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Il progetto Fintech di Gepafin presentato all’Assemblea Anfir

Dopo l’avvio della sperimentazione, presentato a livello nazionale il progetto Fintech (Finance Technology, cioè strumenti e innovazioni digitali che migliorano e automatizzano i servizi finanziari) della finanziaria regionale umbra Gepafin. Si tratta di un’innovativa piattaforma tecnologica per la compensazione multilaterale di debiti e crediti tra imprese e tra imprese e pubblica amministrazione, capace inoltre, tracciando gli scambi commerciali, di creare un digital twin dei territori. Uno strumento che può quindi essere utilizzato sia per creare liquidità immediata, che per mappare le relazioni economiche tra imprese e tra imprese e Pa, creando una rappresentazione digitale aggiornata dell’economia regionale, capace di restituire in tempo reale flussi finanziari e interdipendenze tra i diversi soggetti.

In occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione nazionale finanziarie regionali (Anfir), che si è tenuta a Roma nella sede del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), Gepafin ha potuto presentare i nuovi sviluppi della piattaforma fintech – riconosciuta come best practice dall’Anfir – e promuoverla ai rappresentanti dell’organo costituzionale e delle altre finanziarie regionali.

All’evento, che ha visto anche la firma di un accordo di collaborazione tra il Cnel e l’Anfir, siglato dai rispettivi presidenti Renato Brunetta e Michele Vietti, per l’Umbria sono intervenuti il vicepresidente della Regione, Tommaso Bori, anche in veste di coordinatore della Commissione per l’innovazione tecnologica e digitalizzazione della Conferenza delle Regioni, e Cecilia Moretti vicedirettore con delega all’innovazione in Gepafin, che ha illustrato, in veste di coordinatrice della commissione digitalizzazione di Anfir, i lavori della sua commissione e spiegato come Gepafin sia esempio di best pratice del digitale nel panorama italiano. Presenti anche il presidente di Gepafin, Carmelo Campagna, anche in qualità di vicepresidente nazionale di Anfir, e il direttore Marco Tili. Sono intervenuti inoltre Massimiliano Maselli, assessore all’inclusione sociale e servizi alla persona della Regione Lazio, Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, e Roberto Baldassari, responsabile del Comitato scientifico dell’Associazione nazionale giovani innovatori.

“Quella di oggi – ha commentato Campagna – è una giornata importante poiché vengono messe a terra e prendono corpo le innovazioni digitali che stiamo completando e implementando in Umbria. La nostra regione, anche di fronte a realtà più importanti, riesce oggi a proporre un progetto innovativo, che ha valenza nazionale e che pensiamo possa essere a servizio dei nostri territori e delle nostre imprese”. “Il nostro mandato – ha dichiarato Bori – prevede di fare dell’Umbria la regione più digitale d’Italia e per raggiungere questo obiettivo ci avvaliamo di tutte le opportunità e di tutte le forze, sia quelle direttamente in capo alla giunta regionale sia i progetti nazionali. L’Umbria, infatti, guida oggi la Consulta digitale nella Conferenza delle Regioni, ma, grazie a Gepafin, è anche capofila in ambito digitale all’interno dell’Anfir e, proprio in questo contesto, la nostra finanziaria regionale ha avuto la capacità di sviluppare un progetto fintech di rilievo nazionale, che permetterà alla Regione Umbria di passare da una governance reattiva a una predittiva”.

Con questo progetto, infatti, i dati diventano una vera e propria infrastruttura strategica di politica economica. La loro analisi, svolta anche tramite l’intelligenza artificiale integrata nella piattaforma, permette ad amministratori e decisori pubblici di interrogare direttamente il sistema in linguaggio naturale, consentendo di migliorare la capacità delle Regioni e delle finanziarie regionali di misurare l’impatto delle politiche pubbliche a sostegno delle imprese, passando da una logica di intervento ex post a una governance predittiva, fondata sull’analisi sistemica e sull’anticipazione delle criticità. Non solo, quindi, una soluzione tecnologica, ma un vero e proprio nuovo modello di governance economica, basato sulla collaborazione tra istituzioni, imprese e sistema finanziario, capace di rafforzare la resilienza del territorio e sostenere uno sviluppo più equo e sostenibile.

