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Tag: Terni

Fondi del Pnrr per l’Umbria, si entra nella fase finale

Per la regione si apre una nuova fase. Oltre al miliardo e 347 milioni del Piano nazionale di ripresa, ci sono i soldi per la programmazione europea per un totale di 400 miliardi nei prossimi sette anni. Tesei “Sappiamo farci ascoltare”

Per il Pnrr ormai la fase è “quella più importante e decisiva”, che dovrà portare ad usare i fondi europei «in modo coerente, senza sprecare un centesimo, e in maniera organica e complementare», anche in Umbria: di tutto questo si è parlato a Perugia, al salone d’onore di Palazzo Donini, in un convegno sugli strumenti europei di sostegno allo sviluppo locale, regionale e nazionale come Next Generation Eu, i fondi del bilancio Ue e della Banca europea per gli investimenti (Bei). L’evento, dal titolo «Next Generation EU, Bilancio UE e BEI: opportunità europee per il rilancio dell’Umbria», ha avuto l’obiettivo di illustrare lo scenario ma anche far discutere sugli effetti positivi e sulle potenzialità per il territorio.

Per la programmazione europea 2021-2027 l’Umbria potrà contare su un miliardo 347 milioni .792.853 di euro, suddivisi tra Pr Fesr 2021-2027 (523.662.810), Fse+ 2021-2027 (289.692.900 euro), Csr 2023-2027 (534.437.143). L’incontro è stato voluto dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Cesar-Europe Direct Umbria e Regione. Con l’intervento della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, del presidente Cesar e rettore dell’Università degli Studi di Perugia Maurizio Oliviero, del capo dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia Carlo Corazza e al direttore della Rappresentanza della Commissione europea in Italia Antonio Parenti. Tesei ha parlato di risorse «tante e importanti per la regione, tra le missioni del Pnrr e la nuova programmazione europea 21-27».

«La nuova programmazione – ha detto – porta nella disponibilità della Regione, pur nella consapevolezza che sono risorse che vanno cofinanziate, la cifra straordinaria di 1 miliardo e 347 milioni di euro». Per la Governatrice è stata «straordinaria e molto impegnativa» anche l’immediata utilizzazione di quanto la Regione aveva a disposizione della vecchia programmazione 14-20. «Molte risorse – ha sostenuto – sono state riprogrammate, grazie allo slittamento pur legato alla tragedia della pandemia, ed importanti per i bandi messi in campo per sostenere imprese e famiglie». «Abbiamo un’opportunità imperdibile – ha poi spiegato Corazza – visto che i fondi di Next generation che si sommano a quelli della programmazione 2021-2027 possono essere una spinta anche per le eccellenze dell’Umbria ma bisogna utilizzarli al meglio. Nei prossimi sette-otto anni avremmo oltre 400 miliardi di euro tra fondi a fondo perduto e prestiti e la quota dell’Umbria è importante sia dal punto di vista dei fondi Pnrr che di coesione. Si crea una sorta di ingorgo ma questa è anche un’occasione imperdibile». La complessità dei bandi e i tempi, soprattutto per le grandi opere, sono stati indicati come i principali nemici. L’Italia e l’Umbria in particolare è composta da piccoli comuni e quindi è stato ricordato di fare attenzione e di prendere per mano questi comuni nelle procedure. «Bisogna aiutarli soprattutto a livello tecnico e come sta facendo la Regione Umbria molto bene mettere il personale adatto con le competenze giuste per spendere nel migliore dei modi i soldi a beneficio dei cittadini delle imprese» ha aggiunto ancora Corazza. «Siamo piccoli ma nel panorama nazionale ed europeo ci facciamo ascoltare forse perché abbiamo una grandezza che ci viene da una terra d’eccellenza in tutti i settori» ha inoltre commentato la presidente Tesei.

