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Ricostruzione e Superbonus rafforzato, l’allarme di ANCE

I proprietari di immobili situati nelle regioni del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 hanno l’opportunità di usufruire dei benefici del Superbonus rafforzato qualora rinuncino al contributo per la ricostruzione. Una opzione che ha consentito di accelerare la ricostruzione privata, aumentando anche la qualità degli interventi.

Attraverso una procedura, normata e di prassi consolidata dal 2021, che ora l’Agenzia delle Entrate ha messo in discussione, attraverso una recente interpretazione restrittiva. Che rischia di bloccare molti cantieri e di creare incertezza per le imprese e per i proprietari degli immobili.

ANCE Perugia, attraverso il presidente Giacomo Calzoni, esprime forti preoccupazioni circa gli effetti che avrà sui lavori nelle aree del post-sisma 2016 l’interpretazione contenuta nella risoluzione n. 66/E emessa il 13 novembre scorso dall’Agenzia delle Entrate, relativamente appunto al riconoscimento dei benefici del Superbonus rafforzato per chi rinuncia al contributo per la ricostruzione.

A poche settimane dalla scadenza di fine anno, infatti, l’Agenzia delle Entrate richiede che, per attestare la rinuncia al sostegno per la ricostruzione, occorra che il professionista abbia preventivamente presentato la domanda di contributo e che questa sia stata formalmente accolta. Facendo venir meno la consuetudine sino a questo momento applicata e che ha consentito di snellire considerevolmente le procedure, ovvero quella secondo la quale la rinuncia al contributo rappresenta il solo elemento formale richiesto per optare per il raddoppio dei massimali del Superbonus.

Una consuetudine che si fondava, del resto, su quanto indicato dalla stessa Agenzia delle Entrate già dal 2021 con l’emanazione della Guida “Ricostruzione post-sisma Italia centrale e Superbonus 110%”, redatta congiuntamente alla Struttura del commissario alla ricostruzione.

Ora arriva un irrigidimento che di fatto, visti i tempi ristrettissimi, blocca molti cantieri e crea incertezza sulla prosecuzione di quelli avviati. Ma crea anche importanti difficoltà per quei soggetti che, proprio facendo affidamento sugli indirizzi amministrativi emanati in materia sin dal 2021, hanno già fruito del Superbonus rafforzato e magari ora intendono cedere a terzi i crediti fiscali maturati.

“Costringere il proprietario ad ottenere un riscontro formale da parte degli Uffici Speciali per la Ricostruzione riguardo la spettanza del diritto al contributo per la ricostruzione per poi rinunciarvi, su edifici che hanno subito un danno sismico attestato dalla scheda AeDES e che quindi hanno evidentemente diritto al contributo stesso – spiega il presidente di ANCE Perugia, Giacomo Calzoni – oltre a rappresentare un inutile passaggio burocratico in un contesto già complicato, grava gli uffici della Struttura commissariale, appesantisce il lavoro dei professionisti e blocca di fatti i cantieri per i quali il proprietario ha deciso di attivare l’opzione del Superbonus rafforzato. E questo crea incertezza per le imprese e per i proprietari, bloccandone gli interventi”.

“Soprattutto – chiarisce il presidente Calzoni – non si comprende come l’esclusione di una prassi ormai consolidata possa avvenire a poche settimane dal termine del 31 dicembre 2025 entro il quale si devono rendicontare le spese sostenute e agevolate con il Superbonus rafforzato. Misura, ricordiamo, che era stata pensata dal legislatore anche con l’obiettivo di accelerare la ricostruzione stessa”.

“Da quanto ci risulta – prosegue il presidente di ANCE Perugia – anche il commissario Castelli ha manifestato forti preoccupazioni per tale interpretazione restrittiva, che contrasta con il quadro regolatorio e interpretativo della ricostruzione”.

