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Tag: Perugia

Le esportazioni fanno sorridere l’Umbria

Il 2022 si chiuso con un export a 934 milioni, ovvero il 24 % in più rispetto all’anno precedente. Stati Uniti fanno la parte del leone

Le esportazioni distrettuali umbre hanno raggiunto il valore di 934 milioni di euro nel 2022, nuovo punto di massimo dal 2008, con una crescita di oltre 180 milioni di euro rispetto all’anno precedente (+24,1%). Dopo il ritmo sostenuto nei primi tre trimestri, anche nell’ultima parte dell’anno l’export ha continuato a crescere a doppia cifra (+13,3% nel quarto trimestre), con un pieno recupero dei valori pre-Covid, che sono stati abbondantemente superati (+168 milioni di euro; +21,9%). Questi risultati sono spiegati in parte dall’aumento dei prezzi alla produzione che si è intensificato nel corso del 2022, ma una stima del dato al netto dell’effetto prezzo conferma crescite consistenti sia nel confronto con il 2021 (+14,2%), sia rispetto al 2019 (+7,4%) a dimostrazione dell’elevata reattività e competitività delle specializzazioni distrettuali. Come emerge dal Monitor dei distretti dell’Umbria, elaborato dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo, tutti e tre i distretti monitorati mostrano una crescita importante rispetto all’anno precedente.
Tra questi, il distretto che registra la crescita percentuale più marcata è quello della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+25,6%), seguito dall’Olio umbro (+22,9%) e dal Mobile dell’Alta Valle del Tevere (+18,9%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione gli Stati Uniti rafforzano il proprio ruolo di primo mercato di sbocco, e con circa 180 milioni di euro rappresentano il 19% delle vendite estere dei distretti (era il 16,4% nel 2021). Questo incremento è stato trainato principalmente dal distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+59,7%), che ha superato i 145 milioni di vendite verso gli Stati Uniti.
Positiva, inoltre, la dinamica verso i mercati asiatici come Cina (+63,6%) e Repubblica di Corea (+49,6%); in questo caso il distretto più dinamico è stato quello dell’Olio umbro che ha più che raddoppiato le vendite verso questi mercati (+103,5%). Tra i mercati europei, si segnala in particolare la buona evoluzione verso la Francia (+21,9%) e la Spagna (+50,4%). A causa delle tensioni geopolitiche il mercato che mostra il ritardo maggiore è la Federazione Russa, con un calo delle vendite del 48,4%

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La Commissione europea boccia l’economia perugina

Secondo la Ue, Perugia sta subendo lunghi periodi di bassa crescita e scarsa creazione di posti di lavoro

La maggior parte delle province italiane è caduta nella trappola dello sviluppo, cioè lunghi periodi di crescita bassa o negativa, deboli aumenti di produttività e scarsa creazione di posti di lavoro.
E’ quanto emerge da uno studio della Commissione europea sulla geografia del malcontento nell’Ue e la correlazione con la mappa delle regioni vittime della cosiddetta trappole dello sviluppo.
In ambito Ue la provincia di Perugia, si legge nel documento, si segnala per avere uno dei valori più alti dell’indice che misura la trappola dello sviluppo. Lo studio evidenzia che però si tratta di un problema “diffuso in tutta l’Italia” e che rientrano nella stessa categoria anche “molte province che circondano i centri economici di Milano e Torino”. Dalla ricerca emerge inoltre che alcune aree dell’Italia centrale, ma anche della Lombardia, della Calabria e della Sicilia, sono state in una trappola per lo sviluppo per almeno 16 anni. Solo una minoranza delle province italiane sono riuscite a non cadere in questa condizione. Tra queste, Milano, Bolzano, Belluno, Sondrio, per il Nord e Palermo, Cagliari, Cosenza, Potenza, Avellino, Foggia, Lecce, Taranto, per il sud.

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L’economia umbra è tornata a livelli pre covid. Lo certifica la Banca d’Italia

Nel 2022 è proseguita l’espansione dell’attività economica dell’Umbria, tornata al livello precedente la pandemia.

