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Tamponamento a catena, un morto e due feriti

Un autotrasportatore è morto e altri due sono rimasti feriti. Questo il drammatico incidente che si è verificato nella notte tra mercoledì e giovedì nel tratto umbro dell’autostrada A1 tra Fabro e Chiusi , direzione nord.

Tre i tir coinvolti. Ad avere la peggio il conducente dell’ultimo, che ha tamponato incastrandosi con la cabina nel semirimorchio del mezzo che lo precedeva. Per lui purtroppo non c’è stato nulla da fare. Per gli altri conducenti, usciti dai mezzi autonomamente, sono servite le cure dei sanitari.

Sul posto oltre ai vigili del fuoco del distaccamento di Orvieto, anche quelli Montepulciano , Siena e Città della Pieve, l’elisoccorso e la polizia stradale.
L’autostrada è rimasta chiusa per ore.

Ritardi pagamenti, assemblea e presidio lavoratori Gardenia Officine Foligno

Le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti dell’Umbria hanno indetto per venerdì 13 giugno un’assemblea di tutto il personale dell’azienda Gardenia srl che opera in subappalto per la società Trenitalia nelle Officine manutenzione ciclica (Omcl) di Foligno, a seguito dei continui ritardi nei pagamenti delle mensilità e dei buoni pasto arretrati ai dipendenti.

L’assemblea sarà accompagnata, dalle 9 alle 11, da un presidio di protesta dei quindici lavoratori nel piazzale adiacente l’ingresso.

Spiegano i sindacati: “La situazione non è più sostenibile. Questa problematica – fanno sapere da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – va avanti da troppo tempo, nonostante i nostri continui solleciti. La società Trenitalia ci ha confermato che effettua regolarmente i pagamenti all’azienda Gardenia e per cui vorremo capire le motivazioni di tali ritardi. Sappiamo che l’appalto è stato dato al massimo ribasso e temiamo che l’azienda abbia difficoltà ad avere margini di guadagno, ma questa non sarebbe comunque una giustificazione per non pagare il lavoro svolto dai dipendenti. Non ci accontentiamo più di piccoli acconti, ma vogliamo il pagamento di tutti gli arretrati”.

Ast, siglato l’Accordo di programma: tutti gli impegni su lavoro, ambiente ed energia

Siglato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l‘Accordo di programma “Per l’attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza e di riconversione industriale del sito di Acciai Speciali Terni”.

A firmare il documento, da cui si attende di garantire la sostenibilità economica ed ambientale del polo siderurgico ternano, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti, l’assessore allo Sviluppo economico di Terni, Sergio Cardinali, l’amministratore delegato di Acciai Speciali Terni S.p.A., Dimitri Menecali.

Gli impegni sottoscritti hanno l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico sostenibile, il risanamento ambientale e la decarbonizzazione del sito produttivo Ast, situato nel sito d’interesse nazionale di Terni-Papigno e nell’area di crisi industriale complessa di Terni-Narni.

Finalità dell’Accordo

L’Accordo, stipulato ai sensi dell’articolo 252-bis del D.Lgs. 152/2006, mira a coordinare gli interventi per il risanamento ambientale e la riqualificazione produttiva del sito della Acciai Speciali Terni. Garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e, ove possibile, il loro incremento futuro; promuovere la formazione e riqualificazione professionale dei lavoratori Ast; sostenere la neutralità climatica e la riduzione delle emissioni inquinanti, in linea con gli obiettivi europei e nazionali

Il Piano ambientale integrato

Nello “scambio” tra enti pubblici e la proprietà del Gruppo Arvedi è stato previsto il Piano ambientale integrato. Che prevede interventi di decarbonizzazione: introduzione di tecnologie avanzate per l’utilizzo di idrogeno verde e combustibili alternativi. Ma anche efficientamento energetico: riqualificazione degli impianti produttivi e aumento della resa produttiva.

L’obiettivo è quello di imboccare la strada dell’economia circolare, con il recupero e trattamento degli scarti produttivi e una produzione di acciaio green, come risposta alle richieste di mercato per prodotti a basso impatto ambientale e che impieghino fonti e vettori energetici alternativi.

Indicate anche le azioni di bonifica ambientale, con la messa in sicurezza operativa e permanente del sito, con particolare attenzione al suolo, sottosuolo e acque sotterranee. Ogni ampliamento sarà coniugato al raggiungimento degli obiettivi di recupero di volta in volta raggiunti.

Impegni anche per la riduzione degli inquinanti tipici del processo siderurgico, in particolare del nichel.

Investimenti

Il Piano economico-finanziario prevede un investimento complessivo di 1.132 milioni di euro, suddiviso in due fasi.

Nella prima fase, sino al 2028, sono previsti investimenti per 557 milioni di euro, destinati a interventi di efficientamento energetico, sicurezza ambientale e riqualificazione degli impianti. In queste cifre sono contenuti anche gli investimenti già effettuati o in corso di attuazione.

La seconda fase prevede investimenti per 573 milioni di euro, con focus sulla produzione di acciaio elettrico e magnetico a bassa impronta di carbonio.