“Ancora una volta – conclude il presidente Calzoni – il lavoro delle imprese e le esigenze dei cittadini proprietari vengono subordinati a logiche burocratiche che portano inspiegabilmente a cambiare le procedure. Situazione ancora più grave in questo caso, perché ormai a ridosso della scadenza dell’importante beneficio fiscale. Facciamo pertanto appello al Governo nazionale – ma anche a quello dell’Umbria e delle altre Regioni del Centro Italia interessate affinché si impegnino per il superamento di questa criticità – perché venga confermata definitivamente la possibilità di fruire dell’incentivo rafforzato in presenza della sola rinuncia formale al contributo pubblico, nel rispetto di tutte le altre condizioni previste dalla legge. O, comunque, vengano individuate immediatamente soluzioni che consentano di superare l’attuale situazione di impasse. In caso contrario si avrebbero gravissime conseguenze sulla ricostruzione, a danno dei proprietari degli immobili e delle imprese che stanno lavorando nelle zone del sisma 2016”.

La salute che vogliamo, le proposte Cosp per il Piano sanitario dell’Umbria

La salute che vogliamo, le proposte del Cosp per il nuovo Piano sanitario dell’Umbria. Un progetto sostenuto anche da Intermedia Edizioni

Il contributo di un comitato cittadino per rendere la salute davvero un diritto a disposizione di ogni cittadino secondo i dettami della Costituzione. Una programmazione regionale che deve tener conto delle istanze provenienti dal basso.

Il Comitato orvietano per la salute pubblica ha elaborato una serie di proposte da sottoporre all’assemblea regionale in vista del nuovo piano socio sanitario, sintetizzate nella pubblicazione “La salute che vogliamo“. 

Si tratta di un lavoro prolungato che scaturisce al termine di una serie di confronti con specialisti, semplici cittadini, medici, manager della sanità. Il documento indica obiettivi generali, ma individua e suggerisce anche delle prospettive per il futuro dell’ospedale di Orvieto. Tra queste, la trasformazione del “Santa Maria della Stella” in un centro “spoke” per la cardiologia per un migliore e tempestivo trattamento delle patologie cardiache, il ripristino del reparto di urologia, l’ampliamento del reparto di pronto soccorso con un unico primariato insieme alla medicina d’urgenza.

L’iniziativa di Cosp è sostenuta anche dalla casa editrice Intermedia Edizioni, impegnata nella divulgazione del documento. “Nel sito della casa editrice è possibile scaricare gratuitamente il documento (all’indirizzo: https://www.intermediaedizioni.it/inchieste/la-salute-che-vogliamo/), una versione stampata del quale è disponibile e pronta per essere ritirata da chi lo desidera, sempre in versione gratuita, anche alla libreria Giunti – afferma Claudio Lattanzi, titolare di Intermedia Edizioni – il progetto di Cosp rappresenta un’importante dimostrazione di spirito civico e di dedizione verso la comunità a cui guardare con gratitudine. I cittadini devono tornare ad essere i protagonisti della vita pubblica in varie forme. Chi decide di mettere volontariamente a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie energie offre un esempio del significato più autentico e nobile del civismo“.

https://www.intermediaedizioni.it/inchieste/la-salute-che-vogliamo

Terni industriale, ma con scarsa reddititività

Terni è una città che produce (il peso manifatturiero è doppio rispetto a Perugia, 47% contro 23,9). Il commercio è efficiente, le costruzioni mostrano forza, il capitale professionale è rilevante. Tuttavia i margini troppo bassi del manifatturiero limitano la capacità complessiva di investire, innovare, crescere.

L’Ebitda industriale (la percentuale di ricavi che resta all’impresa una volta sostenuti i costi intermedi e quelli del personale) è molto più basso: 4,6% a Terni, contro il 12,5% di Perugia. Terni resta sotto la media regionale, nazionale e del Centro. Costruzioni brillano (13,1%), commercio stabile, turismo debole. La sfida: trattenere più valore per investire, innovare, competere.

