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Tag: De Luca

Direttiva nitrati, chiudere il pre-contenzioso per evitare l’impatto sull’agricoltura umbra

Evitare la procedura d’infrazione, che avrebbe un pesante impatto sul settore agricolo umbro, chiudendo definitivamente il pre-contenzioso dovuto al mancato rispetto della Direttiva nitrati 91/676/CEE. Questo l’obiettivo ribadito nel tavolo tecnico coordinato dagli assessori Thomas De Luca e Simona Meloni, per risolvere la procedura aperta dal 2018, che oggi la Giunta regionale dell’Umbria è chiamata a risolvere con un radicale cambio di approccio per evitare che questo sia esclusivamente posto in carico sulle spalle del settore agricolo.

Hanno preso parte alla riunione i Comuni dell’area interessata, i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Arpa Umbria e gli uffici tecnici regionali.

In tema di risorse idriche ed in particolare per l’Umbria, le Autorità italiane sono state sollecitate a trasmettere entro il 31 marzo le conclusioni dello studio menzionato nella risposta del giugno 2023 e realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia in merito al punto di monitoraggio IT_IT10CRB1_5 (Lago di Corbara) e a spiegare se per questo punto è stata designata una Zona di Vulnerabilità ai Nitrati di origine agricola (ZVN).

L’azione della Giunta regionale, quindi, intende evitare la procedura d’infrazione a tutela delle attività, pur nella necessità di agire tramite prescrizioni. Una questione rinviata per anni che rischia di impattare seriamente sulle aziende agricole. Il pre-contenzioso aperto nel 2018 dalla Commissione Europea per mancato rispetto della Direttiva nitrati 91/676/CE ha come obiettivo la tutela delle acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento da nitrati proveniente da fonti agricole. La richiesta della CE prevede, entro il 31 marzo, l’ampliamento della perimetrazione delle Zone di Vulnerabilità da Nitrati.

“La Giunta regionale intende invertire il paradigma coinvolgendo le associazioni agricole prima e non dopo i provvedimenti – spiega l’assessore all’ambiente Thomas De Luca – lo stiamo facendo in costante contatto con l’assessora Meloni partecipando per la prima volta alle scelte e basandole su un rigoroso approccio scientifico, senza fuggire dal dovere di assumerci le nostre responsabilità. Massima decisione e celerità per una questione da troppo tempo rimandata. Con questo spirito abbiamo coordinato la riunione con amministrazioni comunali e associazioni di categoria dell’agricoltura. Le osservazioni e proposte raccolte saranno inserite all’interno della DGR che porteremo in approvazione la prossima giunta regionale. Non è pensabile affrontare questo tema in maniera unidirezionale. Dobbiamo cambiare approccio integrando una visione globale del fenomeno che coinvolga non solo misure restrittive sull’agricoltura ma anche tutte le altre fonti, comprese quelli civili”.

“Pur tenendo in debita considerazione la questione nitrati – dichiara l’assessora all’agricoltura Simona Meloni – dobbiamo mantenere un approccio scientifico perché non possono pagare per l’ennesima volta le imprese agricole e zootecniche che negli anni hanno subito una forte riduzione e, soprattutto in Umbria, vivono una fase assolutamente complicata e delicata. Queste attività sono presidio dei nostri territori anche nelle zone collinari e montane, dobbiamo perciò fare in modo che l’impatto sia meno influente possibile. Dobbiamo rivedere il Piano di tutela delle acque e il regolamento del 2019 che va modificato in chiave più moderna. Metteremo in atto un monitoraggio che ci consentirà di portare numeri reali e tutelare le acque e il nostro ambiente causando il minor impatto possibile per allevatori e agricoltori. Chi subirà una sottrazione per la nuova riperimetrazione verrà sostenuto e supportato con nuove misure”.

Bioter Terni, la Regione resta in pressing sull’inceneritore

La Giunta regionale continua a monitorare la situazione relativa alle attività di soffiatura presso l’inceneritore Bioter di Terni. E’ quanto assicura l’assessore regionale all’ambiente, Thomas De Luca.

