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Manovra: imprese e sindacati attendono modifiche, nuovo scontro politico in Commissione

La manovra va cambiata. Per non gravare sulle famiglie più vulnerabili. E perché il deficit della sanità è sensibilmente più basso di quello inizialmente ipotizzato, che aveva portato ad una manovra aggiuntiva di 90 milioni per quest’anno e di 116 milioni dal prossimo anno.

Le associazioni di categoria, ricevute giovedì a Palazzo Donini dalla Giunta, hanno però evidenziato l’importanza di prevedere anche interventi mirati a favorire la crescita economica e la competitività del sistema produttivo umbro.

La Giunta regionale ha rinnovato la disponibilità a proseguire il confronto per arrivare a una definizione finale della manovra il più possibile condivisa e il più possibile equa con la possibilità di una riduzione del carico fiscale se si dovesse raggiungere l’equilibrio tramite la revisione della spesa e le riforme.

I sindacati: manovra da ritirare

Più tumultuoso l’incontro con i sindacati di mercoledì, che è stato poi aggiornato a lunedì 7 aprile. I rappresentanti di lavoratori e sindacati attendono di comprendere le modifiche che la Giunta intenderà adottare. Tutti concordi sulla necessità di eliminare gli aumenti Irpef per la fascia di reddito tra 15 e 28mila euro. I sindacati hanno poi chiesto di mettere mano al nuovo Piano sanitario.

In conferenza stampa, i tre segretari generali hanno espresso le loro posizioni sull’incontro avuto, in attesa del prossimo.

“Per noi – ha commentato Maria Rita Paggio, Cgil – è fondamentale che ci sia una discussione complessiva sul nuovo Piano sanitario regionale per capire come si è arrivati a questo punto e come si può evitare che accada di nuovo. La preoccupazione che abbiamo è chiarire qual è la prospettiva per una inversione di tendenza del sistema sanitario regionale, che così com’è non funziona. Bisogna fare un ragionamento complessivo sui temi generali che riguardi anche le liste d’attesa, la non autosufficienza e la sanità territoriale. Siamo preoccupati non solo per l’oggi ma anche rispetto al domani”.

Il segretario della Uil, Maurizio Molinari, ha stigmatizzato ancora una volta la mancanza di trasparenza. “Non penso che una manovra del genere sia accettabile – ha detto Molinari –. Non si è fatto un passo indietro da parte della Regione, non credo che lunedì qualcosa cambi, andremo all’incontro ma le prospettive non sono rosee. Abbiamo dato la nostra disponibilità per vedere come ristrutturare la sanità, seppure questa è competenza della politica, ma abbiamo chiesto un totale passo indietro sulla delibera di marzo e sui 34 milioni di euro che non c’è stato. Sappiamo che l’economia umbra ha bisogno di una sterzata e di una politica che pensi a come riportare il Pil in positivo cercando di trovare nuove formule. Le scelte deve farle la politica, non è possibile che ogni volta che c’è un buco il bancomat devono essere i cittadini. Voglio capire anche le scelte a livello nazionale: togliere 40 milioni di euro alla sanità umbra non è uno scherzo”.

Angelo Manzotti, Cisl: “Abbiamo fatto chiarezza sui numeri. Il disavanzo in sanità conia 34 milioni di euro, dato strutturato degli ultimi 5 anni. Abbiamo chiesto di accantonare la delibera di marzo e affrontare le cause che hanno portato da una sanità attiva a una sanità passiva. Prima di andare a mettere le mani in tasca a cittadini e ai contribuenti chiediamo di avviare tavolo di trattativa per un nuovo Piano sanitario regionale che oggi non risponde più alle esigenze dei cittadini. Un piano sanitario non più centrato sugli ospedali ma che risponda sul territorio alle esigenze dei cittadini”.

Nuovo scontro in Commissione

Intanto, sempre nella giornata di giovedì, c’è stata l’audizione in Terza Commissione dei tecnici di Kpmg, l’advisor esterno incaricato di redigere il “famoso” report sui conti della sanità umbra. Report che, è stato chiarito, ancora non c’è. Esiste un “documento di lavoro in progress”, quello da cui emergono i 34 milioni di defit, ai quali si aggiungono i 39 milioni del Fondo di dotazione da ricostituire nel tempo. I numeri che la Regione Umbria ha portato al Tavolo tecnico del Mef.

