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Record storico per l’aeroporto dell’Umbria

Il San Francesco si conferma al 26 esimo posto tra gli scali italiani. Nei primi quattro mesi dell’anno ci sono stato 116 mila viaggiatori

Per la prima volta nella storia, nel primo quadrimestre dell’anno, l’aeroporto internazionale dell’Umbria supera quello di Ancona per maggior numero di passeggeri transitati nel periodo, dando seguito alla crescita in atto nel panorama dei 42 scali italiani e passando in 26ma posizione per traffico passeggeri. Lo sottolinea il San Francesco d’Assisi sulla sua pagina Facebook. Secondo i dati forniti da Assaeroporti – riferisce quello umbro -, sono stati 116.602 i passeggeri transitati nell’aeroporto dell’Umbria nei primi quattro mesi dell’anno, rispetto ai 110.559 transitati su Ancona. “È un dato storico mai raggiunto precedentemente negli oltre 30 anni di vita dello scalo. L’aeroporto di Ancona, fino a pochi anni fa, aveva infatti numeri doppi rispetto a quelli generati dallo scalo umbro, che in brevissimo tempo ha recuperato il gap che divideva gli aeroporti delle due regioni” si sottolinea sulla pagina Fb.

Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

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Nuovo stadio Curi, i tanti dubbi del Comune

L’opera, da sviluppare in partenariato pubblico-privato, costerebbe oltre 75 milioni di euro, ma il sindaco Romizi ha perplessità su costi e tempi di realizzazione

E’ necessario ancora del tempo per conoscere che ne sarà del progetto per il nuovo stadio di Perugia.
Il Comune si esprimerà infatti nei prossimi giorni sulla proposta di Arena Curi srl che prevede un impianto con capienza di 18 mila posti, un’area commerciale, un hotel e superfici destinate ad uffici Un’operazione su cui palazzo dei Priori, chiamato a valutare la pubblica utilità dell’opera, ha non poche perplessità. I dubbi emergono da una approfondita conferenza dei servizi che ha valutato in blocco il progetto, portando alla luce alcune “criticità”, come è stato spiegato dagli amministratori in un incontro con i mezzi d’informazione. L’opera, da sviluppare in partenariato pubblico-privato, costerebbe oltre 75 milioni di euro. La richiesta di contributo al Comune, pari a circa 11 milioni di (cifra cui si aggiungerà un canone per l’eventuale sede della polizia locale), è stata definita “molto elevata”. Elementi sottolineati dall’assessore Clara Pastorelli, che con il sindaco Andrea Romizi e vari dirigenti del Comune ha fatto il punto sulla situazione.
È stato analizzato a fondo il piano economico finanziario del progetto. Sono emerse “incertezze” per quanto riguarda “sostenibilità finanziaria” e “ricavi”. E ci sono dubbi anche sui tempi. Il progetto prevede un nuovo stadio da 18 mila posti, oltre che un’area commerciale di 10 mila metri quadrati, un nuovo albergo, una superficie direzionale di 1.500 metri quadrati.
La durata dei lavori di demolizione e ricostruzione, stimata in 24 mesi, non convince palazzo dei Priori che parla di oltre 30 mesi necessari. Ci sono poi anche questioni tecniche e ambientali, come la pericolosità idraulica della zona. In caso di un no al progetto andrà avanti la riqualificazione dell’attuale stadio Curi.

