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Tag: imprese

L’ambasciatore Jia Guide: 400 milioni di cinesi potenziale mercato delle imprese umbre

Un miliardo e 400 milioni di abitanti, di cui 400 milioni di persone che richiedono con una disponibilità economica in grado di richiedere beni di alta qualità nel campo enogastronomico e manifatturiero. Consumatori attratti dalle caratteristiche dei prodotti della nostra regione, per quanto riguarda le produzioni vinicole, olearie e della moda.

L’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Jia Guide, ricevuto a Palazzo Donini dalla presidente della Regione Stefania Proietti e dall’assessore Fabio Barcaioli, ha ricordato i numeri di quella Cina a cui guardano le aziende umbre. Invitate a partecipare alla fiera China International Import Expo.

L’ambasciatore ha voluto ricordare come nello scorso anno l’Umbria sia stata la meta scelta da circa 50mila turisti cinesi. Ma anche richiamato i legami storici di scambio culturale tra l’Umbria e la Cina, che hanno avuto come catalizzatori l’Università per Stranieri e UniPg.

Ha infine chiuso il suo intervento annunciando la decisione del suo Governo di raddoppiare la quota di studenti stranieri che nei prossimi anni saranno accolti per poter compiere la propria formazione nelle Università cinesi.

La presidente Proietti ha accolto con grande favore l’invito dell’ambasciatore Guide: “È nostra intenzione presentare queste opportunità alle aziende della nostra regione, con un focus su due grandi temi, che sono quelli rappresentati dal trasferimento tecnologico sulle energie rinnovabili, settore nel quale la Cina è leader a livello mondiale, e quello rappresentato dalle nostre migliori eccellenze enogastronomiche e del settore tessile. Implementando sempre più la promozione dei nostri territori presso il pubblico del vostro Paese”.

Calano le imprese, balzo dei fallimenti e delle crisi aziendali

L’Umbria perde imprese: nel primo trimestre 2025 saldo negativo di 1.079 aziende tra iscrizioni in calo, balzo dei fallimenti e crisi aziendali.

Nel primo trimestre, a fronte di 1.357 nuove iscrizioni sono state 2.436 le cessazioni. Le nuove procedure concorsuali aumentano a 122 (+88,7% su base annua), colpendo tutte le forme giuridiche.

Nonostante il contesto difficile però, le imprese guidate da giovani e donne mostrano segnali positivi, con crescite rispettivamente del 21,8% e del 9,6% rispetto al 2024.

E’ quanto emerge dai dati della Camera di commercio dell’Umbria.

Il tessuto imprenditoriale umbro continua a sfilacciarsi

I numeri del “Cruscotto congiunturale” elaborato dal Centro Studi delle Camere di commercio fotografano una regione in cui, anche nei primi tre mesi del 2025, le imprese che chiudono superano di gran lunga quelle che nascono. Il saldo tra iscrizioni (1.357) e cessazioni (2.436) è negativo per 1.079 unità. Un quadro che evidenzia la fragilità strutturale dell’economia regionale.
Il calo delle cessazioni (-27,5%) rispetto al 2024 potrebbe far pensare a un miglioramento, ma il saldo ampiamente negativo e il contesto generale suggeriscono che potrebbe incidere anche un ritardo fisiologico negli aggiornamenti anagrafici, tipico dei primi trimestri. L’indicatore più rivelatore – quello delle nuove iscrizioni – segna un -1,8%, a fronte di un +2,9% a livello nazionale. Un dato che conferma: in Umbria fare impresa resta più difficile che altrove.

Forme giuridiche, frenano le società di persone ma il saldo negativo colpisce tutti

I numeri evidenziano una dinamica netta nelle scelte degli imprenditori: crescono le iscrizioni di imprese individuali e società di capitali, entrambe a +5,3% sul primo trimestre 2024 (rispettivamente 840 e 395 nuove aperture), mentre crollano le società di persone (-25,4%) e le “altre forme” (-70%). Le cessazioni, seppur in calo generalizzato, restano alte: 1.093 per le ditte individuali, 254 per le società di capitali e 194 per quelle di persone. Il saldo resta dunque negativo in tutte le categorie.

I settori tradizionali arrancano

Nel turismo si registrano 81 nuove iscrizioni a fronte di 91 cessazioni, con un saldo negativo di -10. L’agricoltura va peggio: 130 aperture contro 257 chiusure, pari a -127. Il commercio conta 201 nuove imprese, ma ben 389 cessazioni: il saldo è di -188. Anche le costruzioni segnano un arretramento: 190 iscrizioni, 237 cessazioni, saldo -47.
Solo pochi settori reggono: la manifattura mostra un recupero (+12,3% di iscrizioni), pur con un saldo negativo (-32). I trasporti segnano +50% di aperture (15) ma restano sotto per chiusure (44). L’unico comparto con saldo positivo è quello di assicurazioni e credito: 64 aperture contro 52 cessazioni, saldo +12. Qui si concentrano le poche spinte espansive.