Nel 2022 è proseguita l’espansione dell’attività economica dell’Umbria, tornata al livello precedente la pandemia, ma dalla metà dell’anno la crescita ha perso vigore a causa dei forti rincari di energia e materie prime, da cui è derivato anche il rapido aumento dell’inflazione, che ha raggiunto livelli elevati e superiori alla media nazionale.
E’ il quadro che emerge dal rapporto annuale L’economia dell’Umbria, a cura della Banca d’Italia, presentato in una conferenza stampa, dalla direttrice della filiale di Perugia, Miriam Sartini e dai componenti nel nucleo di ricerca economica, Lucia Lucci e Giovanni Battista Carnevali.

Secondo le stime basate sull’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto regionale nel 2022 è aumentato del 3,6 per cento, in linea con l’andamento nazionale. Nello stesso anno l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 12,2 per cento e il fenomeno ha interessato tutte le principali voci di spesa soprattutto quelle relative a abitazione e utenze, che hanno contribuito alla variazione per circa la metà.
Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie umbre si è ridotto in termini reali dell’1,8 per cento. La capacità di spesa – secondo lo studio – è stata compromessa dall’incremento dei prezzi di beni e servizi che ha avuto ripercussioni molto più accentuate per i nuclei con livelli di spesa più ridotti. Il differenziale inflazionistico rispetto a quelli con i consumi più elevati ha raggiunto 18,4 per cento nello scorso mese di ottobre per poi ridursi progressivamente.

Modifiche delle condizioni economiche, quindi, che si sono già riflesse nel rallentamento della produzione industriale e nella perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie, che hanno acuito l’incertezza e indotto le imprese a maggiore prudenza nella definizione dei piani di investimento per l’anno in corso. Proprio per quanto riguarda le imprese, secondo Banca d’Italia nel corso del 2022 l’attività agricola regionale ha registrato un parziale recupero di quanto perso nel biennio precedente.

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La Regione vara il nuovo bando per le aziende

È stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione il nuovo bando della stessa amministrazione regionale dedicato alle fiere

“Una misura fortemente voluta dall’amministrazione a favore delle imprese del territorio, che permetterà di finanziare progetti di internazionalizzazione costituiti da più fiere, fino ad un numero massimo di cinque, realizzate sia in Europa che nei Paesi extra-Ue, includendo anche le fiere digitali” si sottolinea in un comunicato di Palazzo Donini. L’assessore regionale allo Sviluppo economico Michele Fioroni ha spiegato che “le fiere rappresentano indubbiamente uno strumento fondamentale per le imprese”. “Un primo step – ha aggiunto – per penetrare i mercati internazionali, accessibile anche alle realtà più piccole che a partire da questi eventi possono intraprendere un percorso più strutturato di attività all’estero. Oggi usciamo con un bando da 700.000 euro che permetterà di coprire le attività svolte da gennaio 2023 fino a novembre 2024, ma in realtà è solo parte di una manovra più ampia. A brevissimo, infatti, porteremo in Giunta un’ulteriore misura, da un milione di euro, destinata alle fiere che si svolgeranno da settembre 2023 fino a giugno 2024. In questo modo l’amministrazione vuole dare alle imprese gli strumenti per programmare le proprie attività con un orizzonte temporale ampio, facilitando la definizione di strategie di crescita che non debbano rincorrere questo o l’altro bando, ma che possano godere di una strumentazione flessibile”.
Rispetto alle caratteristiche del bando appena pubblicato sul Bur, la misura – viene spiegato – è rivolta a micro, piccole e medie imprese che possono partecipare sia in forma singola che come rete. L’avviso finanzierà fino a cinque fiere svolte in Italia o all’estero e realizzate dall’impresa dal primo gennaio 2023 fino a novembre 2024. Il contributo concesso è a fondo perduto e va dal 50 al 70% della spesa, a seconda della dimensione dell’azienda e della tipologia di fiera, prevedendo un contributo maggiore per quelle realizzate a livello extra-Ue. Rispetto alle precedenti edizioni del bando fiere, sono stati inoltre elevati i limiti di spesa massimi, sia per le fiere comunitarie che per quelle extra-comunitarie, per tener conto dell’aumento dei costi effettivamente a carico delle realtà che vogliono partecipare alle attività fieristiche. Sarà possibile presentare domanda a partire dal 5 luglio fino al 29 settembre 2023 e la misura sarà gestita da Sviluppumbria, il cui amministratore unico, Michela Sciurpa, ha sottolineato che “la società per lo Sviluppo economico della Regione Umbria è al fianco delle imprese che vogliono esportare, e lo fa con competenze sempre maggiori”. “Il Bando fiere – ha aggiunto – rappresenta solo una delle forme di supporto all’internazionalizzazione che Sviluppumbria gestisce ed è affiancato da un’attività costante di consulenza e promozione di misure nazionali e comunitarie che possono facilitare notevolmente la penetrazione dei mercati esteri”.

Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

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La sanità umbra è ormai alla corda. Il grave allarme dei medici

Carenze di personale generalizzato, inadeguatezza delle strutture, mancanza di risorse finanziarie. Per i professionisti umbri, la sanità regionale è al minimo storico.

Un sistema sanitario “in lenta decadenza e sempre più verso la sua fine, con un impoverimento progressivo forse non più sanabile deve tornare ad essere unico, equo e pubblico”: è il “disperato appello” rivolto alla politica nazionale e regionale dall’intersindacale medica dell’Umbria.
“Salviamo la sanità pubblica dalla deriva del servizio sanitario nazionale” è stato il tema di un’assemblea nella quale medici, veterinari e dirigenti sanitari appartenenti a otto sigle sindacali – Aaroi, Anaao, Cimo Fesmed, Fassid, Fvm, Cgil, Cisl e Uil – hanno tenuto a Perugia. L’appuntamento, a cui hanno partecipato alcune associazioni dei cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, è inserito tra le analoghe iniziative che in contemporanea in tutti i capoluoghi di regione hanno acceso i riflettori sulle criticità della sanità in tutta Italia.
“Manifestiamo – ha spiegato Giovanni Lovaglio, portavoce intersindacale Medica dell’Umbria – contro una demolizione scientifica e sistematica del sistema sanitario nazionale. Un percorso che non inizia adesso, ma parte da lontano e dalla riforma De Lorenzo del 1992. C’è un percorso politico senza colori che ha portato a una deriva neoliberista che ha messo in mano al mercato il sistema sanitario nazionale e che vuole portare la sanità verso i privati”.
I protagonisti dell’assemblea hanno quindi affronteranno nel dettaglio temi e argomenti specifici che a loro avviso rappresentano le maggiori criticità della sanità regionale. Una “marea di criticità”, è stato sottolineato. In particolare, facendo riferimento ai dati, si è parlato di “sotto-finanziamento” del sistema sanitario nazionale, di “carenza di personale e inadeguatezza” del parco tecnologico, di liste d’attesa, di “instabilità politica-istituzionale” del sistema sanitario regionale, di programmazione sanitaria regionale e di convenzione Regione-Università, del rapporto tra sanità pubblica e privata, di “inadeguatezza” delle strutture sanitarie. “Molta della popolazione in Umbria, quasi 100 mila cittadini stimiamo, non ha più neanche l’assistenza primaria” ha commentato Lovaglio.

 

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Mercato immobiliare, anche a Perugia spopolano le case piccole

Cresce la domanda di appartamenti di soli 50 metri quadrati. Lo dice il Centro studi del gruppo immobiliare Tempocasa

Nel corso del primo quadrimestre 2023, a fronte di 129.638 richieste di immobili, il 6,9% è rappresentato da case di 50 metri quadrati. A dirlo TempoLab, Centro studi di Gruppo Tempocasa, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il mercato che ruota attorno alle case di 50 m2 in Italia in questa prima tranche di 2023. Analizzando il dato, città per città, si nota come la percentuale di richieste di case di 50 metri quadrati vede sul podio Milano, con il 17,2%. Il motivo? Le alte quotazioni meneghine portano gli acquirenti ad adattarsi a metrature più raccolte pur di contenere i costi. E il taglio da 50 m2, come già detto, è perfetto per la sua intrinseca versatilità degli spazi. A seguire: Napoli e Bari, rispettivamente con il 10,2% e il 9,7% delle richieste. Nelle altre principali città italiane, da Roma a Bologna, da Torino a Genova, passando per Verona, Perugia, Messina e Cagliari, l’appartamento di 50 m2 registra una percentuale di richieste che va dal 5 al 7% del totale

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Al via un Osservatorio per l’editoria

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra ordine dei giornalisti, università, associazione Stampa umbra, Corecom e Camera di commercio.