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Turismo estivo, previsti flussi importanti grazie agli eventi

L’assessore regionale Paola Agabiti parla di uno scenario da grande numeri per il ritorno degli stranieri, con gli americani in testa

“Per l’Umbria sarà un’estate da grandi numeri sotto il profilo delle presenze turistiche”: a dirlo è Paola Agabiti, assessore regionale al Turismo. Che sottolinea: “I primi 4 mesi dell’anno abbiamo registrato presenze superiori all’analogo periodo del 2019, quindi pre pandemia”. “Questo 2023 è un anno molto significativo per la nostra regione perché stiamo toccando con mano il ritorno importante dei viaggiatori stranieri e in particolare americani” spiega l’assessore. “Questo significa – aggiunge – che la campagna promozionale che abbiamo impostato anche a livello internazionale, oltre che nazionale, sta avendo un ritorno significativo”. “Ci attendiamo un altro anno da record, e quindi ricco di soddisfazioni per tutti gli operatori economici dell’Umbria, sapendo che il turismo è uno dei principali asset della nostra economia regionale, oltre che di grande importanza sotto il profilo occupazionale e quindi sociale”, dice ancora Agabiti. “L’Umbria – ricorda l’assessore – è una delle destinazioni più apprezzate anche per i suoi eventi, grandi e piccoli. Già nel novembre scorso presentammo le iniziative per i 500 anni dalla scomparsa di due grandi artisti, quali sono il Perugino e il Signorelli. Nel segno dei loro capolavori che ritroviamo nelle nostre città abbiamo imbastito la comunicazione per l’anno in corso. A questi eventi si aggiungono, poi, quelli storici di sempre, come Umbria jazz e Festival dei due Mondi a Spoleto. Ma terrei a sottolineare che l’Umbria, in particolare nella stagione estiva, è caratterizzata da tanti altri eventi, anche sportivi, che danno un’atmosfera unica alla nostra terra e sono di grande richiamo”. L’assessore ricorda anche gli “importanti investimenti fatti sull’aeroporto che ci ha aperto al mondo con tante nuove tratte. “Investimenti – dice ancora – che sono stati fortemente voluti dalla presidente Donatella Tesei e dall’intera giunta regionale e che oggi stanno dando dei risultati eccezionali”. Infine, l’Umbria del turismo che verrà: “Vedrete – conclude Agabiti – che tra questo e il prossimo anno, raggiunteremo dei risultati inimmaginabili fino a qualche tempo fa”.

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Bandecchi invoca l’intervento del governo contro il caro prezzi

Il sindaco di Terni comincia ad agire ormai come un leader politico nazionale e si appella alla Meloni per iniziative contro l’inflazione

“Apprezzabile che il Governo Meloni suggerisca alla Bce come affrontare il tema dell’inflazione legata al prezzo delle materie prime. Finora l’inflazione non fa che alternarsi, passando da quella energetica a quella alimentare. Sono mesi che vediamo il prezzo di riso, grano, frutta e verdura salire vertiginosamente. Il fatto che i cittadini debbano fronteggiare costi esorbitanti per beni primari, come quelli alimentari, è inaccettabile. Il caro prezzi sta impattando fortemente infatti sulle tasche degli italiani, privandoli della possibilità di mettere sulla tavola frutta e verdura e, allo stesso tempo, rendendo impossibile anche la pianificazione di altre attività, come le ferie estive. Il caro voli, ad esempio, è un vero e proprio paradosso: un cittadino che vuole trascorrere le vacanze in Italia e intende ricorrere all’aereo si trova ad affrontare costi equiparabili a quelli delle tratte extra continentali. Come promuovere allora il nostro turismo se, per gli stessi italiani, è diventato impossibile viaggiare nel proprio Paese? Il Governo deve essere più incisivo sulle politiche di sviluppo che riguarderanno i prossimi 30 anni, è questo il vero nodo”. Così il sindaco di Terni e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, Stefano Bandecchi. “Tutti gli italiani hanno il diritto di lavorare e, soprattutto, di poter godere del frutto del proprio lavoro. Per questo occorre calmierare i prezzi e rendere sostenibile e dignitoso il quotidiano di ciascun individuo in termini economici. Bisogna mettersi a lavorare seriamente e trovare soluzioni che supportino le famiglie in maniera ampia. Se non insistiamo con determinazione su queste importanti tematiche e non troviamo soluzioni, i danni che conteremo tra qualche anno saranno drammatici e senza facile ritorno. Vivere bene è un diritto dei cittadini e il compito del Governo è fare in modo che ciò avvenga” conclude Bandecchi.