“Il progetto di Gepafin – ha sottolineato infine Vietti – mette in campo innovazione tecnologica e intelligenza artificiale e questo è il terreno vero delle sfide future che aspettano le finanziarie regionali”.

Così le banche hanno stretto i rubinetti per le imprese umbre: i più penalizzati

Dal secondo trimestre 2019 al secondo trimestre 2025 il credito reale alle imprese umbre è sceso più di un quarto. Rispetto al 2018 la contrazione raggiunge addirittura il 36,6% Al netto dell’inflazione sono evaporati quasi 3,5 miliardi di euro, che diventano oltre 5,1 miliardi nel confronto più lungo con il 2018. Le costruzioni segnano un crollo del 62% E tra 2024 e 2025 il credito continua a ridursi di un ulteriore 5,5%, contro il -1% dell’Italia.

Sono dati allarmanti quelli che emergono dall’analisi condotta dalla Camera di Commercio dell’Umbria sui dati ufficiali della banca dati statistica della Banca d’Italia. Prendendo a riferimenti valori espressi in termini reali, ossia al netto dell’inflazione, grazie a una rielaborazione che utilizza i dati Istat sui prezzi al consumo.

Il commento del presidente Mencaroni

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “Il credito alle imprese umbre si è ridotto anno dopo anno e oggi il conto è evidente. Quando mancano risorse finanziarie, mancano anche investimenti e prospettive di crescita. Il problema non riguarda solo le banche o le imprese, ma l’intero sistema economico regionale. Serve ricostruire fiducia, perché senza fiducia il credito non riparte. Occorre rimettere in moto il dialogo tra imprese e sistema bancario. E creare condizioni che rendano conveniente tornare a investire in Umbria. È una sfida decisiva per il futuro della regione”.

Dal pre-Covid a oggi: una contrazione che si è stratificata nel tempo

Il confronto temporale mostra con chiarezza la portata del fenomeno. Tra il secondo trimestre 2025 e il secondo trimestre 2019, ultimo anno prima della crisi pandemica, il credito reale alle imprese umbre si è ridotto del 28,3%. Estendendo il confronto al 2018, la contrazione raggiunge -36,6%. Si tratta di un dato più negativo della media nazionale e che colloca l’Umbria in una posizione di difficoltà anche rispetto a molte altre regioni del Centro Italia.

Questa riduzione non è avvenuta in un solo momento, ma si è accumulata nel corso degli anni, attraversando fasi diverse: l’espansione post-Covid sostenuta da politiche monetarie straordinariamente espansive, il successivo irrigidimento legato all’aumento dei tassi di interesse a partire dal 2022 e, infine, la fase più recente, in cui la discesa dei tassi non ha prodotto una ripresa del credito.

Miliardi di euro in meno per il sistema produttivo

Osservando i valori assoluti, la dimensione della perdita diventa ancora più evidente. In termini reali, tra il 2019 e il 2025 quasi 3,5 miliardi di euro di credito alle imprese sono venuti meno. Se il confronto viene effettuato con il 2018, la riduzione supera i 5,1 miliardi di euro. Si tratta di risorse che, nel tempo, non hanno più alimentato investimenti, liquidità aziendale e processi di crescita, incidendo direttamente sulla capacità competitiva del tessuto produttivo regionale.

Settori colpiti in modo asimmetrico

La contrazione del credito non ha interessato in modo uniforme i diversi comparti. Le costruzioni risultano il settore più penalizzato, con una riduzione reale del credito del 62%, che raggiunge -63,2% in provincia di Perugia e -58,9% in quella di Terni. Seguono i servizi, con -36,8%, e l’industria manifatturiera, che registra -26,1%, ma con una penalizzazione particolarmente marcata nel Ternano (-37,1%).

Il ruolo degli intermediari bancari

Dal lato dell’offerta, la contrazione del credito riflette comportamenti differenziati. Le banche classificate dalla Banca d’Italia come “piccole” sono quelle che hanno ridotto maggiormente l’esposizione, con -29,6% tra il 2019 e il 2025. Seguono le banche “minori” e quelle “medie”. Le banche maggiori, pur riducendo anch’esse il credito, hanno contenuto la flessione al 17,4%, segnalando una maggiore capacità di tenuta.

