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In Umbria da qui al 2029 quasi 45mila lavoratori da sostituire

In Umbria da qui al 2029 si dovranno sostituire circa 44.800 lavoratori (di cui 20.100 del settore privato) che andranno in pensione o comunque lasceranno la propria occupazione per dedicarsi ad altro. E’ la stima fatta dalla Cgia, valutando i futuri pensionamenti e gli abbandoni.

Un fenomeno che si stima in Italia interesserà poco più di 3 milioni di lavoratori, pari al 12,5% circa del totale nazionale. Ponendo problematiche di natura sociale ed economica. Certo, occorre anche considerare la velocità con cui sta cambiando il lavoro in alcuni settori, soprattutto quelli a più alto contenuto tecnologico o di automatizzazione. Basti pensare all’impatto che si stima avrà nei prossimi anni nel mondo del lavoro l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

A livello nazionale, oltre 7 sostituzioni su 10 interesseranno il settore di servizi, con uscite particolarmente importanti nel commercio (379.600 unità), nella sanità pubblica/privata (360.800) e nella Pubblica Amministrazione (331.700). Nell’industria, la Cgia segnale il numero di rimpiazzi a cui dovrà essere sottoposto il comparto delle costruzioni (179.300).

L’Umbria risulta a tranche le regioni con un indice di anzianità dei dipendenti del settore privato superiore alla media nazionale. Il rapporto tra gli over 55 egli under 35, che appunto per convenzione fissa questo indice, in Puglia è di 73.3, a fronte di una media italiana che è di 65.2.

Così è cambiata la presenza delle donne nelle imprese umbre negli ultimi dieci anni

Aumentano nelle aziende umbre le donne dipendenti non familiari. Un segno di vera crescita, come sottolinea la Camera di commercio dell’Umbria, che ha analizzato le dinamiche nella regione nell’ultimo decennio.

Spiega Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati dimostrano che l’imprenditoria femminile umbra, pur riducendosi numericamente, ha saputo crescere in qualità, struttura e occupazione. È un segnale di maturità che dobbiamo valorizzare: le imprese guidate da donne sono oggi più solide, meno legate al nucleo familiare e più aperte a competenze esterne, capaci quindi di affrontare le sfide del mercato globale. Tuttavia, restano barriere che non possiamo ignorare: l’accesso al credito, la burocrazia e la difficoltà di consolidare le attività nel tempo. Per questo la Camera di Commercio dell’Umbria continuerà a sostenere percorsi di formazione, digitalizzazione e certificazione di parità, strumenti essenziali per rendere l’impresa femminile un pilastro sempre più forte del nostro sviluppo economico e sociale. La crescita dell’Umbria passa anche dalla crescita delle sue imprenditrici”.

Meno imprese ma più robuste
Il decennio 2015-2025 ridisegna la geografia delle imprese femminili in Umbria. Se da un lato il numero complessivo cala – da 20.789 a 19.633, pari a -5,6% – dall’altro la solidità delle aziende “rosa” cresce. Gli addetti crescono da 49.594 a 52.563, con un incremento del 6% che segnala un percorso di consolidamento. Aumenta soprattutto la dimensione media: 2,68 addetti contro i 2,39 del 2015, +12,1%, un progresso ben superiore alla media nazionale (+8,7%).

È un segnale importante: le imprese femminili umbre restano più piccole delle maschili (4,14 addetti medi), ma accorciano le distanze. E soprattutto smettono di poggiare quasi esclusivamente sulla famiglia, aprendo a nuove forme di occupazione.

Un cambio culturale evidente
Dentro questi numeri si legge un cambiamento di prospettiva. In dieci anni gli addetti familiari si riducono del 15,7% (da 20.670 a 17.416), mentre crescono con forza gli addetti non familiari (+17,7%, da 28.924 a 35.147). Significa che sempre più imprenditrici scelgono di affidarsi a competenze esterne, assumendo dipendenti veri e propri. Una tendenza che, in proporzione, è quasi doppia rispetto a quella delle imprese maschili (+9,5%).

Il risultato è chiaro: meno attività a stretta conduzione familiare, più imprese professionalizzate. È un salto di qualità che cambia la natura del tessuto produttivo “rosa”, rendendolo più competitivo e pronto ad affrontare sfide complesse.

La sfida della sopravvivenza
Resta però un punto debole: la durata delle imprese femminili. I dati Unioncamere mostrano che a 5 anni dalla nascita sopravvive il 72,3% delle aziende “rosa”, contro il 77,3% di quelle maschili; oltre i 5 anni la distanza si allarga, 67,5% contro 73,1%. Un segnale che richiama l’urgenza di strumenti di accompagnamento più forti, per aiutare le imprese femminili a consolidarsi nel tempo.