Crescono le imprese… in crisi

Il dato più allarmante riguarda le procedure concorsuali. L’Umbria ha registrato 122 nuove procedure (fallimenti, crisi, concordati), in crescita dell’88,7% rispetto al primo trimestre 2024, un incremento in linea con il dato nazionale (+100%).
Tra i fallimenti, il numero più alto riguarda le società di capitale (27 casi), seguite da società di persone (4), imprese individuali (2) e “altre forme” (2). Le crisi d’impresa – che comprendono ristrutturazioni, piani e concordati – sono state 46 in totale, con 37 casi tra le società di capitale (+42,3%) e un aumento marcato anche per le imprese individuali (+50%).
Non è dunque solo il piccolo a cedere: a soffrire sono aziende di ogni dimensione e forma giuridica, spesso in comparti chiave. Le crisi hanno colpito duramente costruzioni (13 casi), commercio (11), manifattura (10), turismo (11) e trasporti (3). Segno di un indebolimento trasversale, che mette a rischio l’intero sistema produttivo regionale.

Donne e giovani sfidano la congiuntura

Nonostante tutto, alcuni segnali positivi emergono da chi scommette sul futuro. Le imprese guidate da under 35 crescono in Umbria del 21,8% rispetto al 2024, contro un -2% nazionale. Il saldo è positivo. I settori più dinamici: turismo (+61,5%), servizi alle imprese (+37,8%), commercio (+16,9%). Un’espansione che coinvolge soprattutto le imprese individuali e le microrealtà ad alta vocazione innovativa.
Anche l’imprenditoria femminile segna un +9,6% regionale, contro un calo dell’1,3% in Italia. Il saldo è positivo grazie a performance significative in costruzioni (+66,7%), assicurazioni e credito (+35,3%) e servizi alle imprese (+16,7%). Un dato che racconta non solo un recupero, ma una forma di tenuta coraggiosa anche nei settori più esposti alla crisi.
Più fragile la situazione delle imprese straniere, in calo del 5,8% nelle iscrizioni. Le perdite si concentrano nei trasporti (-50%), costruzioni (-7,2%) e commercio (-2,7%). Qui il saldo è negativo, segno che l’imprenditoria migrante è sempre più esposta alle difficoltà economiche e meno tutelata rispetto ad altre componenti del sistema.

Lavoro in crescita, ma solo nelle imprese strutturate

Gli addetti delle imprese umbre aumentano dell’1,4%, leggermente sopra la media nazionale (+0,8%). Ma non tutte le aziende beneficiano di questa crescita. Le microimprese (meno di 9 addetti) perdono terreno (-1,6%), mentre crescono le piccole (+3,9%), le medie (+4,4%) e le grandi imprese (+3,1%).
I settori con performance migliori in termini di occupazione sono turismo (+4,8%), costruzioni (+2,9%) e trasporti (+2,1%). Restano stabili o leggermente in calo commercio, servizi e credito. L’occupazione cresce, ma si concentra dove già esistono strutture consolidate: il rischio di una dualità profonda resta attuale.

Mencaroni: “Serve un piano strategico”

Commenta così i dati Giorgio Mencaroni, presidente Camera di Commercio dell’Umbria: “Il saldo negativo di oltre mille imprese in un solo trimestre conferma che il sistema produttivo umbro è sotto pressione. L’aumento dell’88% delle procedure concorsuali e il calo delle nuove iscrizioni segnalano un clima di incertezza che frena la voglia di fare impresa. In questo scenario, la crescita delle aziende guidate da giovani e donne rappresenta un segnale di fiducia da non disperdere. Ma non basta contare sulla resilienza dei singoli. Serve un piano strategico regionale e nazionale, capace di intervenire con urgenza su credito, innovazione, formazione e semplificazione. Chi ha il coraggio di aprire un’attività oggi in Umbria deve sapere che non è solo. La resilienza non basta più: senza un piano, rischiamo di perdere energie preziose e opportunità decisive”.

Il Decreto Bollette è legge: gli aiuti per famiglie, imprese e associazioni sportive

Bonus bollette di 200 euro, che sale fino a 500 euro per chi riceve già il bonus sociale. Per le aziende 1200 milioni

Bonus bollette per le famiglie e sostegni alle imprese energivore. Con l’approvazione in Senato è diventato legge il Decreto bollette, per l’agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale.

Stanziati 8 milioni di contributi a favore delle famiglie con Isee fino a 25mila euro, ai quali va un contributo straordinario, il bonus bollette, di 200 euro. Che sale fino a 500 euro per chi già riceve il bonus sociale.  

I clienti vulnerabili del sistema a tutele graduali potranno essere inseriti nel mercato tutelato anche alla cessazione del 31 marzo 2027. 

Per le imprese energivore sono stanziati 600 milioni di euro, anticipando i proventi delle aste Emission Trading System. Altri 600 milioni di euro serviranno a finanziare il Fondo per la transizione energetica industriale per i progetti di efficienza e riduzione dei costi energetici nel settore industriale. 

Le offerte energetiche dovranno essere più chiare e trasparenti. Impignorabili i debiti legati alle bollette sugli gli immobili. 

Sostegni per 10 milioni a favore di associazioni sportive che gestiscono impianti a forte consumo di energia, come le piscine. 

Spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: “Con il decreto bollette, divenuto legge, abbiamo scelto di sostenere famiglie e imprese nella difficile congiuntura dei prezzi energetici. Il nuovo provvedimento reca un aiuto tangibile innanzitutto a quanti sono in maggiore difficoltà economica, introducendo anche nuove norme a tutela dei consumatori”.

