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Tag: energia

Transizione energetica, il confronto con imprese e comitati sul dl della Giunta

‘Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro’, in audizione in II Commissione regionale le associazioni di categoria e di comitati sul Disegno di legge della Giunta. Presente alla riunione anche l’assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca, che ha rimarcato come lo spirito della legge sia quello di osservare i fabbisogni di cittadini e imprese senza però costruire impianti sovradimensionati nel territorio.

Dagli interventi degli auditi è emersa una sostanziale condivisione rispetto all’impianto normativo e sull’urgenza di dotare la Regione Umbria di una apposita “legge equilibrata tra la transizione energetica e la tutela del paesaggio”.

Proposte sono emerse sulla necessità di una maggiore semplificazione per la strutturazione delle
Comunità energetiche rinnovabili. Massima importanza è stata data al tema della diversificazione delle diverse forme di produzione e stoccaggio dell’energia con l’auspicio di facilitare l’approccio alla collaborazione soprattutto tra le piccole e medie imprese.

Le associazioni di categoria

Hanno partecipato all’audizione rappresentanti di: Legacoop Umbria, Confapi PMI Umbria, Confcooperative Umbria, Coldiretti Umbria, Confagricoltura Umbria, CIA Umbria, associazione Italia Solare, Coordinamento promotori petizione ‘No agli impianti eolici nell’Appennino. Difendiamo l’Umbria cuore verde d’Italia’, associazione Anev.

Nicola Stabile (Legacoop Umbria) dopo aver dichiarato condivisione sulle linee del Disegno di legge ha sottolineato l’importanza di uno sviluppo senza grandi concentrazioni ed essere vicino al consumo.
Avvicinare il produttore al consumatore è fondamentale anche per le generazioni future. Auspichiamo che venga mitigato quanto previsto per l’organizzazione delle Cer soprattutto rispetto al comma che chiede di avere, già nella richiesta delle autorizzazioni, il numero necessario degli associati per la sua costituzione”.

Valeria Cardinali (Confapi): “Ritroviamo con piacere nella legge alcune nostre indicazioni emerse in precedenti incontri con l’assessore. Si tratta di un tema da affrontare con chiarezza e fermezza come quello del fabbisogno energetico delle piccole e medie imprese per le quali è importantissimo facilitare l’approccio per metterle insieme. Bisogna facilitare la produzione di energie rinnovabili dialogando con le strutture interessate. Serve facilitare le autorizzazioni attraverso la semplificazione dei percorsi con i
Comuni e con un rapporto stretto tra associazioni di categoria”.

Carlo Di Somma (Confcooperative) ha espresso un giudizio positivo sul Ddl sottolineando però la necessità di rivedere il passaggio normativo relativo alla costituzione delle Cer.

Anna Chiacchierini (Coldiretti): “Bene l’ apertura alle audizioni alle associazioni agricole. Nella transizione ecologica e la sicurezza energetica il settore agricolo è centrale perché produce un’economia virtuosa e
circolare. Siamo fermamente contrari al consumo di suolo fertile. Abbiamo bisogno di ulteriori precisazioni per capire meglio gli interventi che con questa legge si vorrebbero mettere in campo”.

Roberto Trovati (Confagricoltura): “Difficile costituire le Cer, ma lo è ancor più farle funzionare perché vengono viste come fonte di guadagno economico e questo è limitato e fuorviante. Il loro vero
senso va attribuito al valore di tutela ambientale. Per condividere l’energia, prima bisogna produrla. È importante dare l’opportunità di poter installare impianti fotovoltaici con una lettura coraggiosa quindi dare la possibilità ai consumatori di potersi associare anche in seguito”.

Roberto Volta (CIA) ha annunciato l’invio di un documento sottolineando la “piena approvazione del testo del Disegno di legge”.

Rocco Biscontini (Italia Solare): “Condividiamo lo schema del Ddl. Bene il riconoscimento delle energie rinnovabili e l’attenzione data al tema degli accumuli. È però importante prestare molta attenzione alle
normative nazionali per non rischiare di andare in contrapposizione. Sul tema dell’agrivoltaico è importante fare riferimento a norme nazionali ed europee. Sono importantissimi tempi certi per le
autorizzazioni”.