Nasce l’osservatorio permanente sull’occupazione e l’editoria in Umbria che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di “valorizzare il ruolo e il compito dell’informazione alla luce della sempre più pervasiva diffusione delle nuove tecnologie informatiche e dello sviluppo della comunicazione via web”.
Una iniziativa frutto della collaborazione tra Ordine dei giornalisti dell’Umbria e Associazione stampa umbra, Università degli studi di Perugia, Comitato regionale per le comunicazioni dell’Umbria, Camera di commercio dell’Umbria e presentata in una conferenza stampa.

Il progetto darà la possibilità di condividere le rispettive competenze e conoscenze, anche attraverso la raccolta di dati, per intraprendere un programma di aggiornamento professionale dei giornalisti rispetto ai nuovi strumenti tecnologici. “Questo – è stato detto – per garantire una sempre maggiore qualità dell’informazione regionale, del suo pluralismo e dell’indipendenza, tutelando la dignità della professione giornalistica alla luce della normativa sull’equo compenso e dei principi dell’art. 36 della Costituzione”.
“Dobbiamo riflettere sul valore dell’informazione perché la qualità dell’informazione è la qualità della democrazia – ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Mino Lorusso -. Il nostro proposito è quello avere un quadro esaustivo periodico per avere la situazione sotto controllo e prendere le giuste iniziative a supporto di un settore veramente importante. Noi forniremo alla Regione dei dati certi sui quali poter intervenire con le risorse. Un lavoro sottopagato e sottostimato alla fine non è utile a nessuno, né ai giornalisti, né agli editori, né alla politica e agli amministratori. Dobbiamo prendere atto che questo settore è vitale e proprio per questo va sostenuto”.

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Fcu, al via i primi appalti per due tratte ferroviarie per 70 milioni

Si tratta del percorso Perugia Ponte San Giovanni-Terni e Città di Castello-Sansepolcro

Rete Ferroviaria Italiana ha aggiudicato i lavori di rinnovo e manutenzione straordinaria ferroviario delle tratte Perugia Ponte San Giovanni-Terni e Città di Castello-Sansepolcro (linea ex Fcu) al raggruppamento di imprese composto da Salcef e Euro Ferroviaria. La gara ha un valore di 70 milioni di euro, finanziati con fondi Pnrr ed è propedeutica alla riattivazione totale della linea che da Sansepolcro (Arezzo) raggiunge Terni. Le tratte oggetto dell’appalto hanno un’estensione complessiva di circa 100 chilometri, attraversano i territori delle province di Terni e Perugia, fino a toccare la provincia di Arezzo. L’intervento prevede la riattivazione con messa in esercizio delle tratte fuori servizio della linea ex Fcu, in particolare nelle tratte Perugia Ponte San Giovanni-Terni della linea Umbertide-Terni e Città di Castello-Sansepolcro della linea Umbertide-Sansepolcro. Le lavorazioni consisteranno nella rimozione dell’attuale binario, del pietrisco e degli scambi e nel successivo adeguamento della sede ferroviaria con posa del nuovo binario e dei nuovi scambi. Previste anche attività di manutenzione straordinaria e di adeguamento a sagoma delle gallerie presenti lungo la linea. L’intervento, incluso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, si inserisce nel più ampio progetto di Rfi – spiega una nota – per i lavori che coinvolgeranno la Regione Umbria con interventi infrastrutturali e tecnologici che consentiranno di incrementare i livelli di affidabilità e di garantire più elevati standard qualitativi e quantitativi del servizio.

 

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In calo i laureati che lasciano l’Umbria

I dati dell’Istat sulla mobilità infraregionale e internazionale dei cittadini italiani rilevano una forte frenata nel 2021 dei laureati umbri che abbandonano la regione.

