto alla media del Paese.

Mercato del lavoro

L’occupazione è cresciuta in misura sostenuta (3,2 per cento), dopo molti anni anche tra i lavoratori autonomi. Il tasso di partecipazione ha raggiunto un nuovo massimo (71,5 per cento); quello di disoccupazione è sceso a un livello storicamente basso (4,8 per cento), in particolare tra le persone in possesso di una laurea o di un titolo di studio post-laurea (2,5). Nonostante il sistema universitario locale evidenzi una buona attitudine ad attrarre studenti da fuori regione, il sistema economico umbro mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati. In prospettiva il livello e la composizione dell’occupazione saranno condizionati in misura significativa dalla diffusione dell’intelligenza artificiale;
l’esposizione del mercato del lavoro regionale a queste nuove tecnologie è elevata, seppure lievemente inferiore alla media italiana.

Famiglie

L’incremento del potere di acquisto delle famiglie, favorito dall’aumento delle retribuzioni e dalla decisa riduzione del tasso di inflazione, si è riflesso solo parzialmente sui consumi, cresciuti in misura moderata (0,5 per cento in termini reali). Gli acquisti di beni durevoli hanno evidenziato una dinamica più marcata grazie soprattutto all’espansione della spesa per l’acquisto di autoveicoli, sostenuta dall’ancora ampio ricorso al credito al consumo. Le compravendite di abitazioni e i mutui immobiliari sono rimasti su livelli stazionari, nonostante il calo dei tassi di interesse. Le famiglie hanno continuato ad allocare.

Credito

Nel 2024 il numero di sportelli bancari si è ulteriormente ridotto. La contrazione del credito all’economia regionale si è attenuata (-1,2 per cento); il calo ha continuato a interessare il settore produttivo e ha riflesso le minori esigenze di finanziamento di investimenti e capitale circolante. Le condizioni di offerta sono rimaste orientate alla cautela. La qualità del credito è peggiorata, soprattutto per le imprese della manifattura, pur confermandosi su livelli storicamente buoni: il tasso di deterioramento si è attestato all’1,6 per cento.

Finanza pubblica decentrata

La spesa corrente degli enti territoriali umbri è ulteriormente aumentata (5,6 per cento), soprattutto in relazione alla dinamica dei costi del personale che ha registrato un incremento dell’8,7 per cento. La componente sanitaria ha ripreso a crescere (4,9 per cento), più che nel resto del Paese; la mobilità
dei pazienti da e verso l’Umbria, negativa a partire dal 2019, ha mostrato un progressivo peggioramento soprattutto per il calo dei flussi in entrata.
L’ammontare degli investimenti ha continuato a espandersi con vigore (40,2 per cento), arrivando a superare dopo lungo tempo il dato italiano pro capite. Vi ha contribuito soprattutto la realizzazione delle opere pubbliche collegate al PNRR. Alla fine dello scorso anno erano state aggiudicate gare per oltre il 90 per cento dell’ammontare complessivamente bandito, per la maggior parte delle quali erano stati
avviati i lavori.

Crescita, produttività e innovazione

Nel corso degli anni duemila in Umbria l’attività economica ha evidenziato un andamento negativo, peggiore rispetto al resto del Paese. Il divario è andato ampliandosi a causa di crisi più intense e di fasi di ripresa meno vivaci. Sulla dinamica dell’economia umbra ha inciso principalmente la diminuzione della produttività (-6,7 per cento), la più marcata tra le regioni italiane che in media hanno registrato un incremento del 4,0 per cento. Vi ha concorso anche la scarsa capacità innovativa del settore produttivo, attestata da livelli di spesa in ricerca e sviluppo, domande di brevetto e grado di digitalizzazione assai contenuti nel confronto italiano ed europeo.

