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Tag: Terni

Arvedi in piena salute, ricavi per 7 miliardi e 756 milioni

Il gruppo Arvedi chiude il 2022 con ricavi a 7 miliardi e 756 milioni ed un risultato netto in crescita a 640 milioni.
Il margine operativo lordo è di 1 miliardo e 79 milioni mentre l’indebitamento finanziario netto si attesta a 513 milioni

“Un risultato particolarmente positivo – commenta il gruppo siderurgico – in un anno nel quale l’economia mondiale è stata condizionata da significativi elementi d’incertezza, determinati principalmente dalle tensioni geopolitiche conseguenti il conflitto russo-ucraino, dall’elevata inflazione e dal progressivo incremento dei tassi d’interesse”. Il 2022 di Arvedi “è stato caratterizzato principalmente da un evento di grande rilievo: l’acquisizione del controllo da ThyssenKrupp di Acciai Speciali Terni volta a rafforzare l’articolazione industriale del gruppo mediante l’inserimento di un produttore primario di acciaio inossidabile che completa la filiera già rappresentata da Ilta Inox ed Arinox, trasformatrici e clienti storiche di Acciai Speciali Terni”.
Ast e le sue controllate rinvenienti dall’operazione di acquisizione hanno partecipato nel 2022 ai risultati di gruppo per 11 mesi contribuendo con 2.558 milioni ai ricavi e per 163 milioni al Mol. “Gli ottimi risultati del gruppo – commenta Arvedi – confermano la piena sostenibilità dell’acquisizione di Acciai Speciali e del relativo piano di investimenti previsto per lo sviluppo del sito di Terni, pari a circa un miliardo di euro”.
Per la principale azienda del gruppo, Acciaieria Arvedi, i ricavi 2022 salgono a 3,60 miliardi (+20%).

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Il turismo traina le assunzioni in Umbria

Spinta dalla forte crescita negli avviamenti al lavoro nel turismo, l’Umbria è la prima regione italiana per aumento delle assunzioni a luglio 2023 e anche nel trimestre luglio-settembre.

E’ quanto evidenzia il bollettino del sistema informativo “Excelsior”, realizzato da Unioncamere e Anpal. In dettaglio, per luglio 2023 in Umbria le imprese hanno programmato 7.800 assunzioni, con un aumento del 37,8 per cento rispetto a luglio 2022, quando le assunzioni erano state 5.600. Si tratta – fa sapere la Camera di commercio regionale – dell’incremento percentuale più elevato tra tutte le regioni italiane: dopo l’Umbria, al secondo posto le Marche, quindi la Toscana, l’Emilia-Romagna e il Lazio. Il 21 per cento delle assunzioni programmate riguarda persone immigrate e il fatto che le chiamate al lavoro nel 21per cento dei casi saranno stabili, mentre nel 79 per cento saranno a termine. Il 36 per cento degli avviamenti riguarda giovani under 30, nel 59 per cento dei casi viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Bassa l’assunzione dei laureati (7% del totale).
Un quadro, quello di luglio, che nella sostanza si conferma per il trimestre luglio-settembre. Anche in questo caso l’Umbria, con un aumento degli avviamenti programmati del 32,3 per cento rispetto allo stesso trimestre 2022, è la prima regione italiana, seguita dalle altre tre regioni del centro e dall’Emilia-Romagna. Nel trimestre luglio-settembre 2023 le imprese hanno programmato 20. 070 assunzioni. A trainare l’incremento, in tutte le regioni e, in particolare in Umbria, dove crescono del 140,4 per cento a luglio e del 119,3 per cento nel trimestre luglio-settembre, le imprese della filiera turistica. Bene anche il commercio e le costruzioni.
“S’aggrava ancora di più – spiega ancora la Camera di commercio dell’Umbria – , toccando in alcune regioni come l’Umbria cifre elevatissime, la questione della difficoltà delle imprese a reperire i profili professionali richiesti. A luglio 2023 in Umbria le imprese dichiarano di considerare “di difficile reperimento” il 55 per cento del personale di cui hanno bisogno, mentre in Italia il dato è del 48 per cento”.