“A seguito delle preoccupazioni espresse riguardo le già comunicate attività di soffiatura all’impianto produttivo Bioter di Terni – spiega De Luca – la Giunta regionale segue con attenzione la vicenda. A tale proposito – ricorda – Arpa Umbria ha effettuato dei sopralluoghi di controllo il 26 febbraio e il 3 marzo che hanno riguardato le cosiddette attività di soffiatura, consistenti nel portare a pressione la caldaia, produrre vapore e farlo passare all’interno dei tubi in modo veloce così da trascinare eventuali residui presenti. Durante tali sopralluoghi, è stata accertata l’assenza di rifiuti in impianto, ed è stata verificata l’esecuzione delle suddette soffiature. In particolare durante l’accertamento del 3 marzo non erano visibili fuoriuscite di fumi dal camino E1, tuttavia il Sistema di Monitoraggio in continuo delle Emissioni (SME) ha misurato una portata al camino E1 dovuta alla combustione del metano da parte dei bruciatori per portare in pressione il vapore in caldaia. Continueremo a monitorare la situazione, nell’interesse dell’ambiente e dei cittadini”.

Inceneritore, la Regione ricorre al Consiglio di Stato

In merito all’annunciata ripresa delle attività dell’inceneritore, lo scorso 21 febbraio la Regione Umbria ha annunciato di aver depositato ricorso di appello in Consiglio di Stato in merito alla sentenza del TAR sulla applicabilità delle Best Available Techniques (BAT) all’impianto Bioter di Terni. Ricorso che si fonda sulla convinzione che la richiesta di riavvio/esercizio dell’impianto vada subordinata alla conclusione del procedimento di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili. Nel frattempo la Giunta regionale attraverso l’Arpa Umbria continua a monitorare attentamente la situazione, al fine di garantire la massima trasparenza e tutela dell’ambiente e della salute pubblica.

Comunità Energetiche Rinnovabili, ok in Commissione all’avvio per i contributi

La Seconda Commissione consiliare regionale, presieduta da Letizia Michelini, ha espresso parere favorevole (astenuti i consiglieri della minoranza) sulla deliberazione della Giunta regionale in merito ai
‘criteri per l’attivazione di un avviso pubblico per la concessione di contributi a sostegno della costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (C.E.R.).

Alla riunione ha partecipato l’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca che ha illustrato il documento.

I beneficiari

I soggetti beneficiari delle risorse, quantificate per il 2025 in 110mila euro, saranno: Amministrazioni comunali; Amministrazioni provinciali; Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria (A.Di.S.U.); Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della Regione Umbria (A.T.E.R.); Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (A.R.P.A.). Aziende ospedaliere; Aziende sanitarie.

I soggetti pubblici elencati devono risultare formalmente membri di una C.E.R. regolarmente costituita, a decorrere dal 1 gennaio 2025 e non oltre il 31 dicembre 2025; per ciascuna C.E.R. può presentare istanza di partecipazione uno solo tra i soggetti beneficiari (soggetto proponente); ciascun soggetto proponente può presentare più istanze di partecipazione, riferite a differenti C.E.R. di cui risulti membro.

Le spese ammissibili

Le categorie di spese ammissibili riguardano: spese per l’analisi preliminare: studi di pre-fattibilità, consulenze specialistiche (tecnica, economica, finanziaria e giuridico-amministrative); spese legali per la
formazione giuridica della comunità, per lo statuto e per il regolamento: spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista); spese tecniche (relative agli impianti a fonti rinnovabili): progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi.

Le spese devono essere sostenute dal soggetto proponente e/o dagli altri soggetti pubblici membri della medesima C.E.R. ed essere comprese tra il 01 gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025.

Il contributo

Il sostegno concedibile, per ciascuna istanza di partecipazione, nella forma di contributo in conto capitale, sarà quantificato nella misura del 100 per cento delle spese ammissibili e comunque fino ad un limite massimo di 10mila euro per ciascuna C.E.R. Il contributo, comunque, sarà concedibile fino ad
esaurimento della dotazione finanziaria prevista; qualora la dotazione disponibile non fosse sufficiente a coprire interamente l’ultima istanza ricevibile, l’importo suddetto (euro 10mila) potrà essere quantificato in misura inferiore fino a concorrenza della dotazione complessiva di 110mila euro.