Prestito medio in calo e divario territoriale

Nel 2025, un’impresa umbra dispone in media di 114 mila euro di credito bancario, contro una media nazionale di 133 mila euro. Nel Centro Italia il Lazio registra 154 mila euro, la Toscana 129 mila, mentre le Marche risultano sostanzialmente allineate all’Umbria. Il confronto storico conferma il ridimensionamento: nel 2019 il prestito medio in Umbria era pari a 155 mila euro, a testimonianza di una perdita progressiva di capacità finanziaria.

Il dato più recente conferma la tendenza

L’analisi dell’ultimo anno mostra che la dinamica non si è arrestata. Tra il secondo trimestre 2024 e il secondo trimestre 2025, il credito reale alle imprese umbre si è ulteriormente ridotto del 5,5%, pari a oltre 514 milioni di euro. Una contrazione nettamente superiore a quella registrata a livello nazionale e nel resto del Centro Italia, che rafforza l’idea di una fragilità strutturale del contesto regionale.

Credito e investimenti: un legame che si è indebolito

Come evidenziato dai rapporti della Banca d’Italia – Filiale di Perugia, la contrazione del credito è il risultato di una domanda più debole da parte delle imprese, legata a investimenti contenuti e a un clima di fiducia ancora basso, e di politiche di offerta prudenti da parte degli intermediari bancari. Le imprese richiedono meno finanziamenti perché investono meno; le banche, a loro volta, mantengono criteri selettivi, soprattutto verso micro e piccole imprese, che rappresentano una parte rilevante del sistema produttivo umbro.

Una questione strutturale che guarda avanti

La riduzione del credito procede così di pari passo con investimenti privati modesti, rallentamento dell’edilizia dopo la fine degli incentivi fiscali e una crescita economica contenuta, sostenuta soprattutto dagli investimenti pubblici e dal PNRR, che non compensano pienamente la debolezza della domanda privata. Il quadro che emerge non riguarda soltanto il passato recente, ma chiama in causa le prospettive di sviluppo dell’Umbria: riattivare il circuito tra credito, investimenti e crescita resta una condizione essenziale per rafforzare la competitività del sistema economico regionale nei prossimi anni.

Più imprese insolventi nel Perugino, calano nel Ternano

Aumentano in Umbria le aziende segnalate come insolventi dalla Centrale dei rischi. Quelle, cioè, che hanno ottenuto credito e che faticano a rispettare le scadenze della restituzione. Nella regione – secondo l’elaborazione fatta dall’Ufficio studi della Cgia – le imprese insolventi sono passate in un anno da 2.185 a  2.256, con un incremento del 3,2%, di poco inferiore alla media nazionale che è del +3,6%.

Pesa la crescita dei casi nella provincia di Perugia, passati da 1.593 a 1.693 (+6,3%). Al contrario, nella provincia di Terni si assiste ad una contrazione del fenomeno dell’ultimo anno, con le imprese segnalate che sono passate da 592 a 563 (-4,9%).

L’aumento delle imprese in difficoltà nel Perugino rischia di favorire fenomeni illegali, come l’usura. Un rischio legato anche alla ripresa della stretta del credito bancario che si registra in Italia, come evidenzia la Cgia: dal 2011 ad oggi sono crollati i prestiti alle imprese italiane. A fronte dei 1.017 miliardi di euro erogati verso la fine del 2011, si è scesi a poco più di 711 miliardi nel febbraio 2020 (inizio pandemia).

Dopo l’incremento avvenuto durante il periodo Covid che ad agosto 2022 aveva innalzato lo stock erogato a 757,6 miliardi di euro, è ripresa la riduzione e a settembre di quest’anno si è attestata a poco meno di 667 miliardi. In 12 anni, rispetto al picco massimo erogato nel 2011, le
imprese hanno perso 350 miliardi di prestiti bancari, pari al -34,4%.

