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Tag: sindacati

Servizi sicurezza all’aeroporto, i sindacati: la gara va fermata

Presidio davanti all’aeroporto San Francesco d’Assisi, organizzato da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, che chiedono venga annullata la gara indetta da Sase prima di Natale per esternalizzare i servizi della sicurezza. Scelta – hanno spiegato i segretari generali delle categorie, Ciro Zeno, Fabio Ciancabilla e Stefano Cecchetti – che penalizzerà sul piano economico i lavoratori (15 a tempo indeterminato, il doppio nel periodo di alta stagione), che avranno un trattamento equiparato a coloro che effettuano il servizio di antitaccheggio nei centri commerciali. Abbassando – e questo è un problema che coinvolge anche i viaggiatori e potenzialmente tutta la comunità locale – i livelli di sicurezza, visto che questi lavoratori hanno acquisito competenza nei servizi di controllo passeggeri e bagagli a mano, da stiva, varco “crew-staff”, varco carraio, “control room” e attività di pattugliamento e sorveglianza del gestore “control room” e attività di pattugliamento e sorveglianza del gestore.

I temi posti dai lavoratori riguardano le materie contrattuali, di sicurezza del lavoro, di mancanza di informativa rispetto all’ avvio del processo, di dumping contrattuale.

“Sase – hanno detto – pensa di esternalizzare a società che gestiscono la sicurezza nei supermercati, senza capire che si tratta di un servizio completamente diverso, oltre al fatto che i lavoratori subirebbero un danno con dumping contrattuale completamente diverso. Per un’azienda che va bene come la Sase, il mantenimento dei dipendenti sarebbe comunque uno sforzo economico residuale”.

Una scelta, quella di esternalizzare i servizi del controllo e della sicurezza, assunta in un periodo in cui la Giunta regionale era nella fase di insediamento e il Cda di Sase era dimissionario. Per questo ora chiedono che il bando – l’apertura delle buste con le offerte è fissata al 15 gennaio – venga ritirato dalla Regione.

Se non dovesse arrivare una risposta, i sindacati sono pronti allo sciopero.

Vertice su Ast: a febbraio l’Accordo di programma, ma prima la questione idroelettrica

Gruppo Arvedi, sindacati e Istituzioni – dal Ministero, alla Regione, al Comune di Terni – hanno concordato un percorso che entro febbraio dovrà portare alla stesura di un cronoprogramma, a cominciare con la firma dell’Accordo di programma per il rilancio del polo siderurgico ternano. Ma prima, entro il 20 gennaio, insieme alla Regione Umbria, si dovrà concordare una modalità per ridurre i costi energetici. Fondamentale, su questo fronte, sarà la gara per la nuova concessione della centrale idroelettrica, che avverrà nel 2029.

Questo l’esito dell’incontro che si è tenuto questa mattina (lunedì) al MiMiT, al quale hanno preso parte, insieme al ministro Adolfo Urso, l’assessore De Rebotti per la Regione Umbria, il sindaco di Terni Bandecchi insieme all’assessore Cardinali, rappresentanti dell’azienda e delle organizzazioni sindacali. Un risultato commentato positivamente dal sottosegretario agli Interi, Emanuele Prisco, per il quale quando deciso “consente di fare un passo in avanti nella vertenza in corso. Positiva la stesura di un cronoprogramma, che da qui a febbraio porterà alla stesura dell’accordo di programma tra le varie istituzioni e l’azienda, al fine di rilanciare un polo siderurgico molto importante e strategico per l’Umbria come per l’Italia”.

“Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy – prosegue Prisco – si sta occupando della vertenza con grande solerzia ed efficacia e di questo ringrazio il ministro Urso. Dirimenti saranno adesso le determinazioni della Regione in merito alla concessione della centrale idroelettrica, determinazioni che dovranno arrivare entro fine gennaio: la riduzione del costo dell’energia è infatti condizione chiave per la realizzazione del piano industriale elaborato dall’azienda”

Lavoratori turismo, aumento base di 200 euro e una tantum di 450

Un’indennità onnicomprensiva una tantum di 450 euro (320 euro per le imprese di viaggi, turismo e congressi) a copertura del periodo intercorrente tra la data di interruzione del negoziato dello scorso luglio e la data di erogazione della prima tranche di aumento economico, che sarà di base di 200 euro sul livello C2 (da erogarsi in 4 tranche e in 5 tranche per le imprese di viaggi, turismo e congressi).