Eppure, nonostante le difficoltà, le imprese femminili continuano a rappresentare un quarto del tessuto imprenditoriale umbro, con un peso leggermente sceso, in Umbria, dal 25,7% al 25,3%. Un dato che non toglie rilevanza al loro ruolo, sempre più centrale nelle dinamiche economiche locali.

Il nodo del credito
Altro fronte cruciale è quello del finanziamento. Solo poco più di un terzo delle imprese femminili ricorre a prestiti bancari, una quota simile a quella maschile. Ma le modalità di avvio mostrano una forte differenza culturale: tre imprenditrici su quattro iniziano con capitali personali o familiari, mentre solo una su quattro utilizza prestiti bancari (26,9% contro il 22,4% degli uomini).

L’uso di strumenti innovativi come business angels, venture capital o crowdfunding è marginale: meno dell’1%. Una scelta che garantisce autonomia finanziaria, ma che limita la possibilità di scalare i mercati. È qui che si gioca una partita decisiva per il futuro: aprirsi a fonti di capitale diversificate è ormai condizione indispensabile per crescere in un contesto competitivo globale.

Burocrazia e incentivi
Alle difficoltà di accesso al credito si sommano quelle legate agli incentivi pubblici. Oltre la metà delle imprese segnala ostacoli burocratici. Una imprenditrice su tre lamenta la complessità delle pratiche, mentre più di una su dieci sottolinea le attese troppo lunghe per ricevere concretamente i fondi.

Questa rigidità amministrativa rischia di vanificare l’impatto delle politiche pubbliche, soprattutto per le realtà più piccole, che non hanno uffici dedicati a seguire pratiche e scadenze. In molti casi, la burocrazia diventa un ostacolo alla competitività, più che uno strumento di sostegno.

Certificazione di parità in crescita, ma con ampi margini di miglioramento
Un segnale incoraggiante arriva dalla certificazione della parità di genere, introdotta dal PNRR e gestita da Unioncamere. A livello nazionale le imprese certificate sono passate dalle poche decine del 2022 alle 7.960 del 2025. Un progresso significativo, ma che riguarda ancora una quota molto limitata del tessuto produttivo italiano.

Considerato che in Italia le imprese femminili attive sono oltre 1,3 milioni, la certificazione oggi interessa solo una minoranza e lascia dunque ampi margini di crescita. Rafforzare questo strumento non significa solo ridurre il gender gap, ma anche rendere più trasparenti i processi interni, aumentare la reputazione e migliorare la competitività delle aziende, creando un ambiente più attrattivo per talenti e investimenti.

Il ruolo del comitato per l’imprenditoria femminile
Fondamentale, in questo scenario, il contributo del Comitato per l’imprenditoria femminile (CIF) della Camera di Commercio dell’Umbria. Presieduto da Dalia Sciamannini e coordinato sul piano dirigenziale dal vice segretario generale Giuliana Piandoro, il CIF promuove la cultura d’impresa, organizza attività di formazione, mentoring e networking, e offre strumenti per affrontare i nodi più critici, dal credito alla digitalizzazione.

Un lavoro costante che trasforma i numeri in occasioni concrete di crescita e accompagna le donne imprenditrici verso percorsi di maggiore autonomia e stabilità.

La Pubblica amministrazione assume 9.300 figure a tempo indeterminato

Il ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, di concerto del Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che autorizza le procedure di reclutamento e di assunzione a tempo indeterminato di 9.300 unità di personale destinate a 33 amministrazioni, con un onere complessivo di circa 300 milioni.

Un risultato importante che consente di contribuire alla riduzione dell’arretrato di fabbisogni e di rispondere in maniera più efficace alle esigenze organizzative delle amministrazioni.

Le amministrazioni coinvolte sono Ministeri, Presidenza del Consiglio dei ministri, Agenzie, enti pubblici non economici ed enti parco nazionali. Le autorizzazioni attengono a svariati profili professionali, tra cui, dirigenti, elevate professionalità, personale amministrativo (assistenti e operatori, funzionari), magistrati del Tar, medici INPS, funzionari e professionisti tecnici.

Per ciascuna amministrazione, il testo specifica i dettagli dei quantitativi di personale da assumere, le qualifiche, nonché gli oneri annui e a regime.