Politiche agricole e agroalimentari, a cinque bandi

Via libera, dall’Assessorato regionale alle Politiche agricole e agroalimentari, a cinque bandi del CSR (Complemento di sviluppo rurale 2023/2027) per un plafond complessivo di risorse pari a 35 milioni di euro.

Si tratta di interventi che mirano a riconoscere all’agricoltura il ruolo fondamentale di infrastruttura economica, sociale e ambientale dell’Umbria. Gli interventi attivati rappresentano una risposta concreta alle sfide che il settore deve affrontare, a cominciare dai cambiamenti climatici, la richiesta di prodotti certificati, l’erosione del suolo, lo spopolamento delle aree interne – e un segnale forte verso chi vive e lavora nella terra ogni giorno.

L’assessore regionale alle Politiche agricole, Simona Meloni, sottolinea così il valore dell’operazione: “Con questi bandi investiamo nel cuore dell’Umbria: gli agricoltori, gli allevatori, le imprese che custodiscono i nostri paesaggi e producono qualità. Andiamo a disegnare un modello di sviluppo che tiene insieme innovazione, sostenibilità e presidio del territorio. Voglio ribadire ancora una volta che assicurare un futuro all’agricoltura significa garantire un futuro alle nostre comunità”.

“L’attivazione di questi bandi – conclude Meloni – si inserisce in una più ampia azione dell’Assessorato che mira a ricostruire un dialogo solido con il mondo agricolo, ascoltarne i bisogni e restituire risposte concrete alle imprese che valorizzano questo comparto di assoluta eccellenza. L’Umbria investe su ciò che la rende unica, ovvero la qualità delle produzioni, la bellezza dei paesaggi agrari, la forza delle comunità rurali, la capacità delle imprese agricole di innovare senza perdere le radici”.

Ecco in dettaglio i cinque bandi, già pubblicati sul BUR (Bollettino Ufficiale Regione Umbria – https://bur.regione.umbria.it/).

  • SRA01 – Produzione integrata (7,5 milioni di euro). Questo intervento sostiene le imprese agricole che adottano il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, riducendo l’uso di input chimici e migliorando la sostenibilità delle coltivazioni. È un incentivo diretto a chi sceglie un modello produttivo più sicuro, certificato e rispettoso dell’ambiente.

LINK: https://shorturl.at/5bEjP

  • SRB01 – Aree montane con svantaggi naturali (14,1 milioni). Destinato agli agricoltori che operano nelle zone montane dell’Umbria, dove la produzione è più difficile e costosa, ma essenziale per prevenire l’abbandono, mantenere il paesaggio e sostenere l’economia locale.

LINK: https://shorturl.at/1uYcY

  • SRB02 – Aree con altri svantaggi naturali significativi (2,4 milioni). Rafforza le aziende situate nelle aree rurali caratterizzate da svantaggi e vincoli naturali. Una misura pensata per preservare il tessuto socio-economico, contrastare l’erosione del territorio e valorizzare chi continua a produrre in condizioni complesse.

LINK: https://shorturl.at/8Jv4T

  • SRA30 – Benessere animale (7,5 milioni di euro). Interviene sul miglioramento delle condizioni negli allevamenti di bovini, ovicaprini e bufalini, attraverso spazi più adeguati, alimentazione migliorata, riduzione dello stress e strumenti di monitoraggio. Un passo avanti verso una zootecnia più moderna, etica e allineata agli standard richiesti dai mercati internazionali.

LINK: https://shorturl.at/AOpHe

  • SRA29 – Pratiche agricole introduzione e mantenimento pratiche e metodi di agricoltura biologica (circa 3,5 milioni di euro). Sostiene tecniche come agricoltura conservativa, rotazioni migliorative, coperture vegetali e incremento delle superfici coltivate con metodi di agricoltura biologica (Strategia Farm to Fork). Obiettivi: aumentare la fertilità, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e rendere le aziende umbre più resilienti.

LINK: https://tinyurl.com/44y9duun

In Umbria tredicesima per oltre mezzo milione di pensionati e dipendenti

Da oggi, lunedì, 16,3 milioni di pensionati italiani inizieranno a ricevere la tredicesima mensilità, che entro Natale sarà riscossa anche da 19,7 milioni di lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato. Complessivamente, questa mensilità aggiuntiva verrà pagata dunque a 36 milioni di italiani, i quali, calcola l’Ufficio studi della Cgia, al netto delle imposte (13,8 miliardi l’introito Irpef) incasseranno 42 miliardi di euro.