Alessandro Alessandri (coordinamento ‘No agli impianti eolici nell’Appennino’): “Abbiamo la certezza di
rappresentare molti di più dei 7mila sottoscrittori della petizione. Continuiamo a dire un secco no a tutti i progetti che prevedono le tipologie di impianti presentati per la nostra montagna, compresa la
Valnerina e Spoleto. Continuiamo a denunciare questa invasione speculativa. Sono stati presentati progetti per una capacità di 544 megawatt, sostanzialmente un terzo degli obiettivi 2030 della regione
Umbria e questo su un territorio che rappresenta il 4 per cento di quello umbro. Questa non può essere la previsione regionale. Serve dunque una legge che scongiuri questo scempio attraverso un quadro
normativo chiaro. Condividiamo gli obiettivi della legge perché minimizza gli impatti ambientali e privilegia le aree industriali già antropizzate. Nella legge va meglio specificata la distanza di sicurezza tra gli impianti e i centri abitati”.

Simone Togni (Anev): “Il Ddl presenta differenze rispetto al quadro normativo nazionale soprattutto in materia di aree idonee e procedimenti dei regimi amministrativi per l’autorizzazione degli impianti. Questa legge dispone misure restrittive e retroattive analoghe a quelle della legge regionale della Sardegna impugnata dalla Presidenza dei Consiglio dei Ministri. Il raggiungimento degli obiettivi regionali al 2030 potranno essere traguardati non solo con l’apporto di impianti medi e piccoli, per questo va riconosciuto il valore della produzione da impianti utility-scale, come quelli eolici, che garantiscono una
densità di produzione elevata a parità di localizzazione”.

De Luca: queste le finalità della legge

“La ratio della legge – ha spiegato l’assessore De Luca – è quella di indirizzare, in una logica di governo e pianificazione del territorio, investimenti privati verso aree con vocazione idonea alla realizzazione di impianti Fer e riuscire a mantenere quanto più integre e conservate possibile altre aree. L’obiettivo è riuscire a disincentivare quanto più possibile la realizzazione di impianti in aree non idonee e incentivare e valorizzare la realizzazione di impianti in aree idonee dove le autorizzazioni prevedono la riduzione
dei tempi di un terzo e soprattutto non è vincolante il parere dell’autorità competente in materia paesaggistica. Le aree non idonee sono quelle ad elevata probabilità di esito negativo. Rispetto
all’intervento della legge su iter autorizzativi in essere va detto che lo fa negli aspetti valutativi. Tra questi è richiesto, come in Emilia Romagna, un livello minimo di produzione di 2.300 ore annue di
producibilità minima dell’impianto. Altri criteri riguardano la sicurezza, la distanza dai centri abitati, aspetti che dovrebbero essere basilari in ogni progetto”.

“Rispetto alla costituzione delle Cer – ha proseguito – oggi nelle aree idonee e in quelle ordinarie le Comunità energetiche beneficiano di tutte le agevolazioni previste dalla normativa nazionale. Rispetto alle opere di rete, all’interno della legge c’è una valutazione basata sul principio di prossimità. Sul
tema dell’agrivoltaico, le aree agricole vengono vietate all’installazione di moduli fotovoltaici a terra. È quindi evidente che il consumo di suolo sia già assolutamente preservato”.

De Luca ha detto che “questa legge non è una moratoria verso l’eolico. Rispetto alle aree idonee inseriremo alcuni criteri, su cui stiamo lavorando, tra cui un tetto massimo all’altezza degli impianti. Un
impianto di 250 metri in Umbria diventa preclusivo. Esacerbare la conflittualità non conviene a nessuno. Il punto di equilibrio deve essere quello di definire chiaramente i criteri. Se si realizza un impianto – ha concludo – si deve tenere conto del beneficio che può rappresentare per la comunità umbra”.

