
Occupazione, export, investimenti, credito: l’economia umbra nel Report Confartigianato
Consegna un quadro dell’economia umbra con luci e ombre il 34° Report Confartigianato su trend economia, congiuntura e MPI, con un focus sull’Umbria.
Il Report, predisposto da Ufficio Studi in collaborazione con Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia,
Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna e Ufficio Studi Confartigianato Vicenza, è disponibile sul sito ufficiale dell’associazione, fornisce una lettura approfondita e accessibile dei principali indicatori economici nazionali e locali, con particolare attenzione alle micro e piccole imprese dell’Umbria, al link
L’occupazione
Gli ultimi dati disponibili sull’occupazione indicano che al I trimestre 2025 il tasso di occupazione in
Umbria si attesta al 68,1% superando di 5,6 punti percentuali quello medio nazionale, pari al 62,5%.
In un anno il tasso cresce di 1,1 punti, lievemente meglio rispetto al +0,9% del tasso nazionale ed in
accelerazione rispetto alla dinamica registrata nell’anno 2024.
Nel trimestre in esame gli occupati aumentano in Umbria del 2,5% superando di 0,7 punti il +1,8%
degli occupati in Italia. A sostenere la crescita è soprattutto la componente femminile che segna un
+4,6%, spinta doppia rispetto al +2,1% rilevato a livello nazionale, mentre la componente maschile
si ferma a +0,8% mostrandosi inoltre meno dinamica rispetto al +1,7% dell’occupazione maschile
nazionale. Per quanto riguarda la posizione lavorativa, fa da traino il 4,6% degli indipendenti, in
controtendenza rispetto al calo nazionale dello 0,4%, ed i dipendenti si fermano a +1,8% andando
peggio rispetto alla media nazionale di +2,4%.
La domanda di lavoro prevista dalle imprese private con dipendenti di industria e servizi per il
trimestre estivo di giugno-agosto 2025 risulta in salita in Umbria del 4,8% rispetto allo stesso
periodo del 2024 (+16.220 entrate di lavoratori) trainato dal +8,1% delle Micro e piccole imprese
fino a 49 dipendenti (meglio del +7,2% delle MPI in Italia): le MPI nel trimestre in esame
rappresentano il 69,5% delle entrate previste in regione superando il 64,5% rilevato in Italia. Nel
mese di giugno 2025 si rileva però una forte criticità sul fronte della difficoltà di reperimento che
interessa in Umbria il 55,8% delle entrate previste: si tratta del valore più alto tra le regioni che supera
di ben 10,4 punti percentuali la media nazionale di 45,4%. In un anno la difficoltà di reperimento in
regione è stabile (-0,1 punti percentuali) mentre migliora in Italia (-2,2 punti percentuali).
L’export
Le turbolenze che caratterizzano l’attuale periodo, tra conflitti e guerre dei dazi, si stanno riverberando anche sulle esportazioni del made in Italy nel suo complesso.
I dati al I trimestre 2025 mostrano però che le esportazioni di prodotti manifatturieri dell’Umbria cresce del 5,9% superando di 2,9 punti il +3,0% del totale made in Italy: si tratta del quinto maggior aumento tra le regioni. La crescita umbra è trainata dalle esportazioni dei settori di MPI – alimentari, legno, mobili, moda, prodotti in metallo e altre manifatture, soprattutto gioielleria ed occhialeria – che segnano un +9,2% in controtendenza rispetto al -1,3% rilevato a livello nazionale: si tratta del quinto maggior aumento tra le regioni e del secondo tra quelle principali regioni (quota di oltre l’1% dell’export nazionale dei settori).
Approfondendo l’analisi a livello di mercati, crescono le vendite di prodotti delle imprese umbre sui mercati critici di Germania e USA. Nel dettaglio, le esportazioni in Germania aumentano del 14,0%
(2° aumento tra principali regioni e 5° tra tutte le regioni), a fronte di una media Italia di +5,3%, e
quelle negli USA toccano il +21,4% (5° aumento tra principali regioni e 5° tra tutte le regioni) quasi doppiando il +11,6% dell’Italia, dato che risente dell’anticipazione di acquisti da parte delle aziende
statunitensi precedenti all’applicazione dei dazi.
Gli investimenti
Nel 2024 in Umbria il 25,4% delle imprese private con dipendenti di industria e servizi ha fatto
investimenti in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto
ambientale, quota leggermente più alta della media del 24,7% e superiore rispetto a quella osservata
l’anno precedente. Per valorizzare gli investimenti in questo campo, il 28,2% delle imprese umbre
che ha effettuato formazione ha scelto di trattare temi dell’ambito della transizione green e della
sostenibilità ambientale (vs 30,6% Italia).
Si attesta a 62,4% la quota di imprese umbre che ha fatto investimenti in almeno un ambito digitale,
cioè adozione delle tecnologie digitali, integrazione delle stesse nell’ambito del proprio modello
organizzativo e sviluppo di nuove soluzioni di business basate sul digitale (vs 66,8% Italia).
Importante anche in questo caso la formazione: il 31,3% delle imprese umbre che ha investito in
digitale ha fatto formazione per il personale già presente in impresa per adeguare le competenze a
nuovi tecnologie e/o modelli organizzativi e di business (vs 32,2% Italia). Entrambe le transizioni per
essere supportate necessitano di competenze che attualmente, complice anche le problematiche
demografiche, le imprese faticano a trovare: le entrate per cui è necessaria l’attitudine al risparmio
energetico sono difficili da reperire nel 57,0% dei casi (il 4° valore più alto tra le regioni), quota
superiore rispetto alla media nazionale di 49,5%, ed è difficile da trovare il 63,6% delle entrate per
cui sono richieste elevate competenze digitali avanzate, cioè applicare tecnologie digitali per innovare
e automatizzare i processi, quota (3° più alta tra le regioni) che anche in questo caso risulta superiore
rispetto alla media nazionale di 53,5%.
Il credito
Le recenti dinamiche poco vivaci degli investimenti a livello nazionale hanno risentito delle
incertezze correlate alla difficile situazione geopolitica e del mercato del credito poco favorevole a
seguito della crescita del costo del credito innescata dalla stretta monetaria attuata nell’Eurozona per
contrastare l’alta inflazione. La situazione è ora in miglioramento e l’allentamento della stretta
monetaria sta iniziando a farsi sentire positivamente sia livello e costo dello stock di credito concesso
alle imprese, ma la situazione resta critica. I prestiti alle imprese a marzo 2025 restano, infatti, in calo
del 3,5% in Umbria, una flessione più che doppia rispetto alla media di -1,5% nazionale e soffrono
maggiormente le piccole imprese che segnano un calo del 6,3%, in lieve miglioramento rispetto al –
6,8% del IV trimestre 2024, ma più marcato rispetto al -5,8% rilevato per le piccole imprese in Italia
a marzo 2025 (era -6,8% nel trimestre precedente). Per quanto riguarda il costo del credito, a marzo
2025 le imprese in Umbria pagano un tasso effettivo di 5,9% di poco superiore alla media nazionale
di 5,7%, ma per le piccole imprese il tasso sale al 9,8% con un divario di ben 420 punti base rispetto
al 5,6% pagato dalle restanti imprese in regione.