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Tag: sindacati

E-Distribuzione, presidio sindacale davanti alla sede di Perugia

Presidio sindacale, giovedì mattina, davanti alla sede di E-Distribuzione Enel di Perugia.

Filtcem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil Umbria e provinciali hanno manifestato per tenere alta l’attenzione sulle motivazioni che hanno portato alla procedura di raffreddamento.

“Stiamo attraversando un periodo di piena transizione energetica – hanno fatto sapere i segretari generali Fabio Mencarelli (Filtcem Cgil Perugia), Ciro Di Noia (Flaei Cisl Umbria) e Doriana Gramaccioni (Uiltec Uil Umbria) – e per affrontarlo sono necessarie scelte lungimiranti e coraggiose. Siamo qua con i lavoratori per contestare le scelte aziendali da noi non condivise in quanto in questo particolare momento c’è bisogno di grandi investimenti da parte di Enel, soprattutto sul personale”.

Il riferimento è ai finanziamenti e ai progetti del Pnrr che devono essere attuati grazie anche e soprattutto alle compretenze del personale in forza lavoro.

Ma non solo: i sindacati sottolineano come sia necessario investire in risorse umane e quindi in nuove assunzioni. “I carichi di lavoro – aggiungono – continuano ad essere eccessivi anche per garantire la regolare turnazione. Oltre a questo ai lavoratori viene chiesto di cambiare modalità di orari di lavoro, sfalzando lo stesso tra mattina e pomeriggio, imponendo così di rivedere l’equilibrio e la conciliazione tra tempi di lavoro e quelli della vita privata”.

Muore per un malore mentre è al lavoro, le accuse dei sindacati

E’ morto mentre stava lavorando nei magazzini di una catena della grande distribuzione, a Magione. Fatale è stato un malore.

I sindacati, in un nota firmata da Silvia Cascianelli (Filt Cgil), Valerio Natili (Fisascat Cisl) e Stefano Cecchetti (UilTrasporti), parlano però di morte sul lavoro: “Troppo assurdo lasciare la famiglia, alla quale va tutto il nostro cordoglio, per recarsi al lavoro per la sopravvivenza giornaliera e non fare più ritorno. Che si tratti di un infortunio o un malore, non fa differenza; non si può continuare a morire per lavoro. Oggi la frenesia dei tempi, la produttività da raggiungere per rispondere a logiche impostate solo sul mero interesse economico/finanziario, troppo spesso fanno dimenticare che sono persone quelle a cui non si garantisce un dignitoso e sereno lavoro. Va posto uno stop e va resettato l’approccio del mondo del lavoro rispetto a salute e sicurezza”.

Stato di agitazione in E-Distribuzione: “Gravi criticità del modello organizzativo”

Proteste anche in Umbria tra i dipendenti di E-Distribuzione, società del gruppo Enel, con lo stato di agitazione proclamato dai sindacati Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil.

“Per le gravi criticità dell’attuale modello organizzativo, promosso dall’azienda con un dimensionamento degli organici ancora insufficiente, per i carichi di lavoro eccessivi e per la reperibilità operativa ancora in sofferenza, lo stato di manutenzione delle sedi di lavoro e la volontà aziendale di modificare l’orario di lavoro a tutto il personale operativo”, hanno argomentato i sindacati. Che ricordano come le ragioni della protesta affondino in una serie di criticità operative e organizzative. “Il modello organizzativo introdotto nel 2022, in particolare nelle Unità Territoriali e nei Blue Team, le squadre operative incaricate della gestione e della manutenzione delle reti elettriche sul territorio – accusano – ha scaricato le responsabilità verso i livelli più bassi, in particolare su capi e vice capi squadra, creando forte disagio”.