Ok al Conto Termico 3.0: il nuovo decreto in sintesi

Con l’approvazione in Conferenza Unificata, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha adottato il decreto che aggiorna e potenzia il meccanismo, chiamato Conto Termico 3.0, di incentivazione per interventi di piccole dimensioni, finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica e alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili negli edifici. Il testo prevede un limite di spesa annua di 900 milioni, di cui 400 destinati alle Pa e 500 per i privati.

“È un provvedimento molto atteso – ha dichiarato il Ministro Gilberto Pichetto – soprattutto dagli enti locali, e per il quale il MASE ha lavorato con grande solerzia. Con le novità introdotte puntiamo a migliorare l’efficienza degli impianti termici negli edifici: una leva fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e contenere i costi dell’energia. Con il Conto Termico 3.0 rendiamo più semplice, accessibile ed efficace uno strumento già apprezzato da amministrazioni pubbliche, imprese e cittadini”, ha concluso Pichetto.

Il nuovo decreto in sintesi

Il nuovo decreto semplifica l’accesso al meccanismo, amplia la platea dei beneficiari, aggiorna le tipologie di interventi agevolabili e le spese ammissibili, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e dei prezzi di mercato.

Sono potenziati anche gli interventi ammissibili in ambito terziario.

Tra le principali novità introdotte vi è l’estensione dei beneficiari, con gli enti del Terzo Settore equiparati alle amministrazioni pubbliche. Sono aggiornati inoltre i massimali di spesa, specifici e assoluti, per adeguarli ai nuovi costi di mercato.

Il perimetro degli edifici coinvolti per gli interventi di efficienza energetica, finora riservati alla PA, è ampliato anche agli edifici non residenziali privati.

In aggiunta agli interventi già previsti, quali l’isolamento termico, l’installazione di pompe di calore o di collettori solari, sono incentivabili nuove tipologie di intervento quali ad esempio gli impianti solari fotovoltaici con sistemi di accumulo e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, purché installati congiuntamente alla sostituzione dell’impianto termico con pompe di calore elettriche.

Il nuovo decreto riconosce una copertura media del 65% delle spese ammissibili che arriva al 100% nel caso di interventi realizzati su edifici pubblici in comuni fino a 15.000 abitanti, scuole pubbliche, ospedali e strutture sanitarie pubbliche, comprese quelle residenziali, di cura, assistenza o ricovero.

Viene introdotta la possibilità, per soggetti pubblici e privati, di accedere agli incentivi anche attraverso Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) o configurazioni di autoconsumo collettivo.

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), responsabile dell’attuazione del meccanismo, provvederà all’aggiornamento del portale informatico per la presentazione delle richieste entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto.

Impianti energia, il disegno di legge varato dalla Giunta regionale

La Giunta Regionale dell’Umbria, con la delibera 698, ha approvato il disegno di legge “Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”. Un provvedimento che mira a conciliare l’accelerazione verso l’autonomia energetica con la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale, rispondendo all’obbligo di individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER), in ottemperanza al D.Lgs. 199/2021.

“Il disegno di legge che consegniamo all’Assemblea legislativa – dichiara l’assessore Thomas De Luca – è il risultato del grande percorso di partecipazione che abbiamo messo in campo con quasi cento incontri e sei plenarie su tutto il territorio della nostra regione. Sindaci, amministratori, associazioni, tecnici, imprese e singoli cittadini hanno potuto migliorare il testo con le loro proposte che sono state accolte nella versione finale”.

Spiega De Luca che “la legge definisce un quadro di chiarezza: fare impianti nelle aree idonee sarà semplice, veloce ed a rischio zero. Presentare progetti nelle aree non idonee sarà un rischio altissimo di bocciatura, prossimo alla certezza di veder andare in fumo il proprio investimento.”

La legge ha infatti come finalità principale il raggiungimento delle zero emissioni nette e dell’autonomia energetica regionale entro il 2050, una transizione energetica basata su sostenibilità ambientale ed economica, giustizia sociale e climatica.

