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Tag: energia

Comunità Energetiche Rinnovabili, i casi concreti: così le impese risparmiano sulla bolletta

“Comunità energetiche rinnovabili: dalle idee ai progetti concreti”. Questo il tema del confronto che si è tenuto nella sede di Arpa Umbria a Terni, organizzato da Confindustria Umbria, Legacoop Umbria e Confartigianato Imprese Umbria. Un’occasione per un confronto con le Istituzioni sulle normative e su quanto attuato, e per presentare i vantaggi delle CER costituite a Perugia e a Terni.

QUI IL VIDEO https://www.facebook.com/100089473223934/videos/656929336930056

L’inizio dell’evento, introdotto dai saluti , è stato posticipato nel rispetto del lutto cittadino proclamato in memoria della giovane Ilaria Sula.

All’iniziativa – posticipata per rispettare il lutto cittadino per la morte di Ilaria Sula – introdotta dai saluti del direttore amministrativo di ARPA Umbria Amedeo Di Filippo e moderato dal giornalista Fabio Toni, hanno portato il proprio contributo gli assessori allo Sviluppo economico dei Comuni di Terni e di Perugia, Sergio Cardinali e Andrea Stafisso, che si sono soffermati sulle azioni messe in campo dagli enti locali per affrontare la sfida delle comunità energetiche, cercando di promuovere la sostenibilità e l’autosufficienza energetica.

Gli aspetti legati alla configurazione delle CER e ai meccanismi di incentivazione sono stati affrontati dalla responsabile Funzione Promozione e Assistenza alle Imprese di GSE Enrica Cottatellucci, che ha illustrato i benefici che le CER possono assicurare alle comunità locali.

Sul ruolo delle CER nella transizione energetica sono intervenuti Marco Centinari, presidente Sezione Territoriale Terni Confindustria Umbria, Giorgio Nanni, responsabile Ambiente e Energia Legacoop e Valentina Bagozzi, responsabile Mercato, Energia, Utilities Confartigianato Imprese.

I casi concreti: le CER di Perugia e Terni

Al centro dell’iniziativa due esperienze concrete, frutto della spinta propulsiva di un gruppo di imprenditori e realizzate con il coinvolgimento di Confindustria Umbria, Legacoop Umbria e Confartigianato Imprese Umbria. Si tratta, cioè, della Comunità energetica rinnovabile “Insieme sostenibili”, costituita a Terni da dieci imprese del territorio che si sono unite per produrre, consumare e condividere energia prodotta localmente da impianti da fonti rinnovabili, e della CER “Cooperativa Perugia Green Energy”, fondata a Perugia da undici imprese che hanno portato avanti un analogo progetto.

Ad illustrarne caratteristiche e opportunità sono stati Paolo Garofoli, presidente della CER di Terni e Nicola Stabile, presidente della CER di Perugia, insieme a Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Imprese Umbria.

“Le comunità energetiche rinnovabili – sottolineano le tre associazioni – non solo contribuiscono a un futuro più sostenibile, ma offrono anche vantaggi economici e sociali significativi. I progetti realizzati sul territorio in questo ambito rappresentano il risultato concreto di un’azione sinergica tra le nostre Associazioni e con le imprese, che hanno mostrato grande interesse verso le CER, consapevoli che l’adozione di questo modello può aumentare la competitività e contribuire alla creazione di un sistema energetico più resiliente, sostenibile e inclusivo”.

Proietti: energia alle aziende a un prezzo giusto

Le conclusioni sono state affidate alla presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti: “A Terni – ha affermato – si realizza il sogno di dare energia alle aziende a un prezzo giusto. E questo è possibile grazie alla Comunità energetica rinnovabile che rappresenta l’opportunità di renderci indipendenti, autonomi. Azzeccato il sottotitolo di questo incontro ‘dalle idee ai progetti concreti’ che ci porta con soddisfazione a toccare con mano la nascita di due nuove Cer in un’ottica di rilancio di questa regione e di solidarietà nelle scelte energetiche”.