Per poi evidenziare anche quelli che ritiene il punto debole e l’aspetto più critico. «È emersa una cosa che purtroppo conoscevo da tempo – ha detto – e su cui sto lavorando dall’inizio del mio mandato ed è il tema della carenza infrastrutturale di questa regione. Aiutiamoci e aiutateci a superare questo gap perché per questa regione è stato il peso negativo che l’ha vista nel 2019 avere un Pil tra i più bassi d’Italia». L’iniziativa ha visto anche gli interventi, con video-messaggi e collegamenti, di ospiti come la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, il Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e la vicepresidente della Bei Gelsomina Vigliotti. Dopo un focus sulla Regione e i Fondi europei, con l’intervento – tra gli altri – dell’assessore regionale allo sviluppo economico Michele Fioroni, si è tenuta una tavola rotonda di confronto alla presenza del sottosegretario all’Interno con delega al Pnrr Emanuele Prisco, degli assessori regionali Roberto Morroni, Enrico Melasecche, Luca Coletto, degli europarlamentari Luisa Regimenti (Ppe, FI), Camilla Laureti (S&D, Pd), Antonio Maria Rinaldi (Id, Lega), Nicola Procaccini (Ecr, FdI) e rappresentanti locali ed europei coinvolti nello sviluppo imprenditoriale, commerciale e agricolo dell’Umbria. «In questi giorni – ha ricordato Prisco – il ministero degli interni ha messo a disposizione un nucleo specialistico nelle Prefetture di tutta Italia, quindi anche in Umbria, per supportare gli enti locali nella progettazione e rendicontazione».

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I veri conti della sanità umbra

Un buco da 250 milioni, un deficit annuo da 50 milioni causato dal covid, spesa farmaceutica fuori controllo e Terni con l’ospedale più vecchio dell’Italia centrale

“Vanno sfatati molti falsi miti sulla solidità del sistema sanitario umbro e bisogna ricordare da dove siamo partiti”: lo ha detto la presidente della Regione, Donatella Tesei, durante un’audizione, con Coletto e D’Angelo, in terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Eleonora Pace, sulla “situazione della sanità nell’Umbria”. Un incontro scaturito da una lettera del 9 gennaio, a firma dei consiglieri di minoranza, che chiedeva un confronto con l’Esecutivo di palazzo Donini per fare chiarezza sui conti della sanità regionale e sui livelli dei servizi forniti ai cittadini.

Illustrando la richiesta, Tommaso Bori (Pd) – riferisce un comunicato della Regione – ha spiegato, a nome dei firmatari, che “durante l’emergenza c’è stato un forte aumento dei fondi nazionali stanziati. Nonostante questa enorme mole di risorse l’Umbria si trova in una posizione non paragonabile alle altre Regioni, con 250 milioni di buco di bilancio stimati. Si registra un continuo turn-over della dirigenza sanitaria, con cadenza annuale o semestrale. C’è una mobilità passiva passata da un 2012 con una forte attrattività ad un 2021 che ha fatto registrare un debito milionario legato ai pazienti che si spostano fuori regione. La spesa farmaceutica è fuori controllo a causa del continuo cambio della dirigenza, che ha fatto mancare un vero controllo della spesa. In Umbria non sono state fatte assunzioni e non è stato potenziato l’organico: si è fatto ricorso a professionisti esterni, questo ha creato una spesa enorme per i medici a gettone. Ci sono professionisti che sono stati pagati 80 euro l’ora senza limite di orario, arrivando a guadagnare 25 mila euro in un mese. La Corte dei conti ha sempre parificato i bilanci della sanità, il suo primo richiamo è arrivato con questa amministrazione. Il depotenziamento della sanità pubblica sembra voler favorire sanità privata e assicurazioni”.

La presidente della Regione Donatella Tesei ha osservato che “bisogna ricordare da dove siamo partiti, con molti problemi ereditati dalle Giunte precedenti. Ho ereditato una sanità annichilita da Sanitopoli, dalla quale i migliori professionisti fuggivano. Abbiamo ereditato, prima del covid, infinite liste di attesa. Terni ha l’ospedale più vecchio del centro Italia. Dei 17 ospedali, alcuni erano inutilizzabili ed altri non utilizzati. C’erano certificati di sicurezza scaduti. Un disavanzo strutturale pauroso. Una mobilità con un pesante saldo passivo e una spesa farmaceutica fuori controllo. Non ho voluto iniziare il lavoro elencando problemi e scandali della sanità.

