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Più soldi alle imprese ternane, ma nel Perugino aumenta la stretta del credito

In un sistema del credito che nel 2025 è tornato a finanziare in modo consistente il mondo delle imprese, l’Umbria ha visto contrarsi ulteriormente i prestiti dalle banche all’economia locale.

A luglio di quest’anno l’ammontare dei prestiti alle imprese era infatti di 8.529 milioni di euro, contro i 8.654 milioni della fine del dicembre 2024. Pari a 125 milioni di euro in meno. Con una contrazione percentuale dell’1,4% che collocano nella classifica nazionale stilata dall’Ufficio studi della Cgia colloca l’Umbria al penultimo posto, dietro soltanto al Molise.

Umbria a due velocità

Il dato regionale è il risultato di dinamiche opposte nelle due province. Con il Perugino che nei 7 mesi ha visto una contrazione del 3,5%, con 248,5 milioni di euro in meno affidati alle imprese (l’erogazione a luglio è scesa a 6.805,5). E il Ternano che invece ha conosciuto nello stesso periodo un incremento del 7,7% (+123,4 milioni di euro in valori assoluti), che collocano la provincia al quarto posto nazionale. In provincia di Terni a luglio le banche hanno prestato alle imprese 1.723,3 milioni di euro.

In Italia

A livello nazionale, negli ultimi quattro mesi, l’Ufficio studi della Cgia evidenzia come i prestiti siano tornati ad aumentare. Rispetto all’inizio di quest’anno, lo stock erogato alle attività economiche è cresciuto di quasi 5,5 miliardi di euro, raggiungendo in termini complessivi la quota di 647 miliardi: 5,5 miliardi in più del dato riferito al 31 dicembre 2024.

Tuttavia, non tutte le imprese hanno beneficiato di questa ritrovata disponibilità delle banche a prestare liquidità al sistema economico. Nei
primi sette mesi del 2025, infatti, alle attività con più di 20 addetti la variazione è stata positiva e pari all’1,5 per cento (+8,2 miliardi di
euro), mentre alle aziende con meno di 20 addetti l’incremento è stato negativo e pari al 2,8 per cento (-2,7 miliardi).

Le regioni

A livello regionale spicca la contrazione degli impieghi registrata in Veneto. Una caduta verticale che dura ininterrottamente dal 2011. In questi ultimi 7 mesi monitorati dalla Cgia, le banche hanno decurtato alle imprese 868 milioni di euro (-1,4 per cento) di prestiti. Purtroppo, la “scomparsa” di Antonveneta (2013), di Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza e del Banco Popolare (queste ultime tre tutte nel
2017) continuano a produrre effetti negativi ancora adesso.

Male anche l’Umbria (-1,4 per cento pari a -125 milioni di euro) e, in particolare, il Molise (-2,1 per cento pari a -28 milioni)

Le province

Quasi la metà delle province italiane non ha ancora visto aumentare i prestiti bancari alle imprese. Le situazioni più difficili permangono a Imperia e Prato che hanno registrato una diminuzione in valore percentuale dell’ammontare del credito alle imprese entrambe del 5,6 per cento. Seguono Vercelli con il -5,7 per cento (pari a -81,6 milioni di euro) e Avellino con il -5,8 per cento (-109 milioni).

Tra le realtà più virtuose, invece, compaiono Aosta, che guida questa particolare graduatoria nazionale con un aumento del 18,3 per cento (+284,6 milioni di euro). Subito dopo Trieste con il +12,8 per cento (+383,5 milioni) e Oristano con il +9,2 per cento (+65,7 milioni).

Tra le grandi aree economico/produttive del Paese spicca il +4,1 per cento di Roma (+2,3 miliardi) che occupa l’8° posto, il +3,4 per cento di Bergamo (+530 milioni) che si colloca al 16° posto, il +2,6 per cento di Firenze (+329,2 milioni) che si piazza al 22° posto e il +2,2 per cento di Milano (+2,3 miliardi) che si posiziona al 28° posto.

Punto per punto, ecco la Manovra finanziaria del Governo

Il Governo ha approvato la Manovra finanziaria 2026 da 18 miliardi. Che ora dovrà essere votata in Parlamento, con possibili emendamenti.

Questi i principali punti.

Misure fiscali e sostegno al reddito

Riduzione della seconda aliquota dell’IRPEF – scaglione tra 28 e 50mila euro – che passa dal 35% al 33%. La riduzione sarà sterilizzata per i redditi superiori a 200.000 euro.

Regime fiscale agevolato sui rinnovi contrattuali, premi di produttività e trattamento accessorio.

Confermata per il 2026 la disciplina in merito al bonus ristrutturazione sulla prima casa al 50%.