Scatta l’ora legale, la trovata che fa risparmiare energia e soldi

Due deputati della Lega hanno presentato una proposta di legge per tutelare e valorizzare questo prodotto tipico

Alle 2 di notte (tra sabato 29 e domenica 30 marzo) lancette avanti di 60 minuti. Scatta infatti l’ora legale, provvedimento assunto per sfruttare di più la luce del sole ed avere quindi benefici sui consumi energetici.

Secondo Terna, la società che gestisce le reti elettriche in Italia, nei sette mesi dell’ora legale in Italia si risparmierà un consumo di 330 milioni di kWh, pari a circa 100 milioni di euro.

L’ora solare, infatti, tornerà in vigore il 26 ottobre. Un cambio che l’Italia ha adottato per la prima volta nel 1916 e poi ininterrottamente dal 1965. E che continuerà ad utilizzare, almeno sino a quanto non arriverà l’eventuale stop in sede comunitaria, come richiesto principalmente dai Paesi del Nord Europa. A quelle latitudini, infatti, la differenza di luce tra estate e inverno è così elevata che il cambio di una solaora incide in maniera minima.

Il Parlamento europeo nel 2021 si era espresso per l’abolizione dell’ora legale, ma poi è arrivato il veto del Consiglio, in cui serve una maggioranza qualificata per la ratifica. Questione che non è tramontata e che resta ancora oggetto di dibattito in seno all’Unione europea.

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Comunità Energetiche Rinnovabili, ok in Commissione all’avvio per i contributi

La Seconda Commissione consiliare regionale, presieduta da Letizia Michelini, ha espresso parere favorevole (astenuti i consiglieri della minoranza) sulla deliberazione della Giunta regionale in merito ai
‘criteri per l’attivazione di un avviso pubblico per la concessione di contributi a sostegno della costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (C.E.R.).

Alla riunione ha partecipato l’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca che ha illustrato il documento.

I beneficiari

I soggetti beneficiari delle risorse, quantificate per il 2025 in 110mila euro, saranno: Amministrazioni comunali; Amministrazioni provinciali; Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria (A.Di.S.U.); Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della Regione Umbria (A.T.E.R.); Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (A.R.P.A.). Aziende ospedaliere; Aziende sanitarie.

I soggetti pubblici elencati devono risultare formalmente membri di una C.E.R. regolarmente costituita, a decorrere dal 1 gennaio 2025 e non oltre il 31 dicembre 2025; per ciascuna C.E.R. può presentare istanza di partecipazione uno solo tra i soggetti beneficiari (soggetto proponente); ciascun soggetto proponente può presentare più istanze di partecipazione, riferite a differenti C.E.R. di cui risulti membro.

Le spese ammissibili

Le categorie di spese ammissibili riguardano: spese per l’analisi preliminare: studi di pre-fattibilità, consulenze specialistiche (tecnica, economica, finanziaria e giuridico-amministrative); spese legali per la
formazione giuridica della comunità, per lo statuto e per il regolamento: spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista); spese tecniche (relative agli impianti a fonti rinnovabili): progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi.

Le spese devono essere sostenute dal soggetto proponente e/o dagli altri soggetti pubblici membri della medesima C.E.R. ed essere comprese tra il 01 gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025.

Il contributo

Il sostegno concedibile, per ciascuna istanza di partecipazione, nella forma di contributo in conto capitale, sarà quantificato nella misura del 100 per cento delle spese ammissibili e comunque fino ad un limite massimo di 10mila euro per ciascuna C.E.R. Il contributo, comunque, sarà concedibile fino ad
esaurimento della dotazione finanziaria prevista; qualora la dotazione disponibile non fosse sufficiente a coprire interamente l’ultima istanza ricevibile, l’importo suddetto (euro 10mila) potrà essere quantificato in misura inferiore fino a concorrenza della dotazione complessiva di 110mila euro.