Costi energetici

Uno dei temi cruciali dell’Accordo è regolato dall’articolo 7, che stabilisce come “al fine di rendere ambientalmente ed economicamente sostenibili i costi energetici, tenuto conto che ciò costituisce un requisito per la produzione competitiva di acciaio inossidabile e magnetico”, Regione Umbria si impegna a valutare forme di gestione mista pubbico-privata per le concessioni energetiche.

Inoltre, conformemente al quadro normativo vigente nazionale e comunitario, si dichiara disponibile a riservare il 30% della capacità produttiva energetica alle aziende energivore umbre, che garantiscano di mantenere livelli occupazionali e obiettivi ambientali coerenti. L’energia sarà ceduta al costo di produzione maggiorato di una fee commerciale in linea con quella applicata dal mercato.

Le parti valuteranno inoltre la possibilità di attivare sistemi di produzione e consumo semplificati (SSPC) e Ast si dichiara disponibile a co-investire per aumentare la capacità dei bacini idroelettrici regionali.

Una opportunità competitiva di cui beneficerà Ast, ma anche le aziende energivore del territorio.

Impegni occupazionali

Ast si impegna a mantenere gli attuali livelli occupazionali (2.229 dipendenti diretti e 181 nelle società controllate). A stabilizzare i lavoratori somministrati.

Ma anche ad avviare percorsi formativi per la riqualificazione professionale, in collaborazione con le istituzioni.

La Regione Umbria supporterà interventi di politica attiva del lavoro attraverso il Programma Regionale Fondo Sociale Europeo+ 2021-2027.

Qualità dell’Aria

Il Governo e la Regione Umbria, con il supporto di ISPRA e ARPA Umbria, condurranno studi specifici per individuare le sorgenti emissive di nichel, monitorare la qualità dell’aria nella Conca ternana e aggiornare l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) di Ast con prescrizioni mirate.

Insomma, si vuole assicurare un monitoraggio costante.

Sisma, rafforzate le attività ispettive e di controllo

L’Ufficio Speciale Ricostruzione Umbria (USR Umbria), su indicazione della presidente Stefania Proietti, ha rafforzato le attività ispettive e di controllo nelle zone del sisma. L’obiettivo è quello di semplificare le procedure burocratiche.

Dopo un incontro svoltosi nei giorni scorsi a Norcia e incentrato sul monitoraggio della ricostruzione privata, monitorata la situazione nei territori di Preci e di Cascia.

L’ingegner Stefano Nodessi Proietti, coordinatore dell’USR Umbria, insieme al sindaco di Preci, Massimo Messi, hanno condotto un’attenta analisi di ogni singola pratica relativa alla ricostruzione pubblica. L’obiettivo di questo esame congiunto è stato quello di individuare e risolvere in tempo reale qualsiasi intoppo burocratico che potesse rallentare l’avvio dei cantieri previsti dall’ordinanza speciale n. 39/2022 come, ad esempio, la caserma dei Carabinieri, l’Hotel Scacchi, il palazzo comunale con la sala consiliare, il corpo spogliatoi della palestra comunale, palazzo Finocchioli.

La delegazione ha anche effettuato sopralluoghi diretti nei molti cantieri pubblici e privati già attivi nel centro storico di Preci, verificando lo stato di avanzamento dei lavori nonché presso la centrale idroelettrica del Comune di Preci, in località Piedivalle – che costituiva un introito strutturale per il bilancio comunale – e il cui ripristino è stato recentemente finanziato con un finanziamento commissariale di 1.1850.000 euro.

Il tour di monitoraggio dell’USR Umbria ha toccato anche il comune di Cascia. Qui, l’ingegner Stefano Nodessi Proietti, in compagnia del sindaco Mario De Carolis, ha potuto constatare con soddisfazione il buon avanzamento dei lavori presso l’ospedale Santa Rita da Cascia, un progetto chiave della ricostruzione la cui attuazione è affidata alla Regione Umbria. Un segnale importante per la comunità locale e il comprensorio della Valnerina che vede avvicinarsi il ripristino di un servizio essenziale.

Ast, nel giorno dell’Accordo di programma stop a una linea a caldo

Nel giorno dell’attesa firma dell’Accordo di programma (appuntamento mercoledì 11 giugno al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), il Gruppo Arvedi fermerà una linea a caldo dello stabilimento Ast di Terni. Il provvedimento, come comunicato dall’azienda alla Rsu, scatterà alle ore 6 di mercoledì, sino alla fine del mese di giugno.

Una decisione che comunque sembra non turbare il clima positivo intorno allo stabilimento ternano, che vede ora prospettive di sostenibilità imprenditoriale ed ambientale alla luce degli investimenti che, con l’Accordo di programma, la proprietà si impegna a mettere in campo unitamente al piano industriale già presentato.

Già nel corso di quest’anno gli investimenti dovrebbero ammontare a 232 milioni, per arrivare al miliardo con i 411 che dovranno servire per la produzione del magnetico, il cui reparto sarà realizzato tra la officina meccanica e l’ex scuola di formazione.