Ma è il livello generale di redditività ad essere carente. Terni sotto la media umbra, dell’Italia e – anche se di poco – di Perugia. Nel comune di Terni l’Ebitda margin medio 2024 delle società di capitale è 6,1%. Un valore che segnala un sistema imprenditoriale attivo, ma con margini ridotti per investimenti e sviluppo. Il dato è inferiore alla media umbra (8,3%), a quella nazionale (9,3%) e alla media del Centro (9,5%). Perugia è al 6,5%, poco sopra Terni, ma con una struttura settoriale più equilibrata. Terni invece è concentrata su un motore dominante, che tuttavia rende poco: l’industria.

La cifra assume più significato se vista nel contesto. Sopra il 10% un’impresa viene considerata solida e attraente per investitori e finanziatori, capace di generare cassa e valore. Terni è lontana da quella soglia. Questo non significa fragilità immediata, ma una minore capacità di programmare, innovare, sostenere crescita e investimenti nel medio periodo. È la differenza tra produrre ricchezza e trattenerla.

Il monitoraggio della Camera di commercio dell’Umbria

Il monitoraggio della Camera di Commercio dell’Umbria si basa sui bilanci depositati annualmente dalle società di capitale. Non comprende ditte individuali e società di persone, ma questo non riduce la capacità interpretativa: le società di capitale rappresentano oltre il 65% del fatturato italiano e il 58% del valore aggiunto nazionale. Sono quindi lo specchio più fedele della tenuta economica reale, della resistenza ai cicli, della capacità di investimento.

L’industria

Il cuore del sistema di Terni è l’industria manifatturiera, che genera il 47% del valore aggiunto complessivo della città. Un peso enorme rispetto a Perugia (23,9%). Ma il rendimento non è in linea con la sua importanza: l’Ebitda margin industriale è 4,6% nel 2024, mentre a Perugia arriva al 12,5%.
La traiettoria storica conferma una criticità strutturale: 3,7% nel 2018, 4,1% nel 2021, 2,7% nel 2022, 5,3% nel 2023. Numeri che oscillano ma restano sempre bassi, segno di una marginalità compressa. Qui si concentra la fragilità ma anche la più grande opportunità di miglioramento. Un aumento anche solo di due-tre punti avrebbe un impatto moltiplicativo sull’intero sistema territoriale.

Commercio e costruzioni

Il commercio, che pesa per il 12,9% dell’economia (contro il 32,3% perugino), registra un EBITDA 3,8% nel 2024 e aveva superato Perugia nel 2023 (4,2% contro 3,4%). La redditività è moderata ma costante, segnale di un comparto che tiene, reagisce e rimane competitivo.
Nelle costruzioni Terni eccelle: 13,1% contro 7,5%, segnale di vitalità e buona capacità di trasformare fatturato in margine.

Alloggio e ristorazione

Il confronto si ribalta nel comparto turistico: l’alloggio e ristorazione a Terni mostra un EBITDA 4,6%, mentre Perugia raggiunge il 9,9%. Dietro c’è la diversa attrattività turistica dei due territori, ma anche un importante margine di crescita potenziale.
Al contrario, le attività scientifiche e tecniche rappresentano per Terni un asset strategico: pesano 12,8% del valore aggiunto, il doppio rispetto a Perugia (7,4%), con redditività elevata (16,3% Terni – 17% Perugia). Un segnale forte: Terni dispone di capitale umano qualificato, consulenza tecnologica, progettazione, ingegneria. Questo segmento potrebbe diventare la leva della trasformazione industriale e il ponte tra manifattura tradizionale e industria ad alto contenuto di innovazione.

Mencaroni: impegnati nel sostenere questa transizione

Commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati mostrano un sistema ternano produttivo ma con margini ancora troppo bassi rispetto all’Umbria, al resto del Paese e anche a Perugia. Questo ci conferma che occorre rafforzare la capacità delle imprese di generare valore, perché solo così si costruisce crescita duratura. La Camera di Commercio dell’Umbria è impegnata a sostenere questa transizione, promuovendo percorsi di digitalizzazione, innovazione tecnologica e transizione ecologica, oggi decisivi per aumentare competitività e redditività. Stiamo investendo con decisione anche nella formazione delle competenze, affinché le imprese possano accedere a nuove tecnologie e nuovi modelli organizzativi. Allo stesso tempo crediamo nei giovani: li accompagniamo verso l’imprenditorialità e li aiutiamo a inserirsi nel mondo del lavoro, perché senza capitale umano preparato non c’è sviluppo. Terni può fare il salto, e la Camera è al suo fianco per trasformare potenzialità in risultati.”.