Insomma, nessun passo avanti è stato fatto. Prosegue lo scontro politico. Con l’opposizione che prosegue l’occupazione del Consiglio regionale e la maggioranza determinata a varare la manovra in via ordinaria, entro la scadenza del 15 aprile.

La Uil contro l’aumento tasse: a pochi giorni dall’incontro al MEF non abbiamo un documento che lo giustifichi

Era stato tra i primi a tuonare contro la delibera con cui la Giunta Proietti, senza alcun confronto con le parti, aveva adottato l’aumento immediato di Irpef e dal prossimo anno di Irap e bollo auto. Criticandone il metodo e il merito.

Ora il segretario generale Maurizio Molinari torna a tuonare, a nome di tutta la Uil dell’Umbria, contro una manovra che, sottolinea, inciderà pesantemente sulle tasche delle famiglie umbre, senza che sia stato avviato un vero confronto con le parti sociali: “Non si può continuare a far ricadere sui cittadini il peso degli errori accumulati nel tempo dalla politica regionale. L’aumento delle tasse in Umbria è una scelta sbagliata, nel merito e nel metodo”.

“Una decisione così rilevante, che riguarda direttamente la vita di lavoratori, pensionati e imprese – prosegue la nota del sindacato – avrebbe dovuto essere costruita in modo partecipato, ascoltando le organizzazioni sindacali e i corpi intermedi. Invece, ancora oggi, a pochi giorni dall’incontro previsto il 1° aprile al MEF, non abbiamo ricevuto alcuna documentazione ufficiale che giustifichi nel dettaglio la manovra, se non quanto anticipato in una conferenza stampa. Partecipazione e responsabilità dovrebbero essere i capisaldi di ogni scelta che incide sulla fiscalità dei cittadini. Per questo motivo, lunedì mattina è stato convocato l’Esecutivo regionale della Uil Umbria, che valuterà tutte le azioni da intraprendere nei prossimi giorni”.

La Uil condivide anche l’appello della Caritas di Perugia alle forze politiche “per valorizzare il dialogo e superare le divisioni, con l’obiettivo di trovare la soluzione migliore per i cittadini”.

“Da parte nostra – conclude il sindacato – abbiamo il dovere di difendere il lavoro, il reddito e la dignità delle persone. E non possiamo stare in silenzio di fronte a scelte che scaricano sulle famiglie il prezzo di anni di gestioni sbagliate”.

Regione, scontro con sindacati e opposizione sull’aumento delle tasse

I sindacati bocciano l’aumento delle tasse che la Giunta Proietti si appresta a varare, con la manovra preadottata che ha avuto lunedì il primo via libera in Commissione, dopo l’uscita dell’opposizione.

La bocciano nel merito, lamentando di essere stati convocati solo dopo la loro richiesta di incontro ed a giochi praticamente fatti. Ma la bocciano anche nel merito, ritenendo che non possano essere le categorie di lavoratori e pensionati a pagare il “buco” sui conti della sanità che l’advisor privato incaricato dalla stessa Giunta ha quantificato in 90 milioni.

Cifra e procedura che l’opposizione di centrodestra contesta. Chiedendo all’amministrazione regionale di mostrare le carte dell’incarico affidato a questo soggetto estero e soprattutto la relazione finale del suo lavoro. Ma anche le eventuali diffide ricevute dal Ministero che indicherebbero che veramente si è intrapreso l’iter verso il commissariamento della sanità umbra, come paventato dal centrosinistra nel giustificare una manovra ritenuta invece “coraggiosa”.