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Birre artigianali, la Regione ci mette i soldi per aiutare il settore

Per iniziativa della Lega, saranno erogati fondi a favore delle aziende che producono birre artigianali umbre

«La Giunta regionale ha stanziato il finanziamento della legge regionale per la valorizzazione e promozione della birra agricola e artigianale in Umbria di cui sono prima firmataria, garantendo la necessaria copertura finanziaria che consentirà l’approvazione dell’iniziativa legislativa della Lega entro la fine dell’anno»: lo annuncia Paola Fioroni, consigliere regionale della Lega e vicepresidente dell’Assemblea legislativa. «Il prossimo 28 luglio – spiega – l’Aula approverà l’assestamento di bilancio, illustrato in prima Commissione, che ha appunto previsto le risorse che consentiranno di concludere un iter legislativo che ho personalmente avviato nel 2021 depositando il progetto di legge che individua e tutela la birra umbra agricola ed artigianale nella sua specificità ed unicità sostenendo il settore brassicolo regionale attraverso una serie di interventi ed iniziative definite in un piano triennale regionale». «Sono particolarmente soddisfatta – afferma Paola Fioroni in una nota – che la nostra regione si doterà di uno strumento legislativo frutto di un lungo confronto e di un lavoro congiunto con le associazioni del territorio per supportare il grande potenziale di sviluppo dei birrifici della nostra regione, che si distinguono per una produzione pregiata e di qualità che ha visto le nostre birre regionali essere riconosciute e premiate a livello nazionale. La maestria e le capacità, ma anche la creatività, dei mastri birrai umbri hanno portato ad una riconosciuta produzione di alta qualità, dai tratti spiccati e originali, lontanissima dalla standardizzazione delle birre dei grandi produttori. L’approvazione di una legge regionale con un finanziamento di 100 mila euro annui dimostra ancora una volta la visione strategica di questa maggioranza che è ben consapevole di come la birra umbra artigianale e agricola crei occupazione e valorizzi il territorio – conclude Paola Fioroni -, e sia pertanto un prodotto che merita di essere di essere riconosciuto e tutelato».

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Bandecchi invoca l’intervento del governo contro il caro prezzi

Il sindaco di Terni comincia ad agire ormai come un leader politico nazionale e si appella alla Meloni per iniziative contro l’inflazione

“Apprezzabile che il Governo Meloni suggerisca alla Bce come affrontare il tema dell’inflazione legata al prezzo delle materie prime. Finora l’inflazione non fa che alternarsi, passando da quella energetica a quella alimentare. Sono mesi che vediamo il prezzo di riso, grano, frutta e verdura salire vertiginosamente. Il fatto che i cittadini debbano fronteggiare costi esorbitanti per beni primari, come quelli alimentari, è inaccettabile. Il caro prezzi sta impattando fortemente infatti sulle tasche degli italiani, privandoli della possibilità di mettere sulla tavola frutta e verdura e, allo stesso tempo, rendendo impossibile anche la pianificazione di altre attività, come le ferie estive. Il caro voli, ad esempio, è un vero e proprio paradosso: un cittadino che vuole trascorrere le vacanze in Italia e intende ricorrere all’aereo si trova ad affrontare costi equiparabili a quelli delle tratte extra continentali. Come promuovere allora il nostro turismo se, per gli stessi italiani, è diventato impossibile viaggiare nel proprio Paese? Il Governo deve essere più incisivo sulle politiche di sviluppo che riguarderanno i prossimi 30 anni, è questo il vero nodo”. Così il sindaco di Terni e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, Stefano Bandecchi. “Tutti gli italiani hanno il diritto di lavorare e, soprattutto, di poter godere del frutto del proprio lavoro. Per questo occorre calmierare i prezzi e rendere sostenibile e dignitoso il quotidiano di ciascun individuo in termini economici. Bisogna mettersi a lavorare seriamente e trovare soluzioni che supportino le famiglie in maniera ampia. Se non insistiamo con determinazione su queste importanti tematiche e non troviamo soluzioni, i danni che conteremo tra qualche anno saranno drammatici e senza facile ritorno. Vivere bene è un diritto dei cittadini e il compito del Governo è fare in modo che ciò avvenga” conclude Bandecchi.