Speravo che questo fosse capito da tutte le forze politiche. Avremmo potuto costruire insieme un cambiamento nella sanità regionale”. “Abbiamo reagito al covid – ha sottolineato Tesei – tra mille difficoltà, con continue polemiche da parte delle opposizioni. I report nazionali ci dicono che siamo stati tra i migliori a gestire covid e vaccini. Il covid è sparito per decreto ma abbiamo ancora 200 ricoverati negli ospedali. Con le spese annesse. Il necessario processo di riforma è potuto iniziare da soli otto mesi”. “Sul bilancio della sanità regionale – ha sottolineato ancora Tesei – ha pesato l’inflazione quasi al 10% e l’aumento delle spese per l’energia. Ospedali, strutture sanitarie e uffici hanno subito questi rincari. Per mantenere una sanità pubblica e universale servono fondi nazionali, altrimenti chi ha più sanità pubblica ha più disavanzo. Cinque miliardi è la somma che manca alle sanità regionali per chiudere in equilibrio i bilanci. E questa è la somma richiesta dalla Conferenza delle Regioni.
Questa la somma che il presidente Bonaccini ha richiesto per le Regioni”.

Per la presidente, “vanno sfatati molti falsi miti sulla solidità del sistema sanitario umbro. La spesa è cresciuta quattro volte più dei fondi disponibili. Una spesa fuori controllo che cresce più della media nazionale. Nel 2017 il disallineamento era di 32 milioni, compreso il payback. Nel 2018 è arrivato a 60. Nel 2019 a 65 milioni. Oggi, il Ministero ci chiede di scorporare il payback. Questi disavanzi strutturali vengono sempre chiusi per portare a pareggio il bilancio. Questo indebolisce i conti e non crea riserve. Dal 2015 al 2019 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è aumentata di 50 milioni, senza alcun tentativo di razionalizzarla. Il saldo di mobilità crolla da +25 milioni nel 2017 a – 4 milioni nel 2019. L’inversione di tendenza è avvenuta nel 2017, anche se si manifesta nel 2018-19”.

“Sul personale – ha spiegato Tesei – Agenas ci dice che abbiamo 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale. Visto che però sembrano pochi, si rende necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze. Il costo degli amministrativi è del 20% della spesa totale: si tratta di un sovrannumero che toglie risorse per il resto del personale. Il covid ha impedito la riforma strutturale del sistema. Restano 50 milioni di euro all’anno da recuperare. Serve un percorso di efficientamento e ricostruzione. Per fare tutto questo ci vuole tempo. Per più di due anni abbiamo gestito esclusivamente il covid, pur andando avanti con vari progetti. L’aumento dei costi energia e dei costi Covid hanno gravato per 100 milioni sul bilancio regionale, che i fondi nazionali non coprono. Lo ho segnalato ad agosto 2022 ai ministri del periodo. Ed ora lo ho segnalato ai nuovi ministri in carica. Tutte le Regioni hanno segnalato questi problemi e una situazione esplosiva. I bilanci consuntivi sul 2022 non sono ancora stati ultimati, come da prassi lo saranno tra qualche mese. Gli incrementi di spesa si sommano ai disavanzi strutturali e peseranno anche sul 2023.
Queste situazioni e la loro genesi non possono essere negate ma devono essere affrontate”.