Davanti all’assenza delle carte richieste, e contestando i numeri del deficit, i consiglieri del centrodestra hanno disertato il voto in Prima Commissione, che ha poi portato all’ok alla manovra che, come ricordato dall’assessore Bori, prevede già dal 2025 un aumento dell’addizionale regionale Irpef per i redditi sopra a 15mila euro: si arriverà all’1,95% fino a 28mila euro; al 2,05% fino a 50mila; a 2,1 oltre i 50mila. Dal 2026, poi, l’Irap aumenterà dello 0,5%, mentre il bollo auto salirà del 10%, escluse le categorie esenti.

Ai sindacati la presidente Proietti ha detto che la giunta è già al lavoro “per trovare margini d’azione che riducano ulteriormente l’impatto della manovra per le fasce di popolazione con i redditi più bassi”.

La partecipazione con i sindacati, che hanno anche annunciato il possibile ricorso alla mobilitazione se la Giunta non farà un passo indietro, specie sull’Irpef, proseguirà nei prossimi giorni. E parallelamente, l’atto già approvato dalla Giunta e dalla Prima Commissione sarà condiviso con le associazioni economiche e delle professioni e all’Anci.

Le opposizioni, intanto, annunciano battaglia in Aula nella seduta di martedì.

“No agli aumenti delle tasse”, i sindacati bocciano una manovra regionale per la quale non sono stati consultati

Cgil, Cisl e Uil: sanità fuori controllo e con disservizi, ma il deficit non può essere pagato da lavoratori, pensionati e fasce deboli

Che la sanità fosse fuori controllo, a scapito dei cittadini e delle cittadine che hanno toccato con mano i disservizi, era un elemento a noi noto, lo abbiamo denunciato da tempo e non rimaniamo affatto sorpresi dalle cifre emerse in questi giorni. Non è da ora che denunciamo la situazione critica dei bilanci della sanità regionale e i tagli alle Regioni portati avanti dal governo nazionale, ma a ripagare questo deficit di 90 milioni di euro non possono essere i lavoratori, i pensionati e i cittadini delle fasce medio-basse, che già devono fare i conti con stipendi molto al di sotto della media nazionale”.

Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria prendono posizione sugli aumenti di Irpef, Irap e bollo auto annunciati dalla Regione senza un preventivo confronto con le parti sociali.

“Questa manovra – lamentano le organizzazioni sindacali – va a incidere su una situazione già grave, in una regione dove sempre più si stanno affermando le nuove povertà a causa di salari bassi, precarietà e lavoro di scarsa qualità. Non possiamo accettare nuovi aumenti di tasse che colpiscano i lavoratori e i pensionati”.

Per questo, sin dal pomeriggio di venerdì hanno chiesto un incontro urgente con i vertici della Regione “affinché ritorni sui suoi passi e rimoduli questa manovra”.

“Colpisce invece – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – il mancato coinvolgimento preventivo da parte Giunta regionale che nei primi incontri che abbiamo avuto aveva annunciato invece di aprire una nuova stagione di confronto con le parti sociali. Serve, dunque, urgentemente un tavolo che possa riannodare un filo di dialogo e di confronto fondamentale per governare una regione piccola, ma complessa, come l’Umbria. È necessario che la manovra che si vuole predisporre eviti di mettere in difficoltà gli umbri, già alle prese con stipendi bassi, lavori precari, inflazione e caro energia”.

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Vertice su Ast, i sindacati pressano il Governo sull’Accordo di programma e Arvedi per il Piano industriale

Da una parte le sollecitazioni al Governo affinché metta effettivamente in campo gli strumenti di incentivi pubblici a supporto degli investimenti privati indicati nell’Accordo di programma per Terni. Dall’altra, la richiesta al gruppo Arvedi di presentare un Piano industriale che disegni realisticamente il ruolo del polo siderurgico ternano anche nel mercato internazionale.

Ast, tra nodo energia e accordo di programma:
la nota dell’ad Menecali

E’ quanto Cgil, Cisl e Uil hanno porto sul tavolo, nell’incontro convocato dalla Regione su sollecitazione degli stessi sindacati per hiarire lo stato di avanzamento dell’Accordo di Programma per Arvedi Acciai Speciali Terni.

Cgil-Cisl-Uil di Terni condividendo quanto espresso e sollecitato dalle organizzazioni metalmeccaniche, confermano tutto il proprio supporto, alle stesse, nella delicata discussione che riguarda il sito Ast sia in termini di prospettiva di sviluppo che occupazionale.