Il d.P.C.M. fornisce anche un importante chiarimento, molto atteso dalle amministrazioni, specificando che le facoltà assunzionali relative ad anni precedenti al 2025 si ritengono esercitate attraverso l’emanazione del bando di concorso. L’avvio delle procedure concorsuali e lo scorrimento delle graduatorie di altre amministrazioni “sono subordinati all’avvenuta immissione in servizio, nella stessa amministrazione, di tutti i vincitori collocati nelle proprie vigenti graduatorie di concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato per le rispettive qualifiche, salve comprovate e non temporanee necessità organizzative, adeguatamente motivate”.

Il testo, una volta registrato dalla Corte dei conti, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Per le imprese umbre 4.380 assunzioni, ecco dove

Ad agosto le imprese dell’Umbria prevedono 4.380 assunzioni, con un saldo negativo di 230 unità rispetto allo stesso mese del 2024. Su base trimestrale, però, il dato si fa positivo: tra agosto e ottobre sono 17.920 gli ingressi previsti, 390 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I dati arrivano dall’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito del Programma nazionale “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Unione europea. Excelsior è oggi uno strumento fondamentale per leggere in tempo reale le dinamiche occupazionali italiane: ogni mese intervista oltre 100mila imprese, restituendo una mappa dettagliata delle assunzioni previste, dei profili ricercati e delle difficoltà di reperimento.

Ma la vera notizia, come rilevato da una specifica analisi della Camera di Commercio dell’Umbria, non sta nei volumi assoluti delle assunzioni, bensì nella loro composizione qualitativa. E questa composizione racconta un cambiamento profondo e, sotto molti aspetti, preoccupante.

Sempre meno laureati

Il primo dato allarmante riguarda la domanda di laureati: solo il 7% delle assunzioni previste ad agosto 2025 richiede un titolo universitario. È il livello più basso dal 2019, anno in cui la quota era al 9%, poi scesa all’8% nel 2024.

Un trend che non riguarda solo l’Umbria: anche a livello nazionale si osserva un arretramento, con il dato italiano che passa dall’11% del 2019 al 9% attuale. Il che significa che il sistema produttivo nel suo complesso si sta allontanando dai profili ad alta qualificazione, con un impatto negativo sull’innovazione e sulla crescita di lungo periodo.

L’avanzata delle qualifiche professionali

Se laureati e diplomati perdono terreno, altri profili avanzano con decisione. A guidare la trasformazione è la voce “qualifica o diploma professionale”, che da sola assorbe il 45% delle assunzioni umbre previste ad agosto 2025. Era al 32% nel 2019 e al 44% nel 2024: una crescita continua, che riflette la domanda di competenze operative e specialistiche di base, a scapito dell’istruzione generale.

Nel frattempo, diplomati e laureati insieme rappresentano solo il 31% delle assunzioni (24% i diplomati, 7% i laureati), contro il 46% del 2019. Un vero e proprio slittamento verso il basso nella scala formativa.

Inalterata, invece, la quota di chi entra nel mercato del lavoro con la sola scuola dell’obbligo, che rimane attorno al 22%.

Più profili generici, meno specializzazione

A completare il quadro, l’evoluzione dei profili professionali richiesti. Crescono quelli “generici”, ovvero senza specializzazione specifica, che passano dal 12% del 2019 al 18% nel 2025.

All’opposto, calano sensibilmente le assunzioni di dirigenti, specialisti e tecnici (dal 17% al 12%) e quelle di operai specializzati e conduttori di impianti (dal 37% al 27%). Solo le professioni commerciali e dei servizi registrano un incremento, passando dal 28% al 37%, mentre gli impiegati restano stabili al 6%.

Questi dati indicano una struttura occupazionale che si sposta verso profili intermedi e generici, mentre si restringe lo spazio per le professioni più complesse, cruciali per l’innovazione.

Le “Top five” dei settori: l’industria metalmeccanica ed elettronica arretra

Il cambiamento emerge anche osservando la composizione settoriale delle assunzioni. Tra i cinque comparti con il maggiore peso percentuale nel trimestre agosto-ottobre 2025 (le cosiddette “Top five”), si registrano due segnali opposti.

Crescono i servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici, che passano dal 16,1% al 19,1% delle assunzioni totali, e le costruzioni, dall’8,4% all’11,3%.

Al contrario, si riducono le assunzioni nel commercio (dal 14,8% al 13,1%) e nei servizi alle persone (dal 13,2% al 10,6%).