Questo il trattamento economico previsto dal nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’Industria Turistica, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025 ed avrà validità triennale. Un accordo complesso, raggiunto e firmato dalle associazioni datoriali Aica (Associazione Italiana Confindustria Alberghi) e Federturismo Confindustria e le organizzazioni sindacali di categoria Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL.

Il nuovo CCNL introduce soluzioni innovative e sostenibili, assicurando un adeguamento graduale delle retribuzioni ai dipendenti e preservando l’equilibrio economico-finanziario delle aziende in un contesto ancora fragile per il comparto turistico, reduce dagli effetti della pandemia e da una congiuntura economica globale con luce e ombre.

L’accordo riforma, inoltre, il sistema della bilateralità con l’obiettivo di dare risposte concrete alle imprese e ai lavoratori anche nei territori non coperti da un ente bilaterale territoriale e introduce importanti innovazioni sul fronte della lotta alle discriminazioni, alle molestie e alla violenza di genere.

Ast, vertice il 30 dicembre. A gennaio i premi welfare

Costo dell’energia, riconversione del sito ternano e Accordo di programma. Questi gli argomenti all’ordine del giorno dell’incontro con i vertici del gruppo Arvedi che si terrà il 30 dicembre, alle ore 10, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

In quella sede saranno messe sul tavolo alcune proposte per consentire al sito siderurgico ternano di abbattere in parte gli elevati costi energetici, anche con l’interlocuzione della Regione Umbria. Dall’altra, sindacati e Istituzioni attendono che la proprietà faccia passi concreti verso quegli investimenti previsti nell’Accordo di programma.

Intanto, il cavaliere Arvedi ha comunicato ai delegati sindacali che dal 31 gennaio saranno erogati premi welfare a tutti i dipendenti di Ast, di 200 euro ciascuno.

Ora si confida che il vertice romano di fine anno possa traghettare Ast,il suo indotto e la città di Terni verso un 2025 con meno nubi.

Su Ast Arvedi conferma il rilancio, ma restano i nodi energia e concorrenza dall’Asia

Arvedi conferma la volontà di rilanciare l’Acciai Speciali Terni, anche se il nodo rappresentato dal costo dell’energia rende incerto l’orizzonte temporale degli investimenti promessi.

Nell’incontro che si è svolto nella sede Finarvedi a Cremona tra la proprietà di Acciai Speciali Terni e le organizzazioni sindacali territoriali e nazionali, la proprietà ha anche annunciato, secondo quanto riferito dai sindacati, “proposte e interlocuzioni a livello istituzionale risolutive per giungere al più presto ad un accordo di programma”.

All’incontro erano presenti presidente e vicepresidente Finarvedi Giovanni Arvedi e Mario Arvedi Caldonazzo, l’amministratore delegato di Acciai Speciali Terni Dimitri Menecali, e il direttore del personale Giovanni Scordo.

“Come Fim-Fiom-Uilm di Terni – si legge nella nota delle tre sigle – abbiamo ribadito le ragioni che hanno portato allo sciopero del 19 novembre 2024, in riferimento alla indisponibilità di discutere il dettaglio del piano industriale e delle ricadute negative in ordine ai carichi e ritmi di lavoro. Giovanni Arvedi ha espresso la volontà di proseguire il progetto con una maggiore trasparenza e coinvolgimento dei lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali che si dovrà attuare nei prossimi mesi in sede aziendale”.

Giovacchino Olimpieri e Marco Bruni (Fismic), informano che il presidente ha illustrato una strategia ambiziosa: “La produzione di acciaio inox rimane il fulcro dell’attività, con l’obiettivo di raggiungere un livello di produzione tra caldo e freddi tali da rendere lo stabilimento leader in Europa. Tuttavia, non mancano le difficoltà che l’azienda ha illustrato, tra cui costi energetici molto elevati”.

Il rilancio del sito ternano e la tutela dell’occupazione, evidenzia però l’Ugl, ruotano purtroppo intorno a due punti: il caro energia e la concorrenza delle aziende cinesi e Indonesiane che immettono nel mercato europeo prodotti a basso costo.

Ora si attendono i prossimi passi al Ministero e nell’interlocuzione con la neo governatrice umbra Stefania Proietti.