La procedura prevede l’avviso a sportello, ovvero le istanze ritenute ricevibili accedono ai contributi secondo l’ordine di priorità determinato dall’ordine cronologico di presentazione e, comunque, fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Il nodo dotazione

Su specifica richiesta di alcuni commissari della minoranza, che hanno definito ‘esigue’ le risorse destinate e la procedura a sportello, De Luca ha precisato che “la dotazione economica è stata definita nella precedente legislatura, comunque i 110mila euro servono intanto per iniziare il progetto. Ho già chiesto – ha assicurato l’assessore – di ampliare la dotazione finanziaria per la seconda fase, come pure l’ampliamento della platea dei beneficiari. In questa fase è imprescindibile andare avanti per
mettere in condizione i Comuni di procedere. C’è un positivo fermento in questo settore. La modalità dello sportello è ad oggi la più veloce”.

Maggioranza soddisfatta

Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dalla presidente Michelini e dai consiglieri di maggioranza perché – è stato tra l’altro sottolineato – “le C.E.R. potranno diventare un volano importantissimo soprattutto per chi vive in aree complesse, a rischio di spopolamento e,
grazie ai benefici che possono produrre, potranno creare attrazione per le persone, ma anche per nuove aziende produttive. Le C.E.R. vanno nella giusta direzione della transizione energetica”.

Un milione di euro per il Trasimeno, ecco gli interventi

Si è aperta con un confronto presso il Museo della Pesca a San Feliciano, cui hanno partecipato gli amministratori locali, le associazioni, i tecnici e i cittadini dei Comuni del Lago Trasimeno e con la presenza degli assessori regionali Simona Meloni e Thomas De Luca e del consigliere regionale Christian Betti, la ricognizione al Lago Trasimeno del commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua.

Gli interventi per il Trasimeno

Un sopralluogo che arriva a seguito dello sblocco di risorse finanziarie per circa un milione di euro da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e all’esito positivo delle analisi sulle acque di Montedoglio, che possono rappresentare un pezzo importante degli interventi urgenti allo studio per tutelare l’ecosistema del lago.

Dragaggi, pulizia delle sponde, sistemazione della rete di scolo, pesca e acqua da Montedoglio: sono questi gli elementi essenziali di una strategia più ampia che di cui si è parlato a San Feliciano e che ora sarà al centro di una Conferenza dei servizi che il commissario Dell’Acqua intende convocare quanto prima e che, come è stato detto durante l’incontro al Museo della Pesca, avrà tempi stretti e un carattere immediatamente operativo.

Le parole del commissario

“Ci sono delle attività da svolgere subito per dare un segnale a tutto il Trasimeno e far capire che si possono avviare attività non impattanti per sistemare l’attuale situazione e le sue criticità – ha detto il commissario Dell’Acqua -. Poi ci sono anche azioni a lungo termine da avviare, a cominciare da una gestione integrata dell’ecosistema. Prima di tutto, comunque, occorre chiudere l’accordo sull’acqua di Montedoglio. Ne abbiamo parlato con la presidente della Regione Stefania Proietti e abbiamo concordato che questo passaggio è necessario per dare la certezza al Trasimeno di avere una disponibilità idrica che consenta al lago di essere resiliente anche di fronte al cambiamento climatico e l’andamento delle piogge. Per farlo serve l’acqua di Montedoglio che va adattata perché viene da un altro bacino idraulico e occorre poi la pulizia dei fondali dai sedimenti”.

Gli assessori regionali

Uscire da una logica emergenziale e dall’inerzia che ha contraddistinto il passato è quello che ha sottolineato l’assessore regionale Thomas De Luca: “È evidente che nessuna delle risposte che intendiamo adottare, presa singolarmente, è risolutiva ma deve essere portata avanti nel suo complesso. Ogni azione è fondamentale. E soprattutto quello che è necessario è cambiare il paradigma: da una gestione emergenziale a una gestione ordinaria – ha spiegato De Luca -. Lo sappiamo che è difficile, ma in questo momento è fondamentale costruire una nuova normalità in cui la manutenzione ordinaria dei fossi, le nuove opere adduttive, la gestione e la governance dei fenomeni, siano qualcosa che anticipi le crisi idriche e le emergenze. È evidente che i vincoli ambientali previsti dalla Direttiva Habitat sussistono se l’habitat c’è: quindi tutelare la biodiversità vuol dire agire. Non fare nulla significa trasformare il Trasimeno in una palude. Dobbiamo agire presto con la prospettiva che non si ritorni all’inerzia degli anni passati”.