Il cambiamento più emblematico riguarda però l’industria. Nel 2019 tra le “Top five” umbre figuravano le industrie metalmeccaniche ed elettroniche, con il 5,1% delle assunzioni nel trimestre agosto-ottobre. Oggi spariscono dalla classifica, sostituite dalle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco, con il 4,9% delle assunzioni.

Un’ulteriore conferma che il peso dei settori tecnologicamente avanzati si sta assottigliando, lasciando spazio ad attività più tradizionali, meno strategiche e meno innovative.

Il paradosso del lavoro che c’è, ma non si trova

Le imprese umbre che intendono assumere sono aumentate negli anni: erano il 9% ad agosto 2019, oggi sono il 12%. Ma l’espansione quantitativa non colma il divario qualitativo.

La difficoltà nel reperire le figure richieste è ancora alta: nel 2025, il 51% delle imprese segnala problemi, contro il 33% di sei anni fa. Il dato è in miglioramento rispetto al 2024, ma resta sintomo di un mercato del lavoro sbilanciato, dove la domanda si allontana dall’offerta formativa reale.

Un mercato che si adatta al ribasso

In sintesi, i numeri del Sistema informativo Excelsior disegnano un mercato del lavoro in progressiva semplificazione. L’Umbria continua ad assumere, ma lo fa spostando l’attenzione su profili meno qualificati, con ricadute strutturali sull’intero modello di sviluppo.

La regressione formativa è un dato di fatto: meno laureati, meno diplomati, più figure generiche. E con essa, si osserva una trasformazione produttiva che penalizza l’industria innovativa in favore di settori come turismo e costruzioni.

Il rischio è che il sistema economico regionale si adagi su un equilibrio fragile, rinunciando a investire nelle competenze che servono davvero per crescere.

Il Sistema Excelsior, mese dopo mese, non restituisce solo statistiche, ma una radiografia delle scelte strategiche (o delle rinunce) del tessuto imprenditoriale. E a leggere i dati di agosto 2025, l’Umbria si muove, sì, ma in maniera squilibrata.

Mencaroni: la chiave è l’innovazione

Commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “La vera sfida oggi è trovare la chiave perché l’economia umbra possa collocarsi stabilmente su livelli più elevati di innovazione, sia nelle attività tradizionali che in quelle ad alto contenuto tecnologico, che nella nostra regione stanno vivendo una fase di stallo. Serve un patto corale e concreto per spingere l’Umbria verso un salto di qualità, facendo leva sulla transizione digitale ed ecologica. Non a caso, questi sono i due pilastri del programma strategico che la Camera di Commercio dell’Umbria sta portando avanti. Non si tratta di far crescere un settore a scapito di un altro, ma di far crescere tutto il sistema. È questo l’unico modo per costruire un futuro più solido, attrattivo e competitivo per il nostro territorio. E per riuscirci è fondamentale una forte sinergia tra tutte le Istituzioni, regionali e nazionali”.

Scuola, via libera alle nuove assunzioni a tempo indeterminato

Via libera, con l’autorizzazione del Consiglio dei ministri del decreto per l’immissione in ruolo, alle assunzioni a tempo indeterminato, per l’anno scolastico 2025/2026, di 347 dirigenti scolastici, 48.504 docenti, di cui 13.860 di sostegno, 44 unità di personale educativo, 6.022 insegnanti di religione cattolica e 10.348 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA).

“Attesa da oltre vent’anni – evidenzia in particolare il ministro Valditara – l’assunzione di oltre 6.000 insegnanti di religione cattolica: è un atto di giustizia verso una categoria che per troppo tempo ha aspettato il giusto riconoscimento del proprio ruolo educativo. Di particolare rilievo l’immissione in ruolo di quasi 14.000 insegnanti di sostegno, resa possibile anche grazie all’incremento dell’organico di diritto previsto dall’ultima legge di bilancio: un passo fondamentale per garantire davvero il diritto allo studio agli studenti con disabilità”.

Lavoro, firmato l’accordo per l’inserimento delle persone con gravi difficoltà

Firmato in Regione l’Accordo per l’inserimento lavorativo, attraverso le cooperative sociali di tipo B, delle persone con gravi difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario. Con questo atto anche l’Umbria darà attuazione all’articolo 14 del Dlgs 276, cosiddetta Legge Biagi, permettendo ai datori di lavoro di assolvere parzialmente gli obblighi di assunzione di personale con disabilità, mediante il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B, quelle cioè che svolgono l’attività economica proprio con l’obiettivo principale di offrire opportunità di lavoro e salario a chi ha difficoltà di accesso al mercato del lavoro.