Incendio Fonderie Assisi, lavoratori in cassa integrazione e divieti comunali

I vigili del fuoco hanno impiegato quasi 6 ore per spegnere l’incendio che si è sviluppato all’interno delle Fonderie di Assisi, ma le conseguenze (economiche, sociali e ambientali) sono ancora ben vive.

Incendio che si sarebbe sviluppato per un problema ad una centralina elettrica, interessando poi l’olio dei condensatori di media dimensione-

Cabina elettrica che è interna all’azienda e che non riguarda l’Enel, che però ha provveduto ad un distacco dell’energia nella zona per favorire le operazioni di soccorso.

Nessuno è rimasto ferito, neanche tra i soccorritori, ma sul sito industriale si riaccendono i timori da parte del locale comitato di cittadini.

L’ordinanza del Comune

Il Comune di Assisi, su indicazione dell’ARPA, ha emesso un’ordinanza in via precauzionale stabilendo, per un raggio di 2 km dal luogo dell’incendio, il divieto di raccolta e consumo di prodotti alimentari coltivati; divieto di raccolta e consumo di funghi epigei spontanei; divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile; divieto di utilizzo dei foraggi e cereali coltivati all’esterno e destinati agli animali; limitare le attività all’aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludico sportiva.

La USL propone l’eventuale manutenzione straordinaria degli impianti di ventilazione meccanica di centri commerciali, aziende e luoghi di utilizzo pubblico.

Fonderie Assisi

Nei confronti dell’azienda l’ordinanza dispone il divieto di accesso a personale non autorizzato per interventi di bonifica e di sicurezza nelle zone interessate dall’incendio per inagibilità provvisoria della struttura interessata dall’evento; rimozione quanto prima del rifiuto combusto mediante ditta autorizzata previa idonea caratterizzazione e classificazione. e che entro 30 giorni dalla rimozione del rifiuto occorrerà presentare al Comune, ARPA e Regione Umbria una relazione tecnica sugli interventi effettuati corredata di documentazione fotografica attestante il rispristino dei luoghi e corredata da copia dei formulari di trasporto e di verificare le caratteristiche qualitative (con la ricerca di tutti i parametri previsti dall’AlA con l’aggiunta di PCB) delle acque contenute nella vasca e di gestire le stesse come rifiuto qualora le analisi evidenzino caratteristiche non compatibili con il sistema di depurazione della ditta, previo parere di ARPA.

Lavoratori in cassa integrazione

C’è apprensione anche per la situazione dei lavoratori, attualmente tutelati dalla cassa integrazione straordinaria. Ma i sindacati auspicano che la produzione possa riprendere a breve.

Le Segreterie provinciali Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, insieme alle Segreterie confederali regionali di Cgil, Cisl e Uil, esprimono la massima vicinanza e sostegno alle Fonderie di Assisi, dopo che l’incendio ha gravemente danneggiato parte dell’impianto di Santa Maria degli Angeli.

“Abbiamo – dichiarano i segretari Andrea Calzoni (Fim), Marco Bizzarri (Fiom) e Daniele Brizi (Uilm) – massima fiducia in una ripresa a breve delle produzioni, anche se i i danni causati dall’incendio risultano ingenti. I lavoratori che, causa fermo degli impianti, saranno obbligati a stare a casa saranno sotto regime della cassa integrazione straordinaria che era già stata aperta, mentre dall’azienda ci hanno rassicurato circa il normale pagamento degli stipendi e delle tredicesime. Fortunatamente – aggiungono – nessun lavoratore e nessuno dei vigili del fuoco intervenuti per domare le fiamme è rimasto coinvolto e ferito. Ora, fatti i debiti passaggi per capire le dinamiche dell’accaduto – concludono i sindacalisti – si tratta di intervenire in tempi rapidi per garantire la ripresa delle normali attività produttive”.

Sciopero Ast, i sindacati: “Adesione fino al 95%, la protesta prosegue”

Ha avuto anche punte di adesione superiori al 95%, secondo quanto annunciato dalle segreterie territoriali FIM-FIOM-UILM-FISMIC-UGL e dalle RSU del Gruppo Arvedi Ast lo sciopero proclamato in Acciai Speciali Terni, Tubificio e Indotto.