La procedura prevede l’avviso a sportello, ovvero le istanze ritenute ricevibili accedono ai contributi secondo l’ordine di priorità determinato dall’ordine cronologico di presentazione e, comunque, fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Il nodo dotazione

Su specifica richiesta di alcuni commissari della minoranza, che hanno definito ‘esigue’ le risorse destinate e la procedura a sportello, De Luca ha precisato che “la dotazione economica è stata definita nella precedente legislatura, comunque i 110mila euro servono intanto per iniziare il progetto. Ho già chiesto – ha assicurato l’assessore – di ampliare la dotazione finanziaria per la seconda fase, come pure l’ampliamento della platea dei beneficiari. In questa fase è imprescindibile andare avanti per
mettere in condizione i Comuni di procedere. C’è un positivo fermento in questo settore. La modalità dello sportello è ad oggi la più veloce”.

Maggioranza soddisfatta

Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dalla presidente Michelini e dai consiglieri di maggioranza perché – è stato tra l’altro sottolineato – “le C.E.R. potranno diventare un volano importantissimo soprattutto per chi vive in aree complesse, a rischio di spopolamento e,
grazie ai benefici che possono produrre, potranno creare attrazione per le persone, ma anche per nuove aziende produttive. Le C.E.R. vanno nella giusta direzione della transizione energetica”.

Nodo energia Ast: “Accordo di Programma infruttuosa pantomima”

“Un’enorme perdita di tempo e una generale e infruttuosa pantomima”. L’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti, bolla così la vicenda dell’Accordo di Programma con Ast, dopo che il Gruppo Arvedi, attraverso il ceo Dimitri Menecali, ha ribadito che non ci sarà alcuna firma se prima non verrà messa nero su bianco una soluzione “contingente e strutturale” al problema del costo dell’energia. Da sempre posto dall’azienda, sui tavoli locali e ministeriali, come punto imprescindibile per effettuate nuovi investimenti sul polo siderurgico e sul territorio ternano.

“Fin da subito – scrive De Rebotti – è stato chiaro che l’incaglio fosse, come più volte ripetuto, il tema del costo dell’energia e i rinvii per la firma dei mesi scorsi, giustificati dalla prossimità delle elezioni regionali, si dimostrano oggi con evidenza solo un inutile e dannoso tentativo di procrastinare il nulla. Perché, è questa la verità – attacca l’assessore – mai si sono costruite soluzioni che ne permettessero la definizione”.

Scrive ancora De Rebotti: “Oggi la vicenda rischia di condizionare pesantemente il futuro di Ast, della tenuta occupazionale e del progetto industriale all’interno del quale sono contenuti importanti investimenti di matrice ambientale. Abbiamo testardamente inseguito possibili soluzioni al tema energetico, rimane in campo il percorso già avviato dalla Regione sul tema delle concessioni che può portare beneficio alle imprese umbre dal 2029 in poi. Ma ora è indispensabile, dopo la presa di posizione di AST, riportare immediatamente la questione sul tavolo del governo. Non sono più permessi disimpegni per nessuno degli attori in campo. Lo dobbiamo ai lavoratori e alla comunità ternana e regionale”.

Alla luce di queste valutazioni la Regione convocherà in tempi rapidi a Terni i rappresentanti del Parlamento Italiano ed Europeo. Chiedendo l’immediata convocazione del tavolo ministeriale sul progetto industriale di Ast, come invocato dai sindacati nell’incontro avuto venerdì in Regione.

Comunità energetiche rinnovabili, prime risorse per il nuovo avviso pubblico

La Giunta regionale dell’Umbria sostiene la nascita delle Comunità energetiche rinnovabili (CER). Approvata delibera in attuazione della L.R. 6/2024 (approvata nella scorsa legislatura su proposta dell’allora consigliere di opposizione ed oggi assessore Thomas De Luca), con un nuovo imminente avviso pubblico.