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Tasse per la sanità, dopo gli incontri con sindacati e imprese la Giunta rivaluta la manovra

Una partecipazione tardiva (“ma c’è urgenza”, si è giustificata la presidente Stefania Proietti) ma che forse porterà ad una revisione della manovra che la Giunta regionale ha preadottato nella seduta di venerdì 21 marzo.

Lo ha spiegato la stessa governatrice nella conferenza stampa in cui ha mostrato il primo studio con cui l’advisor KPMG ha “certificato” un rosso nella gestione delle quattro Aziende sanitarie umbre che per il 2024 è di 243 milioni di euro, che con i 153 milioni della gestione sanitaria accentrata porta a un deficit complessivo per il 2024 di 90 milioni di euro. Più altri 5 milioni di minori trasferimenti stimati, ma a cui occorre togliere il payback che l’Umbria incasserà dallo Stato per il rimborso di parte della spesa farmaceutica.

Numeri che comunque l’opposizione, che da martedì sta occupando il Consiglio regionale, contesta.

Salvaguardare il reddito 15-28mila euro

L’idea è quella di ridurre l’aliquota Irpef per lo scaglione di reddito tra 15.001 e 28.000 euro, attraverso un fondo di salvaguardia. Ed altri aggiustamenti.

Che però la maggioranza è intenzionata ad approvare entro il 15 aprile, termine fissato dalla Finanziaria per modificare le aliquote delle addizionali comunali e regionali.

Intanto, nell’incontro tecnico con il Mef spostato al primo aprile l’Umbria vuole arrivare con la manovra preadottata di 90 milioni per l’anno in corso, che coprirebbe il disavanzo massimo stimato sulla base, appunto, della due diligenze affidata all’advisor privato.

Il primo aprile il tavolo del Mef

In attesa dell’incontro con i sindaci fissato per giovedì, dopo le critiche e le richieste dei sindacati lunedì mattina e il confronto con i rappresentanti delle associazioni di categoria mercoledì mattina, la Giunta è pronta a rivedere in parte la manovra.

La presidente Proietti e l’assessore al Bilancio Tommaso Bori hanno giustificato il salto della prima fase della concertazione con le parti sociali con la necessità di preadottare la manovra in modo urgente, dato che inizialmente il tavolo tecnico con il Mef era fissato per il 25 marzo. Manovra, hanno detto Proietti e Bori, necessaria per evitare il commissariamento della sanità pubblica.

“La delibera che abbiamo dovuto pre-adottare – hanno dichiarato la presidente Proietti e il vicepresidente Bori – rappresenta uno ‘scudo’ con il quale presentarci il primo aprile al tavolo del Mef (Ministero economia e finanza) ed evitare il commissariamento ad acta. I 90 milioni che in essa sono stati previsti rappresentano il massimo del fabbisogno finanziario di cui stimiamo avere bisogno, ma da questa stima vogliamo riuscire a scendere il più possibile. Per questo, dopo il punto fermo che abbiamo messo pre-adottando tale atto, vogliamo confrontarci con tutti i soggetti interessati per mettere a punto la manovra che sarà legge solo con la sua approvazione in Assemblea legislativa”.

La nota delle associazioni di categoria

Le associazioni hanno espresso preoccupazione “perché, se da un lato commissariare la sanità significherebbe ridurre ulteriormente i servizi essenziali rivolti alla collettività, mettendo in difficoltà tutti, a partire dalle persone più fragili, dall’altro lato l’aumento della tassazione è una soluzione nefasta in un momento in cui l’economia rischia di entrare in recessione, la crescita è vicina allo zero, gli investimenti privati registrano il segno meno e i consumi, già fermi, rischiano un’ulteriore compressione a fronte della riduzione dei redditi disponibili dei cittadini. Pertanto l’aumento delle addizionali e le riforme strutturali – hanno ribadito in una nota congiunta firmata da CNA Umbria – Confartigianato Imprese Umbria – Confindustria Umbria – Confapi Umbria – Confcommercio Umbria – Confesercenti regionale dell’Umbria – Confcooperative Umbria – Legacoop Umbria – Confagricoltura Umbria – per noi rappresentano due facce della stessa medaglia, non può esservi l’una senza che vi sia l’altra”.

Chieste riforme strutturali

Per le associazioni la prima cosa da fare entro la prima decade di aprile è migliorare la manovra fiscale deliberata dalla Giunta. “Ma se vogliamo evitare che si creino nuovi buchi di bilancio e soprattutto se vogliamo rendere l’Umbria più attrattiva nei confronti di nuovi residenti, a partire dai giovani altamente scolarizzati, la seconda cosa da fare – hanno sostenuto le associazioni – è quella di avviare subito e portare a compimento in breve tempo una serie di riforme strutturali che contribuiscano a rendere l’Umbria più competitiva”.

Concertazione e semplificazione

“Allo stesso tempo – hanno proseguito le associazioni datoriali – andrebbero riviste le politiche di sviluppo regionali, che dovrebbero avere come asse portante la crescita dimensionale di tutti i tipi di imprese, attraverso il pieno utilizzo delle risorse europee del FESR, FSE+ e CSR, ma anche con un forte processo di semplificazione normativa regionale e comunale. Ad oggi lo sportello unico per le attività produttive in alcuni comuni continua ad essere una chimera. Tutto ciò è necessario che passi per un forte processo di concertazione con le parti sociali, anche attraverso la cosiddetta co-progettazione. Partendo da una criticità è necessario lavorare assieme per creare un contesto favorevole all’attrazione di nuove imprese, investitori e talenti, stimolando la crescita di un ecosistema dinamico e competitivo. Questo processo innescherebbe effetti moltiplicatori sull’economia regionale, con un incremento dell’occupazione, dell’innovazione e della produttività. Ne deriverebbero – hanno concluso i rappresentanti delle associazioni d’impresa – maggiori entrate fiscali e contributive, risorse fondamentali per sostenere politiche di sviluppo economico e sociale e per rafforzare i servizi pubblici e lavorare la qualità della vita dei cittadini”.