I lavoratori e le lavoratrici – rivendicano i sindacati – hanno condiviso il percorso indicato dalle
organizzazioni sindacali per giungere il prima possibile alla soluzione dei due problemi
evidenziati con la mobilitazione: avviare una vera trattativa sul piano industriale e fermare la “silenziosa riorganizzazione” che fa ricadere sui lavoratori le scelte per contenere i costi.

Quanto al piano industriale, i sindacati chiedono che vengano indicatati la misura e il cronoprogramma degli investimenti, oltre ai mercati di riferimento, “per rilanciare il sito e il suo ciclo integrato per la produzione strategiche di inox, fucinati e tubi con le ricadute sui livelli occupazionali (diretti e dell’indotto) e ambientali con produzioni più green”.

I tagli dei costi inoltre, denunciano, sta gravando esclusivamente sui lavoratori, in termini di organizzazione del lavoro, organici (somministrati compresi), modifiche nei carichi di lavoro, tempi e ritmi che ormai risultano insostenibili. “Non siamo più in una fase di restrizione – ricordano i sindacati – la nuova proprietà si è stabilizzata e su queste tematiche non si può limitare alla mera comunicazione, ma si deve aprire un vero e proprio confronto con le organizzazioni sindacali interne.

Rimane quindi aperto lo stato di agitazione e il blocco/sciopero degli straordinari, con 8 ore di sciopero proclamate nel primo pacchetto “da utilizzare per superare lo stato di incertezza più volte denunciato”. La modulazione si deciderà con i lavoratori, utilizzando anche le assemblee indette per il rinnovo del CCNL. Che comunque, sottolineano i sindacati, mantengono una specificità separata sul versante delle modalità e le iniziative da intraprendere.

Lee segreterie territoriali FIM-FIOM-UILM-FISMIC-UGL e le RSU del Gruppo Arvedi Ast chiedono ad azienda, Governo e Istituzioni locali di trovare “le soluzioni ai problemi aperti, come avevano promesso in attesa delle elezioni regionali”.

Ast: stop a una linea, ma senza ricorso alla cassa integrazione

Dal 25 al 31 ottobre sarà fermata una linea dell’area a caldo dello stabilimento Arvedi dell’Ast di Terni. E’ quanto comunicato dalla Direzione generale dell’azienda martedì pomeriggio alla Rsu. Chiarendo però che, a differenza dello stop attivato nelle scorse settimane, questa volta non servirà attivare la cassa integrazione per i lavoratori del reparto interessato e il personale, dunque, si recherà regolarmente al lavoro.

E’ stato anche chiarito che saranno normalmente gestite dai responsabili eventuali richieste di ferie per la settimana in cui la linea resterà ferma.

Una scelta dettata dai costi di produzione. Ma secondo i sindacati anche dalle strategie della stessa azienda, che prediligerebbe che parte delle lavorazioni vengano effettuate in Paesi dove queste risultano economicamente vantaggiose.

Proprio nell’ultima seduta del Consiglio regionale di questa legislatura l’ultimo punto trattato nel Question Time era stato il caso Ast e gli investimenti dell’Accordo di Programma. La cui firma, ha assicurato la governatrice Tesei interrogata dal capogruppo del M5s De Luca, arriverà in avvio della prossima legislatura.

Per la riduzione dei costi energetici di Ast e di altre imprese energivore, ha comunicato ancora la presidente, il Governo sta predisponendo condizioni di favore a cui la proprietà potrà scegliere di aderire. In attesa del 2029, quando potrà essere approntato il nuovo sistema di gestione, pubblico-privata, della centrale elettrica di Galleto, con una parte dell’energia prodotta da destinare proprio a questo tipo di aziende.

Tavolo Ast, il Governo assicura impegno e prende tempo

Ast, il Ministero vede un passo avanti, i sindacati l’impantanamento della situazione e delle reali prospettive del polo siderurgico, compreso l’Accordo di programma.

Sentimenti contrastanti dopo il tavolo sull’acciaieria AST di Terni che si è tenuto a Palazzo Piacentini. All’ordine del giorno, l’avanzamento dell’investimento per la riconversione del sito siderurgico e metallurgico a ciclo integrato, di proprietà del gruppo Arvedi.

All’incontro, presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno partecipato una rappresentanza dell’azienda, i sindacati confederali e di categoria, il presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei (in video conferenza), l’assessore regionale alle Attività Produttive, Michele Fioroni, il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, i rappresentanti della presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della Provincia di Terni.