La delibera prevede lo stanziamento di 110 mila euro per promuovere la costituzione delle CER attraverso un nuovo avviso pubblico con l’obiettivo di supportare gli enti pubblici nel loro impegno verso la transizione energetica e la sostenibilità ambientale.

“Si tratta di risorse soltanto iniziali che sono ancora esigue – la premessa dell’assessore De Luca – ma che sicuramente andremo a rifinanziare. Le Comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento straordinario ed è importante dare sostegno ai Comuni che per la realizzazione dei progetti potranno coinvolgere aziende e cittadini. Rimpinguando la dotazione finanziaria in fase di bilancio potremo utilizzare le risorse a partire dagli enti locali e dalle aziende pubbliche per sostenere le spese istruttorie per la costituzione delle CER e le spese tecniche per l’individuazione e la realizzazione degli impianti. La presenza della Regione in questa partita – ha sottolineato l’assessore – costituisce un traino fondamentale”.

I beneficiari e le spese ammissibili

Tra i soggetti beneficiari dei contributi ci sono amministrazioni comunali e provinciali, Adisu, Ater, Arpa, Aziende ospedaliere e Aziende Sanitarie. Per essere ammessi al contributo, i soggetti pubblici devono essere formalmente membri di una CER costituita tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025 ai sensi dell’art. 31 del D.Lgs. n. 199/2021. Ogni CER può presentare una sola istanza di partecipazione tramite uno dei suoi membri (il soggetto proponente). Tuttavia, ogni soggetto proponente può presentare più istanze, riferite a differenti CER di cui risulti membro.

Le spese ammissibili includono studi di pre-fattibilità e consulenze specialistiche (tecniche, economiche, finanziarie e giuridico-amministrative), spese legali per la formazione giuridica della comunità (statuto e regolamento) e spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista), spese tecniche relative agli impianti a fonti rinnovabili (progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi).

“Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un’opportunità di crescita non solo sotto l’aspetto energetico, ma anche sociale. Le CER permettono a cittadini, imprese e amministrazioni locali di unirsi per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale e di non dipendere esclusivamente dai grandi fornitori centralizzati. Ovviamente, il tema delle aree idonee è prioritario” conclude De Luca. Che annuncia: “Nei prossimi mesi solleciteremo la ricognizione delle aree di proprietà pubblica”.

Ast, Istituzioni col rebus “soluzione praticabile” per il nodo costi energetici

Affrontare il tema del contenimento dei costi energetici “attraverso delle proposte praticabili, normativamente inappuntabili e efficaci per consolidare il progetto di sviluppo di Ast, nella garanzia degli investimenti e del mantenimento dei livelli occupazionali”. E’ quanto ribadito dall’assessore regionale alle Politiche industriali, Francesco De Rebotti, che ha partecipato al vertice di fine anno che si è tenuto al Ministero sulle prospettive presenti e future di Ast.

Il ministro Urso intende esplorare, attraverso un confronto tra Governo, Regione e azienda, le possibili soluzioni al tema dei costi energetici contingenti fino all’appuntamento del 2029. Il tutto entro il 20 gennaio, se si vuole arrivare a siglare l’Accordo di programma entro febbraio, come auspicato dal ministro. Considerando che il gruppo Arvedi ha sempre subordinato il mantenimento degli impegni sugli investimenti con la soluzione dei costi energetici, considerati eccessivi.

Un impegno verso il quale De Rebotti ha chiamato all’unità tutte le Istituzioni ed al senso di responsabilità, nell’interesse dei lavoratori e del territorio.

Ma Confartigianato Imprese Terni, proprio in ragione delle difficoltà nel trovare soluzioni rapide e praticabili sul versante dei costi energetici, a cominciare da “soluzioni ponte” che erano state ipotizzate, è tornata a manifestare la propria preoccupazione, chiedendo misure a sostegno delle piccole e medie imprese dell’indotto, che non possono attendere sino al 2029, termine della nuova concessione idroelettrica.