I tempi dettati dal TAR del Lazio

“Ci muoviamo in un quadro molto complicato. Dobbiamo rispettare la Costituzione e non possiamo discostarci dal quadro normativo nazionale definito dal Governo, al tempo stesso, però, dobbiamo monitorare la giurisprudenza che evolve costantemente la materia. I 60 giorni che il TAR del Lazio ha dato al Governo per la correzione del decreto attuativo sono giunti al termine. Ad ora non è arrivato alcun segnale. In questo vuoto normativo il nostro territorio continua ad essere bersaglio di centinaia di progetti eolici e fotovoltaici di grandi dimensioni in aree non idonee, totalmente fuori scala per il nostro territorio”, sottolinea l’assessore regionale all’energia e al paesaggio. “Al contrario – conclude -i progetti delle Comunità Energetiche Rinnovabili e quelli delle nostre imprese sono paralizzati da una vera e propria moratoria fantasma che sta soffocando il nostro sistema economico”.

Nonostante la recente sentenza del TAR Lazio sul Decreto Ministeriale del 21 giugno 2024, la Regione ha deciso di procedere con l’approvazione del disegno di legge per evitare ulteriori ritardi e incertezze. L’auspicio è che l’iter in Assemblea legislativa sia rapido, per giungere all’approvazione entro l’estate, rafforzando l’impegno dell’Umbria verso un futuro energetico e ambientale sostenibile al 100%.

Il mix energetico

La legge promuove un mix energetico diversificato, includendo tecnologie di accumulo come idroelettrico da pompaggio, accumulo gravitazionale ed idrogeno verde. Si privilegia la realizzazione di impianti diffusi, di piccole e medie dimensioni, prossimi alla domanda, e si riconoscono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) come pilastro del sistema, dichiarando idonea ogni area ad esse destinate, favorendo l’autoproduzione e contrastando la povertà energetica.

Vengono chiaramente definite le aree idonee, che includono le superfici antropizzate e compromesse, le coperture, le aree edificate, parcheggi, aree dismesse, discariche e infrastrutture esistenti. Per queste aree, i tempi autorizzativi saranno ridotti e il parere paesaggistico sarà non vincolante, incentivando la rigenerazione delle aree già antropizzate. Grande attenzione è dedicata all’agrivoltaico, con requisiti stringenti nelle aree non idonee per garantire benefici alla biodiversità e all’identità culturale umbra, promuovendo pratiche sostenibili.

La legge impone requisiti rigorosi per minimizzare gli impatti ambientali e una ripartizione territoriale equa degli impianti. Sono previste garanzie finanziarie per la dismissione degli impianti e un programma di compensazioni ambientali e territoriali a carico dei proponenti, con percentuali significative dei proventi da destinare ai comuni o alle CER.

Accordo di programma Ast, Proietti: “L’Umbria riparte da Terni”

“L’Umbria riparte da Terni”. Una presidente Stefania Proietti visibilmente e comprensibilmente soddisfatta, insieme ai suoi due assessori Francesco De Rebotti e Thomas De Luca, brinda alla firma dell’Accordo di Programma per Ast Arvedi che avverrà nella seduta convocata per l’11 giugno al Ministero delle Im prese e del Made in Italy.

Un risultato per il quale Proietti rivendica il lavoro fatto in questi mesi dalla sua amministrazione, ma riconosce anche il grande lavoro di squadra tra le Istituzioni. E il cavalier Arvedi, che ha seguito in prima persona la complessa trattativa.

Che dopo tre anni porta ad un Accordo che, in cambio di consistenti investimenti dell’azienda legati piano industriale presentato un mese fa ai sindacati, garantisce anche interventi e monitoraggi tesi ad assicurare un abbattimento dell’impatto ambientale. Aspetto, questo, sottolineato in particolare dall’assessore De Luca, che parla di “punti rivoluzionari” per la Conca. Anche rispetto alla discarica, per la quale sono previste misure premianti per ridurre la quantità di scorie da conferire, favorendo il recupero.

In cambio, la Regione assicura una quota dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, a prezzi calmierati, a tutte le imprese energivore della provincia di Terni. Premessa fondamentale per garantire nel tempo la competitività e quindi la continuità delle produzioni nell’area ternana.

