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Tag: Spoleto

Al via la riforma degli ospedali

Si passa alla fase attuativa per il terzo polo ospedaliero dell’Umbria che integrerà le strutture di Foligno e Spoleto.

Con relativi investimenti e cronoprogramma dei lavori. La Giunta regionale infatti ha deliberato oggi l’atto di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale a seguito del parere positivo espresso dal ministero della Salute rispetto la proposta trasmessa dalla Direzione sanità umbra. Che riguarda, tra l’altro, la riorganizzazione degli ospedali e i relativi fabbisogni di posti letto, la nascita del terzo polo, gli ospedali di comunità e delle zone disagiate.
Parere ministeriale favorevole, dunque – riferisce Palazzo Donini -, alla nascita del terzo polo, integrando funzionalmente il presidio ospedaliero di Foligno (con anche la struttura di Trevi) e quello di Spoleto (con Norcia e Cascia), mettendo a sistema le strutture presenti e realizzando un Dea di primo livello (come le Aziende ospedaliere di Perugia e Terni) su due strutture fisiche integrate fra loro. Con Foligno maggiormente dedicato all’urgenza-emergenza e Spoleto all’attività programmata.

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I grandi numeri del Festival di Spoleto, oltre 26mila biglietti venduti

Organizzatori soddisfatti per la 66 esima edizione del Festival dei Due Mondi che si chiude con oltre 26 mila biglietti emessi e circa 675 mila euro di incasso.

La manifestazione si conclude questa sera con il tutto esaurito e 2.500 spettatori per il tradizionale concerto finale in piazza Duomo affidato all’Orchestra nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano. Dei 58 titoli in cartellone per 203 rappresentazioni, più di due terzi hanno segnato il tutto esaurito e un grande successo – sottolineano gli organizzatori – hanno ottenuto anche gli spettacoli infrasettimanali: Max Cooper di mercoledì, e Alessandro Baricco, andato in scena di giovedì con piazza Duomo gremita, o il concerto di Cameron Carpenter alla Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Sold out anche le 110 sessioni di Le Bal de Paris che ha replicato il successo dell’anno scorso.

Dal Teatro Nuovo al Caio Melisso, da San Simone a Sant’Agata il Festival ha aperto le porte di 23 sedi ospitando spettacoli di danza, musica, teatro, opera e arte con una percentuale media di occupazione di oltre 90% dei posti disponibili e una media di oltre cinque spettacoli al giorno per 17 giorni di programmazione.
Sono 140.500 i pedoni che hanno utilizzato il servizio di mobilità alternativa dal 23 giugno al 9 luglio.
La 66/a edizione ha ospitato oltre 700 artisti di 32 compagnie (15 straniere e 17 italiane) e impiegato uno staff di 245 persone. Il calendario dei progetti collaterali ha presentato 15 fra tavole rotonde, convegni e talk di approfondimento a carattere scientifico e divulgativo, promossi dal Festival o dai partner, a cui hanno preso parte oltre 80 relatori e ospiti, e 14 fra mostre, istallazioni e open studios con gli artisti, tra questi quelli di Lonnie Holley, Silvia Costa, Mary Manning. Particolarmente apprezzati anche gli incontri del mattino con gli artisti, ospitati nell’esclusivo Giardino del Festival diventato luogo di incontro di pubblico e artisti a colazione o per un drink serale.

 

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La grande danza. Benjamin Millepied al Festival di Spoleto

Ha scelto il Festival di Spoleto Benjamin Millepied per il suo ritorno alla danza