Filctem, Flaei, e Uiltec denunciano anche la carenza strutturale di organico, sia tra gli operai che tra gli impiegati tecnici, “inadeguato rispetto alle esigenze imposte dai progetti legati al Pnrr e dagli obblighi per la proroga delle concessioni delle reti di distribuzione in concessione dallo Stato. Tale problematica è anche presente in tutte le società del gruppo Enel, che sempre più è orientato in termini di razionalizzazione e massimizzazione dei profitti, a scapito delle condizioni ed organizzazione del metodo di lavoro. A peggiorare la situazione sono i carichi di lavoro, giudicati eccessivi e le difficoltà organizzative legate alla reperibilità operativa, con il mancato rispetto della turnazione contrattuale di una settimana su quattro in diverse aree del Paese. Non mancano poi le denunce sul degrado delle sedi operative, più volte segnalato senza riscontri concreti da parte dell’azienda. Un contrasto forte con gli ingenti investimenti riservati alle ‘grandi cattedrali’ delle sedi direzionali centrali, una disparità e sprechi inaccettabili”.

Tra i punti più controversi figura la decisione aziendale di voler modificare l’orario di lavoro per tutto il personale operativo dei Blue Team, in maniera unilaterale, misura che secondo i sindacati “inciderà negativamente sulla qualità della vita e sull’equilibrio personale dei lavoratori, nonché potrebbe portare criticità sui temi di salute e sicurezza, soprattutto sullo stress da lavoro correlato, che l’azienda tanto declama”.

“Tale contesto si inserisce in un clima aziendale già fortemente compromesso – aggiungono i sindacati -, come evidenziato da un’indagine condivisa tra azienda e sindacati, realizzata con il supporto dell’Inail, che ha rilevato alti livelli di stress lavoro-correlato. Cresce il numero di dipendenti che scelgono di cambiare lavoro o di lasciare del tutto l’azienda, mentre la prospettiva dell’introduzione del nuovo orario aggrava ulteriormente il senso di frustrazione. Altro punto da attenzionare è il rapporto stesso dei dipendenti all’interno delle varie unità, che con questi continui cambiamenti e disparità di trattamento si va deteriorando e inasprendo sempre di più”. Secondo i sindacati “si corre il rischio di compromettere definitivamente il senso di appartenenza e lo spirito di servizio che hanno sempre contraddistinto il personale di E-distribuzione”. “Siamo convinti che tutto questo contrasta fortemente con la necessità del personale di poter lavorare in condizioni di serenità e tranquillità – concludono Filctem, Flaei e Uiltec -, per affrontare le necessità e le difficoltà imposte dei grandi volumi di lavoro previsti per calare a terra gli investimenti del Pnrr, anzi, è necessario un forte incremento di personale nelle varie unità operative, tecniche ed impiegatizie”.

Alloggi fatiscenti, barriere architettoniche, sfratti di chi ha perso il lavoro e padri separati che vivono in auto

Persone anziane o con disabilità che stanno in palazzi senza ascensore o con barriere architettoniche. Famiglie con cinque bambini che vivono in 40 metri quadrati. E c’è chi ha perso il lavoro, è stato sfrattato ed è costretto a vivere in auto.

Sono solo alcuni casi di richieste di aiuto ai sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini nella città di Terni. Matteo Lattanzi per Sunia Terni, Gino Bernardini per Sicet Umbria e Jacopo Desantis per Uniat Terni hanno fatto il punto sulle tante criticità.

Il primo tema affrontato è stato quello relativo alla necessità di riattivare i contributi per l’affitto. “Da oltre tre anni a Terni – hanno ricordato i sindacati inquilini – non viene più pubblicato un bando per i contributi a sostegno dell’affitto. L’ultimo è del 2021. Questa mancanza ha lasciato migliaia di famiglie senza alcun sostegno, proprio nel periodo peggiore dal punto di vista economico. “Ci arrivano continuamente richieste di aiuto – hanno raccontato i sindacati – ad esempio, da parte di famiglie monoreddito o precarie, genitori separati che non riescono più a pagare l’affitto, giovani coppie o lavoratori atipici che vivono in subaffitto o con i genitori. Un nuovo bando darebbe respiro non solo agli inquilini, ma anche ai piccoli proprietari che spesso si trovano con affitti non pagati e contratti a rischio di risoluzione. Quindi è una misura sociale ma anche economica, che conviene a tutta la città. Abbiamo inviato una richiesta ufficiale di incontro al Comune per sollecitare l’uscita di un nuovo bando e lo facciamo adesso nuovamente, pubblicamente. Sebbene i fondi che venivano utilizzati per i contributi affitto non sono stati finanziati dal governo, ciò non toglie che i Comuni, con le proprie forze, possano stabilire dei bandi per conto loro, come è già stato fatto”.