L’appello al Governo

“Come Cgil Cisl Uil – scrivono i sindacati – riteniamo che se da una parte l’Accordo di programma rappresenta una occasione da non dissipare, dall’altra è anche un’occasione per rivitalizzare quelle Relazioni industriali che hanno fatto di Terni un punto di riferimento per la manifattura e il sindacato.
Relativamente all’accordo di programma, abbiamo ribadito che la legittima richiesta del gruppo Arvedi effettuata nei confronti del Governo, relativa al supporto degli strumenti di finanza pubblica al piano di investimento privato, va portata velocemente a conclusione, verificando e esplicitando una volta per tutte i contenuti, facendo assumere agli attori istituzionali e aziendali la responsabilità della firma o non firma per chiudere questo lungo periodo di indeterminatezza e transizione”.

Il Piano industriale

“L’esito della discussione sull’Accordo di programma – aggiungono però i sindacati – non può inficiare comunque la necessità e l’urgenza di approfondire e condividere un piano industriale, che garantisca al sito di Terni la capacità di rimanere un player internazionale e soprattutto per il valore che Ast rappresenta nell’economia territoriale, regionale, nazionale ed europea”.

Cgil, Cisl e Uil hanno così avvalorato la necessità di discutere e certificare in sede di Governo il Piano Industriale di Ast, “come sempre fatto nella storia delle relazioni sindacali ternane” ricordano, al fine di avere certezze “sugli impegni che l’attuale proprietà intende assumere per garantire la strategicità delle produzioni di acciai speciali; per gli investimenti per un piano di sviluppo commerciale, di processo e di prodotti; per le risorse per un piano ambientale; per un piano sociale rivolto all’occupazione dei diretti, operai impiegati e quadri, e dell’indotto”.

Cgil Cisl Uil ritengono Arvedi Ast un global player in grado di elaborare un Piano industriale rivolto anche al mercato internazionale, “in grado di garantire, potenziandoli ulteriormente, gli standard in materia di qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente”.

Nuovo “Patto di Territorio”

Nell’incontro i sindacati hanno evidenziato, come sollecitato da tempo e purtroppo inascoltati, che un eventuale Accordo di programma per Ast debba essere ricompreso dentro un nuovo Patto di Territorio “capace di ‘rigenerare’ gli strumenti e i riconoscimenti già presenti, implementarli con i nuovi, cogliendo le sfide europee legate alla sostenibilità ambientale economica, sociale. Dobbiamo lavorare attorno ad uno strumento più inclusivo – dicono i rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil – capace di immaginare una città sostenibile in grado di fermare il declino. Insomma ragionare di un nuovo Patto di Territorio per il comprensorio all’interno di un nuovo modello di sviluppo, rappresenta la capacità di individuare un orizzonte ed un progetto territoriale capace di capitalizzare le tante risorse disponibili, accrescere fattori localizzativi e competitivi, per uno sviluppo complessivo di tutto il sistema territoriale aumentandone l’attrattività, generando nuova e buona occupazione e migliorando complessivamente la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini”.

Costruzioni, imprese e sindacati insieme per la legalità e la sicurezza

Siglato nella sede del Sistema Edilizia di Perugia, dai presidenti regionali delle associazioni datoriali del settore delle costruzioni ANCE Umbria, CNA Costruzioni Umbria, ANAEPA Confartigianato Umbria, LEGACOOP Produzione e Servizi Umbria, e dai segretari delle organizzazioni sindacali di categoria Fillea CGIL, Filca CISL e Feneal UIL regionali, il Protocollo di Legalità sui temi della sicurezza, della salute, della dignità e della regolarità del lavoro, del pieno rispetto delle norme negli appalti pubblici.

Le finalità del Protocollo

L’accordo, frutto di un’ampia collaborazione tra le principali associazioni di rappresentanza delle imprese e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, mira a diventare una sorta di bussola operativa per tutte le Stazioni Appaltanti che vorranno sottoscrivere il Protocollo, nella consapevolezza che solo il pieno rispetto delle norme da parte di tutte le imprese possa garantire sicurezza nei cantieri, dignità del lavoro, evitare distorsioni nel mercato ed assicurare la corretta esecuzione dei lavori oggetto di pubblico appalto.