Ast, il nodo energia complica l’Accordo di programma. Confartigianato: subito sostegni alle Pmi dell’indotto

Il nodo energia complica l’effettiva attivazione degli investimenti previsti nell’Accordo di programma con Ast, che il ministro Urso conta di poter firmare a febbraio.

Dopo l’ultimo vertice al Ministero, Confartigianato Imprese Terni vede confermati i timori espressi nei mesi scorsi ed invita a prevedere da subito aiuti per le piccole medie imprese dell’indotto.

“Contrariamente alle trionfalistiche letture interessate politicamente – evidenzia Confartigianato a proposito dei timori espressi – già allora era chiaro che non si erano registrati passi in avanti rispetto all’obiettivo della sottoscrizione dell’Accordo di programma. Al contrario era arrivata l’ufficializzazione che una ipotetica soluzione strutturale del nodo delle tariffe energetiche, questione posta come condizione da Arvedi Ast per la firma, non era ipotizzabile prima del 2029. Quindi già da ottobre scorso la firma dell’Accordo era completamente rimessa all’impegno assunto dal ministro Urso a trovare una soluzione ponte sulle tariffe energetiche”.

Con l’incontro del 30 dicembre lo stesso ministro ha ufficializzato che la normativa non consente alcuna soluzione ponte. Auspicando che l’Accordo possa essere firmato a febbraio, ma senza alcuna possibilità di venire incontro alle richieste che Ast ha posto come precondizione per la firma.

“E’ chiaro che né Ast né il territorio – sottolinea ancora Confartigianato – possono attendere fino al 2029. E’ anche chiaro che sono passati mesi e anni in attesa della firma dell’accordo, con il connesso sblocco degli investimenti di 700 milioni di parte privata e 300 milioni di parte pubblica, accordo sempre preannunciato come imminente, anzi ‘all’ultimo miglio’, e ancora una volta rinviato a febbraio 2025, ma senza alcuna certezza”.

Prosegue l’associazione di categoria: “Non ci sfugge che le questioni energetiche sono un problema europeo e nazionale che investe tutto il sistema produttivo italiano e che la trattativa sul polo Ast può essere anche vista strumentalmente come ricerca di spazi straordinari di flessibilità rispetto ai vincoli europei. Resta il fatto che non è ammissibile che la ricerca di un nuovo equilibrio nazionale ed europeo di politica energetica possa andare a scapito del territorio; infatti, in questo periodo di sostanziale stallo che si protrae dal 2022, il territorio ternano, e in particolare l’indotto delle Pmi locali, ha pagato il prezzo più alto”.

Confartigianato Terni si limita ad osservare che “non è credibile che ci sia voluto un tempo così lungo (dal 2022 al 2025) solo per verificare che non è possibile la soluzione strutturale e non è possibile nemmeno la soluzione ponte per rispondere alla precondizione posta da Ast. Tali verifiche, infatti, potevano essere fatte in pochi mesi o giorni”.

Per questo, Confartigianato Terni chiede strumenti immediati dedicati al sostegno delle Pmi locali dell’indotto, “che non possono aspettare oltre”. E una strategia nazionale “chiara e condivisa tra le istituzioni con le connesse e conseguenti politiche energetiche e industriali per la valorizzazione del polo siderurgico ternano, che, giova ricordare a tutti – sottolinea – non è composto solo da Ast, ma è un polo integrato Ast – Pmi locali dell’indotto”.

Ast: stop a una linea, ma senza ricorso alla cassa integrazione

Dal 25 al 31 ottobre sarà fermata una linea dell’area a caldo dello stabilimento Arvedi dell’Ast di Terni. E’ quanto comunicato dalla Direzione generale dell’azienda martedì pomeriggio alla Rsu. Chiarendo però che, a differenza dello stop attivato nelle scorse settimane, questa volta non servirà attivare la cassa integrazione per i lavoratori del reparto interessato e il personale, dunque, si recherà regolarmente al lavoro.