Meno prestiti dalle banche, le imprese umbre ora mettono mano ai propri depositi

Difficoltà nell’accesso al credito – soprattutto per le piccole imprese – ma anche buoni accantonamenti effettuati negli anni della ripresa post Covid, senza effettuare investimenti.

Anche le imprese umbre ricorrono sempre meno alle banche per avere denaro, preferendo autofinanziarsi. Se nel 2011 i prestiti alle imprese umbre ammontavano a 14,2 miliardi di euro, nel 2024 tale somma è scesa a 9 miliardi, con un calo in valore assoluto di 5,2 miliardi e di oltre un terzo (-36,6 punti) in percentuale.

Nello stesso periodo il tesoretto in banca delle imprese umbre è lievitato del 167,5%, passando da 2,3 miliardi a 6,1 miliardi.

In Italia

Una dinamica simile a quella osservata a livello nazionale, dove il calo dei prestiti bancari, dal 2011 al 2024, ha sfiorato il 35%. A fine dicembre del 2011 (inizio della crisi dei debiti sovrani) – evidenzia la Cgia nella sua indagine – i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro, verso la fine del 2024, invece, la quota è scesa a 666 (-329 miliardi di euro pari a una contrazione del 33%). Per contro, nello stesso arco temporale i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 miliardi a 519 (+300 miliardi pari a un incremento del 137%).

Le imprese più strutturate hanno fatto ricordo all’apporto di capitali propri (di imprenditori e soci) o di terzi (attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso). A sostegno di questa chiave di lettura, la Cgia evidenzia anche la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese, poiché, a seguito anche dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti.

Ma per molte micro imprese, alla contrazione dei prestiti non sia seguita alcuna forma di autofinanziamento, bensì un progressivo deterioramento economico/finanziario che le avrebbe fatte scivolare nell’area grigia dell’insolvenza o, peggio ancora, a rivolgersi al mercato del credito illegale.

La situazione nelle due province umbre

Osservando le dinamiche in Umbria, nelle due province, nel Perugino si è passati dagli 11,4 miliardi di prestiti del 2011 ai 7,3 miliardi del 2024, con una contrazione del 36%.

Nello stesso periodo i depositi bancari delle imprese della provincia sono passati da 1,9 miliardi a 5 miliardi, con un incremento del 169,4%.

Nella provincia di Terni i prestiti alle imprese sono passati da 2,8 miliardi del 2011 a 1,7 miliardi dell’ultimo anno, con una diminuzione del 39,2%. Mentre i depositi sono cresciuti del 159%, passando da 0,4 miliardi a 1,1 miliardi.

Pid-Next, ancora pochi giorni per accedere ai contributi per la trasformazione digitale

Le imprese hanno tempo fino al prossimo 18 febbraio per candidarsi al programma Pid-Next, finanziato dal PNRR e promosso da Unioncamere.

Il progetto è rivolto alle micro, piccole e medie imprese (MPMI) italiane e punta a guidarle in un percorso strutturato di trasformazione digitale e trasferimento tecnologico, grazie a un assessment innovativo e un supporto mirato.

Il costo dei servizi sarà coperto fino al 100% per le micro e piccole imprese e fino all’80% per le medie imprese, rendendo questa un’opportunità senza precedenti per le aziende che vogliono innovare e migliorare la propria competitività.

Mencaroni: scalare i livelli della transizione digitale

Il presidente dell’Ente camerale umbro, Giorgio Mencaroni, sottolinea il valore strategico del progetto: “L’iniziativa di Unioncamere, con il supporto di Dintec, è di sistema e di grande interesse e utilità. La Camera di Commercio dell’Umbria vi si riconosce pienamente perché i cardini essenziali della sua azione sono la transizione digitale e quella ecologica, che poi sono due facce della stessa medaglia. Il PID dell’Umbria è attivissimo e fornisce formazione, informazione e assistenza alle imprese locali per supportarle nel trasferimento tecnologico. Le imprese umbre devono scalare i livelli della transizione digitale per rimanere competitive, e per questo segnalo l’importanza di questa iniziativa”.

Un percorso in tre fasi per la trasformazione digitale

PID-Next offre un percorso in tre step chiave per le imprese selezionate:

  1. Assessment digitale personalizzato: un esperto del Polo di Innovazione visiterà l’azienda per valutare il suo livello di maturità digitale, gli obiettivi e i fabbisogni tecnologici.
  2. Analisi dei fabbisogni e orientamento: un team nazionale specializzato analizzerà l’assessment per identificare le migliori opportunità di digitalizzazione per l’impresa.
  3. Report finale e indicazioni strategiche: verrà consegnato un documento dettagliato che non solo descriverà il livello di maturità digitale dell’impresa, ma offrirà anche suggerimenti su partner strategici, servizi finanziati e ulteriori opportunità di crescita.