Altra criticità è quella relativa alla gestione delle emergenze abitative, cioè quei casi estremi come possono essere le persone che si trovano all’improvviso sfrattate, con magari minori a carico, famiglie che vivono in auto o in strutture temporanee, oppure anziani o disabili senza rete familiare. “Oggi il Comune di Terni – hanno spiegato Lattanzi, Bernardini e Desantis – non ha un regolamento adeguato ai tempi e si limita a pubblicare un bando per emergenze ogni 2-3 anni, ma così le famiglie in crisi restano senza strumenti concreti nel momento in cui hanno bisogno. È un meccanismo che non funziona. Noi chiediamo che venga istituita una graduatoria permanente, sempre aperta, dove le famiglie possano fare richiesta in qualsiasi momento, e dove i casi urgenti vengano gestiti con continuità. Sarebbe un passo civile e logico”.

L’ultimo punto, forse quello più delicato, riguarda le numerose segnalazioni di assegnatari di case popolari che, come rendono noto i sindacati, “vivono in condizioni indegne”. Sono stati illustrati alcuni di questi casi tra cui persone con disabilità gravi che vivono in appartamenti non dotati di ascensore o con scale particolarmente ripide, solo per fare un esempio, o famiglie numerose che vivono in bilocali minuscoli, con bambini che dormono nel salotto o su materassi per terra.

“Abbiamo cominciato a inviare queste segnalazioni anche al sindaco – hanno reso noto Sunia, Sicet e Uniat –, in quanto responsabile della salute pubblica, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Per i casi più gravi, alcune famiglie stanno addirittura valutando di presentare esposti alla Procura della Repubblica. Non è una scelta fatta a cuor leggero, ma possono più tollerare di vivere in condizioni che ledono la loro dignità e la loro salute”.

Bori convoca i dipendenti della Regione, la posizione dei sindacati

“Ribadiamo la disponibilità al dialogo e al confronto, ma anche la determinazione a garantire che ogni cambiamento organizzativo avvenga nel rispetto delle regole, dei ruoli e della trasparenza”. Così le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, rappresentanti la funzione pubblica dell’Umbria, intervengono in merito all’assemblea generale del personale della Regione Umbria, convocata per il 28 aprile dall’assessore al personale della Regione Umbria, Tommaso Bori.

Un’assemblea anomala rispetto alle consuete relazioni sindacali. I sindacati, però, hanno scelto “di non alimentare polemiche premature”, ma di valutare alla luce di quanto emergerà effettivamente il 28. “Il nostro giudizio – spiegano – sarà fondato su ciò che emergerà concretamente, sia sotto il profilo del rispetto delle relazioni sindacali, sia sotto quello della chiarezza organizzativa”.

“Pur riconoscendo all’assessore la possibilità di avviare momenti di confronto e ascolto con il personale – chiariscono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – rileviamo la necessità di definire sin da ora le modalità operative relative allo svolgimento e, in particolare: come verrà garantita la presenza o l’uscita del personale dalle sedi (senza informazioni certe su timbrature, missioni o coperture assicurative); chi autorizza il personale delle sedi decentrate (come Foligno, Terni, piazza Partigiani, palazzo Donini e altre sedi decentrate) a recarsi a Perugia; se e come saranno coinvolti i dirigenti, titolari effettivi della direzione del personale. Ricordiamo che materie come l’organizzazione del lavoro, i criteri di mobilità, i sistemi di valutazione, il welfare aziendale e, più in generale, la valorizzazione del personale rientrano espressamente tra quelle oggetto di informazione, confronto o contrattazione integrativa, sia con le organizzazioni sindacali che con le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), come prevede il Ccnl (Contratto collettivo nazionale di lavoro) Funzioni locali”.

Rispetto alle rappresentanze dei lavoratori, i sindacati sottolineano: “Oltretutto, a oggi le Rsu elette il 14-16 aprile non si sono ancora insediate. Rsu elette con una partecipazione al voto di circa l’85% degli aventi diritto, dato che conferma la piena rappresentatività dei dipendenti”.