Dopo la firma dell’Accordo di programma si aprirà un’altra fase, che è quella della verifica e dell’attuazione dei suoi punti. “Non lasceremo da soli lavoratori e sindacati” ha assicurato De Rebotti.

Comunità Energetiche Rinnovabili, i casi concreti: così le impese risparmiano sulla bolletta

“Comunità energetiche rinnovabili: dalle idee ai progetti concreti”. Questo il tema del confronto che si è tenuto nella sede di Arpa Umbria a Terni, organizzato da Confindustria Umbria, Legacoop Umbria e Confartigianato Imprese Umbria. Un’occasione per un confronto con le Istituzioni sulle normative e su quanto attuato, e per presentare i vantaggi delle CER costituite a Perugia e a Terni.

QUI IL VIDEO https://www.facebook.com/100089473223934/videos/656929336930056

L’inizio dell’evento, introdotto dai saluti , è stato posticipato nel rispetto del lutto cittadino proclamato in memoria della giovane Ilaria Sula.

All’iniziativa – posticipata per rispettare il lutto cittadino per la morte di Ilaria Sula – introdotta dai saluti del direttore amministrativo di ARPA Umbria Amedeo Di Filippo e moderato dal giornalista Fabio Toni, hanno portato il proprio contributo gli assessori allo Sviluppo economico dei Comuni di Terni e di Perugia, Sergio Cardinali e Andrea Stafisso, che si sono soffermati sulle azioni messe in campo dagli enti locali per affrontare la sfida delle comunità energetiche, cercando di promuovere la sostenibilità e l’autosufficienza energetica.

Gli aspetti legati alla configurazione delle CER e ai meccanismi di incentivazione sono stati affrontati dalla responsabile Funzione Promozione e Assistenza alle Imprese di GSE Enrica Cottatellucci, che ha illustrato i benefici che le CER possono assicurare alle comunità locali.

Sul ruolo delle CER nella transizione energetica sono intervenuti Marco Centinari, presidente Sezione Territoriale Terni Confindustria Umbria, Giorgio Nanni, responsabile Ambiente e Energia Legacoop e Valentina Bagozzi, responsabile Mercato, Energia, Utilities Confartigianato Imprese.

I casi concreti: le CER di Perugia e Terni

Al centro dell’iniziativa due esperienze concrete, frutto della spinta propulsiva di un gruppo di imprenditori e realizzate con il coinvolgimento di Confindustria Umbria, Legacoop Umbria e Confartigianato Imprese Umbria. Si tratta, cioè, della Comunità energetica rinnovabile “Insieme sostenibili”, costituita a Terni da dieci imprese del territorio che si sono unite per produrre, consumare e condividere energia prodotta localmente da impianti da fonti rinnovabili, e della CER “Cooperativa Perugia Green Energy”, fondata a Perugia da undici imprese che hanno portato avanti un analogo progetto.

Ad illustrarne caratteristiche e opportunità sono stati Paolo Garofoli, presidente della CER di Terni e Nicola Stabile, presidente della CER di Perugia, insieme a Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Imprese Umbria.

“Le comunità energetiche rinnovabili – sottolineano le tre associazioni – non solo contribuiscono a un futuro più sostenibile, ma offrono anche vantaggi economici e sociali significativi. I progetti realizzati sul territorio in questo ambito rappresentano il risultato concreto di un’azione sinergica tra le nostre Associazioni e con le imprese, che hanno mostrato grande interesse verso le CER, consapevoli che l’adozione di questo modello può aumentare la competitività e contribuire alla creazione di un sistema energetico più resiliente, sostenibile e inclusivo”.

Proietti: energia alle aziende a un prezzo giusto

Le conclusioni sono state affidate alla presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti: “A Terni – ha affermato – si realizza il sogno di dare energia alle aziende a un prezzo giusto. E questo è possibile grazie alla Comunità energetica rinnovabile che rappresenta l’opportunità di renderci indipendenti, autonomi. Azzeccato il sottotitolo di questo incontro ‘dalle idee ai progetti concreti’ che ci porta con soddisfazione a toccare con mano la nascita di due nuove Cer in un’ottica di rilancio di questa regione e di solidarietà nelle scelte energetiche”.