Università, il rettore eletto Marianelli: “Con l’AI meno specialisti e più pensiero critico”

In un mondo sempre più segnato dall’intelligenza artificiale “serviranno sempre meno competenze specialistiche e più persone in grado di dirigere processi”. Il magnifico rettore eletto dell’Università degli Studi di Perugia (il passaggio di consegne con il prof Maurizio Oliviero avverrà il 3 novembre) nella sua prima conferenza stampa dopo le elezioni, ha parlato anche del rapporto tra Università e imprese.

Un maggior legame, ha ricordato, con il territorio, ma anche al di fuori di esso, vista ormai la grande disponibilità a spostarsi per motivi di lavoro.

Ha parlato degli esempi positivi di corsi che risultano molto attrattivi “le vere esigenze di formazione”. Invitando in questo senso a non aver paura di aprire anche ad alternative nell’offerta formativa.

Chiarendo però: “La nostra Università è pubblica. Non deve essere una fucina di lavoro, ma uno spazio in cui si crea pensiero critico”. Quel pensiero critico che, appunto, sarà sempre più richiesto nell’assumere decisioni di fronte a processi che invece, operativamente, saranno sempre più affidati all’intelligenza artificiale e all’automazione.

Innovazione senza rinunciare all’identità dell’Ateneo perugino è la missione principale indicata da Marianelli per i prossimi sei anni. Un’identità che si fonda sulle due peculiarità dello Studium perugino: accoglienza e attenzione all’ambiente.

Valori ai quali l’Università di Perugia, nei sei anni con Marianelli rettore, non rinuncerà, pur con le istanze innovatrici che, è l’auspicio e l’invito espresso, arriveranno dai dipartimenti. Per dare nuova linfa, pur mantenendo ferme le sue radici, che affondano in una lunga storia e tradizione: nel 2028 l’Università festeggerà i 720 anni di vita.

Caldo rovente, l’ordinanza per il lavoro in agricoltura e nei cantieri all’aperto

Caldo rovente, la Regione emana l’ordinanza per prevenire i malori, sentite le parti sindacali e datoriali.

L’ordinanza contiene misure “di prevenzione per l’attività lavorativa nel settore agricolo e florovivaistico, nonché nei cantieri edili all’aperto, in condizioni di esposizione prolungata al sole”.

Questi i provvedimenti:

  • È vietato il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12:30 alle ore 16:00, con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2025, sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo e florovivaistico, nonché nei cantieri edili all’aperto, in condizioni di esposizione prolungata al sole, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica- alta/ riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” ore 12:00, segnali un livello di rischio “Alto”
  • Il divieto di cui al punto precedente non trova applicazione per le Pubbliche Amministrazioni, per i concessionari di pubblico servizio, per i loro appaltatori, quando trattasi di interventi di pubblica utilità, di protezione civile o di salvaguardia della pubblica incolumità, fatta salva in ogni caso l’adozione di idonee misure organizzative ed operative che riconducano il rischio di esposizione dei lavoratori alle alte temperature ad un livello accettabile secondo la valutazione del rischio condotta dal datore di lavoro, come previsto dal decreto legislativo n. 81/2008 e s.m.i.
  • Restano salvi eventuali provvedimenti sindacali limitati all’ambito territoriale di riferimento
  • La mancata osservanza degli obblighi di cui alla presente ordinanza comporterà le conseguenze sanzionatorie come per legge (art. 650 c.p. se il fatto non costituisce più grave reato)
  • La presente ordinanza, per gli adempimenti di competenza e per garantire la più ampia diffusione sull’intero territorio regionale, viene trasmessa ai Prefetti della Provincia di Perugia e della Provincia di Terni, ai residenti delle Province di Perugia e di Terni, al Presidente di Anci Umbria, ai sindaci dell’Umbria, alle Aziende sanitarie locali della Regione Umbria, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro e alle associazioni nazionali di categoria.

Un provvedimento che è stato accolto con favore dai sindacati, che sollecitano controlli per il rispetto di quanto prescritto nell’ordinanza.