“Il rischio concreto – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – è quello di generare confusione tra i lavoratori, indebolire il ruolo dei dirigenti e sovrapporre piani di comunicazione a processi regolati da norme contrattuali e regole di relazioni sindacali”. Da qui il richiamo al rispetto dei ruoli e della trasparenza.

Vertenza nazionale, un giorno di sciopero in tutti i McDonald’s di Terni

Vertenza nazionale, la protesta indetta dalle organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil

Sarà una “Pasqua di lotta” quella dei lavoratori dei tre McDonald’s presenti a Terni. Il 20 aprile sciopereranno per l’intera giornata.

Vogliamo rispetto. Vogliamo il contratto di secondo livello. Scioperiamo per i diritti e la dignità” è lo slogan scelto per la vertenza nazionale McDonald’s, legata alla mancata apertura dell’azienda al confronto sulla contrattazione integrativa di gruppo.

Anche in Umbria le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno indetto uno sciopero per l’intera giornata di domenica 20 aprile su tutti i tre McDonald’s presenti a Terni.

Lo sciopero – spiegano i sindacati – è la risposta all’indisponibilità aziendale ad avviare un confronto sulla contrattazione integrativa di gruppo. Lo sciopero è esteso anche al locale gestito da licenziatario in considerazione del diniego alla contrattazione già formalizzato dall’azienda che gestisce l’unico locale su Terni. Si è scelto il giorno di Pasqua per scioperare e manifestare. L’appuntamento è davanti al locale di viale dello Stadio, con un presidio alle 10, dove festeggeremo questa Pasqua di lotta con l’auspicio di maggiori tutele e diritti e dignità per queste lavoratrici e questi lavoratori”.

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Autista e controllore aggrediti sul bus, i sindacati: “Basta”

I sindacati denunciano l’ennesima aggressione a personale dei mezzi pubblici in Umbria. L’ultimo episodio si è verificato nei pressi della stazione Fontivegge di Perugia, ai danni di un autista e di un controllore di Busitalia mentre svolgevano la loro mansione.

A denunciare questo nuovo caso sono le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil dell’Umbria: “Semplicemente per aver chiesto un ticket, i lavoratori sono stata aggrediti da dei ragazzi che sono oggi probabilmente sotto il vaglio degli inquirenti”.

“Non è più accettabile – ribadiscono i sindacati – questa condizione di grande criticità in tema di sicurezza sui bus e su tutti i mezzi pubblici. Non è più accettabile andare al lavoro e rischiare di tornare a casa con lesioni per otto giorni di prognosi, quando va bene, e con braccia rotte e quant’altro, quando va male. Nei bus, nei treni e nei mezzi pubblici in generale, accade troppo spesso che chi svolge il proprio lavoro viene aggredito nelle circostanze più variabili e impreviste. Chiediamo più sicurezza a bordo dei mezzi pubblici”.

“Chiediamo – concludono Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil – un intervento robusto in merito, non solo al Governo, ma anche alla Regione e alle aziende che gestiscono i trasporti in Umbria. La sicurezza è in seno al datore di lavoro e le aziende devono mettere in atto tutte quelle azioni atte a garantire il servizio e la sicurezza dei propri dipendenti. Intanto chiediamo un tavolo urgentissimo con le aziende e con la prefettura per arrivare a un protocollo che metta a garanzia la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici nella nostra regione”.

Riduzioni Irpef e niente aumento del bollo auto, ma restano le tasse in più per le impese

Dai 90 milioni inizialmente deliberati dalla Giunta regionale scende a 52 milioni per quest’anno la manovra che la maggioranza porterà in Aula giovedì per l’approvazione entro il 15 aprile, termine entro il quale devono essere indicati gli aumenti delle addizionali in via ordinaria.

Una data che consentirebbe alla Giunta di utilizzare l’extragettito assicurato dall’aumento delle tasse anche per altre misure, oltre ai conti della sanità. Sui quali continua lo scontro con l’opposizione, che lunedì mattina anche alle associazioni di categoria (incontrate dopo aver manifestato in piazza insieme ai sindacati) ha ribadito: il credito di 48 milioni derivante dal pay-back dispositivi medici è esigibile e porta addirittura ad un avanzo rispetto ai 34 milioni del deficit per il 2024 a cui si aggiunge una quota per la ricostituzione del Fondo di dotazione, per complessivi 39 milioni, con le rateizzazioni da concordare con il Mef.