Di questa cifra – alla quale si aggiungerà il Bonus mamme – se ne spenderanno circa 10 miliardi per i regali di Natale.

Sempre secondo una stima dell’Ufficio studi della Cgia, sono 8 milioni circa i lavoratori dipendenti del settore privato che beneficiano anche della 14esima, che viene erogata nel mese di luglio. I principali contratti nazionali di lavoro che prevedono questa mensilità aggiuntiva sono: l’agricoltura, l’alimentare, l’autotrasporto, il commercio/turismo e il comparto pulizia/multiservizi.

La quattordicesima spetta anche ai pensionati che hanno compiuto 64 anni di età, viene pagata a luglio e il destinatario deve essere in possesso di determinate condizioni. Tra queste, il reddito complessivo non deve superare due volte il trattamento minimo annuo che nel 2025 è pari a 15.688,40 euro.

In Umbria percepiranno la tredicesima 543.913 persone: 262.182 pensionati e 281.731 di lavoratori dipendenti.

Nella provincia di Perugia i percettori saranno 408.255: 193.646 pensionati e 214.609 lavoratori dipendenti. Nel Ternano i percettori saranno complessivamente 135.658: 68.536 pensionati e 67.122 lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato.

Legge di Bilancio, l’allarme per lo stop alla compensazione dei crediti

Legge di Bilancio 2026, lo stop alla compensazione dei crediti preoccupa l’Ordine dei commercialisti di Perugia. Il presidente Enrico Guarducci lancia l’allarme: “Rischia di penalizzare le imprese che hanno già effettuato investimenti. Nel caso passasse la norma – è il suo auspicio – non dovrebbe essere retroattiva”

L’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili della Provincia di Perugia (Odcec) manifesta in questo modo preoccupazione per le imprese e lancia un grido di allarme per coloro che vantano crediti fiscali utilizzabili in compensazione. “L’articolo 26 della bozza della Legge di Bilancio 2026 – specifica, in una nota, il presidente dell’Odcec di Perugia, Enrico Guarducci – prevede infatti che dal primo luglio 2026 non sarà più possibile la compensazione dei crediti d’imposta generati dal piano Transizione 4.0 e 5.0 o dai bonus edilizi, in particolare dal Bonus 110, e tutti i crediti non derivanti dalla liquidazione delle imposte come l’Ires, l’Iva o l’Irpef, con i contributi Inps. Tale decisione rischia di penalizzare le imprese in questa di difficile congiuntura ed in particolare quelle che hanno effettuato investimenti, ad esempio in macchinari, o impiegato la liquidità per acquistare crediti fiscali certi di poter beneficiare di compensazioni che con la Legge di Bilancio rischiano dall’oggi al domani di scomparire”.

“Il provvedimento – aggiunge Guarducci – va anche ad accentuare quell’atavico problema, tutto italiano, dell’incertezza normativa nel tempo che mina alle fondamenta lo spirito imprenditoriale e la voglia di investire dei nostri imprenditori non potendo contare su una pianificazione finanziaria certa”.

“Se non si riuscisse ad eliminare la norma in oggetto – conclude Guarducci –, dovrebbe in caso mai esserne limitata l’applicazione alle imprese di grandi dimensioni e, in ogni caso, applicata esclusivamente ai crediti maturati o acquistati dopo l’entrata in vigore della Legge di Bilancio”.

Ecco la propensione all’evasione fiscale in Umbria

Secondo l’elaborazione fatta dall’Ufficio studi della Cgia sugli ultimi dati resi noti nei giorni scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi all’evasione fiscale in Italia nel 2022 l’evasione fiscale in Italia, in Umbria ogni 100 euro di gettito incassato se ne nascondo al fisco 15,4.

La propensione all’evasione (vale a dire quanto evade la popolazione/imprese presenti in una determinata area geografica in rapporto alla ricchezza prodotta), nel Cuore verde d’Italia è al 14 per cento (cioè circa 1,7 miliardi di mancato gettito).