L’iniziativa fa leva su ZOOM 4.0, uno strumento di assessment modulare avanzato, in grado di adattarsi alle specificità di ogni impresa e fornire un report altamente personalizzato e preciso.

Chi può partecipare e come candidarsi

Possono candidarsi al bando le micro, piccole e medie imprese (MPMI) con sede legale o operativa in Italia. La domanda va presentata accedendo alla piattaforma restart.infocamere.it con SPID, CIE o CNS.

Il termine ultimo per la presentazione delle candidature è fissato alle ore 16:00 del 18 febbraio 2025.

Grazie al finanziamento del PNRR, il costo dei servizi sarà coperto fino al 100% per le micro e piccole imprese e fino all’80% per le medie imprese, rendendo questa un’opportunità senza precedenti per le PMI italiane che vogliono innovare e migliorare la propria competitività.

PID-Next: un ponte verso il futuro delle imprese italiane

Il progetto PID-Next non si limita a fornire un semplice assessment, ma crea un ponte tra le PMI e un ecosistema d’innovazione, offrendo loro la possibilità di accedere a un network di partner pubblici e privati, servizi finanziati e percorsi di aggiornamento.

Le imprese italiane che vogliono investire nel proprio futuro digitale non possono lasciarsi sfuggire questa occasione.

Come partecipare e una guida per presentare la domanda

Per partecipare è necessario inviare la domanda accedendo con SPID/CIE/CNS al sistema restart.infocamere.it fino alle ore 16:00 del 18 febbraio 2025.

Il Pid ha realizzato una guida, molto comoda, spiegando tutti i passi per presentare la domanda al Bando Pid Next. La Guida è in allegato al presente Comunicato.

Tutta la documentazione relativa a Pid Next e per avere supporto è a questo link: https://www.umbria.camcom.it/limpresa-digitale/punto-impresa-digitale-impresa-4-0-pid/pid-next

Per contattare il Punto Impresa Digitale Umbria la mail è: pid@umbria.camcom.it

Nuovo Codice ATECO, c’è tempo fino al primo aprile per aggiornare i dati

Aziende e liberi professionisti avranno tempo fino al primo aprile per aggiornare ufficialmente i propri dati in base alla nuova classificazione ATECO 2025 entrata in vigore dal primo gennaio.

Il codice ATECO ottenuto può essere utilizzato in sede di registrazione di una partita IVA presso le Amministrazioni di riferimento, come l’Anagrafe Tributaria dell’Agenzia delle Entrate ed il Registro delle Imprese tenuto presso le Camere di Commercio.

Il passaggio al codice ATECO 2025 avrà implicazioni anche per gli adempimenti fiscali. Ogni impresa o libero professionista che ritenga necessario aggiornare il proprio codice per una corretta rappresentazione dell’attività svolta dovrà procedere con una comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

L’aggiornamento potrà essere fatto tramite la Comunicazione Unica (ComUnica), messa a disposizione da Unioncamere, o utilizzando i modelli specifici per le diverse categorie di soggetti, come:

Modello AA7/10 per società e enti
Modello AA9/12 per le imprese individuali e i lavoratori autonomi
Modello AA5/6 per enti non commerciali
Modello ANR/3 per soggetti non residenti
Le Camere di Commercio si occuperanno dell’aggiornamento dei codici ATECO nei Registri delle Imprese a partire dal 1° aprile 2025. Le aziende interessate saranno informate dell’avvenuto aggiornamento tramite i canali digitali messi a disposizione dalle Camere di Commercio.

Durante il periodo di transizione, le visure camerali mostreranno sia il codice ATECO vecchio che quello nuovo, per permettere una verifica completa e senza disagi.

In 10 anni 3.700 imprese in meno, ma più “robuste”

Negli ultimi dieci anni l’Umbria ha perso 3.729 imprese attive, il 4,6% del totale. Un calo triplo rispetto alla media nazionale (che che allarma. Anche perché la tendenza è confermata nel 2024, con 1.573 aziende in meno: il 2%, il terzo peggior dato nazionale.

Dai dati Movimprese emerge che sono colpite soprattutto le ditte individuali che non sono riuscite a stare sul mercato, ma anche le società di persone. Ma emerge anche come il tessuto imprenditoriale si sia irrobustito, con più società di capitale.

La provincia di Perugia subisce il calo più pesante, con un -5% in dieci anni, mentre Terni registra una contrazione più contenuta ma sempre superiore alla media nazionale. L’andamento dei settori economici.

È, in sintesi, quanto emerge da Movimprese, l’analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere per conto dell’Unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane, che ha aggiornato i dati a tutto il 2024, permettendo quindi di fare i confronti con gli anni precedenti.

I settori

Quanto ai settori (in questo caso Movimprese fornisce solo il dato delle imprese registrate, che ovviamente sono di più di quelle attive: 90.971 le registrate, 77.753 le attive), nel 2024 rispetto al 2023 in Umbria calano le imprese agricole (-1,7%, rispetto al -1,1% della media italiana), l’industria (-2,1% contro -0,7% del dato nazionale) e il commercio (-1,5% in Umbria contro il -0,7% dell’Italia), mentre crescono dello 0,3% le costruzioni (+1,3% in Italia).
Se si guarda al decennio 2014-2024, il calo maggiore del numero delle imprese si registra nella regione nell’industria (-12%, -1.176 imprese), seguita dal commercio (-11%, -2.482), dalle costruzioni (-9%, -1.101) e dall’agricoltura (-7,7%, -1.293).