Contratto di Sviluppo: “Risorse già disponibili”

Durante il vertice il ministro Urso ha sottolineato che le risorse destinate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per finanziare il Contratto di Sviluppo, spiega una nota del Ministero, sono “già disponibili e potranno essere attivate non appena l’azienda presenterà domanda di accesso a seguito della conclusione del Piano industriale”.

I costi dell’energia

Al centro del confronto anche la questione dei costi operativi, in particolare quelli legati all’energia, sollevata dall’azienda nelle scorse settimane. A tal proposito, il ministro Urso ha evidenziato come il Mimit abbia avviato un dialogo con la Presidenza del Consiglio, la Regione, i Ministeri competenti e la proprietà Arvedi volta a valutare la possibilità di ottenere tariffe energetiche più competitive. “Ciò – si legge ancora nella nota – al fine di garantire all’acciaieria di Terni un approvvigionamento energetico sostenibile a lungo termine, consentendo la sostenibilità degli investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali”.

Urso: “Fatta chiarezza sul rilancio del Polo di Terni”

“Il confronto odierno, sollecitato dalla presidente Tesei, ci ha permesso di fare chiarezza rispetto al rilancio del polo di Terni, assolutamente centrale nel piano siderurgico nazionale. Stiamo lavorando in sinergia con tutti gli attori coinvolti: l’azienda ha confermato l’investimento sul piano industriale, con il mantenimento dei livelli occupazionali, grazie al sostegno del Ministero che ha già destinato le risorse, con la piena condivisione di Regione e Comune con cui sono stati già definiti aspetti importanti dell’Accordo di Programma. Ora c’è anche l’impegno comune a individuare una soluzione strutturale per il problema dei costi energetici, in linea con il quadro normativo europeo”, è quanto affermato al tavolo dal ministro Adolfo Urso, che ha precisato come nelle prossime settimane proseguirà il lavoro volto a finalizzare l’Accordo di Programma.

Bandecchi attacca Ministero e Arvedi

Un incontro che non ha soddisfatto il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. Che, come evidenziato dai sindacati in una nota, ha accusato il gruppo Arvedi di ricattare il territorio su un Accordo di programma la cui firma è in realtà ancora lontana.

Il “No Paper” sulla siderurgia

Secondo il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò e il segretario umbro, Simone Liti, l’incontro è stato ancora una volta interlocutorio, con il ministro che di fatto ha preso tempo, comunicando la volontà di redigere un “No Paper” sulla siderurgia, come fatto per l’automotive, “in quanto l’attuale meccanismo del CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) può penalizzare pesantemente le aziende siderurgiche europee”. Sempre Urso ha assicurato che il dott. Calabrò conferma gli impegni del Governo nell’accompagnare il piano di investimenti e la realizzazione dell’Accordo di programma. Avviando un percorso che assicuri un costo calmierato dell’energia fino al 2029.

Gli investimenti Ast e il monito della Cisl

“L’azienda da parte sua – informa ancora la nota della Cisl – conferma la volontà di portare a termine gli investimenti così come programmati con 240 milioni impegnati su efficientamento degli impianti, 140 milioni su interventi impiantistici, 27 milioni su elettrolizzatori, 109 su salute e sicurezza, 411 milioni su acciaio magnetico. Come Fim abbiamo lanciato un allarme al Governo: queste continue contraddizioni tra le istituzioni locali e le aziende coinvolte non aiutano il confronto e la realizzazione degli investimenti, anzi, possono solo danneggiare e rallentare i tempi di rilancio e dell’occupazione”. 

Secondo la Cisl a Terni, come a Piombino e a Taranto, le istituzioni locali e le aziende coinvolte non lavorano insieme per favorire gli investimenti “ma anzi, li penalizzano, scaricando di fatto sui lavoratori e le loro famiglie i costi che devono continuare a sopravvivere attraverso gli ammortizzatori sociali. Per questo – annuncia il sindacato – abbiamo chiesto di definire un percorso che ci porti alla discussione di dettaglio del piano industriale, anche alla luce delle sue modifiche emerse e che il Governo eserciti la sua influenza perché le parti coinvolte possano addivenire a un accordo di programma, con l’obiettivo comune di creare le giuste condizioni di rilancio del sito garantendo al contempo le condizioni di sostenibilità ambientale e la piena occupazione con l’utilizzo degli impianti di produzione di laminati, fucinati e tubi”.