 

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Perugia tra le 40 città italiane in cui si lavora meglio

Il capoluogo umbro è citato nella classifica dell’Associazione italiana per la direzione del personale

La fondazione Aidp, promossa dall’Associazione italiana per la direzione del personale, ha stilato la prima classifica italiana sulle migliori Città del Lavoro 2023, con la collaborazione scientifica di Isfort e la supervisione di Nadio Delai, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Aidp. La classifica è stilata sui 110 capoluoghi di provincia italiani ed è suddivisa in tre fasce cromatiche – verde, gialla e rossa – che corrispondono rispettivamente: la prima alla fascia dei promossi della classifica (e che riceveranno il bollino della Fondazione quale riconoscimento del punteggio ottenuto), la seconda fascia che riguarda le città che si attestano su valori intermedi tali da non raggiungere, tuttavia, il riconoscimento; la terza fascia, infine, è quella a cui appartengono le città con i punteggi più bassi. Ecco la classifica suddivisa nelle tre fasce: – Le 40 città della fascia verde che otterranno il riconoscimento “Le città in cui si lavora meglio in Italia 2023” della Fondazione AIDP: Milano, Trieste, Udine, Bergamo, Pordenone, Cagliari, Gorizia, Padova, Siena, Cremona, Bolzano, Verbania, Trento, Treviso, Sondrio, Modena, Monza, Brescia, Pavia, Pisa, Firenze, Bologna, Belluno, Lodi, Parma, Prato, Macerata, Lecco, Torino, Ancona, Vicenza, Genova, Forlì, Mantova, Venezia, Ravenna, Piacenza, Novara, Roma, Lucca. – Le 40 città della fascia gialla. Cesena, Cuneo, Reggio Emilia, La Spezia, Verona, Sassari, Ascoli Piceno, Ferrara, Livorno, Aosta, Oristano, Biella, Savona, Varese, Perugia, Pesaro, Rovigo, L’Aquila, Vercelli, Nuoro, Lecce, Arezzo, Bari, Viterbo, Fermo, Grosseto, Potenza, Matera, Rimini, Como, Massa, Rieti, Pescara, Imperia, Terni,ina, Alessandria, Carbonia, Teramo, Asti. – Le 30 città della fascia rossa: Brindisi, Pistoia, Frosinone, Taranto, Palermo, Ragusa, Caserta, Campobasso, Chieti, Vibo Valentia, Catanzaro, Trani, Cosenza, Benevento, Siracusa, Agrigento, Reggio Calabria, Isernia, Salerno, Catania, Caltanissetta, Avellino, Messina, Barletta, Trapani, Foggia, Napoli, Enna, Crotone, Andria.

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Umbria jazz genera ricchezza per quasi sedici milioni di euro

Lo studio condotto dall’Agenzia Umbria ricerche dimostra che l’evento musicale genera nel territorio regionale 15,8 milioni di euro di produzione, 5,7 milioni di euro di valore aggiunto, 6,9 milioni di euro di prodotto interno lordo e 108 posti di lavoro

Umbria Jazz genera nel territorio regionale 15,8 milioni di euro di produzione, 5,7 milioni di euro di valore aggiunto, 6,9 milioni di euro di prodotto interno lordo e 108 unità di lavoro.
Numeri che emergono dalla ricerca “Grandi eventi, trasformazioni territoriali e sviluppo economico: il caso di Umbria Jazz” curata dall’Agenzia Umbria ricerche. Secondo la quale la strategia di investimento sui grandi eventi è quella che può essere vincente per una regione come l’Umbria, anche per le sue caratteristiche. Dopo una riflessione generale sui grandi eventi, lo studio entra nel caso specifico di Umbria Jazz e proprio in occasione dei suoi 50 anni, dimostrando, con l’adozione di un modello previsionale sulla ormai prossima edizione 2023 del festival, “come le considerevoli ricadute economiche e sociali giustificano l’intervento del finanziamento pubblico” ha commentato l’amministratore unico dell’Aur, Alessandro Campi.
Se si considerano anche gli effetti prodotti in tutta Italia, nel complesso Umbria Jazz – è emerso dallo studio – arriva a generare 25 milioni di euro di produzione, 9,8 milioni di euro di valore aggiunto, 11 milioni di euro di Pil, 173 unità di lavoro.