Ospedale di Perugia, nuovo regolamento per l’attività libero professionale intramuraria (ALPI)

L’Azienda Ospedaliera di Perugia sta procedendo all’adozione di un nuovo regolamento per l’Attività Libero Professionale Intramuraria (ALPI), in piena attuazione della deliberazione della Giunta Regionale n° 378/2025, che ha definito le linee di indirizzo regionali per l’espletamento di tale attività.

“Il nuovo Regolamento si pone l’obiettivo di raggiungere un progressivo allineamento dei tempi medi di erogazione delle prestazioni rese in ambito istituzionale con quelli delle prestazioni erogate in regime di ALPI – sottolinea Antonio D’Urso, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia -. Questo risultato sarà perseguito attraverso la definizione, per ciascuna struttura aziendale, dei volumi di attività istituzionale in rapporto a quelli relativi all’attività libero-professionale”.

L’Azienda Ospedaliera di Perugia, inoltre, in quanto azienda convenzionata con l’università e DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di secondo livello eroga prestazioni di altissima specialità, e quindi preposta prioritariamente all’erogazione di prestazioni di II livello in tutte le aree specialistiche anche in ambito ostetrico. In seguito al riordino della rete dei punti nascita, tali strutture di Ostetricia e Ginecologia accolgono pazienti con gravidanze a rischio e altre patologie ginecologiche e ostetriche complesse, garantendo al contempo le prestazioni in accesso diretto per le urgenze ostetrico-ginecologiche.

“Sul fronte dell’aumento dell’offerta di prestazioni specialistiche ambulatoriale, avviato dal mese di settembre scorso, – continua D’Urso – i dati testimoniano un trend positivo: nei mesi di settembre e ottobre si è rilevato un aumento medio della produzione pari al 3,6%, che porta a un incremento complessivo del 2,6% nel periodo gennaio-ottobre 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024”.

Ponte dell’Immacolata, oltre 180 turisti ad Orvieto grazie ai cammini di Larth e del miracolo del Corpus domini

Oltre 180 credenziali ritirate da parte di turisti provenienti da varie regioni italiane che percorreranno i cammini di trekking orvietani nel fine settimana dell’Immacolata. Un numero che, come sempre accade nel caso delle credenziali, è inferiore a quello reale perché non tutti i camminatori le ritirano. Nonostante il tempo non ottimale, l’imminente week end si annuncia dunque propizio per i territori toccati dal cammino dell’intrepido Larth e dal cammino del miracolo del Corpus domini che sono ormai diventati strumenti importanti per attrarre visitatori anche in un periodo storicamente di bassa stagione come il mese di novembre e quasi tutto quello di dicembre.

L’obiettivo di destagionalizzare il turismo orvietano lo si sta raggiungendo, ma ora sta per partire un’ambiziosa iniziativa che interesserà la promozione di un territorio molto vasto e che sarà sostenuta da nuoviee importante offerte turistiche da offrire al mercato nazionale ed estero – anticipano i promotori dei cammini – si tratta di un’operazione di marketing territoriale di ampio respiro che metterà al centro dell’azione decine di aziende turistiche e tanti imprenditori, impegnati ogni giorno a dare lustro ad Orvieto e ai tanti borghi che formano la sua vasta area di riferimento“.

Il nuovo progetto sarà presentato entro il mese di dicembre.

https://camminodilarth.it/
https://www.ilcamminodelmiracolo.it/

Ecco perché i lavoratori dell’Opera del Duomo hanno manifestato

Prosegue la mobilitazione dei lavoratori delle Fabbricerie, in particolare di quelli dell’Opera del Duomo di Orvieto, che hanno organizzato un flash mob proprio davanti al Duomo, per sottolineare l’urgenza della riapertura del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro e il conseguente adeguamento degli stipendi.