Nel Protocollo sono state condivise le linee guida concrete per garantire una corretta applicazione della normativa vigente, con particolare riferimento al Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023).

Il Protocollo non si limita alla semplice enunciazione di principi, ma promuove una condivisione di intenti tra le parti per rafforzare la trasparenza, la qualità e la tutela del lavoro nei cantieri pubblici. L’obiettivo è quello di contrastare fenomeni di lavoro irregolare, garantire condizioni di sicurezza per i lavoratori, tutelare la dignità professionale e combattere qualsiasi tentativo di infiltrazione mafiosa o pratica distorsiva del mercato.

I segretari dei sindacati di categoria

Commentano i segretari di Fillea Cgil, Elisabetta Masciarri, Filca Cisl, Giuliano Bicchieraro e Feneal Uil, Alessio Panfili: “Si tratta di un protocollo importante, che mette al centro i lavoratori, la necessità di contrastare il lavoro irregolare, il dumping contrattuale e favorire il lavoro buono e di qualità. Un impegno condiviso – sottolineano – per assicurare che ogni progetto pubblico possa essere realizzato nel rispetto delle regole, valorizzando la qualità del lavoro e la legalità. Per questo, l’impegno che chiediamo alle Stazioni Appaltanti che vorranno sottoscriverlo è quello di assumersi una responsabilità chiara: limitare il subappalto a cascata, garantire che le lavoratrici e i lavoratori, sia in appalto che in subappalto, abbiano gli stessi diritti e lo stesso trattamento economico e normativo previsto dal Ccnl Edilizia, sottoscritto dai sindacati di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, e dalle parti datoriali, Ance, Cna, Confartigianato, Legacoop, e favorire il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa nelle gare d’appalto, superando la logica del massimo ribasso che troppo spesso porta a tagli su sicurezza, salari e condizioni di lavoro. Rivendichiamo inoltre la necessità di una contrattazione di anticipo, non per burocratizzare il sistema, ma per prevenire contenziosi, tutelare i lavoratori e garantire che i cantieri operino nel rispetto delle regole fin dal primo giorno. Con questa firma, tutto il settore si schiera compatto per difendere e rafforzare i Contratti collettivi nazionali dell’Edilizia e la bilateralità, strumenti fondamentali per garantire diritti, sicurezza e dignità a chi lavora”.

I presidenti delle associazioni imprenditoriali

“Questo protocollo – commenta il presidente di ANCE Umbria, Albano Morelli – è un segnale concreto che l’attività delle costruzioni può e deve essere svolta all’interno di un contesto di regolarità e sicurezza. E’ teso ad assicurare prioritariamente la sicurezza delle maestranze e la vera dignità del lavoro attraverso il pieno rispetto delle tutele contrattuali. Ma non è da sottovalutare il fatto che solo il reale rispetto delle regole da parte di tutte le imprese può garantire un’effettiva concorrenza, a tutela del corretto sviluppo imprenditoriale e della qualità degli interventi. E le amministrazioni pubbliche devono essere sensibili a questi temi, anche limitando, per quanto possibile, il ricorso alla procedura del massimo ribasso e del subappalto a cascata, che possono favorire fenomeni di distorsione della concorrenza e il lavoro nero”.

“Le pubbliche amministrazioni – evidenzia il presidente di CNA Costruzioni, Emanuele Bertini – possono avere un ruolo fondamentale nel garantire non solo il regolare svolgimento del lavoro nei cantieri, a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, ma anche i presupposti affinché già dalla pubblicazione delle gare le imprese che partecipano, sino a quelle che operano in subappalto, siano tutte nelle stesse condizioni di partenza, a tutela delle maestranze, di tutte le aziende ‘sane’, anche di quelle più piccole, e della qualità dei lavori eseguiti. Per questo – ribadisce Bertini – è fondamentale contenere il ricorso al massimo ribasso e limitare il subappalto a cascata”.