In testa alla classifica c’è la Calabria, dove è al 20,9 per cento (per 3,1 miliardi di evasione). Quindi la Puglia al 18,9 per cento (cioè circa 6,8 miliardi di mancato gettito), seguita dalla Campania con un dato del 18,5 per cento (9,4 miliardi evasi).

Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Provincia Autonoma di Trento che presenta un tasso del 9,7, la Lombardia dell’ 8,8 e la Provincia Autonoma di Bolzano che registra l’incidenza più contenuta d’Italia, pari all’8,4.

Se, invece, si osserva la graduatoria dell’evasione in termini assoluti, sono ovviamente le regioni più ricche e popolate a occupare le prime posizioni. Infatti, al primo posto troviamo la Lombardia con un mancato gettito pari a 16,7 miliardi di euro. Seguono il Lazio con 11,4 miliardi, la Campania con 9,4, Veneto ed Emilia Romagna entrambe con 7,8 miliardi.

Accordo Confartigianato – Banco BPM, 15 milioni per le imprese del Ternano

Plafond complessivo di 15 milioni di euro per agevolare l’accesso al credito per le aziende associate del territorio ternano grazie al protocollo d’intesa siglato tra Confartigianato Imprese Terni e Banco BPM.

L’iniziativa, denominata “Plafond Confartigianato Imprese Terni”, si inserisce nell’ambito di una collaborazione volta a sostenere la crescita economica e sociale del territorio, offrendo strumenti finanziari dedicati alle imprese artigiane, in particolare alle medie, piccole e microimprese. La convenzione avrà validità fino al 31 ottobre 2026.

In base all’accordo, Banco BPM si impegna a riservare agli associati servizi di consulenza, prodotti e linee di credito a breve, medio e lungo termine per rispondere alle diverse esigenze di sviluppo delle aziende. L’entità dei benefici economici e le condizioni applicate saranno definite in relazione al merito creditizio e alle caratteristiche qualitative di ciascun associato, secondo le valutazioni autonome della banca.
Confartigianato Imprese Terni si impegna a divulgare tra i propri iscritti le opportunità offerte dall’accordo, garantendo la massima trasparenza e correttezza nelle comunicazioni.

L’accordo è stato siglato da Marco Giorgio Valori, responsabile Direzione Tirrenica di Banco BPM, e dal presidente di Confartigianato Imprese Terni Mauro Franceschini.

“Siamo soddisfatti di stringere questo accordo con Confartigianato Imprese Terni, confermando il nostro impegno per il territorio e il nostro modo di fare banca basato sul dialogo costante con le imprese e sulla prossimità – commenta Marco Giorgio Valori –. Attraverso le nostre risorse impegnate presso le filiali e i centri imprese, conosciamo bene le sfide che gli imprenditori devono affrontare quotidianamente, ad esempio nell’ambito della transizione green e digitale: per questo vogliamo essere al loro fianco offrendo strumenti finanziari adeguati, soluzioni di credito mirate e un supporto costante per poter cogliere al meglio nuove opportunità di crescita”.

“Quello sottoscritto con Banco BPM è un accordo importante – dichiara Mauro Franceschini – a testimonianza dell’impegno costante della nostra Associazione, che conta oltre 2.500 imprese associate nel territorio, nel favorire l’accesso al credito delle imprese Artigiane, Micro, Piccole e Medie Imprese, e al tempo stesso dell’attenzione della banca verso il tessuto economico locale. L’accordo vede al nostro fianco il Confidi vigilato Uni.Co. Soc. Coop., partner strategico di Confartigianato Imprese Terni, che ne valorizzerà i contenuti a supporto delle imprese del territorio, attraverso il “Sistema” della garanzia privata e dei servizi accessori”.

Più soldi alle imprese ternane, ma nel Perugino aumenta la stretta del credito

In un sistema del credito che nel 2025 è tornato a finanziare in modo consistente il mondo delle imprese, l’Umbria ha visto contrarsi ulteriormente i prestiti dalle banche all’economia locale.