Il commento di Mencaroni

Questo il commento del presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Ci sono ombre, ma anche alcune luci per la nostra regione dall’analisi dei dati Movimprese effettuata dalla Camera di Commercio. I lati negativi non mancano: si registra una diminuzione della spinta verso l’imprenditorialità, con l’Umbria che, pur restando – in proporzione al numero di imprese e abitanti – sopra la media nazionale, ha subito un calo più marcato del numero di aziende rispetto al dato nazionale.
Detto questo, un fenomeno che interessa tutte le regioni italiane ma che da noi appare più intenso, va evidenziato l’incremento delle società di capitale, con un conseguente irrobustimento del patrimonio imprenditoriale umbro. È vero che restiamo ancora sotto la media nazionale per la percentuale di imprese di capitale sul totale delle imprese, ma il recupero c’è ed è continuo. Inoltre, le nostre imprese, soprattutto quelle più strutturate ma anche, in diversi casi, le piccole, non sfigurano nella corsa alla transizione digitale ed ecologica”.

“La Camera di Commercio dell’Umbria – ricorda il presidente – è impegnata su più fronti per accompagnare questo rafforzamento del tessuto imprenditoriale umbro. La vera sfida è estendere questo processo a una platea di piccole imprese, raggiungendo dimensioni critiche tali da diffondere in profondità digitalizzazione e sostenibilità. Le imprese sanno che la Camera di Commercio lavora in questa direzione, nell’ambito di una concertazione con le altre istituzioni che, per rendere efficaci tali iniziative, va continuamente approfondita e vivacizzata. Ricordiamolo: solo uno sforzo corale, una collaborazione aperta e continua tra le istituzioni dell’Umbria – conclude Mencaroni- può permettere di vincere partite così complesse”.

Sanità, imprese, lavoro, ricostruzione: il programma della presidente Proietti

La sanità al primo punto, per una materia che la governatrice umbra Stefania Proietti ha voluto tenere per sé. Puntando sulla manager Daniela Donetti. Ma anche la ricostruzione delle zone sismiche, l’emergenza lavoro, lo sviluppo economico e le infrastrutture, materie da coniugare anche nell’esigenza della tutela ambientale.

Questi i temi che la presidente ha portato in Consiglio regionale, dove ha illustrato le linee guida del suo programma di mandato.

Sanità

L’obiettivo annunciato è quello di costruire il ‘Sistema Salute’, andando ad incidere sulle 8 direttrici per lo sviluppo del sistema integrato della salute, definendo il nuovo Piano sanitario regionale.

  1. Sviluppo dell’approccio ‘One-Health’ (UNA SOLA SALUTE) attraverso il
    rafforzamento del sistema di prevenzione a garanzia del benessere del
    cittadino, con particolare riguardo alla popolazione a rischio e promozione
    di corretti stili di vita, potenziamento del sistema di sorveglianza
    epidemiologica e della prevenzione e contrasto alle emergenze sanitarie,
    programmazione degli interventi per il benessere animale e a tutela della
    sicurezza degli alimenti.
  2. Riorganizzazione della RETE OSPEDALIERA E DEL TERRITORIO attraverso il
    potenziamento dell’offerta clinico-assistenziale e socioassistenziale,
    secondo le priorità sancite in sede di programmazione regionale attraverso
    l’innovazione, la differenziazione dell’offerta e attivando livelli di
    specializzazione crescente e ampliando la gamma delle tipologie di servizio,
    nel rispetto dei principi di razionalizzazione ed efficientemento dei
    servizi.
  3. Sviluppo della rete di cooperazione tra Ospedali-Territorio e
    Territorio-Territorio per la creazione di RETI CLINICHE INTERAZIENDALI
    FUNZIONALI per gestire in modo integrato i Percorsi Diagnostici Terapeutici e
    Assistenziali (PDTA) secondo i principi di sicurezza delle cure, complessità
    prestazioni e gestione in prossimità della persona.
  4. Promozione dell’efficientamento delle strutture organizzative della rete
    dell’offerta ospedaliera e territoriale e sviluppo con il PRIVATO
    ACCREDITATO in una logica di supporto e non di competizione, di
    programmazione e non di emergenzialità.
  5. Azioni per la riduzione delle disuguaglianze nell’erogazione delle
    prestazioni sanitarie e dei LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA), anche
    attraverso il miglioramento dell’accessibilità ai servizi, ai tempi di
    attesa e appropriatezza delle prescrizioni e azioni per la comunicazione, la
    partecipazione, la condivisione anche mediante la partecipazione delle
    associazioni del Terzo settore e dei pazienti ai percorsi.
  6. Potenziamento della SANITÀ DIGITALE: sviluppo delle politiche per
    ‘l’Ospedale sicuro’ e il ‘dato sicuro’ attraverso gli investimenti
    in cybersecurity e implementazione e diffusione del fascicolo sanitario
    elettronico, sviluppo ed interoperabilità dei sistemi digitali, la
    diffusione e lo sviluppo dei sistemi di e-Health e telemedicina.
  7. Nel rapporto con l’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI di Perugia creazione di una
    collaborazione di valore per la didattica e per la realizzazione di progetti
    di ricerca nell’area medica e delle professioni sanitarie, sia sul versante
    biomedico che su quello della organizzazione dei servizi sanitari, volti a
    sviluppare procedure diagnostiche e terapeutiche innovative e a favorire il
    rapido trasferimento applicativo delle acquisizioni sperimentali.
  8. Sostegno a politiche per la VALORIZZAZIONE DEI PROFESSIONISTI SANITARI,
    anche dando adeguato riconoscimento alle prestazioni svolte e compensando
    maggiormente le funzioni per le quali si registrano carenze, tra cui i
    servizi di pronto soccorso.