Luca Coletto (Assessore alla sanità), ha affermato che “lo sforamento per la spesa farmaceutica c’era già nel 2017 ed è andato aumentando negli anni successivi. Abbiamo fatto una delibera per ricondurre le prescrizioni all’appropriatezza, che prima non c’è stata. Grazie a quella delibera stiamo rientrando. I pazienti hanno la necessità di essere curati nella maniera più corretta possibile. Siamo stati giudicati una delle migliori Regioni per la gestione del Covid, pur in assenza di un piano per la gestione della pandemia. I fondi integrativi che esulano dal fondo sanitario vanno definiti e controllati. Altrimenti la sanità torna nelle mani delle mutue, che hanno creato un enorme debito legato a prestazioni non appropriate. E che creavano differenze sociali nelle cure. Tutte le Regioni hanno dovuto sopportare costi aggiuntivi per la gestione del Covid, che non è finita con il decreto del ministro il 31 marzo 2022. La mobilità ha avuto una inversione di tendenza nel 2015, che è stata registrata nel 2017. La programmazione manca da più di 10 anni. Un altro problema c’è stato con il payback, un ulteriore aggravio per le Regioni che hanno sfondato i tetti di spesa. Molte Regioni hanno subito gli sbilanci. In passato i bilanci sono stati chiusi in attivo ma la spesa è sempre stata maggiore del fondo disponibile. Stiamo dando una identità chiara ai piccoli ospedali, cercando professionisti che facciano mobilità attiva e che se ne sono andati a causa di mancanza di visione e di prospettiva. Da oltre un anno stiamo trattando con il ministero circa i 5 miliardi che mancano alla sanità. È necessario un intervento nazionale. I dati Agenas dicono che abbiamo il maggior numero di medici ogni mille abitanti in Italia. Mancano medici perché è mancata la programmazione e in passato non sono stati fatti i necessari concorsi”. Massimo D’Angelo (direttore regionale Salute e Welfare) – conclude la nota – ha sottolineato che “il disavanzo è legato al mancato finanziamento del fondo nazionale mentre aumentava il costo delle prestazioni. Durante il Covid abbiamo sospeso prestazioni sanitarie e questo ha impattato su molte patologie croniche che si sono riacutizzate. Ci sono molti pazienti anziani ricoverati per Covid, che si somma ad altre patologie, con una spesa per strutture e personale molto importante. Sulla spesa farmaceutica si registra un trend in miglioramento, legato all’appropriatezza”.

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Bandecchi tranchant: La vostra Ternana la vendo

Terremoto di metà pomeriggio, il presidente annuncia la volontà di mollare la proprietà del club

“La vostra Ternana la vendo. Purtroppo è inevitabile. Ma resto candidato sindaco e continuerà con le mie aziende. Il palazzetto vedremo, in base a cosa anno deciso ieri a a insaputa, cosi ci srà da ridere”. Cosi il presidente della Ternana Stefano Bandecchi ha terremotato con un post sui social oggi pomeriggio il mondo della politica e della tifoseria ternana. Il momento attuale è caratterizzato da varie difficoltà innescate anche dall’inchiesta giudiziaria che aveva bloccato i conti correnti di Unicusano che è proprietaria della Ternana. Per risolvere questa empasse, Bandecchi a proposto di coinvolgere nella proprietà del club un certo numero di imprenditori locali a cui cedere quote individale pari al 5 % del 45 % della Ternana. Una soluzione finanziaria che potrebbe rappresentare un escamotage. In ballo ci sono i tanti progetti dell’imprenditore, compreso il futuro della Treofan. “La Ternana è in vendita. L’Università Cusano ha deciso così. Le indagini in corso determinano una serie di incertezze per le quali il consiglio di amministrazione dell’ateneo ha ritenuto di non occuparsi più di calcio. La questione è già in mano a uno studio di avvocati ma nulla cambierà fin quando non sarà individuato un acquirente all’altezza” ha scritto Bandecchi.

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Sbloccati alcuni conti correnti di Bandecchi

Dopo il sequestro preventivo di venti milioni al patron di Ternana ed Unicusano, la magistratura ha parzialmente revocato il provvedimento

Alcuni conti correnti, tra cui quello della Ternana calcio, sono stati sbloccati e questo ci permetterà di far fronte al pagamento degli stipendi dei nostri dipendenti e di onorare tutti gli altri impregni”: è quanto annuncia Stefano Bandecchi, presidente dell’Università telematica Niccolò Cusano e della società rossoverde che milita nel campionato di serie B. Conti che erano stati congelati a seguito dell’attività investigativa della guardia di finanza della capitale per una presunta evasione fiscale dell’Ateneo, con il sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro. “Stiamo riacquisendo la normale operatività anche nell’Università, dove si continua a fare lezioni ed esami, anche se la vicenda moralmente ha toccato i nostri collaboratori che, però, a fine mese riceveranno regolarmente il proprio stipendio”, sottolinea ancora Bandecchi. “Noi andiamo avanti convinti della nostra correttezza”, conclude il presidente.