 

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La Ternana è stata venduta ad un gruppo farmacologico

La decisione è stata assunta dall’ex presidente ed ora sindaco Stefano Bandecchi

E’ ufficiale la cessione della Ternana, con il trasferimento delle quote del club che si era reso necessario dopo l’elezione a sindaco di Terni dell’ormai ex presidente Stefano Bandecchi. Il club ha pubblicato in mattinata una nota ufficiale nella quale si annuncia che la società è stata ceduta a “un imprenditore a capo di una casa farmaceutica Italiana”. “Nella scorsa notte si è positivamente conclusa la trattativa per la cessione della totalità della quote della Ternana Calcio dall’Università Niccolò Cusano ad un imprenditore a capo di una casa farmaceutica Italiana – si legge nel comunicato ufficiale-. Tra le varie proposte giunte la scelta è ricaduta su chi ha fornito all’ateneo maggiori garanzie non solo economiche ma anche gestionali. La chiusura dell’accordo è previsto per il 15 luglio ed in questo periodo Unicusano sarà a disposizione per garantire la massima collaborazione e rendere il passaggio più naturale possibile. Unicusano sarà sempre legata alla Ternana ed ai propri tifosi, non soltanto per la presenza di Stefano Bandecchi quale sindaco della città ma per l’affetto sincero che negli anni si è consolidato in ogni suo aspetto”.

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Ast Terni, investimenti confermati

Sul tavolo c’è un miliardo, tra fondi della famiglia Arvedi e del governo

Sono stati “confermati gli investimenti” ma ci sono “nodi ancora critici su energia e infrastrutture” per questo “il Ministero delle imprese e le istituzioni locali” devono fare adesso “la propria parte”. A sottolinearlo in una nota congiunta sono Roberto D’Andrea, coordinatore siderurgia per la Fiom-Cgil nazionale, e Alessandro Rampiconi, segretario generale Fiom-Cgil Terni. “Acciai Speciali Terni – sottolineano – nella riunione di ieri con le organizzazioni sindacali territoriali e nazionali ha confermato gli investimenti nel sito, sia nella misura che nelle tempistiche”. “Investimenti – osservano i due sindacalisti – che poggiano sulla sostenibilità ambientale e puntano alla decarbonizzazione del ciclo produttivo, con l’obiettivo di ridurre i costi di trasformazione e una rimodulazione e ampliamento dei mix produttivi e dei mercati a partire dall’acciaio per il motore elettrico. Un piano industriale di espansione produttiva con il consolidamento dei livelli occupazionali cominciato con la stabilizzazione dei lavoratori somministrati in staff leasing. L’azienda ad oggi esclude l’utilizzo strutturale di ammortizzatori sociali straordinari per la messa in opera delle nuove linee”. D’Andrea e Rampiconi evidenziano che “rimangono come criticità i costi dell’energia e le infrastrutture che se non risolte rischiano di danneggiare la competitività dell’azienda che opera in un mercato di nicchia e con competitors a livello europeo e mondiale”. “Su questo versante – proseguono – è fondamentale il ruolo del Governo a partire dal Mimit e delle istituzioni locali che devono assumere all’interno dell’accordo di programma impegni precisi e certi per risolvere le problematiche sollevate”. “Al Governo chiediamo anche di fare la propria parte affinché finalmente prenda forma il piano nazionale della siderurgia che dentro il quadro complessivo colga le peculiarità degli acciai speciali” e “ci attendiamo- come emerso nella riunione al Mimit del 26 maggio 2023-, una convocazione nei primi giorni di luglio per proseguire il confronto anche alla presenza delle istituzioni e giungere il prima possibile, a livello aziendale, ai dettagli del piano industriale che ha già registrato troppi ritardi” concludono il coordinatore siderurgia per la Fiom-Cgil nazionale, ed il segretario generale Fiom-Cgil Terni.