Parla di una forte azione di sistema per la tutela e lo sviluppo del Trasimeno anche l’assessore regionale Simona Meloni: “Occorre una terapia d’urto per iniziare al meglio la stagione estiva del Lago. Questo è quello che abbiamo già previsto con una delibera della Giunta regionale che ci consente di avviare un’azione per l’ecosistema e la vivibilità del Trasimeno. Un lago che è fatto di turismo, economia, pesca e sviluppo – ha spiegato Meloni -. La visita del Commissario Dell’Acqua ci consente anche di pianificare il futuro affinché non si ripetano più situazioni di emergenza. Occorre un intervento normativo quadro con risorse annuali stabili e che diano ogni anno certezza sulle attività che si possono svolgere per mantenere il lago vivo, attivo e pulito. Dalla manutenzione delle sponde fino ai dragaggi, il Trasimeno deve poter essere navigabile con collegamenti verso le isole e valorizzare le sue attività economiche consentendo anche quel ricambio generazionale di chi, in questa terra, vive e investe da generazioni”.

La ricognizione del commissario Dell’Acqua è poi proseguita fino a concludersi con un meeting presso uffici Unione dei Comuni a Passignano sul Trasimeno.

Trasimeno, sopralluogo con il commissario straordinario

Sopralluogo del commissario straordinario Nicola Dell’Acqua al Lago Trasimeno, insieme ai rappresentanti della Regione e dei sindaci del comprensorio.

Una visita iniziata al Museo della Pesca di San Feliciano, alla presenza dei sindaci dell’Unione dei Comuni del Trasimeno, della presidente della Regione Stefania Proietti e di una piccola rappresentanza delle cooperative dei pescatori e dell’associazione Lago al Centro.

Poi la visita al centro ittiogenico di Sant’Arcangelo, prima del confronto nella sede dell’Unione dei Comuni a Passignano sul Trasimeno.

Lunedì sera a Palazzo Donini si è svolto un incontro tecnico, alla presenza anche degli assessori Simona Meloni e Thomas De Luca e del presidente dell’Unione dei sindaci del Trasimeno e sindaco di Passignano sul Trasimeno, Sandro Pasquali.

“Il lago Trasimeno – ha ricordato la presidente Proietti dando il via all’incontro – sta attraversando una crisi che non è solo idrica ma anche sociale, il lago Trasimeno è un ecosistema anche sociale, anche umano, oltre a essere uno dei nostri parchi più preziosi. La presenza del commissario Nicola Dell’Acqua e l’emendamento pochi giorni fa finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sono un segnale incoraggiante, unito all’esito positivo degli studi e delle analisi sulle acque di Montedoglio. La soluzione per il lago Trasimeno passerà proprio da queste iniziative, dai dragaggi, dalla bonifica dei canali: un insieme di soluzioni che saranno tutte messe in campo nel tempo più rapido possibile, perché bisogna fare presto”.

“Le attuali condizioni del Trasimeno – ha ampliato il discorso il commissario Nicola Dell’Acqua – ci dicono che in questo momento l’emergenza, nonostante sia inverno, è già alta: è tempo di intervenire rapidamente. Tutte le attività già svolte anche dalle precedenti amministrazioni regionali di Umbria e Toscana hanno portato ad un passo dalla firma dell’Accordo di Programma che può portare 10 milioni di metri cubi di acqua dalla diga del Montedoglio. Firmare rapidamente quell’accordo è la condizione iniziale essenziale. Occorre poi indire una conferenza di servizi che altrettanto rapidamente individui le azioni necessarie da mettere in campo per quanto riguarda i dragaggi, lo smaltimento dei fanghi e il corretto ripristino e manutenzione di tutti i canali afferenti”.

“In questo momento – ha spiegato l’assessore regionale ai laghi e ai parchi Simona Meloni – abbiamo bisogno di una vera e propria terapia d’urto, alla quale dovrà poi seguire una costante azione di mantenimento e di manutenzione”.

“Come regione – ha aggiunto l’assessore all’Ambiente Thomas De Luca – abbiamo intenzione di mettere in campo tutto quanto sarà possibile per riportare il lago Trasimeno ad un livello delle acque più consono alla sua fisiologia, anche cercando di guardare a soluzioni innovative per quanto riguarda lo smaltimento dei fanghi, argomento per il quale a breve saremo in grado di proporre delle soluzioni diverse da quelle fin qui adottate”.