Anche la Cgil non è soddisfatta

Anche la Cgil non è soddisfatta: “L’Accordo di Programma per Acciai Speciali Terni registra un nuovo nulla di fatto” lamentano il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, il responsabile nazionale della Siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa, e i segretari generali della Cgil di Terni e della Fiom-Cgil di Terni, Claudio Cipolla e Alessandro Rampiconi. Che chiedono di risolvere rapidamente “le incertezze che da troppi anni colpiscono le condizioni dei lavoratori e impediscono un reale sviluppo del futuro industriale dell’azienda, dell’intero territorio ternano e della siderurgia italiana”.

“Azienda, Governo e Istituzioni locali – spiegano i responsabili della Cgil – non hanno ancora fissato una data per la conclusione del percorso, e sulla criticità dell’energia, azienda e Governo hanno preso tempo fino al 2029. Prendiamo atto, inoltre, di un rallentamento degli investimenti annunciati nelle linee guida del piano industriale del 1° aprile 2022. Riteniamo necessario e urgente che venga aperto finalmente il confronto sul piano industriale per garantire i livelli occupazionali e il salario dei lavoratori e delle lavoratrici diretti e dell’indotto”.

Uilm vede luci e ombre

La Uilm è soddisfatta a metà. Ci sono ancora incertezze, ma si valuta positivamente l’impegno assicurato dal ministro Urso per trovare soluzione positiva.

“L’incontro di oggi, richiesto da tempo dalla Uilm con le altre sigle sindacali – dichiarano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Simone Lucchetti, segretario Uilm Terni – non ha dissipato completamente i dubbi e le incertezze sulle prospettive industriali di Acciai Speciali Terni e sulla tempistica della firma dell’Accordo di Programma, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministero su una fase avanzata della stesura dell’atto”.

“A fronte di questa condizione di indeterminatezza – rilevano però i dirigenti della Uilm – abbiamo registrato la piena esposizione del ministro Urso che in prima persona ha confermato il suo impegno nel portare a conclusione positiva la vertenza. Gli elementi acquisiti, dalle dichiarazioni dai rappresentanti del dicastero rese nella riunione, sono stati quelli della conferma dei 240 milioni di euro di finanziamento da parte del MiMIT e del MASE; l’accordo con il Comune di Terni per la discarica e la messa in sicurezza dei suoli; la possibilità di strumenti finanziari per calmierare il prezzo dell’energia fino alla scadenza nel 2029 delle concessioni della centrale idroelettrica, scadenza nella quale si potranno individuare strumenti strutturali per la riduzione dei costi energetici”.

“L’azienda ha dichiarato di voler confermare il piano industriale, il volume degli investimenti ed il mantenimento dei livelli occupazionali, pur ribadendo la necessità di avere quanto prima una soluzione strutturale del prezzo dell’energia” sottolineano.

“Non vogliamo in alcun modo sentite parlare di un ridimensionamento sia del piano industriale che del sito ternano, perché questo territorio ha già pagato” continuano.

“Come Uilm abbiamo richiamato ancora una volta le istituzioni al senso di responsabilità per una rapida soluzione della vertenza da cui dipende il futuro dell’intera città ed il destino di migliaia di famiglie” aggiungono.

“Abbiamo, infine, chiesto di poter effettuare un incontro di monitoraggio del piano industriale, in sede aziendale, per verificarne lo stato di attuazione; i rappresentanti di Arvedi hanno già convenuto di incontrarci il prossimo 30 ottobre a Terni – concludono – Ci attendiamo, nel più breve tempo possibile, la convocazione della conferenza dei servizi presso il MIMIT”.