A luglio di quest’anno l’ammontare dei prestiti alle imprese era infatti di 8.529 milioni di euro, contro i 8.654 milioni della fine del dicembre 2024. Pari a 125 milioni di euro in meno. Con una contrazione percentuale dell’1,4% che collocano nella classifica nazionale stilata dall’Ufficio studi della Cgia colloca l’Umbria al penultimo posto, dietro soltanto al Molise.

Umbria a due velocità

Il dato regionale è il risultato di dinamiche opposte nelle due province. Con il Perugino che nei 7 mesi ha visto una contrazione del 3,5%, con 248,5 milioni di euro in meno affidati alle imprese (l’erogazione a luglio è scesa a 6.805,5). E il Ternano che invece ha conosciuto nello stesso periodo un incremento del 7,7% (+123,4 milioni di euro in valori assoluti), che collocano la provincia al quarto posto nazionale. In provincia di Terni a luglio le banche hanno prestato alle imprese 1.723,3 milioni di euro.

In Italia

A livello nazionale, negli ultimi quattro mesi, l’Ufficio studi della Cgia evidenzia come i prestiti siano tornati ad aumentare. Rispetto all’inizio di quest’anno, lo stock erogato alle attività economiche è cresciuto di quasi 5,5 miliardi di euro, raggiungendo in termini complessivi la quota di 647 miliardi: 5,5 miliardi in più del dato riferito al 31 dicembre 2024.

Tuttavia, non tutte le imprese hanno beneficiato di questa ritrovata disponibilità delle banche a prestare liquidità al sistema economico. Nei
primi sette mesi del 2025, infatti, alle attività con più di 20 addetti la variazione è stata positiva e pari all’1,5 per cento (+8,2 miliardi di
euro), mentre alle aziende con meno di 20 addetti l’incremento è stato negativo e pari al 2,8 per cento (-2,7 miliardi).

Le regioni

A livello regionale spicca la contrazione degli impieghi registrata in Veneto. Una caduta verticale che dura ininterrottamente dal 2011. In questi ultimi 7 mesi monitorati dalla Cgia, le banche hanno decurtato alle imprese 868 milioni di euro (-1,4 per cento) di prestiti. Purtroppo, la “scomparsa” di Antonveneta (2013), di Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza e del Banco Popolare (queste ultime tre tutte nel
2017) continuano a produrre effetti negativi ancora adesso.

Male anche l’Umbria (-1,4 per cento pari a -125 milioni di euro) e, in particolare, il Molise (-2,1 per cento pari a -28 milioni)

Le province

Quasi la metà delle province italiane non ha ancora visto aumentare i prestiti bancari alle imprese. Le situazioni più difficili permangono a Imperia e Prato che hanno registrato una diminuzione in valore percentuale dell’ammontare del credito alle imprese entrambe del 5,6 per cento. Seguono Vercelli con il -5,7 per cento (pari a -81,6 milioni di euro) e Avellino con il -5,8 per cento (-109 milioni).

Tra le realtà più virtuose, invece, compaiono Aosta, che guida questa particolare graduatoria nazionale con un aumento del 18,3 per cento (+284,6 milioni di euro). Subito dopo Trieste con il +12,8 per cento (+383,5 milioni) e Oristano con il +9,2 per cento (+65,7 milioni).

Tra le grandi aree economico/produttive del Paese spicca il +4,1 per cento di Roma (+2,3 miliardi) che occupa l’8° posto, il +3,4 per cento di Bergamo (+530 milioni) che si colloca al 16° posto, il +2,6 per cento di Firenze (+329,2 milioni) che si piazza al 22° posto e il +2,2 per cento di Milano (+2,3 miliardi) che si posiziona al 28° posto.

Punto per punto, ecco la Manovra finanziaria del Governo

Il Governo ha approvato la Manovra finanziaria 2026 da 18 miliardi. Che ora dovrà essere votata in Parlamento, con possibili emendamenti.

Questi i principali punti.

Misure fiscali e sostegno al reddito

Riduzione della seconda aliquota dell’IRPEF – scaglione tra 28 e 50mila euro – che passa dal 35% al 33%. La riduzione sarà sterilizzata per i redditi superiori a 200.000 euro.