Scatta l’ora legale, la trovata che fa risparmiare energia e soldi

Due deputati della Lega hanno presentato una proposta di legge per tutelare e valorizzare questo prodotto tipico

Alle 2 di notte (tra sabato 29 e domenica 30 marzo) lancette avanti di 60 minuti. Scatta infatti l’ora legale, provvedimento assunto per sfruttare di più la luce del sole ed avere quindi benefici sui consumi energetici.

Secondo Terna, la società che gestisce le reti elettriche in Italia, nei sette mesi dell’ora legale in Italia si risparmierà un consumo di 330 milioni di kWh, pari a circa 100 milioni di euro.

L’ora solare, infatti, tornerà in vigore il 26 ottobre. Un cambio che l’Italia ha adottato per la prima volta nel 1916 e poi ininterrottamente dal 1965. E che continuerà ad utilizzare, almeno sino a quanto non arriverà l’eventuale stop in sede comunitaria, come richiesto principalmente dai Paesi del Nord Europa. A quelle latitudini, infatti, la differenza di luce tra estate e inverno è così elevata che il cambio di una solaora incide in maniera minima.

Il Parlamento europeo nel 2021 si era espresso per l’abolizione dell’ora legale, ma poi è arrivato il veto del Consiglio, in cui serve una maggioranza qualificata per la ratifica. Questione che non è tramontata e che resta ancora oggetto di dibattito in seno all’Unione europea.

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Comunità Energetiche Rinnovabili, ok in Commissione all’avvio per i contributi

La Seconda Commissione consiliare regionale, presieduta da Letizia Michelini, ha espresso parere favorevole (astenuti i consiglieri della minoranza) sulla deliberazione della Giunta regionale in merito ai
‘criteri per l’attivazione di un avviso pubblico per la concessione di contributi a sostegno della costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (C.E.R.).

Alla riunione ha partecipato l’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca che ha illustrato il documento.

I beneficiari

I soggetti beneficiari delle risorse, quantificate per il 2025 in 110mila euro, saranno: Amministrazioni comunali; Amministrazioni provinciali; Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria (A.Di.S.U.); Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della Regione Umbria (A.T.E.R.); Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (A.R.P.A.). Aziende ospedaliere; Aziende sanitarie.

I soggetti pubblici elencati devono risultare formalmente membri di una C.E.R. regolarmente costituita, a decorrere dal 1 gennaio 2025 e non oltre il 31 dicembre 2025; per ciascuna C.E.R. può presentare istanza di partecipazione uno solo tra i soggetti beneficiari (soggetto proponente); ciascun soggetto proponente può presentare più istanze di partecipazione, riferite a differenti C.E.R. di cui risulti membro.

Le spese ammissibili

Le categorie di spese ammissibili riguardano: spese per l’analisi preliminare: studi di pre-fattibilità, consulenze specialistiche (tecnica, economica, finanziaria e giuridico-amministrative); spese legali per la
formazione giuridica della comunità, per lo statuto e per il regolamento: spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista); spese tecniche (relative agli impianti a fonti rinnovabili): progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi.

Le spese devono essere sostenute dal soggetto proponente e/o dagli altri soggetti pubblici membri della medesima C.E.R. ed essere comprese tra il 01 gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025.

Il contributo

Il sostegno concedibile, per ciascuna istanza di partecipazione, nella forma di contributo in conto capitale, sarà quantificato nella misura del 100 per cento delle spese ammissibili e comunque fino ad un limite massimo di 10mila euro per ciascuna C.E.R. Il contributo, comunque, sarà concedibile fino ad
esaurimento della dotazione finanziaria prevista; qualora la dotazione disponibile non fosse sufficiente a coprire interamente l’ultima istanza ricevibile, l’importo suddetto (euro 10mila) potrà essere quantificato in misura inferiore fino a concorrenza della dotazione complessiva di 110mila euro.