E’ stato anche chiarito che saranno normalmente gestite dai responsabili eventuali richieste di ferie per la settimana in cui la linea resterà ferma.

Una scelta dettata dai costi di produzione. Ma secondo i sindacati anche dalle strategie della stessa azienda, che prediligerebbe che parte delle lavorazioni vengano effettuate in Paesi dove queste risultano economicamente vantaggiose.

Proprio nell’ultima seduta del Consiglio regionale di questa legislatura l’ultimo punto trattato nel Question Time era stato il caso Ast e gli investimenti dell’Accordo di Programma. La cui firma, ha assicurato la governatrice Tesei interrogata dal capogruppo del M5s De Luca, arriverà in avvio della prossima legislatura.

Per la riduzione dei costi energetici di Ast e di altre imprese energivore, ha comunicato ancora la presidente, il Governo sta predisponendo condizioni di favore a cui la proprietà potrà scegliere di aderire. In attesa del 2029, quando potrà essere approntato il nuovo sistema di gestione, pubblico-privata, della centrale elettrica di Galleto, con una parte dell’energia prodotta da destinare proprio a questo tipo di aziende.

Accordo di Programma ed energia, il caso Ast ultimo Questione Time della legislatura

Si è parlato del caso Ast nell’ultimo Question Time di questa legislatura dell’Umbria. La governatrice Donatella Tesei ha risposto all’interrogazione con cui il capogruppo del Movimento 5 stelle, Thomas De Luca, chiedeva “chiarimenti circa le prospettive di Arvedi Ast dopo la mancata firma per
l’accordo di programma a seguito del tavolo di confronto tenutosi al ministero delle imprese e del made in Italy del 9 ottobre 2024”.

L’esponente pentastellato ha manifestato i timori per i ritardi nella firma dell’Accordo di Programma ed ha chiesto se ci fosse un’effettiva volontà del Comune di Terni di acquisire le Acciaierie, come avrebbe detto il sindaco Bandecchi nel tavolo ministeriale.

Tesei ha ricordato le interlocuzioni avute con i vari livelli istituzionali, sino al tavolo dello scorso 9 ottobre, e con la proprietà Arvedi. Ricordando l’entità e l’importanza degli investimenti per il territorio legati all’Accordo di Programma.

Quanto ai costi energetici, Tesei ha spiegato che dal 2029 in poi, compatibilmente con le condizioni della legislatura vigente, chiunque gestirà la centrale idroelettrica dal 2029 in avanti dovrà fornire una quota dell’energia alle aziende energivore del territorio. E che comunque, da qui sino a quella data, il Governo metterà a disposizione di Arvedi alcune agevolazioni finanziarie che sono state appositamente studiate e di cui la proprietà potrà usufruire. In base alla nuova legge regionale, poi, dal 2029 sarà studiata la possibilità che il nuovo gestore possa essere una società pubblico-privata, “se questo servirà a meglio tutelare gli interessi del territorio, delle imprese e dei cittadini umbri”.

“In questi termini – ha assicurato Tesei – immediatamente riaperta la prossima legislatura firmeremo sicuramente l’Accordo di Programma”.

Quanto all’ipotesi di acquisto delle Acciaierie da parte del Comune, Tesei ha parlato di una provocazione, dato che nessun Ente è in grado di effettuare un simile investimento. Per cui il piano industriale dell’Ast continua ad essere uno solo.

De Luca, nella sua replica, ha ribadito che anche in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni non ci sarà nessun problema a firmare l’Accordo di Programma e che per questo non doveva essere rinviato a dopo le elezioni. Ha manifestato diverse criticità rispetto agli investimenti. E sugli approvvigionamenti energetici ha detto che non occorre attendere il 2029, poiché la legge regionale già oggi consente di creare un contenitore pubblico-privato che possano gestire gli impianti già andati in scadenza in modo da dare risposte alle richieste delle imprese energivore.