“Grazie ad Umbria Jazz – ha sottolineato la presidente della Regione Donatella Tesei – il brand Umbria ha cominciato ad essere riconoscibile all’estero a partire dagli anni ’70, lo dobbiamo alla felice intuizione di Carlo Pagnotta. L’opera, che come Giunta regionale stiamo portando avanti, è di legare i grandi eventi di cui la regione è ricca, così come le produzioni locali di eccellenza, anche quelle rappresentate dal settore industriale e manifatturiero, al logo ‘Umbria cuore verde d’Italia’, affinché tutte le realtà regionali diventino sempre più conosciute e riconoscibili a livello nazionale ed internazionale”.
“Lo studio condotto dall’Aur – ha detto l’assessore regionale al Turismo, Paola Agabiti – ha il grande merito di rendere conto e comunicare ai cittadini quali siano le somme investite in un evento come Umbria Jazz e di stimare, su basi scientifiche, quali siano gli effetti in termini di incremento del pil regionale e di ricaduta sul territorio”.

 

 

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Le esportazioni fanno sorridere l’Umbria

Il 2022 si chiuso con un export a 934 milioni, ovvero il 24 % in più rispetto all’anno precedente. Stati Uniti fanno la parte del leone

Le esportazioni distrettuali umbre hanno raggiunto il valore di 934 milioni di euro nel 2022, nuovo punto di massimo dal 2008, con una crescita di oltre 180 milioni di euro rispetto all’anno precedente (+24,1%). Dopo il ritmo sostenuto nei primi tre trimestri, anche nell’ultima parte dell’anno l’export ha continuato a crescere a doppia cifra (+13,3% nel quarto trimestre), con un pieno recupero dei valori pre-Covid, che sono stati abbondantemente superati (+168 milioni di euro; +21,9%). Questi risultati sono spiegati in parte dall’aumento dei prezzi alla produzione che si è intensificato nel corso del 2022, ma una stima del dato al netto dell’effetto prezzo conferma crescite consistenti sia nel confronto con il 2021 (+14,2%), sia rispetto al 2019 (+7,4%) a dimostrazione dell’elevata reattività e competitività delle specializzazioni distrettuali. Come emerge dal Monitor dei distretti dell’Umbria, elaborato dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo, tutti e tre i distretti monitorati mostrano una crescita importante rispetto all’anno precedente.
Tra questi, il distretto che registra la crescita percentuale più marcata è quello della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+25,6%), seguito dall’Olio umbro (+22,9%) e dal Mobile dell’Alta Valle del Tevere (+18,9%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione gli Stati Uniti rafforzano il proprio ruolo di primo mercato di sbocco, e con circa 180 milioni di euro rappresentano il 19% delle vendite estere dei distretti (era il 16,4% nel 2021). Questo incremento è stato trainato principalmente dal distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+59,7%), che ha superato i 145 milioni di vendite verso gli Stati Uniti.
Positiva, inoltre, la dinamica verso i mercati asiatici come Cina (+63,6%) e Repubblica di Corea (+49,6%); in questo caso il distretto più dinamico è stato quello dell’Olio umbro che ha più che raddoppiato le vendite verso questi mercati (+103,5%). Tra i mercati europei, si segnala in particolare la buona evoluzione verso la Francia (+21,9%) e la Spagna (+50,4%). A causa delle tensioni geopolitiche il mercato che mostra il ritardo maggiore è la Federazione Russa, con un calo delle vendite del 48,4%

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Saranno sistemati i Fori di Baschi