Dopo il suo poetico ‘Romeo e Giulietta’ come coreografo, Millepied, stella del New York City Ballet, torna a ballare su un programma musicale eseguito al pianoforte dall’amico Alexandre Tharaud in uno spettacolo leggero, divertente e pieno di charme. La nuova creazione ‘Unstill Life’, in programma al Teatro Romano sabato 25 giugno 2023 alle 21.30, è il racconto di una amicizia d’arte fatta di gesti, di sorrisi, di contatto fisico e spirituale, tra ricongiungimenti e separazione, tra condivisione e individualità. Un solo diventa un duetto che scorre fluido tra le note di Rameau a Beethoven passando da Bach e Schubert, immagini in bianco e nero, dialoghi in sottofondo in cui i due artisti sembrano invertire i loro ruoli. Benjamin Millepied, sposato alla diva di Hollywood Nathalie Portman, ha la leggerezza e la fluidità dei più grandi ballerini, da Gene Kelly a Michael Baryshnikov, al quale dice di dovere la sua vocazione di ballerino, nata dopo aver visto ‘Le notti bianche’ di Luchino Visconti. Una riflessione sul tempo e sul ruolo dell’interprete, attraverso il corpo e attraverso le note, in cui tornano chiari gli elementi dei maestri, da Jerome Robbins a George Balanchine, in una atmosfera suggestiva intrisa di romantica ironia. Alexander Tharaud fa danzare le sue mani, ripreso in video da Millepied, che a sua volta sembra volteggiare nella musica in un continuo dialogo con il pianoforte, a cui torna ogni volta per ripartire. La coreografia esalta le sue qualità. Musicalità, velocità, dinamica e purezza di linee, con un pizzico di ironia, come quando segnala a Tharaud che non riesce più a tenere il passo. Le immagini in bianco e nero, a raccontare il loro incontro in stile Chaplin, le riprese video dal vivo, la genuina sincerità dei due protagonisti che tocca momenti di profonda tenerezza, fanno di questo spettacolo una sintesi della musicalità assoluta, in cui lo spettatore – citando proprio Balanchine – può vedere la musica e ascoltare la danza.

 

 

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Olivocoltura a rischio sugli Appennini

L’Accademia nazionale dell’olio impegnata a tutelare questa coltivazione tradizionale

Quale futuro per l’olivicoltura tradizionale delle colline appenniniche? È questo il tema al centro della tornata organizzata dall’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio che si terrà venerdì 9 giugno a Casoli, in provincia di Chieti. Con il patrocinio della Regione Abruzzo e del Comune di Casoli, gli esperti del settore si confronteranno per individuare un possibile percorso di rilancio e ammodernamento dell’olivicoltura tradizionale collinare della dorsale appenninica. Con 207mila ettari tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise che rappresentano il 21% del totale olivicolo nazionale in base ai dati del Censimento 2020, rischia infatti di divenire marginale dal punto di vista economico. Una giornata di studio e approfondimento grazie ad illustri ricercatori del Crea, l’ente di ricerca del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, e delle università di Teramo, Perugia, Molise e Gabriele d’Annunzio (Chieti-Pescara) e con la partecipazione del vicepresidente della giunta regionale e Assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente. La sfida è quella di creare le condizioni per la diffusione sul territorio di modelli aziendali di successo, sfruttando le opportunità della presenza di abbondanti superfici olivicole e di un patrimonio di varietà tradizionali ad alto valore commerciale. L’olivicoltura delle colline appenniniche sconta, infatti, una forte frammentazione fondiaria e una rilevante assenza di irrigazione ma anche un elevato valore paesaggistico e ambientale nonché varietà autoctone che, con le giuste scelte, possono far sì di aumentare l’attuale bassa produttività affinché si scongiuri il rischio abbandono. Segnali incoraggianti vengono dalla riforma della Politica agricola Comune, con gli eco-schemi e l’architettura verde, dalla strategia ‘Farm to Fork’ con la spinta verso sistemi produttivi sostenibili e il Pnrr con misure di sostegno specifiche come quella per il rinnovamento dei frantoi oleari. Uno scenario su cui innescare un percorso virtuoso per una nuova e moderna imprenditorialità olivicolo-olearia che sappia cogliere le dinamiche di mercato, tra interesse per la qualità e la distintività delle produzioni, per garantire una maggiore redditività nella filiera e un futuro roseo per il comparto.

Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

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L’olivicoltura umbra verso produzioni record

La produzione olivicola umbra nella campagna 2022/2023 ha fatto registrare un incremento del 27%, passando da 3.178 a 4mila tonnellate

Si tratta di un dato importante, ma comunque ancora inferiore di un quarto rispetto alla media 2018/2021 di 5.096 tonnellate. Emerge da un focus sulla regione di un’indagine nazionale della Camera di commercio dell’Umbria.
Va ricordato che in Umbria – spiega l’ente camerale, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30mila ettari. La Dop dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 200, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.
Ottima la qualità della campagna olivaria umbra 2022/2023, basti dire che nonostante la stagione caratterizzata da siccità e caldo, grazie alle provvidenziali piogge di fine agosto la produzione Dop in Umbria ha fatto registrare un incremento sul 2021. La campagna olearia 2022 della Dop Umbria è stata infatti caratterizzata da un forte consolidamento e miglioramento rispetto alla precedente.
Per quanto riguarda le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche si riscontra un miglioramento rispetto all’anno precedente per la parte chimica, oltre ad uno splendido equilibrio delle caratteristiche organolettiche in termini di fruttato, amaro e piccante. In definitiva è ragionevole affermare che queste peculiarità rappresentano un elemento di grande attrattiva per il mercato, mercato che sottolinea un grande interesse per “l’oro verde” rappresentato dalla Dop Umbria.

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Nasce Spoleto Link, servizio treno e bus

Si potrà arrivare in treno a Spoleto e raggiungere in autobus le porte del centro storico per poi, attraverso il percorso meccanizzato sotterraneo approdare ai principali punti di interesse

È stato presentato a Spoleto il nuovo servizio combinato treno+bus Spoleto Link, che subito sarà operativo, grazie al quale si potrà arrivare in treno a Spoleto e raggiungere in autobus le porte del centro storico per poi, attraverso il percorso meccanizzato sotterraneo approdare ai principali punti di interesse, come il Duomo e il Teatro Romano, la Rocca albornoziana e il Ponte alle Torri. Alla presentazione hanno preso parte l`assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione Umbria, Enrico Melasecche, il direttore Business regionale di Trenitalia Sabrina De Filippis, il direttore operativo di Busitalia Alessio Cinfrignini, il sindaco di Spoleto Andrea Sisti. Presente anche Amelia Italiano, direttore regionale Umbria di Trenitalia. “È con grande piacere che saluto l`attivazione di questo nuovo servizio, che si inserisce in un ampio quadro di progetti importanti per la città, frutto dello sforzo enorme e del lavoro continuo che stiamo facendo per potenziare e migliorare la qualità dei servizi offerti agli umbri e ai visitatori”, ha detto Melasecche. “Spoleto è uno dei gangli essenziali del nuovo Piano regionale dei Trasporti ormai prossimo alla sua definizione. Insieme al sindaco, a Trenitalia, Busitalia e Rfi stiamo discutendo di numerosi progetti che stavano stagnando e che vogliamo velocizzare e portare a termine. Tra questi la tratta Spoleto-Campello sulla linea ferroviaria Roma-Ancona, una linea fondamentale per tutto il Paese, così come il raddoppio dell`intera tratta fra Terni e Spoleto, poiché è inaccettabile che ancora si viaggi a binario unico, e per la quale abbiamo ottenuto la revisione progettuale”, ha aggiunto. Sul fronte dei collegamenti viari, l`assessore ha ricordato che “entro pochi mesi partiranno i lavori della Tre Valli nel tratto Baiano-Firenzuola e si sta completando la progettazione definitiva dell`ultimo tratto, fra Firenzuola ed Acquasparta”. L`assessore Melasecche ha tenuto a ringraziare sentitamente Trenitalia “per la fondamentale collaborazione”, ricordando inoltre che assumerà a breve la denominazione di Umbria Airlink, invece di Perugia Airlink, il servizio di collegamento dell`aeroporto internazionale dell`Umbria “San Francesco d`Assisi” con la rete dei servizi ferroviari di interesse regionale e nazionale, tramite bus navetta dedicati. “Un servizio – ha rilevato – per migliorare ulteriormente i collegamenti con il nostro aeroporto, che sta ottenendo risultati straordinari e si appresta a vivere una stagione contrassegnata da un notevole incremento di voli, con una maggiore capacità attrattiva per i turisti verso la nostra regione e tutte le sue città. E quale grande attrattore fungerà sicuramente ancora di più anche il percorso ciclopedonale della ex Spoleto-Norcia, per il cui completamento abbiamo fatto notevoli investimenti”.