La delegazione FdI al Mimit

Un risultato, l’arrivo alla firma dell’Accordo di programma, che viene rivendicato a sinistra e a destra. Martedì mattina i consiglieri regionali di FdI Paola Agabiti Urbani, Matteo Giambartolomei ed
Eleonora Pace, insieme ai parlamentari Emanuele Prisco e Francesco Zaffini, hanno incontrato al Mimit il ministro Urso.

“È giusto oggi riconoscere che questo risultato – le parole degli esponenti di FdI – affonda le radici anche nel lavoro portato avanti con determinazione dalla precedente giunta regionale di centrodestra, che ha saputo avviare un dialogo concreto con azienda, sindacati e governo, ponendo le basi per una soluzione di prospettiva, poi proseguita dall’attuale amministrazione. La legge regionale 1/2023 approvata dal centrodestra in Umbria, consente oggi di individuare un percorso sostenibile per le aziende energivore del territorio, nonché propedeutica e indispensabile per la chiusura dell’accordo di programma. Uno strumento necessario da mettere in campo per rendere più competitiva l’azienda nel mercato globale da affiancare con le nuove politiche emergenti che il Governo Meloni sta mettendo in campo”.

L’Accordo di programma: energia in cambio di investimenti per produzione e ambiente

Intanto, sono emersi i contenuti dell’Accordo di programma. Che in pratica, prevedono uno scambio tra azienda e Istituzioni pubbliche. Queste ultime, mettono a disposizione una serie di strumenti normativi per consentire la disponibilità di energia da fonti rinnovabili a prezzi calmierati. Con una proposta di legge che la Giunta regionale si impegna a portare in Aula entro 12 mesi, a beneficio di tutte le aziende umbre energivore.

L’azienda si impegna ad investire per garantire produzione di qualità nel polo ternano, misure per aumentare la sicurezza e livelli occupazionali. Si autorizza l’ampliamento della discarica, ma con un sistema di riduzione e recupero delle scorie, da utilizzare anche come materiale secondario per cantieri pubblici. E poi, investimenti mirati per ridurre le emissioni nell’aria (in particolare di nichel) anche per adeguare il sito siderurgico umbro alle restrizioni che entreranno in vigore in Europa nel 2030.

Rispetto degli impegni di parte privata sui quali la Regione, come detto dall’assessore De Rebotti, si impegna a vigilare. Così come le Istituzioni, insieme alle rappresentanze dei cittadini, potranno monitorare il rispetto degli interventi per la sostenibilità ambientale della produzione.

Assisi, ecco la Giunta Stoppini: tutte le deleghe e i primi commenti

Ad Assisi il sindaco Valter Stoppini ha formato ufficialmente la suq squadra di governo cittadino, firmando i decreti di nomina dei componenti della nuova Giunta comunale e del vicesindaco. Oltre al primo cittadino, ne fanno parte Donatella Casciarri (Partito democratico), Veronica Cavallucci (Assisi Domani), Scilla Cavanna (Assisi Civica), Francesca Corazzi (Partito democratico), Fabrizio Leggio (Progressisti per Assisi), tutte figure con esperienza amministrativa, nella precedente legislatura.

Stoppini ha tenuto per sé le deleghe a Polizia Locale; Manutenzioni e Servizi operativi; Cimiteri; Sicurezza e Legalità; Personale e Organizzazione Uffici; Servizi Demografici; Rapporti con le Frazioni; Calendimaggio e Palio del Cupolone; Rapporti con le Basiliche Papali e Centri religiosi; Centenario Assisi 2026; Comunicazione; Protezione Civile.

Queste le deleghe agli assessori:

Veronica Cavallucci, vicesindaco con le seguenti deleghe: Mobilità, Parcheggi e P.U.M.S. (Piano del traffico); Cultura e Biblioteche; Alta Formazione e rapporti con Università; Sport, Associazioni, Pro Loco, Volontariato; Energia e Sviluppo Sostenibile; Urbanistica ed Edilizia; Edilizia Scolastica: Innovazione Digitale e Sistemi Informativi; Pari Opportunità; Ambiente e Rifiuti;

Donatella Casciarri: Bilancio; Tributi; Rapporti con le Partecipate; Programmazione e Controllo di Gestione; Politiche e valorizzazione del Centro Storico;

Scilla Cavanna: Attività produttive, Commercio e Agricoltura; Farmacia Comunale; Residenze servite e Protette; Patrimonio; Art Bonus e sostegno del Patrimonio culturale; Scuola e Politiche Educative e Giovanili; Parco del Subasio;

Francesca Corazzi: Lavori Pubblici; Politiche Sociali della Famiglia, inclusione e cooperazione sociale; Politiche del lavoro; Digipass; Edilizia Residenziale Pubblica; Politiche in materia sanitaria e Ospedale di Assisi;

Fabrizio Leggio: Politiche Turistiche;Gemellaggi e Patti di amicizia – Unesco e Onu; Marketing e Promozione del Territorio; Fondi Europei e Cooperazione Internazionale; Aeroporto e Società Partecipata.