Ipotizzando una ricostituzione del Fondo in tre anni con tre rate da 13 milioni di euro ed aggiungendo i 5 milioni di euro di tagli di trasferimenti statali, la Giunta vuole assicurarsi un introito aggiuntivo di 52 milioni di euro, appunto. Arrivassero i 48 milioni del pay-back dispositivi medici, gran parte dell’extragettito, se approvato entro il 15 aprile, potrebbe finanziare altre politiche.

Le nuove aliquote Irpef

La Giunta intende creare una no tax area azzerando l’addizionale Irpef per i redditi fino a 28mila euro, mentre per la fascia 28-50mila euro si prevedono sgravi, in particolare per gli scaglioni più bassi (intorno a 30mila euro con una riduzione di circa 100 euro).

Resta l’Irap

Il dimezzamento della Manovra arriva da un’aliquota invariata per la fascia di reddito tra 15-mila e 28mila euro e una riduzione dell’incremento per quelle superiori. Da gennaio 2026 non scatta l’aumento del bollo auto del 10%. La Giunta sta valutando di attenuare l’aumento dell’Irap, che scatterà dal2026: dello 0,40% e non più dello 0,50%. Il prelievo per le imprese interessate salirebbe dunque dal 3,90% al 4,30%.

La mossa dell’opposizione

Questo l’emendamento illustrato ai sindacati, incontrati in mattinata, ed alle associazioni di categoria, ricevute nel pomeriggio. Parti sociali che, alla luce dei numeri emersi e soprattutto della non immediatezza di un rischio di commissariamento della sanità come inizialmente prospettato, chiedono, pur con alcune distinzioni e comunque con diversa enfasi, di ritirare la manovra. Che però la maggioranza intende votare in Aula giovedì.

Ma l’opposizione, nel frattempo, ha depositato una mozione di sfiducia nei confronti della presidente Stefania Proietti. Questione che “congela” l’attività dell’Assemblea per 5 giorni. Facendo slittare ogni altro argomento, compresa l’approvazione della Manovra. A meno che per quest’ultimo la maggioranza non si appelli ad uno stato di necessità, che potrebbe essere giustificato dai conti a rischio. Da dimostrare, questa volta, carte alla mano.

La posizione dei sindacati

Queste le valutazioni dei tre segretari generali regionali al termine dell’incontro.

“La rimodulazione della manovra da 90 milioni a 52 milioni di euro – ha dichiarato Paggio (Cgil) – è già un risultato importante, così come l’azzeramento dell’aliquota addizionale regionale tra i 15mila e 28mila euro, perché tutela le fasce più esposte e più a basso reddito. In pratica chi appartiene a questa fascia non paga più nemmeno l’addizionale che pagava in precedenza. Parliamo del 72% dei contribuenti umbri, cioè chi ha un reddito inferiore ai 28mila euro. Sulla fascia tra i 28mila e 50mila euro restano invece ancora forti criticità, che come Cgil avevamo già denunciato nel precedente incontro, ma i correttivi introdotti dalla giunta, pur non risolvendo definitivamente il problema, sono comunque un passo in avanti”. Oltre a quello già detto, è prevista anche la creazione di un fondo taglia tasse, da alimentare attraverso una revisione e razionalizzazione della spesa e riforme strutturali, per il quale la Regione si è detta disponibile ad aprire un confronto con i sindacati per la sua destinazione. “Come Cgil – ha reso noto Paggio – vorremmo che tale fondo fosse destinato alle fasce di reddito più basse, che hanno avuto comunque aumenti per via della manovra: parliamo quindi delle fasce di reddito poco superiori ai 28 mila euro”.

Molto più critica la posizione della Uil. “Da una giunta di sinistra – ha affermato Molinari (Uil) – ci saremmo aspettati una serie di misure diverse. La mole di debito, infatti, non è tale da giustificare un aumento della tassazione. A livello nazionale siamo in prima linea per chiedere la detassazione degli aumenti contrattuali e non possiamo dunque accettare innalzamenti dell’Irpef regionale, fermo restando che stamattina ci è stato illustrato uno sforzo importante per rimodulare quanto previsto. Serviva un tavolo tecnico, convocato in maniera permanente, per iniziare a riformare il sistema Umbria. A questo punto diventa sempre più urgente parlare di riforme, con il Piano sanitario in primis. Occorre aprire il ‘Cantiere Umbria’, per rendere il sistema regionale più competitivo e lavorare su una crescita del Pil che sia sostenuta da lavoro sicuro e ben retribuito”.