A quasi due anni dalla scadenza del contratto nazionale di lavoro 2021-2023, infatti, erano seguiti mesi e mesi di trattativa e una procedura di conciliazione conclusasi con il mancato accordo a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale a compiere i necessari passi avanti.

“Dopo due anni di trattativa gli enti aderenti a Fabbricerie – si legge nei volantini che i manifestanti hanno esposto questa mattina durante il flash mob –, i responsabili dei monumenti che voi visitate non sono disponibili a riconoscere ai loro lavoratori e alle loro lavoratrici un aumento degli stipendi adeguato all’alta inflazione registrata in questi anni. Tutto è aumentato. Gli affitti, i beni alimentari, le bollette e i ricavi delle Fabbricerie. Solo i nostri stipendi non possono aumentare? Mentre noi continuiamo a prenderci cura dei monumenti e a tenerli aperti gli enti chiudono la trattativa. Riaprite la trattativa e dateci presto un giusto contratto”.

“Dopo la proposta dell’aumento del 5,2 per cento, a cui si è aggiunta l’ulteriore proposta di un rilancio dell’1,2 per cento da parte dei rappresentanti dei datori di lavoro delle Opere, riteniamo insufficiente tale proposta per procedere alla sottoscrizione del Contratto Nazionale – ha affermato Andrea Pitoni, segretario generale di Fp Cgil Terni –. L’Associazione nazionale delle fabbricerie deve tornare al tavolo con una proposta economica rispondente alle aspettative di chi, ogni giorno, garantisce l’accesso e la tutela di opere che rappresentano un patrimonio dell’umanità. La proposta di incremento del 6,4% non è sufficiente: non tutela il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e non risponde alle richieste contenute nella piattaforma unitaria, sostenute in tutte le assemblee svolte a ottobre”. “Questo contratto – conclude il segretario ternano della Fp Cgil – deve recuperare anche parte dello scostamento registrato nel triennio precedente, come previsto dalla clausola contrattuale. Basta con risposte elusive e insufficienti: servono aumenti tabellari adeguati per tutelare realmente i salari e dare risposte concrete a chi lavora ogni giorno nelle fabbricerie”.

Per la rissa sfiorata in Consiglio Bandecchi rinviato a giudizio

Oltraggio, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. Sono i reati di cui dovrà rispondere il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, rinviato a giudizio dal gup Chiara Mastracchio, che ha accolte le richieste della Procura ternana che ha indagato sulla tumultuosa seduta consiliare comunale del 28 agosto 2023.

In quella seduta, a seguito di un diverbio avuto dal sindaco in particolare con i consiglieri di centrodestra Orlando Masselli e Marco Cecconi, la cui posizione era stata però già in precedenza archiviata, si sfiorò addirittura la rissa, con la polizia locale costretta ad intervenire prima della sospensione della seduta.

Stefano Bandecchi dovrà comparire in aula nella prima udienza il prossimo 22 gennaio.

Dati Inps sulle pensioni nel Ternano, l’appello di Anap Confartigianato alla Regione

L’ANAP – Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato – Gruppo Territoriale di Terni – esprime profonda preoccupazione per i dati contenuti nel rendiconto INPS 2024 sull’economia della provincia di Terni e, in particolare, sugli importi medi mensili delle pensioni, risultati significativamente inferiori sia alla media regionale che a quella nazionale.

Il presidente del Gruppo Territoriale ANAP di Terni, Luciano Vittori, evidenzia come dal report emerga un quadro allarmante: l’importo medio delle pensioni nella provincia di Terni si attesta a 894 euro, un valore ben al di sotto della media regionale umbra (1.241 euro) e ancora più distante da quella nazionale, che secondo i dati INPS raggiunge i 1.415 euro.