Confermata la cosiddetta flat tax al 15 per cento per i redditi da lavoro dipendente o da pensione fino a 35mila euro.

Imprese

Ai fini delle imposte sui redditi, le imprese che acquistano beni strumentali nuovi potranno beneficiare della maggiorazione del costo di acquisizione per calcolare ammortamenti e canoni di leasing nella misura del 180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro e del 50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro. Nel caso di investimenti green si applica nella misura del 220% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 140% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro e del 90% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro.

La soglia esentasse dei buoni pasto elettronici per i dipendenti passa da 8 euro a 10 euro.

Saranno presenti nel triennio il credito d’imposta per le imprese ubicate nelle zone economiche speciali (ZES) e, nella misura di 100 milioni di euro nel triennio 2026-2028, per le zone logistiche semplificate (ZLS). È prorogata al 31 dicembre 2026 la sterilizzazione della plastic e sugar tax. Viene rifinanziata anche la misura agevolativa “Nuova Sabatini”.

Famiglie, lavoro e politiche sociali

Stanziati nel triennio circa 3,5 miliardi per la famiglia, il contrasto alla povertà e revisione ISEE.

Al fine di favorire l’accesso a determinate prestazioni agevolate si introduce infatti una revisione della disciplina per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che interviene sul valore della casa e sulle scale di equivalenza con effetti complessivi annui di quasi 500 milioni di euro.

Finanziati in via permanente per 60 milioni di euro annui i cosiddetti “centri estivi”.

Rifinanziata per gli anni 2026 e 2027 la “Carta dedicata a te”, un contributo di 500 euro per le famiglie con ISEE non superiore a 15.000 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.
Sterilizzato l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, a partire dal 2027, per i lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose. Per le restanti categorie di lavoratori l’aumento sarà di un solo mese nel 2027 e di due mesi nel 2028.

Previsto l’incremento di 260 euro all’anno per le pensioni dei soggetti in condizioni disagiate.

Per il 2026 rispetto al 2025 è rafforzato il bonus mamme, che passa da 40 a 60 euro mensili a favore delle lavoratrici con almeno due figli e reddito fino a 40.000 euro. Potenziati anche il congedo parentale e il congedo per malattia dei figli minori.

Sanità

Ai rifinanziamenti previsti l’anno scorso dalla legge di bilancio, pari a oltre 5 miliardi per il 2026, a 5,7 miliardi per il 2027 e a quasi 7 miliardi per il 2028, si aggiungono 2,4 miliardi di euro per il 2026 e 2,65 miliardi a decorrere dal 2027. Una parte di tali risorse sarà destinata a nuove assunzioni e al miglioramento dei trattamenti in favore del personale sanitario. Al fine di garantire la riduzione delle liste di attesa e il rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie e per far fronte alla carenza di personale sanitario, nel 2026 si autorizza quindi l’assunzione di personale sanitario.

Banche

Confermato il contributo del settore finanziario con il coinvolgimento di banche e assicurazioni. Tra le misure è prevista la proroga del rinvio delle deduzioni relative alle svalutazioni e perdite su crediti, nonché del costo dell’avviamento, connesse alla rilevazione delle imposte differite attive (DTA). Sugli utili accantonati a patrimonio che vengono liberati e distribuiti prevista una imposta agevolata. Modificata aliquota IRAP e confermata parziale deducibilità di perdite ed eccedenze ACE.)

Pace fiscale

Vengono introdotti interventi di pacificazione fiscale rivolti ai contribuenti per i carichi affidati all’agente della riscossione fino al 31 dicembre 2023. Questi ultimi potranno essere definiti in una unica soluzione oppure pagati in 9 anni, in 54 rate bimestrali uguali. La misura è rivolta ai contribuenti che hanno presentato la dichiarazione ma hanno omesso il pagamento. Vi è la possibilità di aderire alla misura anche per gli enti locali.

Frode ai danni dell’Ue, denunciati 48 imprenditori agricoli

C’è anche Perugia tra le province italiane dove operavano i 48 imprenditori denunciati dalla guardia di finanza per frode ai danni dell’Unione Europea, sulla base di un’indagine condotta dalla Procura di Padova.

Secondo le accuse attraverso 12 imprese fittiziamente create suddividendo un’azienda agricola, avrebbero indebitamente percepito, tra il 2017 e il 2022, contributi del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.GA.) per oltre 20 milioni di euro.

La guardia di finanza ha dato esecuzione al provvedimento del gip del Tribunale di Padova, sequestrando beni per 17,2 milioni di euro oltre a 4 milioni di titoli di pagamento.