“Dall’incontro in Regione – è il commento che arriva dal segretario Cisl, Manzotti – si ravvisano alcuni passi avanti, ma non siamo soddisfatti. Prima di aumentare le tasse per i cittadini umbri dobbiamo discutere del nuovo piano sanitario regionale per efficientare i servizi sanitari che devono essere rispondenti alle esigenze dei cittadini e dei territori. È necessaria quindi un’opera di razionalizzazione della spesa sanitaria. Qualora la riforma sanitaria non dovesse portare ai risultati sperati si potrà discutere della manovra fiscale regionale.

“L’altro dato importante – hanno spiegato Paggio, Manzotti e Molinari – è che non è più previsto l’aumento del bollo auto, così come noi avevamo chiesto. Per noi è un risultato molto importante perché gli umbri, vista le caratteristiche della regione, sono in gran parte costretti ad avere l’auto per andare a lavorare e studiare. Infine, c’è l’impegno della giunta a confrontarsi sul nuovo piano sanitario regionale e mettere mano alle difficoltà strutturali che hanno portato a questo disavanzo e che hanno determinato le condizioni per cui i cittadini sono costretti a pagare per farsi curare”.

Sanitari aggrediti negli ospedali di Foligno e Terni, i sindacati chiedono misure urgenti

Cgil Fp e Uil Fpl si appellano alle istituzioni affinché adeguino le strutture per consentire agli operatori di lavorare in sicurezza

Indignazione, ma anche determinazione ad assumere misure concrete di tutela degli operatori sanitari dopo le ultime aggressioni subite negli ospedali di Foligno e di Terni.

“Non è tollerabile che il personale sanitario, che già opera in una condizione di carenza, con turni faticosi e stressanti, con un sempre crescente sovraffollamento di pazienti, debba essere soggetto ad aggressioni da parte degli utenti” commenta la Fp Cgil Terni.

“La solidarietà non basta – proseguono da Fp Cgil Terni –. È necessario, trovare soluzioni, sono anni che denunciamo le difficili condizioni di lavoro del personale dell’azienda Ospedaliera in generale e in particolare del pronto soccorso. Ora è il tempo delle soluzioni, prima che succeda l’irreparabile. Se l’aggressore fosse stato armato? Ora ci troveremo a piangere l’ennesimo morto sul lavoro”.

“Una giovane infermiera – sottolineano da Fp Cgil – durante il turno, è stata colpita con un pugno, un’azione violenta che ferisce e sconvolge non solo nel fisico. Chi sta lavorando, facendo il proprio dovere, non può diventare lo sfogo violento di chi non vede soddisfatte le proprie aspettative di salute da un sistema sanitario sempre più distante dai bisogni delle persone”.

“Anche grazie all’azione del sindacato, a breve – annuncia Fp Cgil Terni – partiranno i lavori di ampliamento e ristrutturazione del Pronto soccorso. È l’occasione per prevedere misure strutturali per garantire la sicurezza del personale, pertanto, da subito, chiediamo: che il posto di Polizia sia spostato da dove è al momento ubicato e sia in una posizione ben visibile all’interno dei locali del Pronto soccorso; l’aumento del personale sanitario e la formazione del personale”.

La Cgil chiede all’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni e alle istituzioni, “prefetto, Regione Umbria e Comune di Terni di farsi carico del problema a tutela dei cittadini, delle lavoratrici e dei lavoratori”.