Pierangelo Lanini, presidente di ANAEPA Confartigianato Edilizia Umbria, commenta con soddisfazione la sottoscrizione del protocollo, “perché è il risultato di una cultura del lavoro edile che considera come una responsabilità collettiva il contenimento al minimo delle procedure di appalto al massimo ribasso, valorizza la scelta di fornitori affidabili e radicati nel territorio e afferma una volontà di contrasto del fenomeno del dumping contrattuale. Non è possibile – evidenzia Lanini – che le imprese corrette, che applicano il giusto CCNL, si trovino svantaggiate rispetto a chi pratica dumping”.

Il presidente di LEGACOOP Produzione e Servizi Umbria, Matteo Ragnacci, sottolinea come tutte le sigle che hanno sottoscritto il Protocollo riconoscano “il preminente interesse pubblico alla tutela della massima legalità e delle piena trasparenza in relazione alla realizzazione delle opere pubbliche, anche ai fini di prevenzione, controllo e contrasto dei tentativi di infiltrazione mafiosa e di verifica della sicurezza e della regolarità nei cantieri. Noi come sistema delle imprese, anche attraverso il costante confronto con le organizzazioni sindacali, siamo pronti a fare concretamente la nostra parte”.

Alla luce di queste valutazioni, mondo delle imprese e organizzazioni sindacali auspicano che il Protocollo possa essere recepito e condiviso da un numero sempre maggiore di Stazioni Appaltanti, diventando un punto di riferimento per l’intero settore dei lavori pubblici in Umbria.

Incidente sul lavoro: “La sicurezza non è una spesa, ma un investimento”

“La sicurezza non è una spesa, ma un investimento”. Così il segretario generale Uil Trasporti Umbria, Stefano Cecchetti, e il coordinatore Salute e Sicurezza della categoria, Piero Iannini, dopo l’ennesimo grave incidente sul lavoro avvenuto in un’azienda della logistica del Perugino. Un episodio che segue gli altri già avvenuti nella regione dall’inizio dell’anno.

“Una sequela di episodi e feriti, senza vittime – affermano i sindacalisti – che non possiamo assistere inermi. Lanciamo infatti un nuovo forte appello al cambiamento radicale di mentalità per cercare di contrastare il ripetersi di tali tragedie cercando di arrivare, si spera il prima possibile, a quel “zero morti sul lavoro” che al momento appare solo un lontano miraggio. Noi non fermeremo nel denunciare ed urlare ad alta voce le nostre idee e convinzioni nella speranza di essere ascoltati sia dai datori di lavoro che dai lavoratori considerando, come Uil e Uiltrasporti, l’obiettivo dello zero morti sul lavoro non uno slogan ma una priorità”.

“In questa ottica – assicurano Cecchetti e Iannini – continueremo con ancora maggior impegno a svolgere il nostro compito di sindacalisti ‘educatori’, e quindi saremo ancora più presenti nei luoghi di lavoro per cercare di fare capire alle aziende che i soldi spesi in sicurezza sono un investimento prezioso e non uno spreco di denaro… e dovremo essere ancora più incisivi verso i lavoratori (tutti indistintamente, iscritti e non) spiegando loro l’importanza delle norme in materia che, essendo degli obblighi, vengono percepite spesso, come un fastidio. Ma questi ‘fastidi’ salvano la vita o preservano da invalidità permanenti, come dicono le amare statistiche del settore infortuni. Così come può prevenire qualsiasi sinistro lavorativo “il legittimo rifiuto a svolgere attività se si individua, nella stessa, un rischio per la propria salute e sicurezza” come prescritto nel D.Lgs 81/08 o Testo unico sulla sicurezza integrato dal D.Lgs 106/09. Si pensi alla semplice scivolata dovuta a calzature con suola non adatta al terreno dove si opera (che si trova tra i primi posti della classifica sopra citata) evento facilmente evitabile con accortezze maggiori e Dispositivi prevenzione infortuni di buona qualità”.