I commenti

“Grazie alla collaborazione di tutte le liste della coalizione – ha sottolineato il sindaco Valter Stoppini, nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova Giunta – abbiamo messo in campo una squadra unita, giovane e competente, composta da quattro donne e due uomini, tutti di esperienza. Erano diverse e meritevoli le possibilità di scelta e ringrazio personalmente tutti per la disponibilità e lo spirito di servizio. Abbiamo costruito un gruppo forte, un’ottima squadra in grado di lavorare al meglio per il futuro della città. Insieme porteremo avanti il programma presentato, condividendo le priorità. A tutti gli assessori ho chiesto massima disponibilità, attenzione e presenza, contatto costante e dialogo con i cittadini e gli uffici comunali di riferimento, senza lasciare indietro nessuna persona e nessun territorio, dal centro storico alle frazioni. Non sarò un uomo solo al comando, ma gestiremo insieme tutto, cercando di dare risposte efficace ai bisogni della comunità. Ci aspettano anni, sfide e appuntamenti importanti, come l’imminente canonizzazione di Carlo Acutis e l’ottavo centenario della morte di San Francesco, oltre al Giubileo in corso, ma sono certo che Assisi può guardare con fiducia e speranza al futuro”.

“È un onore e una grande responsabilità – ha commentato Veronica Cavallucci – essere anche vice sindaco, dopo l’esperienza da assessore durante la quale ho condiviso un percorso umano e amministrativo importante insieme a Valter Stoppini, a cui mi lega un rapporto di affetto e stima reciproca. Lo ringrazio per la fiducia e continuerò a lavorare per Assisi con ancora più passione e impegno in una bella squadra”.

“Sono felice e onorata – ha affermato Francesca Corazzi – di essere in questo nuovo ruolo, dopo quello di consigliere comunale. Ho deleghe legate in particolare a lavori pubblici, sociale, attenzione ai più fragili, sanità: lavoreremo per dare risposte ai bisogni e la giusta collocazione all’ospedale di Assisi all’interno della nuova rete della sanità umbra”.

“Sono felice – ha evidenziato Fabrizio Leggio – di poter dare continuità al lavoro intrapreso negli ultimi anni nel settore strategico del turismo e della promozione. Consolideremo i risultati ottenuti con una squadra competente e affronteremo le nuove sfide, cercando di coniugare le esigenze di chi vive ad Assisi e di chi arriva qui come visitatore”.

“Grazie al sindaco – ha detto Scilla Cavanna – e ai cittadini che ci hanno dato fiducia. Siamo una squadra, qualsiasi scelta sarà collegiale, oneri e onori saranno ripartiti con l’obiettivo di fare sempre il meglio per la nostra comunità”.

“Sono onorata – ha sottolineato Donatella Casciarri – di far parte di questa Giunta. Per me è un’avventura nuova in questo ruolo, che affronterò con dedizione e impegno. Per le deleghe assegnate e la particolarità di una città come Assisi, sarà un compito complesso che insieme porteremo avanti al meglio, perché ci conosciamo bene e siamo già una squadra”.

Il 16 giugno il primo Consiglio

Il 16 giugno alle ore 15.00, nella sala consiliare, si terrà la prima seduta del nuovo Consiglio comunale. In tale occasione, si procederà alla convalida di tutti gli eletti, alle elezioni del presidente e dei due vice Presidenti del Consiglio Comunale, al giuramento del Sindaco e alla comunicazione dei componenti della Giunta.

Incontro con Donetti, Prometeo: rilancio dell’ospedale di Orvieto, vigileremo con spirito costruttivo

La Regione intende puntare sul rilancio dell’ospedale di Orvieto. E’ questo il senso dell’incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra la direttrice regionale di Salute e Welfare Daniela Donetti e l’associazione Prometeo.

L’incontro ha rappresentato un’occasione utile per fare un punto sulla situazione della sanità nel territorio orvietano e le sue criticità in termini di servizi ed impatti economici. Valore della produzione, attrattività, non coerenza tra servizi e bisogni del territorio dell’ospedale Santa Maria della Stella, liste di attesa, altissima percentuale di ricorso al privato, rinuncia alle cure da parte dei cittadini più fragili, questi i temi che hanno costituito oggetto del confronto.

“Abbiamo potuto riscontrare nella direttrice una conoscenza molto approfondita della situazione orvietana, una concreta volontà di intervenire ed un piano realistico di intervento – dicono dall’associazione – ci è stato confermato il ruolo strategico dell’ospedale di Orvieto, che si vuole mantenere e potenziare, insieme ad un investimento progressivo sulla medicina territoriale, vero nodo del cambiamento nei prossimi anni”.

La direttrice ha illustrato l’esistenza di un piano operativo regionale che prevede interventi concreti, percorsi di formazione e coinvolgimento del personale, funzionali all’implementazione dalla riforma. Abbiamo chiesto di esaminare la possibilità di istituire un hospice a Orvieto.

“Abbiamo fatto presente che continueremo a vigilare, con spirito costruttivo, che tali piani vengano realizzati. Ovvio che cominceremo a considerarci soddisfatti soltanto allora”.