La Uil Fpl Azienda ospedaliera di Terni stigmatizza quanto accaduto e chiede interventi: “La sicurezza del personale sanitario, in Umbria, è ormai un’emergenza e l’ennesima aggressione, avvenuta giovedì sera al Pronto soccorso dell’ospedale di Terni, testimonia il livello di allarme. La scena è stata, purtroppo, quella che troppo spesso si ripete: un paziente ha iniziato ad inveire verbalmente e in maniera aggressiva, urlando con insulti nei confronti del personale in mezzo ad altri pazienti anche fragili ed anziani, anch’essi in attesa; lui era un codice minore che attendeva un esame di radiografia. Il medico in turno, e parte del personale, sentendo le urla sono prontamente accorsi per placare la situazione e porsi a difesa anche degli altri utenti in attesa. A quel punto però la persona non ha sentito ragioni, diventando sempre più aggressivo. L’epilogo è stato che il paziente ha cercato di colpire con un pugno il medico che è riuscito a schivarlo spostandosi dalla traiettoria; il fendente però è arrivato a colpire in pieno volto un’infermiera che era accanto colpendola ad un occhio con il pugno causando un trauma oculare in fase di valutazione ed un ematoma già visibile dopo pochi minuti”.

“Questa situazione – prosegue il sindacato – mette in evidenza che: i Pronto soccorso godono di un inadeguato servizio di sicurezza, nel nostro caso addirittura il poliziotto si trova in una zona distante dal pronto soccorso e soltanto per alcune ore al giorno. Se questa volta l’aggressore avesse estratto un coltello e fosse successo qualcosa di irreparabile? Serve personale della Polizia presente h 24 nei locali interni del Pronto Soccorso , a stretto contatto con personale e utenza, oltre a un adeguato piano della sicurezza interna (il DVR). Infine, ma non a discolpa degli aggressori, occorre ricondurre coerentemente questi eventi criminosi, sempre più frequenti, alla ormai insopportabile inadeguatezza del servizio sanitario nazionale. Occorrerà rivedere le priorità di questo paese, che non sono e non possono essere le armi o le guerre persino combattute per squallidi interessi che non sono di casa nostra. In tutto ciò il personale sanitario fa letteralmente miracoli, sotto organico, in taluni casi sottopagato, persino preso in giro. Ricordiamo le sviolinate in occasione della pandemia, alle quali non ha fatto seguito un bel nulla di efficace”.

In precedenza, il segretario regionale Uil Fpl Diego Carducci era intervenuto dopo il caso di Foligno, evidenziando “un problema di sicurezza all’interno del San Giovanni Battista, per troppo a lungo sottovalutato dalla Direzione aziendale che invitiamo ad intervenire quanto prima”.

“A nostro parere – le parole di Carducci – fermo restando le problematiche della sanità che ancora oggi è troppo ospedalocentrica e troppo poco concentrata sul territorio, l’ospedale di Foligno presenta delle peculiarità che lo rendono più esposto in tema di sicurezza. Si tratta di una struttura con accessi ovunque e i reparti diventano insicuri senza più un controllo all’ingresso. Serve riattivare la sorveglianza h24 all’ingresso, il contingentamento degli ingressi dopo una certa ora e riattivato il servizio di vigilanza così com’era prima del Covid. Il numero di aggressioni al personale sanitario è diventato impressionante che impone un cambio di passo. Cambio di passo che chiediamo su tutti i fronti, perché gli operatori e i cittadini non possono pagare il dazio di scelte sbagliate”.

“I medici e gli operatori sanitari – ha ricordato il rappresentante sindacale – sono un servizio pubblico, chiamato a lavorare secondo certe regole prestabilite. Non è accettabile che la loro sicurezza sia a rischio sui luoghi di lavoro e non è accettabile neanche che la loro professionalità sia messa a rischio. Chiediamo dunque all’Azienda sanitaria di prendersi carico dell’accaduto e di intervenire, prima che episodi del genere possano avere anche esiti infausti. D’altronde, ricordiamo che il Testo unico sulla sicurezza, il D.lgs 81/2008 specifica come sia in capo al datore la sicurezza del personale, sui luoghi di lavoro”.

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Manovra: imprese e sindacati attendono modifiche, nuovo scontro politico in Commissione

La manovra va cambiata. Per non gravare sulle famiglie più vulnerabili. E perché il deficit della sanità è sensibilmente più basso di quello inizialmente ipotizzato, che aveva portato ad una manovra aggiuntiva di 90 milioni per quest’anno e di 116 milioni dal prossimo anno.