Le indagini sono state svolte, dal 2021 al 2025 dal Gruppo della Guardia di Finanza di Padova, in collaborazione con i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Macerata e Rieti, le Sezioni Aeree della Guardia di Finanza di Pratica di Mare e di Pescara, nonché con il Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) dell’Arma dei Carabinieri di Rieti.
Attraverso perquisizioni, intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, acquisizioni documentali presso
Aziende Sanitarie di diverse Regioni, appostamenti e sorvoli aerei, è emerso che i 48 indagati indagati, domiciliati in Veneto tra le province di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, nonché in altre località del territorio nazionale (Ascoli Piceno, Brescia, L’Aquila, Macerata, Mantova, Perugia, Teramo, Rieti, Torino), tra il 2017 e il 2022, hanno indebitamente ottenuto contributi erogati dagli organismi pagatori nazionali AG.E.A., A.VE.PA., A.R.P.E.A. e Regione Lombardia, attraverso due distinte condotte fraudolente.

In un primo caso, attraverso il frazionamento di un’azienda attiva nel padovano in dodici imprese agricole ritenute dagli inquirenti “di comodo” dislocate in Veneto, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, eludendo quindi i limiti imposti dalla Politica Agricola Comune (P.A.C.) in materia di aiuti diretti (c.d. disciplina del “capping”) che fissa il tetto massimo degli aiuti spettanti a ogni singola azienda agricola in 500.000 euro annui.

Eluso anche il divieto di pascolamento svolto da terzi (non più consentito dalla normativa nazionale a decorrere dal 2015), allo scopo di consentire a soggetti compiacenti di poter incassare contributi senza averne diritto.

Nel dettaglio, numerosi imprenditori agricoli del Nord Italia, essendo in possesso di titoli P.A.C. inutilizzati, si rivolgevano ai principali responsabili della frode, identificati in due padovani, per ottenere formalmente terreni, stalle, bestiame, pastori e veterinari, nonché servizi amministrativi e sanitari, così da precostituirsi i presupposti per avanzare la domanda di pagamento dei contributi. In realtà, i finanzieri hanno accertato che le aziende richiedenti il sostegno finanziario non esercitavano alcuna attività di pascolo: queste venivano svolte dagli ideatori padovani della frode – in violazione del divieto di pascolamento svolto da terzi – che conseguivano rilevanti vantaggi economici grazie all’incasso dei canoni di locazione dei terreni destinati al pascolo, concessi a prezzi fuori mercato.

All’esito delle attività investigative, la Procura Europea di Venezia ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di quanto ritenuto profitto del reato. Condividendo l’impianto probatorio acquisito, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Padova ha emesso appunto un decreto di sequestro preventivo, anche per equivalente, per complessivi di euro 17,2 milioni, nonché un provvedimento di sequestro preventivo impeditivo al trasferimento di titoli di pagamento pari a circa euro 4 milioni notificato ad AG.E.A. (che avrebbero generato, per ogni campagna agraria annuale, ulteriori indebite percezioni di pari importo).

Gli imprenditori agricoli sono stati inoltre segnalati alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto per un complessivo danno erariale di 32,1 milioni di euro, conseguente alle condotte fraudolente definitivamente accertate.

L’operazione della Guardia di Finanza – viene spiegato in una nota delle Fiamme gialle – ha permesso di recuperare le risorse finanziarie messe a disposizione dalla Politica Agricola Comune, perseguendo, tanto sul piano penale e della responsabilità erariale, il comportamento di coloro che agiscono nel mercato in modo sleale. L’indebito utilizzo di aiuti a sostegno dell’agricoltura, infatti, oltre a danneggiare le casse dell’Unione Europea, consente di applicare prezzi altamente competitivi, in d in danno degli operatori onesti e rispettosi delle regole, chiamati a sostenere maggiori oneri economici e finanziari.

Bando, mezzo milione per le imprese | Domande dal 13 ottobre

Bando contributi in conto interessi 2025, dalla Camera di commercio dell’Umbria 500mila euro per le imprese umbre per ridurre il costo del credito, favorire investimenti e liquidità aziendale. Domande online dal 13 ottobre 2025 al 31 marzo 2026 tramite la piattaforma ReStart.

La dichiarazione

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “Sostenere le imprese umbre significa rafforzare il motore dello sviluppo e dell’occupazione. Con questo bando offriamo un aiuto concreto a chi ha progetti da realizzare e non deve vedere i propri sogni frenati dal costo del credito. La Camera di Commercio è al fianco delle micro e piccole aziende, che rappresentano l’anima produttiva della regione e la sua più autentica energia. Vogliamo accompagnarle in un percorso di crescita, innovazione e competitività, rendendo più facile trasformare idee e investimenti in opportunità reali”.