I due rappresentanti della Uil invitano a “creare la cultura della prevenzione abbandonando la logica del “just in time” ritornando a ritmi ed orari di lavoro più ‘umani ed accettabili’ nel rispetto della dignità dei lavoratori ai quali va, comunque, ricordato anche gli obblighi concernenti le loro mansioni oltre che tutelati nei loro sacrosanti diritti”.

Sciopero, Cgil e Uil: in 5mila alla manifestazione di Terni

Cgil e Uil esprimono soddisfazione per l’adesione in Umbria allo sciopero generale nazionale proclamato contro la Manovra del Governo. Alla manifestazione di Terni, dove il corteo partito da piazza Rivoluzione Francese è arrivato sotto il palco di piazza Solferino, sono state stimate oltre 5mila persone.

Per Cgil e Uil in Umbria l’adesione allo sciopero ha raggiunto punte dell’95 per cento, come nel caso dell’Ast di Terni, o in altre realtà del territorio, tutte intorno all’80. Intorno al 65 per cento per il Trasporto pubblico locale e al 60 per cento per la logistica.

Molinari: sciopero di buon senso

Dal palco lavoratrici e lavoratori si sono alternati raccontando le proprie storie, tutte accomunate dalla precarietà e dalla difficoltà di costruirsi una vita stabile. Il tutto aggravato da una manovra che non fa niente per il lavoro, le politiche industriali, la sicurezza sul lavoro e che taglia su sanità, scuola e servizi pubblici. Una manovra che non tocca gli extra profitti realizzati dalle grandi aziende e che non fa nulla per contrastare l’evasione fiscale.

Introduzione affidata al segretario generale della Uil Umbria, Maurizio Molinari, che ha condannato i tentativi di bocciare lo sciopero del Governo e del ministro Salvini: “Il nostro è uno sciopero di buon senso – ha detto – di fronte a chi, il buon senso, sembra averlo smarrito nei corridoi dei palazzi. Uno sciopero per chiedere più sanità pubblica, più scuola pubblica e più lavoro, sicuro e dignitoso”.

Le voci dei lavoratori

Quindi dal palco la lavoratrice del principale colosso americano del fast food che ha segnalato come la Manovra “mina la possibilità ai lavoratori e alle lavoratrici di vivere dignitosamente”. Il lavoratore della grande aziende dell’arredamento che ha chiesto “dignità per i lavoratori, perché la proposta di aumenti di stipendio è ridicola se comparata alla perdita del potere d’acquisto”. Poi la dipendente della sanità pubblica e quello dell’Ast, la studentessa di Medicina e quello dell’azienda che trasforma tabacco, che ha invitato ad investire sull’integrazione nei luoghi di lavoro. Infine la dipendente dell’Università, dalla quale è arrivato l’allarme sui tagli “che uccideranno il diritto allo studio”.

Dal palco di piazza Solferino anche il saluto di Adelmo Cervi, figlio di Aldo, fucilato insieme ai fratelli dai Fascisti nel ’43 a Reggio Emilia. “E’ una vergogna che si vada a lavorare per morire. Dobbiamo portare queste battaglie insieme”.

Gabrielli contro povertà, precarietà e bassi salari

Conclusioni di Maria Grazia Gabrielli, segretaria nazionale Cgil: “La nostra piazza, come quelle di tutta Italia, sono la miglior risposta verso chi, nel corso di queste settimane, ha straparlato. Il nostro è un Paese di record di povertà, di precarietà, di bassa produttività e competitività. Siamo tra i 4 paesi che registrano salari reali più bassi rispetto al 2008, ma non si vuole aprire una discussione sul salario minimo in questo Paese. Sulla sanità calano gli investimenti, arrivando ad essere il più basso investimento di tutti i Paesi europei. Altra mancanza della Manovra è quella di politiche industriali”. E infine: “Oggi è il black friday, ma noi abbiamo trasformato questo giorno con le piazze rosse e blu di questo paese”.