Cascata delle Marmore gestita in altre sedi, chiesto un passo indietro ad Enel

“È inaccettabile che la gestione dell’apertura e della chiusura della Cascata delle Marmore venga demandata ad altre sedi, anche solo considerando l’importanza della gestione del rischio idraulico e della prevenzione delle emergenze”. Gli assessori regionali all’Energia, Thomas De Luca, e allo Sviluppo economico Francesco De Rebotti annunciano la convocazione di un incontro con Enel, a cui hanno chiesto “il blocco immediato di qualsiasi operazione di delocalizzazione del Centro di Teleconduzione del Polo Idroelettrico di Terni da parte di Enel”.

“Qualsiasi iniziativa che possa comportare lo smantellamento del centro e la riduzione dei relativi livelli occupazionali deve essere immediatamente interrotta” dichiarano gli assessori. Spiegando che, nei fatti, si tratta di un intervento che priverebbe il territorio del controllo diretto sulle proprie concessioni idroelettriche.

“Il rischio di depauperamento di quello che è un patrimonio pubblico è inammissibile – proseguono gli assessori – soprattutto considerando che si tratta di una concessione regionale in scadenza, rispetto alla quale la giunta ha tracciato una direzione chiara verso la costituzione di una società misto pubblico privata. Società che vedrà la selezione di soci, nelle modalità che saranno individuate dal gruppo di lavoro istituito attraverso le procedure di gara previste dalla legge e dalla normativa europea. Gruppo di lavoro che è già stato convocato per la prossima settimana”.

La Regione esprime disappunto anche per la mancanza di comunicazione preventiva da parte di Enel in merito a questa decisione. “Abbiamo atteso invano per settimane che Enel ci inviasse una comunicazione” aggiungono gli stessi assessori.

In risposta a questa situazione, la Regione Umbria ha annunciato l’intenzione di convocare urgentemente Enel per un incontro, coinvolgendo anche i rappresentanti dei lavoratori, al fine di chiarire le motivazioni dietro questa decisione. “In attesa di questo confronto – concludono De Luca e De Rebotti – chiediamo di bloccare qualsiasi azione di smantellamento sia sull’aspetto gestionale che occupazionale. La Regione è in prima linea per garantire la tutela degli interessi del territorio umbro”.

Comunità energetiche rinnovabili, prime risorse per il nuovo avviso pubblico

La Giunta regionale dell’Umbria sostiene la nascita delle Comunità energetiche rinnovabili (CER). Approvata delibera in attuazione della L.R. 6/2024 (approvata nella scorsa legislatura su proposta dell’allora consigliere di opposizione ed oggi assessore Thomas De Luca), con un nuovo imminente avviso pubblico.

La delibera prevede lo stanziamento di 110 mila euro per promuovere la costituzione delle CER attraverso un nuovo avviso pubblico con l’obiettivo di supportare gli enti pubblici nel loro impegno verso la transizione energetica e la sostenibilità ambientale.

“Si tratta di risorse soltanto iniziali che sono ancora esigue – la premessa dell’assessore De Luca – ma che sicuramente andremo a rifinanziare. Le Comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento straordinario ed è importante dare sostegno ai Comuni che per la realizzazione dei progetti potranno coinvolgere aziende e cittadini. Rimpinguando la dotazione finanziaria in fase di bilancio potremo utilizzare le risorse a partire dagli enti locali e dalle aziende pubbliche per sostenere le spese istruttorie per la costituzione delle CER e le spese tecniche per l’individuazione e la realizzazione degli impianti. La presenza della Regione in questa partita – ha sottolineato l’assessore – costituisce un traino fondamentale”.

I beneficiari e le spese ammissibili

Tra i soggetti beneficiari dei contributi ci sono amministrazioni comunali e provinciali, Adisu, Ater, Arpa, Aziende ospedaliere e Aziende Sanitarie. Per essere ammessi al contributo, i soggetti pubblici devono essere formalmente membri di una CER costituita tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025 ai sensi dell’art. 31 del D.Lgs. n. 199/2021. Ogni CER può presentare una sola istanza di partecipazione tramite uno dei suoi membri (il soggetto proponente). Tuttavia, ogni soggetto proponente può presentare più istanze, riferite a differenti CER di cui risulti membro.

Le spese ammissibili includono studi di pre-fattibilità e consulenze specialistiche (tecniche, economiche, finanziarie e giuridico-amministrative), spese legali per la formazione giuridica della comunità (statuto e regolamento) e spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista), spese tecniche relative agli impianti a fonti rinnovabili (progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi).

“Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un’opportunità di crescita non solo sotto l’aspetto energetico, ma anche sociale. Le CER permettono a cittadini, imprese e amministrazioni locali di unirsi per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale e di non dipendere esclusivamente dai grandi fornitori centralizzati. Ovviamente, il tema delle aree idonee è prioritario” conclude De Luca. Che annuncia: “Nei prossimi mesi solleciteremo la ricognizione delle aree di proprietà pubblica”.

Trattamento di materiali putrescibili, “troppi impianti in Umbria”

Incontro tra l’assessore regionale all’Ambiente Thomas De Luca e i comitati cittadini – Ponte Caldaro, Comitato Ambiente Terni, Comitato Permanente Vascigliano di Stroncone, Comitato Salute e Ambiente Basso Nera, Comitato Progetto Etenoha – per discutere delle problematiche relative alle diverse richieste autorizzative inerenti grandi impianti di trattamento di materiali putrescibili.

“Ho ascoltato la preoccupazione dei residenti – le parole dell’assessore – e condivido la netta contrarietà ad una proliferazione indiscriminata di impianti di questa dimensione, senza alcuna pianificazione dei fabbisogni impiantistici regionali. L’Umbria non può rispondere ai fabbisogni di trattamento di altre regioni. In questa porzione di territorio abbiamo, autorizzati e in richiesta autorizzativa, quasi mezzo milione di tonnellate di questa tipologia di rifiuti. C’è l’assoluta necessità di ricondurre la discussione ad un piano di ragionevolezza”.

“Dobbiamo avviare un ragionamento ad ampio spettro – prosegue l’assessore – per comprendere le reali necessità del nostro sistema produttivo e dare risposta ai reali bisogni delle nostre aziende, incentivando pratiche e tecniche di allevamento sostenibili. Tuttavia, è fondamentale operare sempre all’interno del quadro legislativo e delle procedure autorizzative previste dalle norme nazionali e regionali. Non possiamo ignorare le legittime preoccupazioni e vigileremo attentamente sulla situazione e siamo pronti a chiedere tutti gli approfondimenti necessari per garantire il rispetto dei diritti delle persone esposte. La partecipazione dei cittadini e dei comitati – conclude l’assessore – è essenziale per tutelare l’ambiente e la salute pubblica. Ringrazio tutti loro per l’impegno e determinazione, continueremo a lavorare insieme per un’Umbria più sana e sostenibile”.

No al progetto agrivoltaico a Bevagna, De Luca: definire le aree idonee

“Incompatibilità ambientale e paesaggistica”. Questi i motivi che hanno portato la Commissione Tecnica Regionale per le Valutazioni Ambientali (CTR-VA) della Regione Umbria ad esprimere parere non favorevole alla realizzazione di un impianto agrivoltaico di 27,06 MWp a Bevagna.

La CTR-VA ha evidenziato inoltre la mancanza di dettagli sul progetto di connessione alla rete elettrica e l’impatto dovuto sui beni e valori paesaggistici e ambientali.

“Un parere – viene ricordato in una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca – che si basa su un’analisi approfondita delle caratteristiche ambientali e storico-culturali dell’area, giudicata di elevato valore. Questa decisione, presa in data 8 gennaio 2025, è stata ponderata attentamente dopo l’analisi approfondita della documentazione presentata e delle caratteristiche del territorio interessato”.

“Le principali motivazioni che hanno portato al parere negativo – chiarisce l’assessore – riguardano prima di tutto il significativo impatto paesaggistico del progetto che si estende su circa 30 ettari, ritenuto incompatibile con il contesto in cui si inserisce, classificato come area di pregio e di particolare interesse agricolo, votata alla produzione di vino DOCG Montefalco Sagrantino e di olio DOP Extravergine di oliva Umbria Colli Martani. Un’area anche considerata di elevato valore naturalistico e paesaggistico, con un’unità di paesaggio di elevata qualità ed esposizione panoramica. L’installazione dell’impianto comporterebbe l’artificializzazione del territorio, la compromissione del paesaggio agricolo e rurale, e l’alterazione delle componenti e relazioni funzionali, storiche, visive (anche da molteplici punti panoramici e da grandi distanze), culturali, simboliche ed ecologiche che caratterizzano il paesaggio. Il progetto non definisce in modo preciso le opere di connessione alla rete di trasporto nazionale, in particolare la posizione della stazione elettrica, il tracciato e la tipologia dell’elettrodotto. La mancanza di queste informazioni non consente una valutazione completa delle ripercussioni negative sul paesaggio, sulle risorse storico-culturali, sull’impatto delle radiazioni elettromagnetiche e sulla biodiversità.
Non sono state presentate ipotesi progettuali efficaci per la mitigazione dell’impatto visivo, aggravando ulteriormente le preoccupazioni relative all’alterazione del paesaggio. Inoltre, non è possibile escludere impatti sul rischio idraulico e idrogeologico, data la presenza dei fiumi Topino e Clitunno e del lago dell’Aiso. L’area è soggetta a vincoli paesaggistici ai sensi del D.Lgs. 42/04 art. 136, che ne limitano le trasformazioni edilizie e ambientali per tutelare le caratteristiche peculiari del luogo. Infine, l’area interferisce con siti di interesse archeologico”.