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L’economia umbra è tornata a livelli pre covid. Lo certifica la Banca d’Italia

Nel 2022 è proseguita l’espansione dell’attività economica dell’Umbria, tornata al livello precedente la pandemia.

Nel 2022 è proseguita l’espansione dell’attività economica dell’Umbria, tornata al livello precedente la pandemia, ma dalla metà dell’anno la crescita ha perso vigore a causa dei forti rincari di energia e materie prime, da cui è derivato anche il rapido aumento dell’inflazione, che ha raggiunto livelli elevati e superiori alla media nazionale.
E’ il quadro che emerge dal rapporto annuale L’economia dell’Umbria, a cura della Banca d’Italia, presentato in una conferenza stampa, dalla direttrice della filiale di Perugia, Miriam Sartini e dai componenti nel nucleo di ricerca economica, Lucia Lucci e Giovanni Battista Carnevali.

Secondo le stime basate sull’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto regionale nel 2022 è aumentato del 3,6 per cento, in linea con l’andamento nazionale. Nello stesso anno l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 12,2 per cento e il fenomeno ha interessato tutte le principali voci di spesa soprattutto quelle relative a abitazione e utenze, che hanno contribuito alla variazione per circa la metà.
Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie umbre si è ridotto in termini reali dell’1,8 per cento. La capacità di spesa – secondo lo studio – è stata compromessa dall’incremento dei prezzi di beni e servizi che ha avuto ripercussioni molto più accentuate per i nuclei con livelli di spesa più ridotti. Il differenziale inflazionistico rispetto a quelli con i consumi più elevati ha raggiunto 18,4 per cento nello scorso mese di ottobre per poi ridursi progressivamente.

Modifiche delle condizioni economiche, quindi, che si sono già riflesse nel rallentamento della produzione industriale e nella perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie, che hanno acuito l’incertezza e indotto le imprese a maggiore prudenza nella definizione dei piani di investimento per l’anno in corso. Proprio per quanto riguarda le imprese, secondo Banca d’Italia nel corso del 2022 l’attività agricola regionale ha registrato un parziale recupero di quanto perso nel biennio precedente.

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Bandecchi risolve i conflitti di interesse mollando Ternana e Unicusano

Il neo sindaco di Terni ha abbandonato l’incarico di presidente delle due società per concentrarsi sul nuovo incarico

Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi è dimesso da presidente di Unicusano e dalla Ternana calcio. La decisione, in vista del Consiglio comunale di oggi, è stata annunciata dall’imprenditore sui social e ufficializzata sul sito Tag24 il quotidiano online dell’università Niccolò Cusano. Bandecchi ha spiegato che presidente e amministratore unico della Ternana sarà Paolo Tagliavento. L’imprenditore ha sottolineato che quindi nella società calcistica e nell’ateneo telematico “non conterà più niente”. Con la ratifica delle dimissioni “irrevocabili” secondo Tag24 “non ci sarà più il problema dell’incompatibilità del ruolo come sindaco di Terni” chiamato a gestire lo stadio dove gioca la squadra. “Mi sono dimesso – ha spiegato Bandecchi – perché voglio fare politica in modo serio, voglio essere il Sindaco di Terni e farlo per bene, per tutte quelle persone che mi hanno votato, ma anche per chi non l’ha fatto. E lo faccio perché voglio portare ad alti livelli Alternativa popolare in Italia”.

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La sanità umbra è ormai alla corda. Il grave allarme dei medici

Carenze di personale generalizzato, inadeguatezza delle strutture, mancanza di risorse finanziarie. Per i professionisti umbri, la sanità regionale è al minimo storico.