Il Comune chiama la Regione sui nodi ternani, i sindacati: confronto, ma senza strumentalizzazioni

Polo chimico, filiera del tubo e Accordo di programma Acciai speciali Terni: cosa è cambiato rispetto alla fase di stallo degli ultimi tempi? E’ quanto si chiedono Cgil, Cisl, Uil e Ugl dopo la richiesta che il Comune di Terni ha inviato alla Regione Umbria per aprire tavoli di confronto sulle tematiche del territorio ternano.

Confronto a cui sarebbero invitate anche le organizzazioni sindacali, che però affermano di non aver ricevuto alcuna comunicazione, lamentando la mancanza sinora di un coinvolgimento attivo nelle problematiche del territorio.

“Fermo restando la legittimità della richiesta – scrivono Cgil, Cisl, Uil e Ugl Terni in una nota congiunta – vorremmo ricordare che non più tardi di un mese fa, all’incontro svolto al Ministero MIMIT sulla vicenda relativa all’Accordo di programma, erano stati mostrati da tutti i soggetti istituzionali segnali rassicuranti e buone prospettive per la chiusura di questa lunga discussione. Cosa è cambiato? Ricordiamo che in quella circostanza – sottolineano – solo le organizzazioni sindacali avanzarono perplessità, criticità e proposte, tra gli ottimismi emersi, rimarcando la delicatezza e le problematicità presenti in questa fase di stallo diventata troppo lunga. Non a caso, su quest’ultimo punto, le organizzazioni sindacali di categoria hanno recentemente promosso, in coerenza con le preoccupazioni esplicitate, iniziative di mobilitazione e scioperi, per ribadire l’urgenza e la necessità di discutere nel dettaglio il piano industriale come elemento di certezza e garanzia per le prospettive di sviluppo del sito”.

Cgil Cisl Uil e Ugl ribadiscono quindi, “nel solco delle tradizioni sindacali locali”, che proseguiranno l’azione di rappresentanza sociale “evitando di prestare il fianco a ogni possibile ed eventuale strumentalizzazione politica”, riaffermando che per il sindacato “è prioritario affrontare le questioni relative agli aspetti economici, produttivi, sociali e lavorativi di questo territorio”.

Venerdì lo sciopero generale Cgil e Uil, la manifestazione a Terni

Sarà a Terni in piazza Solferino, dove arriverà il corteo che muoverà da piazza della Rivoluzione francese alle 9.30, la manifestazione in Umbria dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil per venerdì 29 novembre.

Tagli a sanità e servizi pubblici, investimenti mancanti in politiche industriali e sul lavoro tra le ragioni della mobilitazione. “Manovra iniqua, ingiusta e pericolosa che il governo non ha voluto correggere, ascoltando la nostra voce” dicono i segretari generali di Cgil e Uil dell’Umbria, Maria Rita Paggio e Maurizio Molinari.

“La terza Manovra di questo Governo – spiegano i due rappresentanti sindacali – non fa altro che peggiorare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche dei pensionati, introducendo tagli su sanità, servizi pubblici ed enti locali intollerabili e che spingono sempre più cittadini a rinunciare a curarsi. E’ una deriva intollerabile di fronte alla quale non possiamo stare a guardare”. Ad aggravare il giudizio sulla Manovra c’è una riforma fiscale iniqua, che allarga le disuguaglianze e la parte relativa al cuneo fiscale che diventa tassabile, pagato da molti lavoratori con il maggior gettito Irpef. Per non parlare delle pensioni, dove si incentiva a restare al lavoro più a lungo, nonostante le promesse del Governo.

“Una manovra – proseguono Paggio e Molinari – che non risponde ai bisogni delle persone. La politica avrebbe dovuto rispondere a queste esigenze, tassando quello che andava tassato, come gli extraprofitti delle grandi aziende e mettendo in campo una seria lotta all’evasione fiscale. Alla luce di tutto questo non possiamo non chiedere un impegno alle lavoratrici e ai lavoratori”.

Nel mirino la sanità e i servizi sociali, ma anche gli investimenti giudicati praticamente inesistenti sulla sicurezza sul lavoro e tutto l’impianto e la visione di Paese, che conferma come i lavoratori dipendenti e i pensionati vengano visti come un bancomat a cui si risponde con aumenti risibili, come i 3 euro per le pensioni.