“Un importo medio mensile di circa 894 euro – sottolinea Vittori – implica che molte pensioni siano prossime o addirittura inferiori alla soglia di povertà, soprattutto per chi vive da solo o in nuclei familiari con risorse limitate. In un contesto di inflazione crescente, aumento dei costi della vita e carenza di servizi territoriali, questo rischio di impoverimento diventa ancora più grave, compromettendo dignità economica e benessere delle persone anziane”.

L’ANAP sottolinea come tale situazione contribuisca a un aumento della domanda di sostegno sociale, di misure di welfare e di politiche di supporto, aggravando ulteriormente la pressione sui servizi pubblici locali.

Alla luce di questi dati, l’Associazione rivolge un appello alla Regione Umbria, proprio nei giorni in cui si discute il DEFR 2025–2028, affinché vengano previste misure di integrazione sociale e interventi di contrasto alla povertà rivolti ai pensionati più deboli, in particolare nei territori come quello ternano, caratterizzati da pensioni medie molto più basse della media nazionale.

“Occorre riportare risorse nelle tasche dei cittadini – conclude Vittori – e in modo particolare dei pensionati, che rappresentano una componente fondamentale della nostra comunità e che oggi più che mai necessitano di politiche mirate e di un sostegno concreto”.

Orvieto, la politica che rimane immobile rischia di favorire la demonizzazione del turismo

La due-giorni di incontri e dibattiti organizzata dalla meritoria associazione “Abitare Orvieto” insieme a Sarah Gainsforth e Ivan Ryliov ha acceso un faro sul fenomeno che sta stravolgendo e cambiando il volto alla vita sociale anche di questa città a causa della forte contrazione degli spazi abitativi per locazioni lunghe, ormai cannibalizzati da quelli adibiti ad uso turistico. Un fenomeno fuori controllo che sta facendo mutare la percezione pubblica rispetto all’economia turistica, con l’affermarsi di una nuova mentalità apertamente ostile al turismo. 

La totale passività con la quale la politica assiste inerme a questi cambiamenti rischia di favorire questa posizione che è comprensibile, seppure paradossale.

La premessa è che Orvieto non può e non deve vivere solo di turismo perché non è Rimini con i suoi 16 chilometri di spiagge, ma neanche Bolsena che ha 3700 abitanti. Il libro di Gainsforth “L’Italia senza casa” cita gli esempi di alcune capitali europee ed alcune città italiane, tra cui Venezia, in cui si stanno sperimentando varie forme di regolazione e limitazioni nei confronti degli affitti turistici. Stiamo vivendo un periodo di cambiamenti velocissimi e la crescente avversione verso il turismo rappresenta un movimento da comprendere e cercare di gestire con politiche efficaci prima che si trasformi in una forma di radicalismo alimentato da molte pulsioni tra cui il risentimento verso il ceto dei “proprietari”. Una versione aggiornata di classismo prodotto da quelle difficoltà e tensioni, finora mai sperimentate, che è in grado di produrre una città in cui non ci sono case per gli  abitanti o aspiranti tali.

Questa lettura del fenomeno “B&B” è però corretta solo in parte. Se è vero che vengono favoriti i proprietari, è anche vero che qui, a differenza delle grandi città, non esistono multinazionali proprietari degli immobili e che quella dell’affittacamere è un’attività che rappresenta una integrazione del reddito per molte persone che hanno un lavoro precario o che non ce l’hanno affatto. Si tratta di un aspetto che ha molto a che fare anche con il sostegno all’occupazione femminile. Rischiamo invece di scivolare anche verso la criminalizzazione dei riconoscimenti di Patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Come se fosse una cosa facile da ottenere (senza parlare del fatto che ci metterebbe per sempre al riparo dall’installazione delle pale eoliche).

IL VILLAGGIO TURISTICO STA DIVORANDO LA COMUNITA’

Negli ultimi anni il villaggio turistico ha cominciato a divorare la comunità come Crono che divora i propri figli. La soluzione non è ridimensionare il villaggio turistico, ma investire con una intensità straordinaria sulla comunità, partendo dal mercato immobiliare e dalle politiche sociali che nella politica locale producono ancora lo stesso effetto di una bestemmia pronunciata in faccia al sacerdote al momento dell’eucarestia come dimostra l’incredibile vicenda dei sei milioni di euro destinati all’edilizia pubblica di Orvieto e rimandati indietro all’ex assessore regionale Enrico Melasecche.