A chi è rivolto

Il bando è rivolto a tutte le micro e piccole imprese attive nella regione, con l’unica eccezione delle imprese agricole. Possono presentare domanda le aziende iscritte e in regola con il Registro delle imprese, che non siano in stato di liquidazione o fallimento e che rispettino gli obblighi contributivi e di sicurezza sul lavoro.

I finanziamenti ammessi

Sono ammissibili i finanziamenti con queste caratteristiche:

· durata minima 12 mesi e massima 60 mesi;

· importo compreso tra 30.000 e 120.000 euro;

· erogazione successiva alla pubblicazione del bando;

· tasso fisso o variabile;

· piani di ammortamento mensili, trimestrali o semestrali;

· finalizzazione a investimenti aziendali, acquisto scorte, pagamento fornitori o reintegro di capitale circolante.

Sono esclusi i finanziamenti destinati al consolidamento di passività bancarie o confidi.

L’entità del contributo

Il sostegno consiste in un abbattimento degli interessi di 2 punti percentuali, che può salire a 4 punti percentuali nel caso in cui sia presente una garanzia di Confidi vigilato. Inoltre, le imprese in possesso del rating di legalità riceveranno una premialità di 250 euro.

Come e quando presentare la domanda

Le richieste vanno inoltrate esclusivamente in via telematica, con firma digitale, attraverso la piattaforma ReStart (https://restart.infocamere.it).
Il periodo di apertura del bando va dal 13 ottobre 2025 alle ore 9:00 al 31 marzo 2026 alle ore 17:00.

Alla domanda è necessario allegare, tra gli altri documenti:

· il contratto di finanziamento con banca o confidi;

· l’eventuale delibera di garanzia;

· il piano di ammortamento approvato;

· la documentazione attestante l’erogazione del finanziamento.

Ogni impresa può presentare una sola domanda, relativa a un unico contratto di finanziamento.

I criteri di assegnazione

I contributi verranno assegnati seguendo l’ordine cronologico di arrivo delle domande complete, fino all’esaurimento delle risorse disponibili. L’istruttoria si concluderà entro 90 giorni dalla chiusura del bando, con provvedimento del Segretario generale della Camera di Commercio.

Trasparenza e controlli

La Camera di Commercio potrà effettuare controlli a campione per verificare la veridicità delle dichiarazioni rese dalle imprese. In caso di irregolarità, il contributo sarà revocato e dovrà essere restituito. Requisiti essenziali restano la regolarità contributiva e il rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro.

Dove trovare tutte le informazioni

Per agevolare le imprese, la Camera di Commercio dell’Umbria ha reso disponibile sul proprio sito internet tutto il materiale necessario per partecipare: bando integrale, modulistica, modelli di procura e domanda, istruzioni operative.

Tutti i documenti si trovano sul sito della Camera di Commercio dell’Umbria al link: https://shorturl.at/nkRcM

L’Ente camerale ricorda che non esistono intermediari autorizzati a contattare direttamente le imprese per la presentazione delle domande e che l’unico canale ufficiale è quello previsto dal bando.

Il dissanguamento finanziario che impoverisce senza sosta Orvieto, i flussi da recuperare

Demografia, economia e geografia. Sono le tre variabili fondamentali e connesse tra di loro da tenere presente per capire se una città cresce, è in stagnazione o declina. Un esercizio che si può applicare ad Orvieto e che ruota intorno alla teoria secondo cui l’isolamento geografico e la mancanza di politiche per lo sviluppo sono destinate ad aggravare nel futuro l’eclissi della città. Il primo tema è quello del costo della vita. Orvieto è una città cara, anzi carissima, ma siccome l’Istat misura il livello di inflazione solo nei capoluoghi di provincia, nessuno ha mai avuto l’esatta misura di quanto i prezzi qui siano alti se non per l’esperienza empirica che ognuno fa come consumatore quando acquista altrove. La causa è sicuramente legata alla geografia, cioè al fatto che nelle immediata vicinanza di Orvieto non c’è commercialmente niente e che le ridotte dimensioni della città non favoriscono alcun fenomeno di concorrenza commerciale, ma al contrario c’è una tendenza più o meno implicita a “fare cartello” tenendo i prezzi alti. L’inflazione di Orvieto ha anche un’altra causa che è quella indotta in maniera potente dalla dimensione turistica. La carenza di offerta commerciale è collegata anche all’esodo dei consumi che è una grande voce di impoverimento finanziario del territorio. E’ un dato difficile da calcolare, ma immaginate che numeri verrebbero fuori se solo fosse possibile sapere quanti milioni di euro dei redditi delle famiglie orvietane sono stati spesi negli ultimi dieci anni solo nei negozi dell’Ipercoop di Viterbo.