Le associazioni di categoria, ricevute giovedì a Palazzo Donini dalla Giunta, hanno però evidenziato l’importanza di prevedere anche interventi mirati a favorire la crescita economica e la competitività del sistema produttivo umbro.

La Giunta regionale ha rinnovato la disponibilità a proseguire il confronto per arrivare a una definizione finale della manovra il più possibile condivisa e il più possibile equa con la possibilità di una riduzione del carico fiscale se si dovesse raggiungere l’equilibrio tramite la revisione della spesa e le riforme.

I sindacati: manovra da ritirare

Più tumultuoso l’incontro con i sindacati di mercoledì, che è stato poi aggiornato a lunedì 7 aprile. I rappresentanti di lavoratori e sindacati attendono di comprendere le modifiche che la Giunta intenderà adottare. Tutti concordi sulla necessità di eliminare gli aumenti Irpef per la fascia di reddito tra 15 e 28mila euro. I sindacati hanno poi chiesto di mettere mano al nuovo Piano sanitario.

In conferenza stampa, i tre segretari generali hanno espresso le loro posizioni sull’incontro avuto, in attesa del prossimo.

“Per noi – ha commentato Maria Rita Paggio, Cgil – è fondamentale che ci sia una discussione complessiva sul nuovo Piano sanitario regionale per capire come si è arrivati a questo punto e come si può evitare che accada di nuovo. La preoccupazione che abbiamo è chiarire qual è la prospettiva per una inversione di tendenza del sistema sanitario regionale, che così com’è non funziona. Bisogna fare un ragionamento complessivo sui temi generali che riguardi anche le liste d’attesa, la non autosufficienza e la sanità territoriale. Siamo preoccupati non solo per l’oggi ma anche rispetto al domani”.

Il segretario della Uil, Maurizio Molinari, ha stigmatizzato ancora una volta la mancanza di trasparenza. “Non penso che una manovra del genere sia accettabile – ha detto Molinari –. Non si è fatto un passo indietro da parte della Regione, non credo che lunedì qualcosa cambi, andremo all’incontro ma le prospettive non sono rosee. Abbiamo dato la nostra disponibilità per vedere come ristrutturare la sanità, seppure questa è competenza della politica, ma abbiamo chiesto un totale passo indietro sulla delibera di marzo e sui 34 milioni di euro che non c’è stato. Sappiamo che l’economia umbra ha bisogno di una sterzata e di una politica che pensi a come riportare il Pil in positivo cercando di trovare nuove formule. Le scelte deve farle la politica, non è possibile che ogni volta che c’è un buco il bancomat devono essere i cittadini. Voglio capire anche le scelte a livello nazionale: togliere 40 milioni di euro alla sanità umbra non è uno scherzo”.

Angelo Manzotti, Cisl: “Abbiamo fatto chiarezza sui numeri. Il disavanzo in sanità conia 34 milioni di euro, dato strutturato degli ultimi 5 anni. Abbiamo chiesto di accantonare la delibera di marzo e affrontare le cause che hanno portato da una sanità attiva a una sanità passiva. Prima di andare a mettere le mani in tasca a cittadini e ai contribuenti chiediamo di avviare tavolo di trattativa per un nuovo Piano sanitario regionale che oggi non risponde più alle esigenze dei cittadini. Un piano sanitario non più centrato sugli ospedali ma che risponda sul territorio alle esigenze dei cittadini”.

Nuovo scontro in Commissione

Intanto, sempre nella giornata di giovedì, c’è stata l’audizione in Terza Commissione dei tecnici di Kpmg, l’advisor esterno incaricato di redigere il “famoso” report sui conti della sanità umbra. Report che, è stato chiarito, ancora non c’è. Esiste un “documento di lavoro in progress”, quello da cui emergono i 34 milioni di defit, ai quali si aggiungono i 39 milioni del Fondo di dotazione da ricostituire nel tempo. I numeri che la Regione Umbria ha portato al Tavolo tecnico del Mef.

Insomma, nessun passo avanti è stato fatto. Prosegue lo scontro politico. Con l’opposizione che prosegue l’occupazione del Consiglio regionale e la maggioranza determinata a varare la manovra in via ordinaria, entro la scadenza del 15 aprile.