Un investimento di 12,5 milioni di euro consentirà di eliminare il grave problema di viabilità lungo la strada Amerina tra Baschi ed Orvieto. Tempo previsto: due anni

Anas, società del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane, ha consegnato presa esecutrice i lavori di miglioramento del tracciato della Strada Statale 205 “Amerina” nei pressi di Baschi Scalo, all’altezza del chilometro 47,5 circa, per un investimento complessivo di 12,5 milioni di euro.
Alla consegna dei lavori ha preso parte l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Enrico Melasecche. Presenti, inoltre, l’ingegner Lamberto Nicola Nibbi, responsabile della Struttura territoriale Anas Umbria; i sindaci di Orvieto, Roberta Tardani, e di Baschi, Damiano Bernardini; Patrizia Ceprini, della Ceprini Costruzioni che realizzerà l’opera.

“Abbiamo raggiunto un importante risultato e ne siamo molto soddisfatti – ha detto l’assessore Enrico Melasecche – Diamo oggi il via ai lavori ai ‘Fori di Baschi’ che, per la complessità dell’opera, hanno richiesto alla Regione in tre anni un grande impegno, in cui ho dovuto sbloccare pratiche, risolvere problemi infiniti e che si trascinavano da tempo, in un contesto reso ancora più complicato dalla pandemia”.
“Se si considera il fatto – ha rilevato – che alcuni abitanti del luogo conservano articoli di stampa in cui l’assessore regionale di allora, nel 2006, dichiarava che il progetto era pronto ed il cantiere sarebbe partito immediatamente… Dopo 17 anni finalmente siamo riusciti a realizzare un obiettivo in cui non credeva più nessuno. Ed è motivo di soddisfazione – ha aggiunto – anche il fatto che ad eseguire i lavori sarà un’impresa estremamente qualificata, di Orvieto: siamo fiduciosi che opererà bene e nel rispetto dei tempi di esecuzione previsti, circa due anni”.

“Allo stesso tempo ho sollecitato l’Anas a completare il ripristino del Ponte sul Lago di Corbara – ha comunicato l’assessore – per restituire la fluidità della circolazione sull’intero itinerario fra Orvieto e Todi, utilizzato non solo da cittadini e imprese, ma anche da un notevole numero di turisti, e dare così un’adeguata risposta alle esigenze di collegamento del territorio”. L’intervento sul tracciato della Statale 205 Amerina nei pressi di Baschi Scalo prevede, in particolare, il prolungamento di una galleria ferroviaria della linea lenta Firenze-Roma, la realizzazione di un’opera a sbalzo e di diverse opere di sostegno, consentendo l’allargamento della sede stradale e la rettifica di due doppie curve della Statale 205, al fine di modificare l’attuale configurazione del tracciato, determinato dalla particolare conformazione orografica, dalla presenza del fiume e della ferrovia.

I lavori consentiranno di aumentare il raggio di curvatura, la visibilità e soprattutto permetteranno il transito in contemporanea di più mezzi pesanti nelle due direzioni senza creare rallentamenti o interruzioni al traffico. L’impresa costruttrice è Ceprini Costruzioni S.r.l. con sede a Orvieto. La durata dei lavori è di 815 giorni.

“Un’opera strategica sia in termini di sicurezza stradale che di miglioramento della viabilità“, ha commentato il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani. “Si tratta di un intervento di cui si parla da almeno venti anni – ha aggiunto – più volte sollecitato dai cittadini per la pericolosità di quel tratto di strada e dalle associazioni delle imprese del nostro territorio che in quella doppia ‘strozzatura” della viabilità vedevano un ostacolo ai collegamenti con un pezzo importante dell’Umbria e con la E45. Dopo la pandemia, abbiamo ripreso con determinazione i contatti con tutti i soggetti coinvolti per riprendere le fila di un discorso che sembrava finito in una situazione di impasse e il risultato di oggi è il frutto della concretezza della Regione Umbria, dell’assessore Melasecche, di Anas e Ferrovie dello Stato che hanno trovato la soluzione progettuale migliore per risolvere un problema che si trascinava da tempo. Il Comune di Orvieto ha partecipato e seguito dall’inizio questo percorso che darà finalmente la risposta ad una esigenza da troppo tempo rimandata”.