“È fondamentale sottolineare – prosegue De Luca – che la Regione Umbria riconosce la transizione ecologica come obiettivo prioritario e improcrastinabile, e che siamo fortemente favorevoli alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia la transizione ecologica deve essere governata come qualsiasi altro fenomeno”.

“Oggi – conclude l’assessore – ci troviamo con l’assenza pressoché totale di strumenti non solo nella mancata definizione delle aree idonee ma anche di quelle non idonee. Questo crea un contesto sfavorevole anche a chi vuole investire in Umbria. La giunta e gli uffici tecnici continueranno a lavorare per promuovere uno sviluppo sostenibile, in cui la transizione energetica sia compatibile con la tutela del patrimonio naturale e culturale dell’Umbria. Lo faremo – assicura De Luca – a partire dalla definizione delle aree idonee e dal riavvio del percorso per l’approvazione del piano paesaggistico regionale”.

Rifiuti speciali da altre regioni, stretta per rientrare nei parametri del Piano

Rifiuti speciali arrivati da altre regioni. In Umbria si corre ai ripari, annunciando una stretta nel prossimo biennio per rientrare nelle previsioni del Piano rifiuti ed evitare quindi che le discariche vadano ad esaurimento prima del previsto.

L’assessore regionale all’Ambiente Thomas De Luca e Andrea Sisti, presidente dell’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico (AURI) e Sindaco di Spoleto, hanno fatto il punto della situazione sul conferimento in discarica dei rifiuti speciali, con particolare riferimento a quanto avvenuto nei siti di Belladanza, Borgogliglione e Le Crete.

Conefrmando il significativo aumento del flusso dei rifiuti speciali, provenienti appunto da altre regioni, nei primi tre trimestri del 2024, rispetto a quelli che erano stati registrati nelle serie storiche relative agli anni precedenti.

“Rispetto al Piano regionale dei rifiuti approvato dall’Assemblea legislativa nel 2023, che prevedeva un conferimento nelle discariche di 180mila tonnellate – ha ricordato l’assessore De Luca – una delibera di AURI del dicembre del 2023, disattendendo questa previsione, ne concedeva 220mila. A seguito di questa statuizione, si è registrato un aumento significativo dei conferimenti in discarica di rifiuti speciali provenienti da altre regioni, pure in costanza di un pressoché immutato quadro nel sistema di raccolta differenziata effettuata dai Comuni. Abbiamo quindi deciso di riprendere il controllo della situazione, con l’obiettivo di riallineare i conferimenti con quanto stabilito dal Piano regionale dei rifiuti, allo scopo di garantire la capacità residua delle nostre discariche e mantenere stabile e sostenibile l’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti. Tutto ciò con l’obiettivo di tutelare l’interesse dei nostri concittadini ad avere un sistema corretto e trasparente di gestione dei rifiuti e tenere sotto controllo le tariffe della TARI”.

“Come AURI – l’impegno del presidente dell’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico, Andrea Sisti – vogliamo fare in modo di riportare i dati del conferimento in discarica nell’alveo di quanto previsto dal Piano approvato dall’Assemblea legislativa regionale, tra l’altro disatteso anche da una delibera della Giunta regionale nel luglio del 2024, facendo in modo che, nel giro di due annualità, i conferimenti maggiori di quest’anno vengano compensati da una minore quantità nel corso del 2025 e 2026. Per ottenere questo risultato ci metteremo attorno ad un tavolo con tutti i soggetti coinvolti, affinché comunque i soggetti che effettuano la raccolta e operano il conferimento sappiano con certezza fin dall’inizio dell’anno quale sia la quantità e dove possono portare le diverse tipologie di rifiuti”.