I dati dell’Istat sulla mobilità infraregionale e internazionale dei cittadini italiani rilevano una forte frenata nel 2021 dei laureati umbri che lasciano la regione per andare a vivere e lavorare all’estero trasferendovi la residenza (-43,5% sul 2020) e, allo stesso tempo, un netto aumento dei laureati italiani che dall’estero hanno trasferito la loro residenza in Umbria (+50,3%). Il saldo negativo tra iscrizioni dall’estero e cancellazioni per l’estero dei laureati, che negli anni scorsi si era progressivamente ampliato fino a raggiungere il massimo nel 2020 con -363, nel 2021 torna quasi in pareggio (-28), cosa che nell’ultimo decennio non accadeva dal 2011. La fuoriuscita dei laureati dall’Umbria nel 2021 rispetto al 2020 – rileva la Camera di commercio – è crollata di oltre il doppio rispetto alla media nazionale, mentre il numero dei laureati italiani che dall’estero hanno trasferito la loro residenza in Umbria è cresciuto del 60% in più rispetto al dato italiano. È il tema al centro del nuovo video “Il Punto del Presidente”, curato dall’Ufficio stampa e comunicazione della Camera di commercio dell’Umbria. “I dati – afferma il presidente, Giorgio Mencaroni – configurano svolta improvvisa, sulla quale sarà necessario effettuare approfondimenti. Innanzitutto la crescita, medicina che guarisce sempre molte malattie economiche e sociali, o quantomeno le lenisce. Nel 2021 l’economia italiana è cresciuta del 6,7% e quella dell’Umbria del 7,1%. Un incremento che ha aumentato le opportunità occupazionali anche per i laureati, perché inserita nel processo di transizione digitale ed ecologica dell’economia e della società italiane”. Poi, “i segnali di un avanzamento del welfare aziendale, che riguarda tutte le professionalità, da quelle meno a quelle più complesse”. “E qui – va avanti Mencaroni – si apre il capitolo della qualità più complessiva della vita, non solo sul lavoro. Un punto, quello della qualità della vita, su cui l’Umbria ha molto da spendere in termini di appeal per attirare imprese e persone”

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Il resort Antognolla produrrà un indotto pari ad un miliardo e mezzo

In dieci anni, l’investimento iniziale di Antognolla resort, 173 milioni di euro, genererà un valore aggiunto pari a un miliardo e 155 milioni, con 461 milioni solo in Umbria

La stima è del report «Valutazione d’impatto del Six senses Antognolla resort», realizzato con il supporto tecnico di PwC Italia e resa nota dalla stessa attività che ha sede nel perugino. Secondo Antognolla spacchettando i dati, si rileva che, solo nella fase di realizzazione del resort, ogni milione di euro d’investimento ne genera 1,3 di valore aggiunto: da 173 milioni a 196. Di questi, 68 milioni costituiranno il valore aggiunto diretto, 82 milioni l’indiretto e 46 l’indotto. È stato poi annunciato che nei prossimi tre anni – il termine per i lavori è stimato al 2026 -, verranno inoltre creati 3.106 posti di lavoro: 1.477 in via diretta, 1.084 in via indiretta e 545 di indotto. Secondo Andrey Yakunin, presidente del cda di Antognolla, «questa analisi mostra con concretezza i benefici che l’Italia, ma soprattutto il territorio di Perugia e dell’Umbria, otterranno grazie al progetto». «Con Antognolla resort – aggiunge – intendiamo non solo creare posti di lavoro e generare valore aggiunto a livello economico, ma anche rendere l’Umbria un polo attrattivo per i visitatori di tutto il mondo e un punto di riferimento per i viaggiatori del lusso». Antognolla ha annunciato che nell’ottica di preservare il castello, la cripta e tutti gli edifici storici inclusi nella tenuta, intende coinvolgere prevalentemente maestranze e fornitori locali «che possono vantare un’approfondita conoscenza dei materiali e delle tecniche più idonee per operare sulle costruzioni del 12/o secolo». Ammontano a circa 55 i milioni di euro di investimenti destinati ad operatori attivi a Perugia o in Umbria e la struttura stima che produrranno 25 milioni di euro di valore aggiunto e 526 posti di lavoro in via diretta. In prospettiva – sempre secondo lo studio -, la spesa turistica locale annua stimolata dall’apertura del resort dovrebbe ammontare a 114 milioni di euro.

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