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Nasce a Terni l’associazione Professione Italia

Promossa dall’avvocato Antonio De Angelis, è collocato nel campo del centrodestra

E’ stata presentata ufficialmente anche a Terni, la sezione territoriale dell’Associazione Professione Italia, una rete di professionisti vicini all’area del centrodestra, ispirati dai valori della tradizione liberale, popolare e nazionale. L’associazione è stata costituita da poco ed ha una matrice ternana: il Presidente nazionale è infatti l’Avvocato Antonio De Angelis, ternano, già presidente nazionale dei giovani avvocati. “È un’associazione che a livello nazionale è nata poco più di due mesi fa, il 2 dicembre attraverso un’assemblea costitutiva a Roma. Oggi presentiamo la sezione di Terni che è la mia città natale e quindi, la sento in modo particolare” dice il presidente De Angelis, ai microfoni di Teleambiente. “È un’associazione di liberi professionisti – ha spiegato – che condividono alcuni valori: tradizione liberale, popolare e nazionale, insomma quei valori che caratterizzano la coalizione di centrodestra”.”Vogliamo strutturarci sul territorio – ha continuato De Angelis – il nostro obiettivo è quello di riuscire a creare tante sezioni quante sono le province italiane da qui alla fine dell’anno. Inoltre la nostra mission è anche quella di creare una rete, un network di liberi professionisti e quindi anche occasioni ed opportunità di lavoro, per chi ne fa parte”. “Inoltre – ha proseguito – cercheremo di metterci a disposizione delle coalizioni, sia livello nazionale che a livello locale, con la nostra competenza e professionalità. Provando a far avvicinare alla politica i liberi professionisti che qualche volta se ne tengono fuori”. “Questo – ha detto ancora De Angelis – vuole anche essere un primo passo, un modo diverso di fare politica”. Associazione che parte dagli avvocati, ma è aperta a tutte le altre professioni. “È aperto a tutte le professioni – ha ricordato il presidente De Angelis – a tutte le libere professioni, sia quelle ordinistiche, che quelle non”.

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Via libera dal governo al piano industriale di Arvedi per l’Ast

In ballo c’è l’investimento per un miliardo di euro annunciato da Giovanni Arvedi

Procede senza apparenti ostacoli la procedura che porterà il gruppo Arvedi a realizzare il piano industriale da un miliardo di euro annunciato per l’acciaieria di Terni. Un investimeno che sarà sostenuto anche con i fondi del Pnrr. “Abbiamo appena concluso un incontro positivo e utile a individuare un percorso rispetto agli obiettivi che concordemente ci siamo dati”. Lo dichiara il sindaco Leonardo Latini dopo partecipato, insieme al vicesindaco e assessore all’ambiente Benedetta Salvati, al tavolo convocato a Roma nella sede del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sulle prospettive dell’area industriale ternana e in particolare dell’Acciai Speciali Terni. All’incontro tecnico hanno preso parte i rappresentanti del Governo, con il viceministro del ministero dell’Ambiente Vannia Gava, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei con l’assessore regionale Michele Fioroni, oltre ai rappresentanti del Gruppo Arvedi, proprietario di Ast e i tecnici del Mase, del ministero delle imprese e del Made in Italy e di Invitalia. “Ci sono stati impegni precisi e circostanziati da parte di tutti i soggetti e degli enti che hanno preso parte al tavolo – ha detto ancora il sindaco Latini – con l’obiettivo di arrivare alla definizione dell’accordo di programma in tempi rapidi e consentire dunque lo sviluppo dei progetti industriali per l’area ternana”. Il governo sosterrà gli interventi relativi alla decarbonizzazione ed il piano industriale nel suo complesso che prevede il recupero della produzione di acciaio magnetica, specializzazione storica dell’acciaieria ternana e dismessa nel 2005 dalla Thyssenkrupp.