L’idea liberista che si debba lasciar fare al mercato, che lo stato o un ente pubblico non debba interferire con le leggi dell’economia è un’idea sbagliata e pericolosa. Bisogna fare esattamente il contrario.  Orvieto non ha bisogno di meno turismo, ma di molto più turismo e di migliore qualità. Serve però una spinta straordinaria verso l’edilizia pubblica e concordata, valorizzando un patrimonio immobiliare pubblico che pure esiste e non è affatto modesto.

La politica deve cambiare radicalmente, non solo il centrodestra. Se qualcuno ricorda i Qsv, i Quadri strategici di valorizzazione dei centri storici cari alla sinistra, ricorderà anche come l’idea di trasformare Orvieto in una Disneyland, modello Assisi in miniatura, venne partorita proprio in quel contesto, seppur in un momento storico in cui la fagocitazione turistica delle città era appena agli albori.

“UMBRE Best Experience 2025”: premiate le migliori esperienze turistiche

Premiati i vincitori diUMBRE Best Experience 2025”, iniziativa promossa dalla rete al femminile con vocazione turistica “UMBRE” (United Marketing for Business and Regional Experience) e destinata alle migliori e più innovative esperienze turistiche realizzate sul territorio.

I riconoscimenti ai vincitori delle quattro categorie del Premio, che quest’anno ha visto la collaborazione con Intesa Sanpaolo e World4All,startup che sviluppa tecnologie e servizi per l’accessibilità con l’obiettivo di rendere gli spazi pubblici e privati più inclusivi, sono stati assegnati durante l’evento organizzato al Teatro degli Illuminati di Città di Castello.

Il Premio, alla sua terza edizione, nasce con l’obiettivo di celebrare l’impegno e la capacità del settore turistico regionale di rendere la vacanza in Umbria un’esperienza unica e di valore.

Numerose le candidature presentate attraverso video descrittivi delle esperienze turistiche proposte.

I VINCITORI

Per la categoria heritage (arte, cultura, patrimonio storico e artigianato), il Premio è stato attribuito alla Fondazione Progetti Beverly Pepper con l’esperienza “I Love Contemporary Art”, un trekking urbano itinerante a Todi di Arte Contemporanea.

Ad aggiudicarsi il Premio nella categoria food & wine (valorizzazione dei prodotti enogastronomici locali) è l’Associazione Strada dell’Olio Extra Vergine di Oliva dop Umbria con “Frantoi Aperti in Umbria”, la manifestazione che celebra l’olio extra vergine di oliva con degustazioni ed esperienze in frantoio, oltre ad attività culturali e naturalistiche.

Per la categoria emotion (wellness, wedding, eventi, family, esperienze sensoriali) il Premio è stato assegnato all’Associazione Culturale di Promozione Sociale Aurora con il Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri “Le Professioni del Cinema”, manifestazione cinematografica che intende far conoscere al pubblico i professionisti del “dietro le quinte” del cinema portando il Festival nelle città e nei borghi dell’Umbria.

Per la categoria nature (sostenibilità, paesaggi, sport, outdoor, biodiversità, animali) il Premio è stato attribuito all’Associazione culturale VisualCam con “La Spesa nell’Orto”,progetto finalizzato alla promozione e divulgazione di uno stile di vita incentrato sul concetto di cura e di sostenibilità ambientale e alimentare.

È stata invece l’Asd La Lacciara con “L’Accademia della Briglia”,realtà che ha come obiettivo la valorizzazione della cultura equestre e la sua connessione con il territorio, ad aggiudicarsi la menzione speciale di Intesa Sanpaolo, partner dell’iniziativa. Il riconoscimento, istituito per premiare il potenziale nella valorizzazione e promozione delle migliori esperienze turistiche nella regione, è stato consegnato da Francesco Giusquiani.