Un sistema sanitario “in lenta decadenza e sempre più verso la sua fine, con un impoverimento progressivo forse non più sanabile deve tornare ad essere unico, equo e pubblico”: è il “disperato appello” rivolto alla politica nazionale e regionale dall’intersindacale medica dell’Umbria.
“Salviamo la sanità pubblica dalla deriva del servizio sanitario nazionale” è stato il tema di un’assemblea nella quale medici, veterinari e dirigenti sanitari appartenenti a otto sigle sindacali – Aaroi, Anaao, Cimo Fesmed, Fassid, Fvm, Cgil, Cisl e Uil – hanno tenuto a Perugia. L’appuntamento, a cui hanno partecipato alcune associazioni dei cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, è inserito tra le analoghe iniziative che in contemporanea in tutti i capoluoghi di regione hanno acceso i riflettori sulle criticità della sanità in tutta Italia.
“Manifestiamo – ha spiegato Giovanni Lovaglio, portavoce intersindacale Medica dell’Umbria – contro una demolizione scientifica e sistematica del sistema sanitario nazionale. Un percorso che non inizia adesso, ma parte da lontano e dalla riforma De Lorenzo del 1992. C’è un percorso politico senza colori che ha portato a una deriva neoliberista che ha messo in mano al mercato il sistema sanitario nazionale e che vuole portare la sanità verso i privati”.
I protagonisti dell’assemblea hanno quindi affronteranno nel dettaglio temi e argomenti specifici che a loro avviso rappresentano le maggiori criticità della sanità regionale. Una “marea di criticità”, è stato sottolineato. In particolare, facendo riferimento ai dati, si è parlato di “sotto-finanziamento” del sistema sanitario nazionale, di “carenza di personale e inadeguatezza” del parco tecnologico, di liste d’attesa, di “instabilità politica-istituzionale” del sistema sanitario regionale, di programmazione sanitaria regionale e di convenzione Regione-Università, del rapporto tra sanità pubblica e privata, di “inadeguatezza” delle strutture sanitarie. “Molta della popolazione in Umbria, quasi 100 mila cittadini stimiamo, non ha più neanche l’assistenza primaria” ha commentato Lovaglio.

 

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In calo i laureati che lasciano l’Umbria

I dati dell’Istat sulla mobilità infraregionale e internazionale dei cittadini italiani rilevano una forte frenata nel 2021 dei laureati umbri che abbandonano la regione.

I dati dell’Istat sulla mobilità infraregionale e internazionale dei cittadini italiani rilevano una forte frenata nel 2021 dei laureati umbri che lasciano la regione per andare a vivere e lavorare all’estero trasferendovi la residenza (-43,5% sul 2020) e, allo stesso tempo, un netto aumento dei laureati italiani che dall’estero hanno trasferito la loro residenza in Umbria (+50,3%). Il saldo negativo tra iscrizioni dall’estero e cancellazioni per l’estero dei laureati, che negli anni scorsi si era progressivamente ampliato fino a raggiungere il massimo nel 2020 con -363, nel 2021 torna quasi in pareggio (-28), cosa che nell’ultimo decennio non accadeva dal 2011. La fuoriuscita dei laureati dall’Umbria nel 2021 rispetto al 2020 – rileva la Camera di commercio – è crollata di oltre il doppio rispetto alla media nazionale, mentre il numero dei laureati italiani che dall’estero hanno trasferito la loro residenza in Umbria è cresciuto del 60% in più rispetto al dato italiano. È il tema al centro del nuovo video “Il Punto del Presidente”, curato dall’Ufficio stampa e comunicazione della Camera di commercio dell’Umbria. “I dati – afferma il presidente, Giorgio Mencaroni – configurano svolta improvvisa, sulla quale sarà necessario effettuare approfondimenti. Innanzitutto la crescita, medicina che guarisce sempre molte malattie economiche e sociali, o quantomeno le lenisce. Nel 2021 l’economia italiana è cresciuta del 6,7% e quella dell’Umbria del 7,1%. Un incremento che ha aumentato le opportunità occupazionali anche per i laureati, perché inserita nel processo di transizione digitale ed ecologica dell’economia e della società italiane”. Poi, “i segnali di un avanzamento del welfare aziendale, che riguarda tutte le professionalità, da quelle meno a quelle più complesse”. “E qui – va avanti Mencaroni – si apre il capitolo della qualità più complessiva della vita, non solo sul lavoro. Un punto, quello della qualità della vita, su cui l’Umbria ha molto da spendere in termini di appeal per attirare imprese e persone”

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