RISPARMIO PRIVATO E WELFARE PRIVATO

C’è poi la tendenza al risparmio record. Orvieto è tra le primissime città umbre per depositi bancari pro capite (quasi 27 mila euro, il doppio della media umbra che si ferma a 14 mila euro), ma quale è il significato economico e sociale di questo primato? Intanto questa ricchezza privata è la vera base di un sistema di welfare territoriale che è sempre di più un welfare familiare e sempre di meno un sistema di protezione sociale garantito dal pubblico. Il 70 % delle prestazioni sanitarie ad Orvieto vengono ormai erogate dai privati (fonte Prometeo) a prezzi elevati senza che nessuno se ne scandalizzi affatto, ma i risparmi familiari sono anche l’elemento grazie al quale viene garantita la maggior parte dei servizi di assistenza agli anziani che nel comune rappresentano ormai il 29 % della popolazione totale. Come dimostra l’analisi effettuata anni fa sui bilanci della Cassa di risparmio di Orvieto in uno degli ultimi numeri del prezioso “Bollettino economico dell’area orvietana”, l’ingente mole dei risparmi orvietani si trasforma inoltre in impieghi per l’attività creditizia che la Cro eroga nei territori in cui aziende e famiglie ricorrono ai prestiti bancari per espandere le proprie attività e investire, il che avviene soprattutto con le filiali nel Lazio. Il risparmio orvietano come propellente per lo sviluppo altrui insomma. Amaro paradosso. Un’altra gigantesca voce di impoverimento finanziario dell’area orvietana riguarda l’assistenza agli anziani. Moltiplicando il numero delle persone, soprattutto dell’est Europa, che lavorano come badanti private nei comuni dell’area sociale per lo stipendio medio che percepiscono, ne deriva una somma oscillante tra i 720 e i 760 mila euro al mese. Soldi che, detratte poche spese, si trasformano in larga parte in rimesse estere a favore delle famiglie delle badanti che vivono in patria. Anche la generalizzata fuga di giovani deve essere vista come una fonte di impoverimento della comunità considerando che portare un figlio alla laurea costa mediamente ad una famiglia 140 mila euro. Un investimento destinato produrre frutti altrove. Discorso a parte è quello della svalutazione delle azioni della Banca popolare di Bari che hanno prodotto un danno al risparmio locale stimato in oltre sessanta milioni di euro.

MERCATO IMMOBILIARE

Inflazione e costi sociali devono poi essere accostate al valore troppo elevato del mercato immobiliare locale. Se devo pagare ogni mese una rata del mutuo molto alta avrò meno soldi da spendere qui, sia come consumo che come investimento. In questo contesto, la tendenza al forte risparmio a cui corrisponde la bassissima propensione ad investire assume anche una dimensione psicologica collegata al timore del futuro per chi ha la percezione di vivere in un posto che non offre opportunità e nel quale è indispensabile disporre di tanti soldi per vivere sicuri. Il risultato sarà comunque sempre quello di far girare poco denaro mentre la mancata gestione politica dell’urbanistica e l’assenza di iniziative di housing sociale che prescindano dai modesti interventi dell’Ater contribuiscono a far scappare i residenti. Se questa descrizione della realtà corrisponde al vero, l’unica prospettiva per uscire da un corto circuito disastroso e senza orizzonte può essere solo quello di puntare con ogni energia alla crescita economica e al rafforzamento dei servizi socio sanitari pubblici. E’ necessario incrementare popolazione e attività economiche, favorendo la concorrenza per far calare i prezzi, sostenere l’edilizia pubblica e sostenere le famiglie nel modo più ampio possibile per ricreare fiducia nel futuro.

I FLUSSI DA RECUPERARE

Il rilancio di Orvieto deve essere visto anche come metodo per potenziare e ricreare i flussi finanziari che entrano nell’economia locale e che sono collegati ai servizi. Rispondeva del resto a questa logica la nascita del Centro studi ormai 25 anni, pensato in accordo con l’università di Perugia (la cui facoltà di Ingegneria vi aveva decentrato il corso di laurea in Ingegneria delle comunicazioni strettamente collegato all’Itelco) come elemento per attrarre dentro il sistema formativo umbro studenti in competizione con le università di Siena e della Tuscia. Il ruolo del Centro studi deve essere ripreso con vigore con l’obiettivo di incrementare il numero delle università che qui svolgono programmi residenziali. Oggi sono in vigore convenzioni solamente con l’università del Kansas e dell’Arizona oltre che un rapporto con il Sant Anselm College, ma il mondo è grande e gli atenei che tengono altrove e all’estero le proprie summer school sono decine e decine. Quale politica abbiamo elaborato in tutti questi anni per moltiplicare il numero delle convenzioni con le università di mezzo mondo? Nessuna. Il Centro studi deve essere poi ripensato anche come competitore nazionale. Abbiamo tutti presente il caso clamoroso di Narni di “Scienze dell’investigazione” e della sicurezza, ma Orvieto abbiamo anche uno dei primi cinque cantieri archeologici attualmente in scavo d’Italia ed un insediamento come quello di Campo della Fiera che si sviluppa in realtà su una superficie totale di oltre trenta ettari, dal Tamburino fino alla necropoli di Cannicella lungo il piano della Bagnorese. Sotto terra c’è un petrolio culturale che si presta anche a diventare una straordinaria opportunità didattica ed accademica cosi come una risorsa per un ambizioso progetto di turismo culturale. Servono idee e capacità di pensare in grande.