L’accordo, che è stato sottoscritto dalla presidente della Regione Stefania Proietti, coinvolge l’Arpal, le sigle sindacali e datoriali che hanno aderito, le associazioni del Terzo Settore e quelle che rappresentano le persone con disabilità.

“Questo momento rappresenta per la nostra Regione – ha dichiarato la presidente Proietti – non solo l’occasione di adeguare il nostro sistema regionale a quanto richiesto dalla normativa statale, ma segna anche un cambio di passo nella considerazione che la nostra comunità vuole dare alle persone con disabilità. Abbiamo voluto imprimere un’accelerazione alla sperimentazione del progetto di vita autonoma previsto dalla Carta di Solfagnano, estendendola anche alla provincia di Terni, e ora firmiamo questo accordo nella consapevolezza del fatto che accogliere queste persone nelle imprese e nel mondo del lavoro fa crescere in primo luogo le aziende nelle quali vanno a lavorare e la collettività in cui le attività operano”.

“Purtroppo la nostra regione – ha sottolineato l’assessore alle Politiche del lavoro, Francesco De Rebotti – è l’ultima ad attivare questo importante strumento previsto dall’articolo 14. Abbiamo voluto superare tale significativa mancanza subito all’inizio del nostro mandato. Lo abbiamo fatto attraverso l’attivazione di un percorso di partecipazione fatto di attento ascolto delle esigenze delle persone e delle famiglie coinvolte, finalizzato alla coprogettazione di contenuti e alla determinazione congiunta delle scelte necessarie. Il lavoro non finisce comunque oggi, poiché riteniamo necessario agire affinché continui aggiornamenti possano migliorare il provvedimento, alcuni dei quali verranno adottati a breve, con un addendum all’accordo che faremo in base a proposte che ci sono state ulteriormente avanzate. Quello odierno può essere anche considerato un contributo che la struttura dell’Assessorato al Lavoro ha voluto portare all’attività della direzione Salute e al Welfare, guidata da Daniela Donetti, impegnata nella definizione del nuovo Piano socio-sanitario, perché se parliamo di progetto di vita indipendente, il poter svolgere una attività lavorativa dignitosa e adeguata risulta, evidentemente, positivamente determinante”.

“Le persone con disabilità – ha spiegato l’avvocato Massimo Rolla, garante regionale dei diritti delle persone con disabilità – verranno assunte dalla cooperativa sociale di tipo B, che poi potrà avere delle commesse da parte delle aziende che intendono dare questo genere di occupazione. Ciò comporta un triplice vantaggio: prima di tutto la persona con disabilità ha un inserimento lavorativo, poi la cooperativa può accompagnare quelli che sono i percorsi di inserimento mentre viene svolta un’attività economica, infine l’azienda committente assolve il suo obbligo rispetto alla legge. Si tratta di un passo in avanti e di un ulteriore aiuto per le persone con disabilità, ma non della soluzione del problema, che avverrà solo attraverso una riforma organica della legge 68 del 1999, lavoro che impegna da due anni i tavoli istituiti presso il ministero e che speriamo possa presto approdare ad un testo normativo”.

Caldo al lavoro, l’Umbria adotta le linee di indirizzo nazionali

Adottate dalla Giunta regionale le linee di indirizzo per la prevenzione e gestione del rischio dei lavoratori esposti a calore e radiazione solare approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome il 19 giugno 2025.     

Le nuove linee di indirizzo sono una sintesi dei vari documenti emanati dalle Regioni e Province Autonome e sostituiscono le “Indicazioni per la prevenzione e protezione dei rischi correlati alle condizioni climatiche di caldo estremo negli ambienti di lavoro” adottate con DGR n. 770/2024.

Il 13 giugno scorso la presidente della Regione Stefania Proietti aveva già emanato un’ordinanza che vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole durante le ore più calde della giornata.  

Il documento fornisce indicazioni pratiche per riconoscere i sintomi delle malattie da calore, come crampi, squilibri e colpo di calore, e indica come intervenire tempestivamente. Stabilisce l’obbligo per i datori di lavoro di valutare il rischio da calore e radiazione solare, anche mediante l’uso di indici come il WBGT (Welt Bulb Globe Temperature) e strumenti previsionali come il portale Worklimate. Prevede misure organizzative come la modifica degli orari di lavoro, pause in zone confortevoli, fornitura di acqua fresca e sorveglianza sanitaria per i lavoratori più vulnerabili. Include anche indicazioni specifiche per agricoltura, edilizia e logistica e prevede che, in caso di appalto, i documenti di sicurezza aziendali siano aggiornati per includere le misure contro i rischi legati al caldo e al sole. 