Tra le novità dell’edizione 2025 anche la sinergia con il Lazio, che ha portato alla consegna di un Premio speciale a Vox Spa con “In viaggio tra i sapori con l’AI”,selezionata trale migliori esperienze turistiche laziali.  

Assegnato anche il premio Best Content Creator a Jessica Mammoli, creatrice del blog “Parto dall’Umbria”.

I vincitori avranno accesso ad un’analisi completa dei fabbisogni economico-finanziari da parte degli specialisti di Intesa Sanpaolo e ad una analisi strategica sul proprio posizionamento di marketing e comunicazione.

Alla cerimonia di premiazione, aperta dalle imprenditrici della rete “UMBRE” Federica Angelantoni, Ilaria Baccarelli, Ilaria Caporali, Cristina Colaiacovo e Michela Sciurpa, sono intervenuti la Presidente della Regione Umbria Stefania Proietti,ilSindaco di Città di Castello Luca Secondi e l’Assessore comunale al Turismo Letizia Guerri, il Direttore Affari della Presidenza, Turismo, Cinema, Audiovisivo e Sport della Regione Lazio Paolo Giuntarelli, il fondatore di World4All Marco Bottardi insieme al CEO e co-founder Marvin Milanese,e Valentina Tomirotti, Presidente dell’associazione di turismo accessibile “Pepitosa in Carrozza” e Presidente della Commissione selezionatrice del Premio che ha visto in qualità di giurati anche Jacopo Cossater, giornalista specializzato nel racconto del vino, Veruska Picchiarelli, Funzionaria Storica dell’Arte e curatrice delle collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, Aimone Romizi, musicista e cantante, e Nicoletta Sarti, travel designer Tailors Travel Gruppo Gattinoni.  

Ospiti d’eccezione Ferdinando “Fefè” De Giorgi, Commissario Tecnico della Nazionale di pallavolo maschile che ha recentemente vinto i Mondiali di pallavolo 2025, e Giuliano Bergamaschi, docente e pedagogista della Nazionale di pallavolo maschile.

A moderare l’evento, che ha visto anche la partecipazione del Maestro Maurizio Mastrini al pianoforte, è stato Giovanni Giorgetti, Ceo & Founder di ESG89.

“Siamo davvero soddisfatte – affermano le imprenditrici della rete UMBRE – dell’ampia adesione che anche questa edizione del Premio è riuscita a raccogliere. Un risultato che conferma la vivacità di un settore impegnato nel proporre esperienze originali e coinvolgenti, capaci di favorire una conoscenza autentica e diffusa dei territori e delle loro radici. Desideriamo ringraziare tutte le realtà che hanno scelto di partecipare, condividendo le esperienze turistiche realizzate, ognuna di grande valore. Le nuove collaborazioni attivate, inoltre, hanno conferito ulteriore significato a questo riconoscimento, nato per valorizzare le proposte più innovative e, allo stesso tempo, creare opportunità di confronto e crescita comune”.

I FINALISTI

Per ogni categoria delPremio ci sono stati tre classificati e, fra questi, sono stati scelti i vincitori. Per la categoria heritage, oltre all’esperienza vincitrice,si sono classificate “Nera e Velino” dell’artista Alberto Spina e “Nonno Andrea virtuale – La voce della terra umbra” dell’azienda agricola Medei Marco; per la categoria food & wine si sono inoltre classificate “Birre del Trasimeno” di Giardini Spa e “Dal campo alla tavola” dell’azienda agricola Bittarelli; per la categoria emotion, oltre a quella vincitrice,si sono classificate “Eremito Experience” di Eremito Srl e “Made in Gubbio” di Land di Latini Nancy; per la categoria nature si sono inoltre classificate le esperienze “Granfondo del Montefeltro” di GAU – Gubbio Alta Umbria e “Oltre l’e-bike” dell’Associazione VI.VA.

Per il Premio assegnato al Lazio, oltre a quella vincitrice,si sono classificate le esperienze “StappaLa” e “Rome Foil Festival”.