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I veri conti della sanità umbra

Un buco da 250 milioni, un deficit annuo da 50 milioni causato dal covid, spesa farmaceutica fuori controllo e Terni con l’ospedale più vecchio dell’Italia centrale

“Vanno sfatati molti falsi miti sulla solidità del sistema sanitario umbro e bisogna ricordare da dove siamo partiti”: lo ha detto la presidente della Regione, Donatella Tesei, durante un’audizione, con Coletto e D’Angelo, in terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Eleonora Pace, sulla “situazione della sanità nell’Umbria”. Un incontro scaturito da una lettera del 9 gennaio, a firma dei consiglieri di minoranza, che chiedeva un confronto con l’Esecutivo di palazzo Donini per fare chiarezza sui conti della sanità regionale e sui livelli dei servizi forniti ai cittadini.

Illustrando la richiesta, Tommaso Bori (Pd) – riferisce un comunicato della Regione – ha spiegato, a nome dei firmatari, che “durante l’emergenza c’è stato un forte aumento dei fondi nazionali stanziati. Nonostante questa enorme mole di risorse l’Umbria si trova in una posizione non paragonabile alle altre Regioni, con 250 milioni di buco di bilancio stimati. Si registra un continuo turn-over della dirigenza sanitaria, con cadenza annuale o semestrale. C’è una mobilità passiva passata da un 2012 con una forte attrattività ad un 2021 che ha fatto registrare un debito milionario legato ai pazienti che si spostano fuori regione. La spesa farmaceutica è fuori controllo a causa del continuo cambio della dirigenza, che ha fatto mancare un vero controllo della spesa. In Umbria non sono state fatte assunzioni e non è stato potenziato l’organico: si è fatto ricorso a professionisti esterni, questo ha creato una spesa enorme per i medici a gettone. Ci sono professionisti che sono stati pagati 80 euro l’ora senza limite di orario, arrivando a guadagnare 25 mila euro in un mese. La Corte dei conti ha sempre parificato i bilanci della sanità, il suo primo richiamo è arrivato con questa amministrazione. Il depotenziamento della sanità pubblica sembra voler favorire sanità privata e assicurazioni”.

La presidente della Regione Donatella Tesei ha osservato che “bisogna ricordare da dove siamo partiti, con molti problemi ereditati dalle Giunte precedenti. Ho ereditato una sanità annichilita da Sanitopoli, dalla quale i migliori professionisti fuggivano. Abbiamo ereditato, prima del covid, infinite liste di attesa. Terni ha l’ospedale più vecchio del centro Italia. Dei 17 ospedali, alcuni erano inutilizzabili ed altri non utilizzati. C’erano certificati di sicurezza scaduti. Un disavanzo strutturale pauroso. Una mobilità con un pesante saldo passivo e una spesa farmaceutica fuori controllo. Non ho voluto iniziare il lavoro elencando problemi e scandali della sanità.