“La salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro rappresentano un diritto irrinunciabile e una responsabilità collettiva – dichiara la presidente Proietti -. In un contesto in cui il cambiamento climatico impone nuove sfide, abbiamo il dovere di garantire che nessuno sia esposto a rischi evitabili. Per questo, con senso di responsabilità e visione, la Giunta regionale ha adottato le nuove Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare, recependo il documento condiviso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome lo scorso 19 giugno”.

Le linee di indirizzo approvate sono scaricabili al seguente link: https://www.regioni.it/download/news/661622/

Incentivi all’occupazione domande dal 25 agosto: chi può presentarla

Cinque milioni di euro per migliorare l’accesso all’occupazione. A partire dal 25 agosto e fino al 31 dicembre le imprese potranno presentare domanda sulla base della delibera approvata dalla Giunta regionale dell’Umbria su proposta dell’assessore allo sviluppo economico Francesco De Rebotti.

“Con questa misura – ha dichiarato l’assessore Francesco De Rebotti – mettiamo a disposizione strumenti concreti per rafforzare l’occupazione stabile in Umbria, dando priorità a coloro che si trovano in condizione di svantaggio rispetto all’interazione con il mercato del lavoro. Il provvedimento assunto va sicuramente nel senso del sostegno alle imprese, ed è pensato per garantire maggiore equità ed opportunità di inserimento attraverso politiche attive efficaci e integrate. Il tutto interagendo con i territori e con i soggetti che operano quotidianamente per l’inclusione e la crescita sociale ed economica della nostra regione, dimensione, questa della concertazione, per noi imprescindibile”.

L’obiettivo dell’intervento è sostenere la creazione di nuova occupazione stabile attraverso l’incentivazione dell’assunzione da parte delle imprese umbre, in particolare per lavoratori e lavoratrici disoccupati, inoccupati, in condizione di fragilità o esclusione dal mercato del lavoro. La misura rientra nell’azione “Accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e inattivi”, che vede cofinanziamenti sia dal Fondo sociale europeo plus (FSE+) sia dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC).

Chi può fare domanda

Complessivamente le risorse destinate all’avviso pubblico ammontano a 5 milioni di euro, di cui 1 milione a valere sul PR Umbria FSE+ 2021–2027. Gli incentivi saranno concessi alle imprese che, tra il 1° agosto 2025 e il 31 dicembre 2025, effettueranno assunzioni a tempo indeterminato o che tra il 1° agosto e il 30 settembre effettueranno stabilizzazioni di rapporti di lavoro a termine, con particolare attenzione ai soggetti iscritti al programma GOL, alle persone con disabilità iscritte alle liste della legge 68/1999 e ai giovani laureati con meno di 35 anni.

Lavoratori disabili

Grande attenzione è stata dedicata alla piena partecipazione delle persone con disabilità: il 15% delle risorse FSE+ è infatti destinato a incentivi per le imprese che assumano lavoratori iscritti alle liste della legge 68/1999, così come il 15% delle risorse destinate alla stabilizzazione è riservato all’inserimento lavorativo a tempo indeterminato delle persone con disabilità. In particolare, per ogni assunzione a tempo indeterminato o la stabilizzazione di un soggetto appartenente a questa categoria, è previsto un contributo fino a 15.000 euro per ciascun lavoratore assunto oltre la quota di obbligo. Lo stesso ammontare è previsto per l’assunzione o la stabilizzazione a tempo indeterminato di giovani laureati per attività per il cui svolgimento è necessario il possesso di una laurea. “Una attenzione necessaria per dare un futuro stabile e trattenere i giovani laureati nella nostra regione” ha aggiunto l’assessore De Rebotti.

Occupazione, export, investimenti, credito: l’economia umbra nel Report Confartigianato

Consegna un quadro dell’economia umbra con luci e ombre il 34° Report Confartigianato su trend economia, congiuntura e MPI, con un focus sull’Umbria.