Ricostruzione

Altra delega che Proietti ha tenuto per sé p quella della ricostruzione delle aree colpite dal sisma e dalle calamità naturali. “Serve velocizzazione – ha detto – le persone colpite da questi eventi non possono più aspettare. Abbiamo avuto, oltre a quello del 2016, un altro sisma minore per danni ma non nell’impatto sulla popolazione. Urge avviare la ricostruzione anche delle altre aree. Ho tenuto anche la delega alla
Protezione civile – ha evidenziato – perché c’è la responsabilità di dover correre immediatamente. Le risorse devono essere incrementate. Quindi la delega per le grandi manifestazioni: Giubileo e Centenario sono due grandi occasioni di sviluppo per l’Umbria, per un sistema di accoglienza integrato su tutti i
territori”.

Sviluppo e lavoro

Per Proietti su sviluppo e lavoro “deve esserci una tavola rotonda di coprogettazione per il futuro dell’Umbria, non separando lo sviluppo dal lavoro, un lavoro non precario, con un salario minimo garantito, e in sicurezza. Al centro ci devono essere i giovani, non vogliamo più assistere al depauperamento e alla dispersione delle loro energie. Auspichiamo che prima o poi la politica crei
le condizioni per farli tornare. Il Pnrr – ha evidenziato – è una grande opportunità per affrontare velocemente i temi cruciali”.

“Dobbiamo chiedere infrastrutture – ha proseguito – quindi risorse per le ferrovie ma anche per infrastrutture digitali. E non possiamo fermarci al digitale, serve diritto allo studio per tutti, anche di
scegliere l’Università. Quello dei Trasporti pubblici locali è un tema collegato. Il diritto alla mobilità deve essere ancora più esteso, anche per fasce di età, non solo per gli universitari. Serve una casa per i
giovani che scelgono di restare in Umbria”.

Questione ambientale

Per Proietti la questione ambientale diventa fondamentale anche per non perdere posti di
lavoro: “Sappiamo che l’industria non sostenibile non ha futuro, sono necessari investimenti con intervento del governo. Occorre fermare l’inceneritore per dare un futuro all’Umbria, servono nuove soluzioni di sviluppo che partano dai rifiuti per rigenerare interi siti produttivi, non prescindendo dalla tutela dell’ambiente. Il Piano energetico ambientale regionale sarà fra i primi documenti che produrremo, per dare certezze non solo ai comuni ma anche agli investitori”.

Altri temi economici

Altro tema fondante del programma della Giunta Proietti è il turismo: “Giubileo e Centenario possono farci ripartire e questo riguarda il sistema dell’accoglienza in tutti i territori, servono infrastrutture efficienti”.

E poi il commercio, che “vive situazione drammatica, soprattutto nei centri storici: senza servizi – dice la presidente – non c’è vivibilità. Faremo – assicura – la legge sul commercio”.

Proietti ha assicurati anche che si punterà su internazionalizzazione e accesso al credito per le imprese, con intese con altre regioni, anche a livello internazionale. “Gli investimenti in tecnologia – ha spiegato – devono essere fatti nelle logiche di rete, anche per ciò che concerne le reti infrastrutturali e trasportistiche. Come per le strade non possiamo prescindere da finanziamenti governativi.

Sull’agricoltura, ha ricordato che con la programmazione europea e le innovazioni può diventare elemento trainante di nuovo sviluppo economico sostenibile.

Il patrimonio pubblico è poi da rilanciare: “Vi sono grandi potenzialità e lavoreremo sull’edilizia residenziale pubblica per dare a ogni persona un tetto”.

Istruzione e formazione

Il processo di crescita dell’Umbria, anche economica, dovrà essere favorito nel medio-lungo periodo anche promuovendo l’accesso all’istruzione e combattendo l’abbandono scolastico. “Più servizi possibili – ha detto Proietti – anche per conciliare vita e lavoro”. Annunciando risorse su edilizia scolastica e collaborazione con l’Università e l’alta formazione.

La replica delle opposizioni

Per le opposizioni ha parlato la portavoce, ed ex governatrice, Donatella Tesei. Che in premessa ha detto rivolgendosi a Proietti e alla maggioranza che la sostiene: “Faremo un’opposizione concreta, non ideologica e preconcetta, ma senza sconti, sui temi e sugli argomenti. Basta però raccontare storie da campagna elettorale e mistificare la realtà. È tempo di lavorare sulla concretezza”.

“Sulla sanità avete evidenziato gli stessi punti su cui abbiamo iniziato a lavorare a metà del 2022, appena usciti dalla pandemia. Allora – ha ricordato Tesei – ci siamo trovati ad affrontare una sanità completamente disastrata e questo non può essere dimenticato. Dobbiamo fare in modo che quello che si è verificato non accada più.