Speravo che questo fosse capito da tutte le forze politiche. Avremmo potuto costruire insieme un cambiamento nella sanità regionale”. “Abbiamo reagito al covid – ha sottolineato Tesei – tra mille difficoltà, con continue polemiche da parte delle opposizioni. I report nazionali ci dicono che siamo stati tra i migliori a gestire covid e vaccini. Il covid è sparito per decreto ma abbiamo ancora 200 ricoverati negli ospedali. Con le spese annesse. Il necessario processo di riforma è potuto iniziare da soli otto mesi”. “Sul bilancio della sanità regionale – ha sottolineato ancora Tesei – ha pesato l’inflazione quasi al 10% e l’aumento delle spese per l’energia. Ospedali, strutture sanitarie e uffici hanno subito questi rincari. Per mantenere una sanità pubblica e universale servono fondi nazionali, altrimenti chi ha più sanità pubblica ha più disavanzo. Cinque miliardi è la somma che manca alle sanità regionali per chiudere in equilibrio i bilanci. E questa è la somma richiesta dalla Conferenza delle Regioni.
Questa la somma che il presidente Bonaccini ha richiesto per le Regioni”.

Per la presidente, “vanno sfatati molti falsi miti sulla solidità del sistema sanitario umbro. La spesa è cresciuta quattro volte più dei fondi disponibili. Una spesa fuori controllo che cresce più della media nazionale. Nel 2017 il disallineamento era di 32 milioni, compreso il payback. Nel 2018 è arrivato a 60. Nel 2019 a 65 milioni. Oggi, il Ministero ci chiede di scorporare il payback. Questi disavanzi strutturali vengono sempre chiusi per portare a pareggio il bilancio. Questo indebolisce i conti e non crea riserve. Dal 2015 al 2019 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è aumentata di 50 milioni, senza alcun tentativo di razionalizzarla. Il saldo di mobilità crolla da +25 milioni nel 2017 a – 4 milioni nel 2019. L’inversione di tendenza è avvenuta nel 2017, anche se si manifesta nel 2018-19”.

“Sul personale – ha spiegato Tesei – Agenas ci dice che abbiamo 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale. Visto che però sembrano pochi, si rende necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze. Il costo degli amministrativi è del 20% della spesa totale: si tratta di un sovrannumero che toglie risorse per il resto del personale. Il covid ha impedito la riforma strutturale del sistema. Restano 50 milioni di euro all’anno da recuperare. Serve un percorso di efficientamento e ricostruzione. Per fare tutto questo ci vuole tempo. Per più di due anni abbiamo gestito esclusivamente il covid, pur andando avanti con vari progetti. L’aumento dei costi energia e dei costi Covid hanno gravato per 100 milioni sul bilancio regionale, che i fondi nazionali non coprono. Lo ho segnalato ad agosto 2022 ai ministri del periodo. Ed ora lo ho segnalato ai nuovi ministri in carica. Tutte le Regioni hanno segnalato questi problemi e una situazione esplosiva. I bilanci consuntivi sul 2022 non sono ancora stati ultimati, come da prassi lo saranno tra qualche mese. Gli incrementi di spesa si sommano ai disavanzi strutturali e peseranno anche sul 2023.
Queste situazioni e la loro genesi non possono essere negate ma devono essere affrontate”.