Il Report, predisposto da Ufficio Studi in collaborazione con Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia,
Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna e Ufficio Studi Confartigianato Vicenza, è disponibile sul sito ufficiale dell’associazione, fornisce una lettura approfondita e accessibile dei principali indicatori economici nazionali e locali, con particolare attenzione alle micro e piccole imprese dell’Umbria, al link

 https://www.confartigianatoterni.it/luci-e-ombre-alle-porte-dellestate-202534-report-su-trend-economia-congiuntura-e-mpifocus-umbria/

L’occupazione

Gli ultimi dati disponibili sull’occupazione indicano che al I trimestre 2025 il tasso di occupazione in
Umbria si attesta al 68,1% superando di 5,6 punti percentuali quello medio nazionale, pari al 62,5%.
In un anno il tasso cresce di 1,1 punti, lievemente meglio rispetto al +0,9% del tasso nazionale ed in
accelerazione rispetto alla dinamica registrata nell’anno 2024.
Nel trimestre in esame gli occupati aumentano in Umbria del 2,5% superando di 0,7 punti il +1,8%
degli occupati in Italia. A sostenere la crescita è soprattutto la componente femminile che segna un
+4,6%, spinta doppia rispetto al +2,1% rilevato a livello nazionale, mentre la componente maschile
si ferma a +0,8% mostrandosi inoltre meno dinamica rispetto al +1,7% dell’occupazione maschile
nazionale. Per quanto riguarda la posizione lavorativa, fa da traino il 4,6% degli indipendenti, in
controtendenza rispetto al calo nazionale dello 0,4%, ed i dipendenti si fermano a +1,8% andando
peggio rispetto alla media nazionale di +2,4%.
La domanda di lavoro prevista dalle imprese private con dipendenti di industria e servizi per il
trimestre estivo di giugno-agosto 2025 risulta in salita in Umbria del 4,8% rispetto allo stesso
periodo del 2024 (+16.220 entrate di lavoratori) trainato dal +8,1% delle Micro e piccole imprese
fino a 49 dipendenti (meglio del +7,2% delle MPI in Italia): le MPI nel trimestre in esame
rappresentano il 69,5% delle entrate previste in regione superando il 64,5% rilevato in Italia. Nel
mese di giugno 2025 si rileva però una forte criticità sul fronte della difficoltà di reperimento che
interessa in Umbria il 55,8% delle entrate previste: si tratta del valore più alto tra le regioni che supera
di ben 10,4 punti percentuali la media nazionale di 45,4%. In un anno la difficoltà di reperimento in
regione è stabile (-0,1 punti percentuali) mentre migliora in Italia (-2,2 punti percentuali).

L’export

Le turbolenze che caratterizzano l’attuale periodo, tra conflitti e guerre dei dazi, si stanno riverberando anche sulle esportazioni del made in Italy nel suo complesso.

I dati al I trimestre 2025 mostrano però che le esportazioni di prodotti manifatturieri dell’Umbria cresce del 5,9% superando di 2,9 punti il +3,0% del totale made in Italy: si tratta del quinto maggior aumento tra le regioni. La crescita umbra è trainata dalle esportazioni dei settori di MPI – alimentari, legno, mobili, moda, prodotti in metallo e altre manifatture, soprattutto gioielleria ed occhialeria – che segnano un +9,2% in controtendenza rispetto al -1,3% rilevato a livello nazionale: si tratta del quinto maggior aumento tra le regioni e del secondo tra quelle principali regioni (quota di oltre l’1% dell’export nazionale dei settori).

Approfondendo l’analisi a livello di mercati, crescono le vendite di prodotti delle imprese umbre sui mercati critici di Germania e USA. Nel dettaglio, le esportazioni in Germania aumentano del 14,0%
(2° aumento tra principali regioni e 5° tra tutte le regioni), a fronte di una media Italia di +5,3%, e
quelle negli USA toccano il +21,4% (5° aumento tra principali regioni e 5° tra tutte le regioni) quasi doppiando il +11,6% dell’Italia, dato che risente dell’anticipazione di acquisti da parte delle aziende
statunitensi precedenti all’applicazione dei dazi.

Gli investimenti

Nel 2024 in Umbria il 25,4% delle imprese private con dipendenti di industria e servizi ha fatto
investimenti in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto
ambientale, quota leggermente più alta della media del 24,7% e superiore rispetto a quella osservata
l’anno precedente. Per valorizzare gli investimenti in questo campo, il 28,2% delle imprese umbre
che ha effettuato formazione ha scelto di trattare temi dell’ambito della transizione green e della
sostenibilità ambientale (vs 30,6% Italia).
Si attesta a 62,4% la quota di imprese umbre che ha fatto investimenti in almeno un ambito digitale,
cioè adozione delle tecnologie digitali, integrazione delle stesse nell’ambito del proprio modello
organizzativo e sviluppo di nuove soluzioni di business basate sul digitale (vs 66,8% Italia).
Importante anche in questo caso la formazione: il 31,3% delle imprese umbre che ha investito in
digitale ha fatto formazione per il personale già presente in impresa per adeguare le competenze a
nuovi tecnologie e/o modelli organizzativi e di business (vs 32,2% Italia). Entrambe le transizioni per
essere supportate necessitano di competenze che attualmente, complice anche le problematiche
demografiche, le imprese faticano a trovare: le entrate per cui è necessaria l’attitudine al risparmio
energetico sono difficili da reperire nel 57,0% dei casi (il 4° valore più alto tra le regioni), quota
superiore rispetto alla media nazionale di 49,5%, ed è difficile da trovare il 63,6% delle entrate per
cui sono richieste elevate competenze digitali avanzate, cioè applicare tecnologie digitali per innovare
e automatizzare i processi, quota (3° più alta tra le regioni) che anche in questo caso risulta superiore
rispetto alla media nazionale di 53,5%.