In vista della discussione sul nuovo piano sanitario regionale, ad Orvieto deve ancora iniziare il dibattito sulle priorità per le quali chiedere un impegno da parte della Regione. Da chiarire c’è anche l’idea di realizzare una struttura per l’alzhaimer all’interno della ex mensa della caserma Piave. Una indicazione in direzione della quale si è espresso con voto unanime il Consiglio comunale, ma per quale è necessario trovare una forma di finanziamento oltre che procedere alla progettazione.

“Agri.Safe”, l’indagine Confagricoltura su innovazione, formazione e sicurezza

A Orvieto, nel giorno dell’assemblea generale di Confagricoltura Umbria, è stato fatto anche il punto su “Agri.Safe”, progetto realizzato da Confagricoltura Umbria e finanziato da INAIL – Direzione Regionale Umbria, con lo scopo di sviluppare prevenzionali in ambito agricolo, in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Oltre al presidente di Confagricoltura Umbria Fabio Rossi e alla direttrice di INAIL Umbria Alessandra Ligi, ne hanno parlato anche Alessandro Bianconi (CPSS INAIL Umbria) e Alessandro Sdoga (Cratia Srl Confagricoltura Umbria).

“Agri.Safe”, come è stato ricordato, promuove un coinvolgimento di tutti gli attori della filiera agricola del territorio umbro. Le azioni che sono state messe in atto derivano da un fabbisogno crescente, ma ancora poco approfondito, da parte degli operatori agricoli riguardante la necessità di saper gestire le funzionalità di macchine e attrezzature di nuova generazione, ormai sempre più presenti nelle imprese del settore primario anche grazie agli incentivi statali del piano di transizione digitale.

Soluzioni innovative

Se da un lato queste soluzioni innovative consentono un miglioramento delle performance produttive e ambientali, con riduzione ad esempio dell’impiego dei principali input chimici, dall’altro determinano un veloce e repentino cambio tecnologico ed organizzativo al quale non sempre gli operatori riescono ad adeguarsi in modo altrettanto rapido ed efficace. Obiettivo è quindi prevenire nuove forme patologiche prima che diventino un problema.

Se da un lato tali aspetti hanno di fatto contribuito a cambiare il volto delle imprese agricole, dall’altro rendono necessario che si disponga di adeguati strumenti informativi atti a: individuare con anticipo e con sempre maggiore puntualità i nuovi rischi lavorativi legati all’introduzione dei sistemi innovativi sotto il profilo tecnologico; valutazione, gestione e prevenzione del rischio da lavoro connesso all’utilizzo di macchine e attrezzature con funzionalità evolute; individuazione di istruzioni operative e pratiche efficaci per l’uso sicuro dei nuovi sistemi.

L’indagine

In relazione a tale contesto, nell’ambito del progetto è stata attuata un’indagine a campione volta a: identificare le macchine/attrezzature con funzioni evolute più diffuse in azienda; raccogliere informazioni circa la percezione della sicurezza da parte degli operatori, in relazione all’uso delle stesse.

Il tutto con il fine di sviluppare contenuti multimediali che fornissero da un lato le necessarie informazioni di contesto e dall’altro contribuissero a diffondere la conoscenza dei rischi lavorativi connessi all’applicazione delle nuove tecnologie per contribuire ad incrementare la cultura della prevenzione, anche in relazione a eventuali fenomeni da stress digitale.

Gli infortuni

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro vedono tra le principali cause: scivolamento, inciampamento con caduta (27,3%); perdita controllo totale/parziale di una macchina (22,1%); movimento del corpo sotto sforzo fisico (20,5%); sorpresa, spavento o aggressione (3,9%).

Sicuramente le casistiche afferenti alla seconda tipologia sono quelle maggiormente associabili all’ambito di interesse del progetto.

Quasi il 46% dei casi mortali sono dovuti alla perdita di controllo totale o parziale del mezzo utilizzato (prima causa di morte tra i decessi professionali in agricoltura). La morte sopraggiunge per schiacciamento (ribaltamento del mezzo) o per urto.

Circa le denunce per malattie professionali si evidenzia che le stesse fanno registrare un’incidenza molto più alta degli infortuni sul lavoro. Il tutto attesta evidentemente che l’agricoltura è un’attività logorante.

Le malattie più frequenti tra gli agricoltori sono quelle a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, quali dorsopatie con disturbi ed ernie ai dischi intervertebrali e dei disturbi dei tessuti molli (tendiniti) con lesioni alle articolazioni. A seguire malattie del sistema nervoso (tunnel carpale) e malattie dell’orecchio. I tumori denunciati rappresentano l’1% delle denunce e sono correlati soprattutto a melanomi e in genere ad affezioni della cute per l’esposizione prolungata e diretta al sole.

Dal 2016, l’INAIL promuove la sicurezza in agricoltura attraverso i bandi ISI Agricoltura, che finanziano l’acquisto di macchinari innovativi. Questi nuovi mezzi riducono le emissioni inquinanti, il rumore e il rischio di infortuni, con particolare attenzione a incidenti causati da macchine obsolete, rumore e operazioni manuali. L’INAIL si focalizza sull’uso di trattori e macchine operatrici, responsabili di molti infortuni gravi e mortali, soprattutto per schiacciamento e ribaltamento. Per questo, le nuove macchine devono avere una struttura di protezione antiribaltamento e la cintura di sicurezza, e devono obbligatoriamente sostituire e rottamare i mezzi più vecchi in azienda.