Impianti energia rinnovabile, Gepafin trova il sostegno di Plenitude

Regione Umbria e l’agenzia finanziaria Gepafin Spa hanno scelto Plenitude (società controllata da Eni) per consentire anche alle imprese meno strutturate di sviluppare e realizzare impianti di produzione di energia rinnovabile. Favorendo sostenibilità, innovazione e competitività. Affrontando le sfide poste dall’aumento dei costi energetici e dai necessari investimenti nella sostenibilità.

Grazie alla collaborazione con Plenitude, leader nel settore delle soluzioni energetiche innovative, Regione Umbria e Gepafin sono in grado di offrire alle imprese un’opportunità di risparmio sui costi dell’energia e la possibilità di ridurre il proprio impatto ambientale. Il modello dell’Energy Performance Contract, che consente di finanziare gli interventi attraverso i risparmi generati dagli stessi impianti, permette alle aziende di affrontare la transizione energetica con maggiore serenità, delegando i rischi tecnici e finanziari a operatori specializzati.

L’accordo è stato presentato alle associazioni di categoria ed agli altri soggetti interessati in una conferenza stampa in cui sono intervenuti la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Donatella Tesei, l’ing. Francesco Cimino responsabile delle Attività Operative di Plenitude ed il presidente di Gepafin Spa Carmelo Campagna.

In apertura, Tesei ha sottolineato l’importanza della transizione ecologica ed energetica come una delle sfide più rilevanti del nostro tempo. Per l’Umbria rappresenta un’opportunità fondamentale per coniugare sviluppo sostenibile, innovazione e competitività.

L’accordo, come evidenziato dal presidente Campagna, ha l’obiettivo di supportare fattivamente le aziende che incontrano difficoltà tecniche e finanziarie nell’implementazione di impianti fotovoltaici o che scelgono di non affrontare in proprio in rischi anche finanziari relativi a tale scelta. In un contesto in cui il costo dell’energia rappresenta uno dei fattori di maggiore debolezza per l’intero Paese la sperimentazione in Umbria di un accordo che verrà poi implementato dalle altre finanziarie regionali consente alla nostra piccola Finanziaria di mantenere un ruolo guida all’ interno della Associazione Nazionale delle Finanziarie Regionali, con ricadute per il nostro territorio.

“La formula dell’Energy Performance Contract (EPC) che caratterizza l’accordo con Gepafin – ha spiegato l’ing. Cimino – permette di utilizzare parte dei risparmi ottenuti per ripagare la Società dell’investimento sostenuto, senza esporre il cliente a importanti investimenti iniziali. In particolare, nel caso di impianti fotovoltaici, il meccanismo dell’EPC permette di fissare un periodo contrattuale (tipicamente 10 anni) molto inferiore a quello della vita tecnica dell’impianto (25-30 anni). Durante il periodo contrattuale il Cliente non sostiene alcun investimento iniziale e nessuna spesa per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto ma corrisponde a Plenitude un corrispettivo per l’energia effettivamente prodotta che risulta inferiore ai costi di approvvigionamento da rete dell’energia elettrica. Questo permette al cliente di avere la certezza di risparmiare sui costi di approvvigionamento energetico e al contempo di migliorare il proprio bilancio di sostenibilità, e a Plenitude di rientrare nel tempo dell’investimento sostenuto”.

Ma questo è solo il primo vantaggio del meccanismo EPC. Allo scadere del contratto, infatti, il cliente diverrà proprietario dell’impianto e tratterà per sé tutti i risparmi energetici legati all’autoconsumo dell’energia prodotta abbattendo così in maniera significativa i suoi costi di approvvigionato energetico (anche del 50% ed oltre). Tutto questo delegando a Plenitude i rischi tecnici e finanziari dell’operazione. È proprio sulla gestione del rischio finanziario che l’accordo con Gepafin permetterà a Plenitude di poter estendere l’iniziativa ad una platea molto più ampia di clienti nella regione Umbria.