“Si dovrà procedere con le integrazioni e la realizzazione dei nuovi ospedali – ha proseguito – e si dovranno anche chiarire i tempi. Le risorse per l’ospedale di Terni ci sono e vanno messe a valore mentre si interviene per ridurre gli accessi impropri”.

Le opposizioni chiedono “concretezza” sui progetti del Pnrr e di far uscire l’Umbria dall’isolamento. “Dobbiamo permettere agli umbri – le parole di Tesei – di accedere all’alta velocità ferroviaria. Ci sono già pronti 10 milioni di euro per progettare la nuova stazione AV Medio Etruria. Avendo il progetto si potranno trovare i finanziamenti per realizzare un infrastruttura che sarà anche al servizio dell’Umbria. Importante sarà poi affrontare la questione del Nodo di Perugia, per il quale si deve decidere cosa si vuole fare, ricordando che le opere pubbliche avvengono per stralci funzionali e con i progetti pronti. Con la volontà di realizzare le opere i finanziamenti si trovano”.

Quanto alla situazione economica, Tesei ha ricordato: “L’Umbria nel 2018 è scesa a ‘Regione in transizione’, con il rischio della recessione, che abbiamo scongiurato sostenendo le aziende e puntando
sulla crescita, come dimostrano i dati sull’occupazione finalmente positivi. Dobbiamo fare in modo che questo processo virtuoso vada avanti. Nella scorsa legislatura abbiamo investito molto nella promozione
dell’Umbria e speriamo che quell’impegno prosegua. L’accordo sugli 80 milioni di euro per gli 800 anni di S.Francesco l’ho concluso io e lo conosco. Così come ho portato alla cabina di regia sulla ricostruzione un
elemento importante, ossia lo sblocco delle risorse per i luoghi di culto. Accordo che ho concluso con il commissario Legnini, avendo compreso l’importanza del Giubileo e degli 800 anni di S.Francesco. Chi governa la Regione deve guardare avanti e lontano, dato che ora l’Umbria è una meta ambita, che prima veniva promossa con le foto della Toscana. Il nostro target turistico è medio-alto e servono investimenti importanti. Ci sono stati e ci sono bandi per migliorare la ricettività e l’accoglienza. Quella è la via
giusta e bisogna continuare a seguirla”.

“Altra sfida rilevante – ha continuato la portavoce delle opposizioni – è il raddoppio immediato dell’aeroporto. Nel 2024 lo scalo ha battuto il record del 2023 con 534mila passeggeri. Deve essere
velocemente approvato il piano industriale – convocando l’assemblea della Sase – visto che le rotte partono da marzo. Il volo su Milano-Bergamo era stato richiesto dalle nostre imprese e collegava Perugia con un Hub dove transitano 14 milioni di passeggeri. Si tratta di un volo finanziato anche dalla Fondazione e da Confindustria, proprio per la sua valenza economica. Il numero dei passeggeri non era quello delle tratte turistiche ma la sua valenza era alta. Per attivare le rotte serve un piano industriale e la
relativa disponibilità economica. Il ‘San Francesco’ era in fin di vita 5 anni fa ma ora può crescere ulteriormente ed arrivare a 1 milione di passeggeri. Senza soldi gli aerei non volano ma questi sono servizi essenziali e strategici. L’assessore De Rebotti ha recentemente incontrato i sindacati ma non ha incontrato la società di gestione dell’aeroporto”.

Quanto ad uno dei dossier che riguarda Perugia, Tesei ha lamentato il fatto che la Regione “immotivatamente” abbia rinviato sine die l’assemblea dei soci del Fondo Monteluce, “che invece deve essere convocata al più presto per porre fine a una vicenda drammatica che abbiamo ereditato. È necessario muoversi velocemente per costruire la Casa della Salute e mettere le strutture a disposizione di Ater, restituendo almeno l’area alla città. Una zona che prima era un cratere è stata salvata solo grazie al nostro intervento su questo altro imbarazzante dossier”.

Infine, Tesei ha detto: “La legge sulla famiglia va conservata e rifinanziata. Abbiamo lavorato sul riconoscimento delle persone con disabilità ed abbiamo ottenuto la sperimentazione dei progetti di vita indipendente, che avremmo voluto estendere anche al Ternano”.

L’indagine: così le infiltrazioni mafiosi tra le imprese umbre

La Cgia di Mestre stima che circa 1300 imprese in Umbria (973 nella provincia di Perugia, più del 5% del totale, e 307, circa il 2% di quelle del Ternano) siano “potenzialmente prossime” a contesti di criminalità organizzata. Nel Salento nell’ultimo anno sono state 128 le denunce di estorsione; un fenomeno che, stando almeno alle denunce presentate, non risulterebbe in aumento.

L’Umbria è delle regioni dove sono aumentate in modo consistente le denunce negli ultimi dieci anni, anche se ancora limitate in numero assoluto (138 nel 2023).

Il fenomeno

Certo, nel valutare il numero di denunce occorre tenere conto della propensione degli imprenditori a recarsi dalle forze dell’ordine. Quindi non è scontato che in un territorio dove il numero delle denunce sia basso le estorsioni siano limitate.

La Direzione Investigativa Antimafia evidenzia tra l’altro che il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.

Le “piazze” più a rischio in Italia

Secondo l’ultimo studio della Cgia di Mestre, le aziende in “odor di mafia” sono presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli sarebbero quasi 18.500; a Roma poco più di 16.700; a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.