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Lieve calo dell’inflazione a Terni

Per il secondo mese consecutivo l’inflazione a Terni scende leggermente e a dicembre si attesta a +11,5%, dall’ 11,8% di novembre

Dal bollettino di dicembre diffuso dai Servizi statistici del comune di Terni risulta che le variazioni di prezzo, rilevate nella grande distribuzione, nei negozi e nelle altre diverse fonti di rilevazione sul territorio, sono più contenute dei mesi precedenti.
Le festività natalizie hanno influenzato solo in parte l’andamento dei prezzi ed esclusivamente per i capitoli Ricreazione, spettacoli e cultura che segna un +2,2% e Servizi ricettivi e di ristorazione +0,4%, che hanno fatto registrare i maggiori incrementi tra i diversi capitoli di spesa.
Diversi anni fa le festività natalizie e le abitudini di consumo ad esse legate facevano sentire il loro impatto anche sull’andamento di alcuni prodotti alimentari quali, ad esempio, la frutta secca, il cioccolato, l’agnello, l’uva. Ora il sistema delle offerte e la concorrenza del mercato hanno azzerato questa tendenza. Nel mese di dicembre aumenta il prezzo dell’acqua minerale mentre diminuisce il prezzo di alcolici e vino che non risentono dell’influenza delle festività natalizie. Per la prima volta dopo oltre un anno, da agosto 2021, i prezzi di alcuni prodotti alimentari e delle bevande analcoliche flettono e addirittura in media segnano -0,1%. Nel dettaglio dei prodotti del carrello della spesa: i prezzi della frutta, della verdura e anche del pesce sono diminuiti mentre continuano gli incrementi dei prezzi di pane, latticini, carne tutto oltre il 20% rispetto da un anno fa.

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Terni, Comune e fondazione Carit in campo per la programmazione sui fondi Pnrr

La fondazione ha elaborato un piano di sostegno per aiutare gli enti locali per realizzare i progetti del Piano nazionale

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Partirà entro maggio la serie di laboratori di co-progettazione che la fondazione Carit porterà avanti insieme ai Comuni del territorio per affiancarli nella progettazione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E’ il nuovo step che arriva dopo che la stessa fondazione, dal mese di dicembre 2021, si è attivata con un progetto a supporto degli enti locali, in collaborazione con la fondazione Brodolini. In questo ambito, il 4 marzo 2022 si è già tenuto un workshop con la partecipazione dei rappresentanti delle amministrazioni comunali del territorio, per una analisi approfondita della guida al Pnrr ad uso dei Comuni. La seconda fase prenderà il via il 23 maggio: il laboratorio si propone dunque come un’attività di accompagnamento promossa dalla fondazione Carit che nasce delle risultanze della fase di ascolto e dalla mappatura dei bisogni prioritari dei territori e tiene conto dei vincoli e delle tempistiche di attuazione del PNRR e dello stato dell’arte dei bandi emessi e di nuova emissione. Tre gli incontri previsti, che si svolgeranno presso la sede della Fondazione Carit a Terni. Il primo lunedì 23 maggio, il secondo lunedì 6 giugno, il terzo lunedì 20 giugno.
“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – spiega il presidente della fondazione Carit, il professor Luigi Carlini – è una straordinaria occasione per le nostre comunità che hanno l’opportunità e, contemporaneamente, il dovere di attivarsi in modo collettivo e sinergico per condurre in porto progetti, riforme, investimenti, ma soprattutto un percorso di crescita comune in grado di costruire una nuova visione di futuro che possa impattare positivamente sulla qualità della vita di quanti abitano i nostri territori, oggi come nella prossima generazione”.

 

Arvedi, attesa per il piano industriale




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