La procedura prevede l’avviso a sportello, ovvero le istanze ritenute ricevibili accedono ai contributi secondo l’ordine di priorità determinato dall’ordine cronologico di presentazione e, comunque, fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Il nodo dotazione

Su specifica richiesta di alcuni commissari della minoranza, che hanno definito ‘esigue’ le risorse destinate e la procedura a sportello, De Luca ha precisato che “la dotazione economica è stata definita nella precedente legislatura, comunque i 110mila euro servono intanto per iniziare il progetto. Ho già chiesto – ha assicurato l’assessore – di ampliare la dotazione finanziaria per la seconda fase, come pure l’ampliamento della platea dei beneficiari. In questa fase è imprescindibile andare avanti per
mettere in condizione i Comuni di procedere. C’è un positivo fermento in questo settore. La modalità dello sportello è ad oggi la più veloce”.

Maggioranza soddisfatta

Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dalla presidente Michelini e dai consiglieri di maggioranza perché – è stato tra l’altro sottolineato – “le C.E.R. potranno diventare un volano importantissimo soprattutto per chi vive in aree complesse, a rischio di spopolamento e,
grazie ai benefici che possono produrre, potranno creare attrazione per le persone, ma anche per nuove aziende produttive. Le C.E.R. vanno nella giusta direzione della transizione energetica”.

Nodo energia Ast: “Accordo di Programma infruttuosa pantomima”

“Un’enorme perdita di tempo e una generale e infruttuosa pantomima”. L’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti, bolla così la vicenda dell’Accordo di Programma con Ast, dopo che il Gruppo Arvedi, attraverso il ceo Dimitri Menecali, ha ribadito che non ci sarà alcuna firma se prima non verrà messa nero su bianco una soluzione “contingente e strutturale” al problema del costo dell’energia. Da sempre posto dall’azienda, sui tavoli locali e ministeriali, come punto imprescindibile per effettuate nuovi investimenti sul polo siderurgico e sul territorio ternano.

“Fin da subito – scrive De Rebotti – è stato chiaro che l’incaglio fosse, come più volte ripetuto, il tema del costo dell’energia e i rinvii per la firma dei mesi scorsi, giustificati dalla prossimità delle elezioni regionali, si dimostrano oggi con evidenza solo un inutile e dannoso tentativo di procrastinare il nulla. Perché, è questa la verità – attacca l’assessore – mai si sono costruite soluzioni che ne permettessero la definizione”.

Scrive ancora De Rebotti: “Oggi la vicenda rischia di condizionare pesantemente il futuro di Ast, della tenuta occupazionale e del progetto industriale all’interno del quale sono contenuti importanti investimenti di matrice ambientale. Abbiamo testardamente inseguito possibili soluzioni al tema energetico, rimane in campo il percorso già avviato dalla Regione sul tema delle concessioni che può portare beneficio alle imprese umbre dal 2029 in poi. Ma ora è indispensabile, dopo la presa di posizione di AST, riportare immediatamente la questione sul tavolo del governo. Non sono più permessi disimpegni per nessuno degli attori in campo. Lo dobbiamo ai lavoratori e alla comunità ternana e regionale”.

Alla luce di queste valutazioni la Regione convocherà in tempi rapidi a Terni i rappresentanti del Parlamento Italiano ed Europeo. Chiedendo l’immediata convocazione del tavolo ministeriale sul progetto industriale di Ast, come invocato dai sindacati nell’incontro avuto venerdì in Regione.

Comunità energetiche rinnovabili, prime risorse per il nuovo avviso pubblico

La Giunta regionale dell’Umbria sostiene la nascita delle Comunità energetiche rinnovabili (CER). Approvata delibera in attuazione della L.R. 6/2024 (approvata nella scorsa legislatura su proposta dell’allora consigliere di opposizione ed oggi assessore Thomas De Luca), con un nuovo imminente avviso pubblico.