L’aiuto dai nuovi macchinari

Le macchine dotate di tecnologie dell’agricoltura 4.0 rispettano i requisiti di sicurezza minimi e migliorano l’efficienza dei processi produttivi, riducendo il lavoro manuale, soprattutto in produzioni specializzate.

L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha pubblicato una nota (“policy brief”) che analizza i vantaggi e gli svantaggi delle nuove tecnologie agricole in relazione alla sicurezza. Tra i benefici ci sono: l’automazione, che sostituisce manodopera e meccanizza operazioni faticose (es. raccolta), riducendo i disturbi muscoloscheletrici; le nuove attrezzature di irrorazione e le cabine pressurizzate, che diminuiscono l’esposizione a sostanze pericolose.

L’automatizzazione

Tuttavia, esistono anche rischi: l’eccessiva automazione o la complessità dei dispositivi possono aumentare i rischi di schiacciamento, collisione, stress, paura di incidenti e distrazione; la riduzione del carico di lavoro può portare a un aumento del lavoro in solitaria e senza supervisione diretta, rendendo necessario l’uso di dispositivi di localizzazione per il monitoraggio. Non vanno sottovalutati i rischi psicosociali dovuti alla monotonia e allo stress.

Le interviste a operatori specializzati e i dati sulle pratiche di defiscalizzazione hanno mostrato che i mezzi agricoli (trattrici e semoventi) e le macchine operatrici sono gli strumenti più diffusi con funzionalità avanzate. Le soluzioni tecnologiche che saranno approfondite in progetti futuri includono: guida automatica, distribuzione di mezzi tecnici a rateo variabile e smart Technologies associate all’uso dei mezzi agricoli.

Risultati dell’indagine

L’indagine, condotta su 96 operatori agricoli umbri che utilizzano tecnologie 4.0 (rappresentanti il 20% del campione di riferimento), ha rivelato un quadro demografico prevalentemente maschile (83%) e italiano, con un’età media tra i 46 e i 55 anni. La maggior parte degli intervistati sono titolari d’azienda (44), ma sono presenti anche dipendenti (23) e preposti (3). Il livello di istruzione è elevato, con oltre il 70% in possesso di diploma di scuola superiore e il 20% di laurea. Questa eterogeneità di ruoli e responsabilità ha permesso di analizzare la percezione del rischio da diverse prospettive.

Per quanto riguarda la formazione, l’84% degli intervistati ritiene adeguata la formazione ricevuta a livello normativo. Tuttavia, il numero di chi la considera utile per comprendere i nuovi rischi legati alle tecnologie avanzate si riduce significativamente.

La maggior parte degli intervistati utilizza direttamente macchinari agricoli avanzati (es. guida automatica, ISOBUS) e il 54% attribuisce a questi un livello di sicurezza assoluto. Questa fiducia si riflette nella percezione del rischio: solo 2 su 96 considerano alto il rischio di infortunio, mentre gli altri lo ritengono moderato (51%) o basso (49%). Un andamento simile si osserva per il rischio chimico.

L’indagine ha anche evidenziato una diffusa applicazione delle pratiche di sicurezza legate all’uso dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e la consapevolezza della loro efficacia nella prevenzione degli infortuni, spesso associati all’uso improprio dei macchinari.

Infine, l’impiego delle nuove tecnologie aumenta la percezione di sicurezza tra gli operatori. Tuttavia, per 10 intervistati il lavoro è diventato più monotono, per 4 più stressante e per 3 più faticoso. Sono state riscontrate anche contromisure adeguate (pause regolari, comfort delle cabine) per i rischi legati a fattori climatici estremi.

Conclusioni

Il progetto “AGRISAFE” è considerato pionieristico in quanto primo tentativo di analizzare l’interazione tra l’evoluzione tecnologica (dettata dal Piano di Transizione) e i rischi legati all’uso di macchinari avanzati. L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha già sottolineato che l’agricoltura intelligente non offrirà soluzioni immediate per la sicurezza e la salute, richiedendo un miglioramento delle competenze e della formazione dei lavoratori. Molti dei progressi in materia di sicurezza e salute sul lavoro derivano da sviluppi volti ad aumentare la produttività e i margini di profitto, piuttosto che dalla sicurezza come obiettivo primario.

Nonostante ciò, questi sviluppi offrono un reale potenziale per migliorare l’ambiente di lavoro, specialmente se vengono integrate fin dalle prime fasi di progettazione tecniche efficaci di valutazione dei rischi e principi di “prevenzione fin dalla progettazione”, evitando impatti indesiderati. In attesa di una diffusione più ampia di tali pratiche nella progettazione e realizzazione di nuove macchine, la formazione aggiuntiva rispetto a quella minima obbligatoria appare oggi lo strumento più efficace. Questa formazione dovrebbe mirare a trasferire agli operatori la piena consapevolezza delle potenzialità funzionali dei sistemi in uso e le abilità per utilizzarli correttamente.