Il credito

Le recenti dinamiche poco vivaci degli investimenti a livello nazionale hanno risentito delle
incertezze correlate alla difficile situazione geopolitica e del mercato del credito poco favorevole a
seguito della crescita del costo del credito innescata dalla stretta monetaria attuata nell’Eurozona per
contrastare l’alta inflazione. La situazione è ora in miglioramento e l’allentamento della stretta
monetaria sta iniziando a farsi sentire positivamente sia livello e costo dello stock di credito concesso
alle imprese, ma la situazione resta critica. I prestiti alle imprese a marzo 2025 restano, infatti, in calo
del 3,5% in Umbria, una flessione più che doppia rispetto alla media di -1,5% nazionale e soffrono
maggiormente le piccole imprese che segnano un calo del 6,3%, in lieve miglioramento rispetto al –
6,8% del IV trimestre 2024, ma più marcato rispetto al -5,8% rilevato per le piccole imprese in Italia
a marzo 2025 (era -6,8% nel trimestre precedente). Per quanto riguarda il costo del credito, a marzo
2025 le imprese in Umbria pagano un tasso effettivo di 5,9% di poco superiore alla media nazionale
di 5,7%, ma per le piccole imprese il tasso sale al 9,8% con un divario di ben 420 punti base rispetto
al 5,6% pagato dalle restanti imprese in regione.

Sicurezza e qualità lavoro, il Protocollo Uil a Regione e Comune di Perugia

La Uil dell’Umbria ha elaborato e consegnato ufficialmente alla Regione Umbria e al Comune di Perugia il “Protocollo regionale unico per la sicurezza e la qualità del lavoro”.

Per la Regione c’era la presidente della Seconda commissione, Letizia Michelini mentre per il Comune i presidenti di Prima e terza commissione, Antonio Donato e Cesare Carini.

Per la Uil è l’inizio di un percorso che coinvolgerà tutti i 92 Comuni umbri e le principali Istituzioni. A presentarlo il segretario generale della Uil dell’Umbria, Maurizio Molinari e le segretarie nazionali Uil, Vera Buonomo (delega agli Appalti) e Ivana Veronese (delega alla Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro).

“Vogliamo muovere le acque e fare qualcosa – ha detto Molinari – e questa, per noi, è un’azione forte e concreta. Vogliamo ottenere obblighi per le stazioni appaltanti in merito al rispetto dei contratti, alla legalità e alla tutela del lavoro. Il Protocollo dovrà essere un primo pilastro per arrivare ad una legge regionale sugli appalti: abbiamo l’ambizione di pensare di aver lanciato un’iniziativa innovativa sul territorio. Per noi, che abbiamo lanciato un Coordinamento appalti, la prevenzione diventa cultura permanente”.

“Ci auguriamo che aderiscano le parti sociali e le istituzioni – ha detto Buonomo – ad una proposta che è importante che veda la luce. Importante partire dall’Umbria, perché c’è un tessuto produttivo complesso e per questo, come Uil nazionale, abbiamo deciso di sostenere questa proposta”. Stigmatizzato, dalla segretaria Buonomo, l’iter di approvazione del Decreto legislativo sugli appalti, che non ha visto il coinvolgimento delle parti sociali.

“Ci auguriamo che questo approccio – ha proseguito – venga seguito anche da altri territori”. “Il tema delle zero morti sul lavoro – ha detto Veronese – va oltre la campagna di comunicazione e l’azione sugli enti locali è fondamentale, perché sono loro le più grandi stazioni appaltanti. In Umbria nel 2024 ci sono stati 10.464 infortuni sul lavoro e 25 mortali: numeri che non sono accettabili e tollerabili, per questo dobbiamo agire sotto ogni punto di vista”.