La delibera prevede lo stanziamento di 110 mila euro per promuovere la costituzione delle CER attraverso un nuovo avviso pubblico con l’obiettivo di supportare gli enti pubblici nel loro impegno verso la transizione energetica e la sostenibilità ambientale.

“Si tratta di risorse soltanto iniziali che sono ancora esigue – la premessa dell’assessore De Luca – ma che sicuramente andremo a rifinanziare. Le Comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento straordinario ed è importante dare sostegno ai Comuni che per la realizzazione dei progetti potranno coinvolgere aziende e cittadini. Rimpinguando la dotazione finanziaria in fase di bilancio potremo utilizzare le risorse a partire dagli enti locali e dalle aziende pubbliche per sostenere le spese istruttorie per la costituzione delle CER e le spese tecniche per l’individuazione e la realizzazione degli impianti. La presenza della Regione in questa partita – ha sottolineato l’assessore – costituisce un traino fondamentale”.

I beneficiari e le spese ammissibili

Tra i soggetti beneficiari dei contributi ci sono amministrazioni comunali e provinciali, Adisu, Ater, Arpa, Aziende ospedaliere e Aziende Sanitarie. Per essere ammessi al contributo, i soggetti pubblici devono essere formalmente membri di una CER costituita tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025 ai sensi dell’art. 31 del D.Lgs. n. 199/2021. Ogni CER può presentare una sola istanza di partecipazione tramite uno dei suoi membri (il soggetto proponente). Tuttavia, ogni soggetto proponente può presentare più istanze, riferite a differenti CER di cui risulti membro.

Le spese ammissibili includono studi di pre-fattibilità e consulenze specialistiche (tecniche, economiche, finanziarie e giuridico-amministrative), spese legali per la formazione giuridica della comunità (statuto e regolamento) e spese amministrative e legali (notaio, avvocato e fiscalista), spese tecniche relative agli impianti a fonti rinnovabili (progettazioni, indagini geologiche e geotecniche, direzioni lavori, sicurezza, collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi).

“Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un’opportunità di crescita non solo sotto l’aspetto energetico, ma anche sociale. Le CER permettono a cittadini, imprese e amministrazioni locali di unirsi per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale e di non dipendere esclusivamente dai grandi fornitori centralizzati. Ovviamente, il tema delle aree idonee è prioritario” conclude De Luca. Che annuncia: “Nei prossimi mesi solleciteremo la ricognizione delle aree di proprietà pubblica”.

Ast, Istituzioni col rebus “soluzione praticabile” per il nodo costi energetici

Affrontare il tema del contenimento dei costi energetici “attraverso delle proposte praticabili, normativamente inappuntabili e efficaci per consolidare il progetto di sviluppo di Ast, nella garanzia degli investimenti e del mantenimento dei livelli occupazionali”. E’ quanto ribadito dall’assessore regionale alle Politiche industriali, Francesco De Rebotti, che ha partecipato al vertice di fine anno che si è tenuto al Ministero sulle prospettive presenti e future di Ast.

Il ministro Urso intende esplorare, attraverso un confronto tra Governo, Regione e azienda, le possibili soluzioni al tema dei costi energetici contingenti fino all’appuntamento del 2029. Il tutto entro il 20 gennaio, se si vuole arrivare a siglare l’Accordo di programma entro febbraio, come auspicato dal ministro. Considerando che il gruppo Arvedi ha sempre subordinato il mantenimento degli impegni sugli investimenti con la soluzione dei costi energetici, considerati eccessivi.

Un impegno verso il quale De Rebotti ha chiamato all’unità tutte le Istituzioni ed al senso di responsabilità, nell’interesse dei lavoratori e del territorio.

Ma Confartigianato Imprese Terni, proprio in ragione delle difficoltà nel trovare soluzioni rapide e praticabili sul versante dei costi energetici, a cominciare da “soluzioni ponte” che erano state ipotizzate, è tornata a manifestare la propria preoccupazione, chiedendo misure a sostegno delle piccole e medie imprese dell’indotto, che non possono attendere sino al 2029, termine della nuova concessione idroelettrica.