SANITA’ E ASSISTENZA, LA CONCORRENZA DEL LAZIO

Anche l’ospedale, terzo datore di lavoro di Orvieto, è un attrattore di flussi finanziari ed il potenziamento del suo ruolo deve essere perseguito anche in un logica economica. Lo vediamo con la funzione da sempre svolta dal punto nascite che è rimasto finora attivo per il ruolo interregionale del servizio, ma che sta pericolosamente declinando in termini numerici. La visione dell’ospedale come catalizzatore di economia e posti di lavoro deve essere concepita come punto focale, nella consapevolezza che il forte rafforzamento della medicina territoriale in atto nella vicina provincia di Viterbo potrebbe presto privarci di flussi importanti, a partire dall’importanza che sarà destinata a ricoprire presto il futuro ospedale di Acquapendente, già finanziato da Regione Lazio con trenta milioni di euro.

LE SFIDE DEL PROSSIMO DECENNIO

Fare di Orvieto uno degli habitat più accoglienti per gli investimenti privati, rilanciare la capacità dell’ente comunale di intercettare fondi pubblici attraverso una riorganizzazione profonda della burocrazia locale, trasformare il tema degli anziani da gravissima criticità a settore qualificante anche in termini occupazionali. Sono queste alcune tra le sfide fondamentali per i prossimi dieci anni. Si tratta di una visione del futuro che segna una frattura profonda con il passato, ma per essere sostenute con successo necessita di una grande energia politica, oltre alla capacità di intessere e gestire anche rapporti con tanti soggetti esterni, istituzionali, imprenditoriali, associativi, politici. Lo slogan “Tanti nemici, tanto onore” ha sempre portato male a tutti quelli che lo hanno fatto proprio.

Borsa, tonfo iniziale e parziale ripresa: il titolo Cucinelli cede l’1,74%

Occhi puntati sul titolo Brunello Cucinelli a Piazza Affari dopo il crollo (-17,28%) di giovedì seguito al report in cui Morpheus Research accusa la casa di moda di aver violato le sanzioni Ue alla Russia e di politiche aggressive per ridurre le scorte eccessive. Accuse alle quali la casa di moda ha replicato, preparandosi ad un’azione legale.

Venerdì mattina il titolo ha proseguito la discesa, tanto che nella prima ora di contrattazioni è stato più volte sospeso, toccando anche il minimo di 77,60 euro.

Poi la ripresa, con il recupero e la fluttuazione intorno al prezzo di apertura (84,30) sino a chiudere a 83,60 (-1,74%).

Nonostante il danno reputazionale del report di Morpheus Research, gli analisti sono fiduciosi sul recupero del titolo Brunello Cucinelli, ritenendo non preoccupanti le valutazioni sulle scorte, anche rispetto al modello di business della casa di Solomeo. Queste le valutazioni degli esperti di Ubs (che ricordano come nel primo semestre 2025 le scorte siano calate al 28,2% delle vendite totali) e di Equita, che ricorda come l’alto livello del magazzino sia un elemento strutturale dell’azienda, considerando anche la necessità di dover avere a disposizione diverse taglie per ciascun capo. Intermonte e Bernstein hanno fiducia nella correttezza della casa di Solomeo, puntando sull’importanza di contrastare il danno d’immagine.

Russia, la Brunello Cucinelli Spa respinge le accuse ma il titolo cede il 17,28% in Borsa

La Brunello Cucinelli Spa respinge le accuse di aver violato le sanzioni alla Russia, contenute nel rapporto della società Morpheus Research. Ma dopo essere stato sospeso e riammesso alle contrattazioni, il titolo della casa di moda perde il 17,28% a Piazza Affari, chiudendo a uita 85,08 euro.

La società sta valutando azioni legali “a tutela della sua reputazione e degli interessi di tutti i suoi stakeholder”. Oltre al danno finanziario e per gli investitori, c’è anche il danno d’immagine, proprio nei giorni della Milano Fashion Week.