“Un investimento importante – ha detto l’assessore ai Lavori Pubblici, Piergiorgio Pizzo – che va incontro alle esigenze della comunità e del tessuto imprenditoriale ed economico territoriale. Sarà un cantiere molto complesso perché interessa anche la linea ferroviaria – ha aggiunto – ma da Anas abbiamo avuto rassicurazioni che nella fase iniziale non ci saranno interruzioni della viabilità mentre nella fase successiva in cui si interverrà sulla sede stradale ci si attiverà per limitare al minimo i possibili disagi. Nel frattempo Anas sta anche definendo la progettazione per l’intervento sul ponte sul lago di Corbara, per i lavori di manutenzione stradale all’uscita del casello autostradale di Orvieto e del tratto della Statale 71 dalla rotatoria di Orvieto Scalo al Ponte dell’Adunata“.

 

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La Ternana è stata venduta ad un gruppo farmacologico

La decisione è stata assunta dall’ex presidente ed ora sindaco Stefano Bandecchi

E’ ufficiale la cessione della Ternana, con il trasferimento delle quote del club che si era reso necessario dopo l’elezione a sindaco di Terni dell’ormai ex presidente Stefano Bandecchi. Il club ha pubblicato in mattinata una nota ufficiale nella quale si annuncia che la società è stata ceduta a “un imprenditore a capo di una casa farmaceutica Italiana”. “Nella scorsa notte si è positivamente conclusa la trattativa per la cessione della totalità della quote della Ternana Calcio dall’Università Niccolò Cusano ad un imprenditore a capo di una casa farmaceutica Italiana – si legge nel comunicato ufficiale-. Tra le varie proposte giunte la scelta è ricaduta su chi ha fornito all’ateneo maggiori garanzie non solo economiche ma anche gestionali. La chiusura dell’accordo è previsto per il 15 luglio ed in questo periodo Unicusano sarà a disposizione per garantire la massima collaborazione e rendere il passaggio più naturale possibile. Unicusano sarà sempre legata alla Ternana ed ai propri tifosi, non soltanto per la presenza di Stefano Bandecchi quale sindaco della città ma per l’affetto sincero che negli anni si è consolidato in ogni suo aspetto”.

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La Commissione europea boccia l’economia perugina

Secondo la Ue, Perugia sta subendo lunghi periodi di bassa crescita e scarsa creazione di posti di lavoro

La maggior parte delle province italiane è caduta nella trappola dello sviluppo, cioè lunghi periodi di crescita bassa o negativa, deboli aumenti di produttività e scarsa creazione di posti di lavoro.
E’ quanto emerge da uno studio della Commissione europea sulla geografia del malcontento nell’Ue e la correlazione con la mappa delle regioni vittime della cosiddetta trappole dello sviluppo.
In ambito Ue la provincia di Perugia, si legge nel documento, si segnala per avere uno dei valori più alti dell’indice che misura la trappola dello sviluppo. Lo studio evidenzia che però si tratta di un problema “diffuso in tutta l’Italia” e che rientrano nella stessa categoria anche “molte province che circondano i centri economici di Milano e Torino”. Dalla ricerca emerge inoltre che alcune aree dell’Italia centrale, ma anche della Lombardia, della Calabria e della Sicilia, sono state in una trappola per lo sviluppo per almeno 16 anni. Solo una minoranza delle province italiane sono riuscite a non cadere in questa condizione. Tra queste, Milano, Bolzano, Belluno, Sondrio, per il Nord e Palermo, Cagliari, Cosenza, Potenza, Avellino, Foggia, Lecce, Taranto, per il sud.

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