L’interconnessione, requisito fondamentale per la defiscalizzazione dell’Agricoltura 4.0, è considerata uno strumento organizzativo straordinario, in quanto le piattaforme cloud associate ai sistemi di guida satellitari permettono di programmare, assegnare e monitorare con precisione le lavorazioni eseguite dalle macchine.

I contenuti multimediali del progetto mirano a sensibilizzare gli operatori sulle numerose funzionalità tecnologiche disponibili. Queste, se ben utilizzate, possono ridurre l’esposizione ai rischi sul lavoro, ma è essenziale che gli operatori sviluppino nuove abilità attraverso percorsi di conoscenza e pratica complementari a quelli previsti dalla legge.

Cratere sisma, così l’andamento della ricostruzione cambia il mercato del lavoro

La ricostruzione cambia anche l’andamento del lavoro nei comuni nei 15 comuni del cratere umbro del sisma del 2016. Da un lato l’aumento degli addetti subordinati, vero segnale di un’economia che si sta strutturando; dall’altro, il declino inarrestabile degli addetti familiari, simbolo del tessuto micro-imprenditoriale della Valnerina.

Quando si guarda però al “cratere senza Spoleto”, cioè ai 14 comuni montani più piccoli, la fotografia è più nitida e meno distorta dal peso specifico della città: Cascia, Cerreto di Spoleto, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Vallo di Nera (provincia di Perugia), più Arrone, Ferentillo, Montefranco e Polino (provincia di Terni).

Una crescita reale, ma figlia dei cantieri
Nel cratere umbro esclusa Spoleto, i lavoratori subordinati sono passati da 2.562 nel primo trimestre 2015 a 3.187 nel primo trimestre 2025: +24,4%. Un trend continuo, anno dopo anno, a partire dal 2021. Cresce anche il peso relativo: se nel 2015 i dipendenti erano il 53,5% del totale degli addetti, oggi rappresentano oltre il 62%.

Un cambiamento epocale per territori dominati da piccolissime imprese familiari. Il motivo? La ricostruzione. I cantieri del sisma hanno portato nella Valnerina nuove aziende, soprattutto edili, strutturate e con forza lavoro esterna. Inoltre, alcune imprese locali hanno saputo riorganizzarsi, mantenendo la sede in zona ma lavorando altrove, assumendo nuovo personale.

Un altro aspetto è l’emersione di lavoro formalmente registrato. Diversi addetti che prima risultavano “familiari” o non contrattualizzati, sono ora assunti con forme regolari. In un’area dove il sommerso aveva un certo peso, anche questo contribuisce a far salire i numeri ufficiali dei subordinati.

Il declino delle famiglie imprenditoriali
Nel frattempo, gli addetti familiari calano: da 2.229 nel 2015 a 1.945 nel 2025 (-12,7%). Una caduta figlia di due dinamiche. La prima è generale: in tutta Italia il modello dell’impresa a conduzione familiare regge sempre meno. La seconda è specifica: la botta del sisma, l’esodo forzato, la paura di non tornare. Tante famiglie non hanno ripreso l’attività nei paesi di origine.

Il risultato è che, nei fatti, la forza del lavoro autonomo familiare si svuota. In molti casi gli addetti risultano ancora formalmente tali solo per motivi statistici: in cassa integrazione, o nominalmente legati a un’impresa che ormai opera altrove. C’è poi il tema delle “aziende fantasma”: formalmente attive, ma senza produzione effettiva.

Il saldo complessivo: +7,1% senza Spoleto, -4,4% con Spoleto
Nel cratere umbro senza Spoleto, gli addetti totali (familiari + subordinati) sono saliti da 4.791 a 5.132 (+341), pari a +7,1%. Ma se si include Spoleto nel conteggio, il quadro cambia radicalmente: gli addetti totali nel cratere con Spoleto sono scesi da 16.660 a 15.934 (-726), con una contrazione del 4,4%.

La spiegazione è duplice. Da un lato Spoleto vale oltre il 60% del cratere in termini demografici. Dall’altro, è un centro urbano con problemi economici propri, preesistenti al terremoto: qui l’effetto ricostruzione si sente meno.

Nel cratere con Spoleto i subordinati crescono appena del 2,1% (da 10.860 a 11.092), mentre gli addetti familiari calano del 16,5% (da 5.800 a 4.842). Il dato aggregato è negativo.

Il rischio di un rimbalzo a vuoto
La domanda di fondo resta aperta: questo aumento di addetti subordinati è duraturo o effimero? Finita la ricostruzione, queste aziende resteranno? E soprattutto, è sufficiente per frenare lo spopolamento?

I dati demografici parlano chiaro: Norcia ha perso il 9,7% dei residenti dal 2016, Cascia quasi il 7%. A Poggiodomo gli abitanti sono scesi a 83, con un indice di vecchiaia del 1.150%. L’età media nei comuni del cratere supera spesso i 60 anni. I giovani se ne vanno, e pochi tornano. Il saldo naturale resta ampiamente negativo. Solo in alcuni comuni, come Cascia, si registra un timido rimbalzo di natalità e migrazioni in entrata, ma non basta.