Luca Coletto (Assessore alla sanità), ha affermato che “lo sforamento per la spesa farmaceutica c’era già nel 2017 ed è andato aumentando negli anni successivi. Abbiamo fatto una delibera per ricondurre le prescrizioni all’appropriatezza, che prima non c’è stata. Grazie a quella delibera stiamo rientrando. I pazienti hanno la necessità di essere curati nella maniera più corretta possibile. Siamo stati giudicati una delle migliori Regioni per la gestione del Covid, pur in assenza di un piano per la gestione della pandemia. I fondi integrativi che esulano dal fondo sanitario vanno definiti e controllati. Altrimenti la sanità torna nelle mani delle mutue, che hanno creato un enorme debito legato a prestazioni non appropriate. E che creavano differenze sociali nelle cure. Tutte le Regioni hanno dovuto sopportare costi aggiuntivi per la gestione del Covid, che non è finita con il decreto del ministro il 31 marzo 2022. La mobilità ha avuto una inversione di tendenza nel 2015, che è stata registrata nel 2017. La programmazione manca da più di 10 anni. Un altro problema c’è stato con il payback, un ulteriore aggravio per le Regioni che hanno sfondato i tetti di spesa. Molte Regioni hanno subito gli sbilanci. In passato i bilanci sono stati chiusi in attivo ma la spesa è sempre stata maggiore del fondo disponibile. Stiamo dando una identità chiara ai piccoli ospedali, cercando professionisti che facciano mobilità attiva e che se ne sono andati a causa di mancanza di visione e di prospettiva. Da oltre un anno stiamo trattando con il ministero circa i 5 miliardi che mancano alla sanità. È necessario un intervento nazionale. I dati Agenas dicono che abbiamo il maggior numero di medici ogni mille abitanti in Italia. Mancano medici perché è mancata la programmazione e in passato non sono stati fatti i necessari concorsi”. Massimo D’Angelo (direttore regionale Salute e Welfare) – conclude la nota – ha sottolineato che “il disavanzo è legato al mancato finanziamento del fondo nazionale mentre aumentava il costo delle prestazioni. Durante il Covid abbiamo sospeso prestazioni sanitarie e questo ha impattato su molte patologie croniche che si sono riacutizzate. Ci sono molti pazienti anziani ricoverati per Covid, che si somma ad altre patologie, con una spesa per strutture e personale molto importante. Sulla spesa farmaceutica si registra un trend in miglioramento, legato all’appropriatezza”.

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Spoleto, Orvieto e Assisi tra le dieci finaliste per la capitale della cultura 2025

Ci sono tre città umbre, Assisi, Orvieto e Spoleto tra i progetti finalisti per la selezione della “Capitale italiana della cultura” 2025.

Con loro Agrigento, Aosta, Asti, Bagnoregio, Monte Sant’Angelo, Pescina e Roccasecca.
E’ quanto annuncia il ministero della Cultura sul suo sito in cui precisa che le singole proposte saranno illustrate alla Giuria nel corso di audizioni pubbliche, così come previsto dal bando, che si svolgeranno in presenza nei giorni 20 e 21 marzo 2023, a Roma, nella sede centrale del ministero. “Complimenti alle tre città umbre – Assisi, Orvieto e Spoleto – che sono tra le dieci finaliste per ‘Capitale italiana della cultura’ 2025. Sarebbe un grande orgoglio che una delle tre si aggiudicasse il titolo, ne gioverebbe l’intera regione sotto ogni profilo, a iniziare da quello turistico e promozionale. Sarebbe il giusto coronamento per la nuova fase turistica che sta vivendo l’Umbria, sempre più cuore pulsante del nostro Paese e meta ambita dai turisti stranieri”. Lo scrive in una sua nota Raffaele Nevi, deputato di Forza Italia. “Assisi, Orvieto e Spoleto – prosegue – sono città meravigliose che non hanno certo bisogno di presentazioni ed hanno tutte le carte in regola per recitare, tra due anni, il ruolo di ‘Capitale italiana della cultura’”.

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Nel 2023 Spoleto potrebbe entrare nella provincia di Terni

Favorevole al nuovo assetto istituzionale la presidente dell’ente Laura Pernazza

“Sarei favorevole a un allargamento della Provincia di Terni con l’inclusione di Spoleto, ma non può accadere con una imposizione dall’alto, deve eventualmente arrivare per la volontà dei cittadini”: a dirlo è stata la presidente Laura Pernazza, nel corso della conferenza stampa di fine anno. “A gennaio mi incontrerò con il sindaco di Spoleto Andrea Sisti e affronteremo anche questo tema del riequilibrio territoriale, ma resta sempre imprescindibile la volontà popolare che andrebbe espletata attraverso lo strumento del referendum”, ha sottolineato Pernazza. “Ovviamente – ha aggiunto – per la Provincia di Terni ci sarebbero dei vantaggi notevoli poter contare su un territorio è una popolazione più vasta”.