“L’incontro di oggi, richiesto da tempo dalla Uilm con le altre sigle sindacali, non ha dissipato completamente i dubbi e le incertezze sulle prospettive industriali di Acciai Speciali Terni e sulla tempistica della firma dell’Accordo di Programma, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministero su una fase avanzata della stesura dell’atto – quanto dichiarato da Gambardella e Lucchetti della Uilm a margine del vertice ministeriale – A fronte di questa condizione di indeterminatezza abbiamo però registrato la piena esposizione del ministro Urso che in prima persona ha confermato il suo impegno nel portare a conclusione positiva la vertenza. Gli elementi acquisiti, dalle dichiarazioni dai rappresentanti del dicastero rese nella riunione, sono stati quelli della conferma dei 240 milioni di euro di finanziamento da parte del MiMIT e del MASE; l’accordo con il Comune di Terni per la discarica e la messa in sicurezza dei suoli; la possibilità di strumenti finanziari per calmierare il prezzo dell’energia fino alla scadenza nel 2029 delle concessioni della centrale idroelettrica, scadenza nella quale si potranno individuare strumenti strutturali per la riduzione dei costi energetici”. Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale Uilm, e Simone Lucchetti, Segretario Uilm Terni. L’azienda ha dichiarato di voler confermare il piano industriale, il volume degli investimenti ed il mantenimento dei livelli occupazionali, pur ribadendo la necessità di avere quanto prima una soluzione strutturale del prezzo dell’energia” sottolineano. Non vogliamo in alcun modo sentite parlare di un ridimensionamento sia del piano industriale che del sito ternano, perché questo territorio ha già pagato” continuano. Come Uilm abbiamo richiamato ancora una volta le istituzioni al senso di responsabilità per una rapida soluzione della vertenza da cui dipende il futuro dell’intera città ed il destino di migliaia di famiglie” aggiungono. Abbiamo, infine, chiesto di poter effettuare un incontro di monitoraggio del piano industriale, in sede aziendale, per verificarne lo stato di attuazione; i rappresentanti di Arvedi hanno già convenuto di incontrarci il prossimo 30 ottobre a Terni – concludono – Ci attendiamo, nel più breve tempo possibile, la convocazione della conferenza dei servizi presso il MIMIT”.

Ast, incontro in Regione: anche i sindacati chiedono certezza su investimenti e Accordo di programma

Che il Governo si faccia garante del percorso che dovrà portare in tempi certi a concludere l’Accordo di programma e il piano industriale di Ast “nella sua interezza”, secondo gli impegni assunti da Arvedi ad aprile 2022. 

E’ quanto hanno chiesto le organizzazioni sindacali di categoria Fim – Fiom, Uilm – Fismic -Ugl territoriali durante l’incontro avuto in Regione con la governatrice Tesei, insieme al vicesindaco di Terni Corridore e al presidente della Provincia Pernazza, sulla situazione attuale e nel prossimo futuro della Acciai Speciali Terni, tra nodo dei costi energetici per la produzione siderurgica, le ricadute sul Piano industriale di Ast dopo la chiusura del secondo forno e i tempi dell’Accordo di programma, dopo la sollecitazione fatta da Confartigianato.

L’incontro, fanno sapere le stesse organizzazioni sindacali, è stato interlocutorio. Le istituzioni locali di fatto hanno confermato quanto affermato dal ministro Urso in sede di interrogazione parlamentare, ovvero che il Governo non può intervenire direttamente sui costi energetici. E questo al netto delle interlocuzioni della presidente Tesei con Enel, che ha confermato la possibilità solo di accordi commerciali.

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito che “è finito il tempo dei buoni propositi” e richiesto in tempi rapidi un chiarimento con tutti gli stakeholder sul tema, fino ad arrivare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Inoltre hanno espresso “grande preoccupazione” sul futuro del sito, anche a fronte delle fermate impiantistiche che l’azienda ha dichiarato con l’apertura della cassa integrazione ordinaria per 200 persone e la contestuale lavorazione di bramme prodotte al difuori dello stabilimento ternano.

“È indispensabile in questa fase – scrivono i sindacati – chiarire gli impegni di Arvedi su Ast rappresentati il 1° aprile 2022 in termini di assetti, investimenti, produzioni di Inox, Fucinati, Tubi e i relativi livelli occupazionali diretti e dell’indotto. Per questo abbiamo raffigurato alle istituzioni le nostre perplessità sul piano di rilancio del Tubificio che per noi altro non è, invece, che un nuovo ridimensionamento”.

Tali preoccupazioni, affermano i sindacati, sono state condivise da tutto il tavolo istituzionale.

“C’è bisogno di tempi celeri e certi – concludono le segreterie territoriali di Fim – Fiom, Uilm – Fismic -Ugl e le Rsu del Gruppo Ast – per ciò che rappresenta Ast nel territorio in termini sociali ed economici. Per questo è indispensabile un’interlocuzione con il Governo che veda presenti le organizzazioni dei lavoratori che deve portare a conclusione l’accordo di programma e il piano industriale nella sua interezza”.