“All’inizio del conflitto – si legge nella nota della casa di moda – abbiamo scelto di mantenere inalterata la nostra struttura locale continuando a garantire salari pieni ai dipendenti e venditori e onorare i contratti di affitto, come sempre fatto in ogni parte del mondo anche in situazioni straordinarie. Attualmente il nostro personale offre, su richiesta dei clienti finali – viene spiegato – un servizio di assistenza all’interno del nostro showroom. Il prodotto utilizzato è quello regolarmente spedito in Russia entro i limiti stabiliti dall’Unione Europea e la parte residuale dell’inventario consegnato prima dell’introduzione delle sanzioni. In questo modo siamo in grado di generare localmente le risorse necessarie per sostenere stipendi e affitti. Gli spazi dedicati al marchio all’interno di più ampie strutture multi-brand rimangono operativi. Con i partner wholesale agiamo nel pieno rispetto delle regole comunitarie fornendo loro solo la parte di collezione consentita entro i limiti di valore fissati”.

Nella nota si evidenzia come le verifiche effettuate dall’Agenzia delle Dogane Italiane abbiano accertato il pieno rispetto delle procedure così come non sono state rilevate segnalazioni da autorità doganali straniere che potessero prefigurare triangolazioni commerciali.

La Brunello Cucinelli Spa respinge anche con i numeri presunte violazioni legate al mercato russo: “L’incidenza del mercato russo sul nostro fatturato si è ridotta di oltre due terzi rispetto al 2021 risultando oggi intorno al 2%. Il valore delle esportazioni verso la nostra filiale russa è passato dai 16 milioni di euro del 2021 ai 5 milioni euro del 2024; dati questi disponibili ogni anno nel nostro bilancio”.

“Crediamo che questi valori – conclude la nota della Brunello Cucinelli Spa – possano risultare esaustivi nel dimensionare correttamente questo argomento e nell’escludere anche qualsiasi ipotesi su un utilizzo del mercato russo per la riduzione del magazzino e lo smaltimento delle rimanenze”.

Crollo (-17,28%%) dopo lo stop in Borsa per il titolo Cucinelli, “violate le sanzioni alla Russia”

Borsa Italiana alle 13,34 di oggi, giovedì, ha sospeso le quotazioni del titolo Brunello Cucinelli, che in quel momento stava perdendo 4,95% a 97,76 euro. Dopo la nota in cui la casa di moda respinge ogni accusa, il titolo viene riammesso alle contrattazioni e perde il 17,28%.

Un crollo seguito alla pubblicazione del report con il quale Morpheus Research (società fondata nel 2025 da un gruppo di analisti a caccia di eventuali comportamenti scorretti sui mercati finanziari) accusa la casa di moda di Solomeo di aver continuato a vendere abiti e accessori in Russia, in parziale violazione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea. 

Un lungo report – frutto di un lavoro di ricerca durato 3 mesi – nel quale si parla di “sconti aggressivi” al fine di liberare magazzini troppo pieni evitando di indebolire il brand. 

Accuse che hanno portato ad un posizionamento ribassista degli investitori sul titolo Brunello Cucinelli Spa, anche dopo la nota con cui la casa di moda ha spiegato qual è la sua attività nel mercato russo dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nel rispetto delle regole comunitarie.

Danni cinghiali, nuove regole per i risarcimenti | Al vaglio modifiche al regolamento 34

Nuovo disciplinare in Umbria per gli indennizzi dei danni causati dalla fauna selvatica a chi viaggia sulle strade. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore Simona Meloni, approvando le nuove regole ha stanziato 800mila euro l’anno per garantire la copertura degli indennizzi. Il fondo, istituito presso la direzione sviluppo economico, agricoltura, istruzione, formazione e lavoro, turismo e sport, stabilisce criteri e modalità di accesso. Il disciplinare definisce con chiarezza i casi di ammissibilità, i soggetti beneficiari e la misura del ristoro: 60% delle spese documentate per la riparazione del veicolo o, in caso di rottamazione, fino al 50% del valore stimato secondo listino Eurotax, con un tetto massimo di 4.999,99 euro. Le domande dovranno essere presentate entro 30 giorni dal sinistro, esclusivamente tramite PEC o raccomandata A/R, corredate da modulistica e documentazione completa.