Regime fiscale agevolato sui rinnovi contrattuali, premi di produttività e trattamento accessorio.

Confermata per il 2026 la disciplina in merito al bonus ristrutturazione sulla prima casa al 50%.

Confermata la cosiddetta flat tax al 15 per cento per i redditi da lavoro dipendente o da pensione fino a 35mila euro.

Imprese

Ai fini delle imposte sui redditi, le imprese che acquistano beni strumentali nuovi potranno beneficiare della maggiorazione del costo di acquisizione per calcolare ammortamenti e canoni di leasing nella misura del 180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro e del 50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro. Nel caso di investimenti green si applica nella misura del 220% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 140% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro e del 90% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro.

La soglia esentasse dei buoni pasto elettronici per i dipendenti passa da 8 euro a 10 euro.

Saranno presenti nel triennio il credito d’imposta per le imprese ubicate nelle zone economiche speciali (ZES) e, nella misura di 100 milioni di euro nel triennio 2026-2028, per le zone logistiche semplificate (ZLS). È prorogata al 31 dicembre 2026 la sterilizzazione della plastic e sugar tax. Viene rifinanziata anche la misura agevolativa “Nuova Sabatini”.

Famiglie, lavoro e politiche sociali

Stanziati nel triennio circa 3,5 miliardi per la famiglia, il contrasto alla povertà e revisione ISEE.

Al fine di favorire l’accesso a determinate prestazioni agevolate si introduce infatti una revisione della disciplina per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che interviene sul valore della casa e sulle scale di equivalenza con effetti complessivi annui di quasi 500 milioni di euro.

Finanziati in via permanente per 60 milioni di euro annui i cosiddetti “centri estivi”.

Rifinanziata per gli anni 2026 e 2027 la “Carta dedicata a te”, un contributo di 500 euro per le famiglie con ISEE non superiore a 15.000 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.
Sterilizzato l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, a partire dal 2027, per i lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose. Per le restanti categorie di lavoratori l’aumento sarà di un solo mese nel 2027 e di due mesi nel 2028.

Previsto l’incremento di 260 euro all’anno per le pensioni dei soggetti in condizioni disagiate.

Per il 2026 rispetto al 2025 è rafforzato il bonus mamme, che passa da 40 a 60 euro mensili a favore delle lavoratrici con almeno due figli e reddito fino a 40.000 euro. Potenziati anche il congedo parentale e il congedo per malattia dei figli minori.

Sanità

Ai rifinanziamenti previsti l’anno scorso dalla legge di bilancio, pari a oltre 5 miliardi per il 2026, a 5,7 miliardi per il 2027 e a quasi 7 miliardi per il 2028, si aggiungono 2,4 miliardi di euro per il 2026 e 2,65 miliardi a decorrere dal 2027. Una parte di tali risorse sarà destinata a nuove assunzioni e al miglioramento dei trattamenti in favore del personale sanitario. Al fine di garantire la riduzione delle liste di attesa e il rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie e per far fronte alla carenza di personale sanitario, nel 2026 si autorizza quindi l’assunzione di personale sanitario.

Banche

Confermato il contributo del settore finanziario con il coinvolgimento di banche e assicurazioni. Tra le misure è prevista la proroga del rinvio delle deduzioni relative alle svalutazioni e perdite su crediti, nonché del costo dell’avviamento, connesse alla rilevazione delle imposte differite attive (DTA). Sugli utili accantonati a patrimonio che vengono liberati e distribuiti prevista una imposta agevolata. Modificata aliquota IRAP e confermata parziale deducibilità di perdite ed eccedenze ACE.)

Pace fiscale

Vengono introdotti interventi di pacificazione fiscale rivolti ai contribuenti per i carichi affidati all’agente della riscossione fino al 31 dicembre 2023. Questi ultimi potranno essere definiti in una unica soluzione oppure pagati in 9 anni, in 54 rate bimestrali uguali. La misura è rivolta ai contribuenti che hanno presentato la dichiarazione ma hanno omesso il pagamento. Vi è la possibilità di aderire alla misura anche per gli enti locali.