Fenice, la sfida di ricostruire le comunità
In questo scenario si inserisce il progetto Fenice, un’iniziativa strategica per la rigenerazione socio-economica del cratere, promossa dall’Università per Stranieri di Perugia insieme a Comune di Norcia, Camera di Commercio dell’Umbria e Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica.

L’obiettivo è ambizioso: non solo ricostruire case e strade, ma anche economie locali, competenze, identità. Norcia e la Valnerina sono il cuore pulsante di questo programma, che mira a invertire la traiettoria del declino con formazione, impresa, cultura. Si lavora per attrarre giovani, consolidare filiere agricole e turistiche, sperimentare nuove forme di residenza, puntare su digitale e comunità energetiche.

I numeri dell’occupazione dicono che qualcosa si muove. Ma da solo, il mercato non basta. Serve visione, continuità e capacità di trattenere le persone. Fenice nasce per questo. Resta da vedere se saprà davvero riaccendere il futuro.

“La ricostruzione ha innescato un cambiamento nel mercato del lavoro”
“I numeri – il commento dal progetto Fenice – confermano che la ricostruzione ha innescato un cambiamento strutturale del lavoro nel cratere umbro, ma da sola non basta. Stiamo assistendo a una crescita degli occupati subordinati, segnale incoraggiante, ma resta il rischio di un rimbalzo a vuoto se non ricostruiamo anche comunità e prospettive. Il Progetto Fenice nasce proprio per questo: per trattenere chi vuole restare e attrarre chi può tornare. Investiamo in impresa, formazione e identità, perché senza persone nessun territorio può avere futuro. È il momento di accelerare, con visione e continuità.”

La sinergia tra Umbria e Toscana alla prova… dell’acqua

L’intesa tra Umbria e Toscana alla prova… dell’acqua. Passa dall’effettiva sinergia nella gestione integrata delle risorse idriche del sistema di Montedoglio, per sanare i mali storici del lago Trasimeno, la possibilità di future ulteriori sinergie tra le due regioni. Per la costruzione di quell’Italia Mediana di cui si parla da tempo e che, secondo la governatrice umbra Stefania Proietti, l’accordo siglato a Castiglione del Lago rappresenta “il primo mattone”.

“L’occasione dell’accordo – le parole di Proietti – ci ricorda l’importanza che Umbria e Toscana devono avere quale cerniera tra nord e sud e, quindi, il tema delle infrastrutture e quelli del turismo, dell’accoglienza e della sanità, sui quali metteremo a punto altri accordi”.

Se questo matrimonio porterà ad ulteriori benefici per le due regioni, lo si sperimenterà strada facendo. Ma intanto bisogna restare con i piedi… sull’acqua. Perché in passato, è su quella che Umbria e Toscana, e le relative comunità di confine, hanno litigato. Tant’è che ci sono voluti venti anni per arrivare ad un accordo. Che dovrebbe portare direttamente al lago Trasimeno 10 milioni di metri cubi di acqua all’anno, una volta ultimate le sperimentazioni che dovrebbero partire entro le prossime settimane ed effettuati i lavori che il commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua ha garantito saranno “veloci e svolti con le procedure di urgenza”.

“Il termine rivalità – ha ricordato non a caso il commissario – nasce proprio dalle contese che due popolazioni sulle sponde opposte di un fiume mettono in atto per prendere più acqua, quando serve, o scaricarla, quando è troppo abbondante. L’accordo che stiamo firmando regolerà i rapporti tra le vostre regioni in questo senso e vi chiedo di poterlo utilizzare quale paradigma anche per gli altri territori di cui mi sto occupando. In tempi brevi metteremo a terra l’accordo con Conferenze di servizio veloci e assegnazione degli appalti altrettanto rapidi”.

L’intesa formalizzata a palazzo della Corgna e siglata anche dal segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Marco Casini, e dalla segretaria generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale, Gaia Checcucci, rappresenta un passo concreto verso una pianificazione integrata e multilivello, rafforzando la capacità di attrazione di risorse europee e nazionali.

“L’accordo di programma è importantissimo – ha detto il presidente della Toscana, Eugenio Giani – perché consente un investimento su canalizzazioni che va a legare Montedoglio, il lago più grande della Toscana, un lago artificiale con una portata di 135 milioni di metri cubi, il lago Trasimeno e la Valdichiana: quindi un investimento che può portare a mettere insieme i due distretti irrigui e che può favorire l’utilizzo migliore possibile dell’acqua. Del resto, siamo in un’area strategica da un punto di vista delle acque e abbiamo testimonianza di come già dai tempi dell’imperatore Tiberio si discutesse di come canalizzare l’acqua dell’Arno e del Tevere. Ma la straordinaria intuizione, maturata negli anni ’70 e realizzata negli anni ‘90, del Montedoglio d’ora in poi può essere a servizio della collettività di Toscana e Umbria, due regioni così integrate che nella storia si sono trovate spesso ad essere una realtà unica”.

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