La presidente Stefania Proietti ha sottolineato l’importanza del nuovo provvedimento: “Fino a oggi i cittadini che subivano danni a causa della fauna selvatica erano costretti a rivolgersi ai tribunali, affrontando trafile giudiziarie lunghe, costose e dall’esito incerto, con un aggravio anche per la pubblica amministrazione. Ogni anno si registrano circa 120 procedimenti con la Regione Umbria, a cui vanno aggiunti i casi coperti dalle assicurazioni private e quelli in cui i cittadini hanno rinunciato ad agire. Oggi, con l’approvazione di questa misura mettiamo fine a questa situazione introducendo una procedura amministrativa semplificata che, grazie all’investimento regionale, consentirà di ottenere il risarcimento in maniera diretta e chiara, senza passare per le aule di giustizia, dando risposte concrete, rapide e trasparenti”.

Proietti ha parlato del problema della fauna selvatica: “Non possiamo ignorare i numeri, che descrivono la diffusione della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali. Negli ultimi decenni la crescita non è stata più frutto di una gestione programmata, ma ha assunto dimensioni tali da incidere in modo pesante sulla sicurezza stradale, sull’attività agricola, sulla tutela del paesaggio e persino sulla salute delle persone. È un problema che riguarda non solo i cittadini coinvolti negli incidenti, ma anche le nostre comunità, le imprese e i territori, spesso segnati dall’abbandono dei terreni e dalle difficoltà di chi vive nelle aree interne”.

Meloni ha spiegato: “Il disciplinare introduce regole semplici e di facile accesso per i cittadini che subiscono danni, evitando il ricorso ai tribunali e garantendo un indennizzo diretto. Dopo anni di richieste inascoltate, colmiamo un vuoto normativo e restituiamo ai cittadini uno strumento snello e concreto. Abbiamo stanziato risorse importanti a tutela della sicurezza stradale, ma questo è solo un tassello di una strategia più ampia. Ogni anno la fauna selvatica provoca in Umbria danni stimati in oltre un milione di euro, tra incidenti stradali e perdite in agricoltura. Per questo stiamo lavorando anche sul contenimento dei cinghiali e sul rafforzamento del confronto con il mondo agricolo e venatorio, attraverso la consulta della caccia. L’obiettivo è duplice: ridurre i danni e allo stesso tempo ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche. Questo disciplinare segna un cambio di passo: tutela i cittadini, sostiene gli agricoltori e rende più efficiente l’azione regionale”.

Infine, l’assessora Meloni ha annunciato che sono in arrivo novità per quanto riguarda il regolamento n. 34 del 1999 sul prelievo venatorio del cinghiale in forma singola e collettiva. Sono infatti al vaglio alcune proposte che dovranno essere poi partecipate con la consulta regionale della caccia. L’obiettivo è quello di contribuire in maniera efficace al depopolamento dei capi in ottemperanza al piano di contenimento elaborato dal commissario straordinario alla peste suina africana. Tra le misure allo studio anche il ripensamento delle modalità di caccia attualmente previste.

Redditi, ecco chi sono e quanto guadagnano e pagano i contribuenti umbri

In Umbria il 68,9% dei contribuenti (cioè 460.962), ha dichiarato nel 2023 meno della media nazionale, pari a pari a 24.830 euro. Il reddito medio complessivo dichiarato nella regione è stato di 22.790 euro. Un dato complessivo che vede però, secondo l’elaborazione della Cgia su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, situazioni molto differenti tra le due province.

In provincia di Perugia

Nella provincia di Perugia, secondo le dichiarazioni del 2023, il reddito complessivo medio è stato di 22.867 euro, mentre è stata di di 5.091 l’Irpef media versata. Il numero dei 502.222 contribuenti risulta così suddiviso: 284.070 i lavoratori dipendenti; 178.430 i pensionati; 19.047 gli autonomi; 26.425 coloro che percepiscono redditi da partecipazioni.

In provincia di Terni

Nella provincia di Terni nello stesso anno il reddito complessivo medio è stato di 22.570 euro, mentre è stata di di 5.084 l’Irpef media versata. Il numero dei 166.381 contribuenti risulta così suddiviso: 89.086 i lavoratori dipendenti; 62.900 i pensionati; 6.471 gli autonomi; 6.714 coloro che percepiscono redditi da partecipazioni.

In Italia

A livello nazionale, secondo l’elaborazione della Cgia, al netto delle detrazioni e degli oneri deducibili, nel 2023 i contribuenti hanno dichiarato un’Irpef pari a 190 miliardi di euro.

Guardando alle province italiane, il prelievo medio netto più elevato ha interessato i contribuenti della Città Metropolitana di Milano con 8.846 euro. Seguono le persone fisiche di Roma con 7.383, della provincia di Monza-Brianza con 6.908, di Bolzano con 6.863 e della Città Metropolitana di Bologna con 6.644. I meno tartassati d’Italia sono stati i contribuenti della Sud Sardegna che hanno pagato solo 3.619 euro. La media nazionale è stata pari a 5.663 euro.