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Tag: fisco

Tasse, bollette, multe: ogni umbro deve al Fisco 15.415 euro arretrati

Ogni umbro negli ultimi 25 anni ha accumulato un debito col Fisco (o con altri Enti) 15.415 euro. Secondo l’Agenzia delle entrate – Riscossione, infatti, in Sardegna dal 2000 al 2024 ci sono tasse, contributi, multe e bollette non riscossi per 13 milioni 150mila euro. Una cifra pro capite comunque molto inferiore ai debiti accumulati in media da ogni italiano, per 21.611 euro.

E se la Lombardia ha complessivamente il debito più elevato con 259 milioni 350mila euro, a livello pro capite è il Lazio la regione dove ciascun abitante in media ha mancato di versare tasse e contributi dal 2000 al 2024: 39.673 euro a testa.

Ad analizzare i debiti degli italiani con le Agenzie fiscali è la 23. I contribuenti italiani con debiti fiscali non ancora riscossi ammontano a circa 22,8 milioni, di cui 3,6 milioni sono rappresentati da persone giuridiche (società di capitali, enti commerciali, cooperative, ecc.) e i restanti 19,2 milioni da persone fisiche. Tra queste ultime, 16,3 milioni sono lavoratori dipendenti, pensionati e percettori di altre forme di reddito (da beni mobili, immobili, ecc.), mentre i rimanenti 2,9 milioni, corrispondenti al 12,7% del totale, svolgono un’attività economica come artigiani, commercianti o liberi professionisti.

Insomma, i lavoratori autonomi, al di là di quanto si creda, non sono un popolo di evasori. Anche se, occorre sottolineare, il conto in questo caso viene fatto su tasse e contributi accertati e non versati. Ovviamente, il “nero” rappresenta un fenomeno diverso, che si può solo stimare. Ma si evidenzia, comunque, come le partite Iva cerchino di rispettare gli impegni con il fisco: solo una su 8 rientra tra gli italiani che non pagano ciò che devono, nonostante i solleciti delle Agenzie di riscossione.

I soldi dovuti e quelli incassabili

Tra il 2000 e il 2024 le tasse, contributi, imposte, bollette, multe, non riscosse dal fisco italiano o da altri enti2 sono pari a 1.274,5 miliardi di euro. Al netto delle persone nel frattempo decedute, delle imprese cessate, dei nullatenenti e dei contribuenti già sottoposti ad azione cautelare/esecutiva, l’importo potenzialmente aggredibile – evidenzia ancora la Cgia -si riduce a poco più di 100 miliardi di euro (7,9 per cento del totale).

La Cgia, inoltre, segnala che il cosiddetto magazzino residuo è composto da 175 milioni di cartelle per un numero complessivo di 291 milioni di crediti. Gli avvisi di addebito e di accertamento esecutivo sono mediamente di importo molto contenuto: il 76% dei singoli crediti, infatti, sono di importo inferiore a 1.000 euro e cubano complessivamente 59 miliardi di euro.

Il record di recupero nel 2024

E questo, nonostante nel 2024 in Italia si sia registrato il recupero più alto di sempre da parte delle Agenzie fiscali, che hanno incassato  26,3 miliardi di euro (+6,5%) che salgono a 33,4 miliardi con gli introiti non erariali. Di questi, il gettito spontaneo risulta a quota 587 miliardi, 43 miliardi in più del 2023.

Le imprese umbre versano al Fisco 4 volte più dei giganti del web

Nel 2022 i giganti del WebSoft hanno prodotto 9,3 miliardi di fatturato e versato al fisco italiano complessivamente 206 milioni di euro. Le imprese e i lavoratori autonomi di una regione piccola qual è l’Umbria versano al fisco 4 volte in più. Per non parlare di una regione come la Lombardia, nella quale imprese e autonomi versano 125 volte in più quanto pagato all’Italia dai 25 colossi del web.

E a livello nazionale, secondo l’elaborazione fatta dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze, aziende e lavoratori autonomi superano di ben 408 volte quanto versato al fisco italiano dai giganti del WebSoft.

Se le piccole imprese italiane pagano ogni anno 24,6 miliardi di tasse, le 25 multinazionali del web presenti in Italia, infatti, ne versano molte meno: secondo l’Area Studi di Mediobanca solo 206 milioni di euro. E questo nonostante le aziende italiane prese in esame producano un fatturato annuo 90 volte superiore a quello riconducibile alle big tech, in termini di imposte, invece, le prime ne pagano ben 120 volte più delle seconde.

E questo è il frutto di un regime fiscale che evidentemente sfavorisce le piccole imprese. Se infatti sugli imprenditori locali grava un tax rate effettivo che sfiora il 50%, sulle big tech, invece, si attesta, secondo l’Area Studi di Mediobanca, al 36%.

E sebbene da quest’anno entri in vigore la Global minimum tax (Gmt), secondo il dossier curato dal Servizio Bilancio dello Stato della Camera, il gettito previsto dalla sola applicazione dell’aliquota del 15% sulle multinazionali sarà molto contenuto. Si stima che nel 2025 il nostro erario incasserà 381,3 milioni di euro, nel 2026 427,9 e nel 2027 raggiungerà i 432,5. Nel 2033, ultimo anno in cui nel documento si stimano le entrate, le stesse dovrebbero sfiorare i 500 milioni di euro.

Nel 2024 la Gmt interesserà 19 Paesi dell’Unione Europea: Spagna e Polonia, invece, si adegueranno a partire dall’anno prossimo, mentre Estonia, Lettonia, Lituania, e Malta hanno ottenuto una proroga sino al 2030. Cipro e Portogallo, infine, sono chiamate a rispondere alla sollecitazione giunta da Bruxelles che ha recapitato loro una lettera di messa in mora.


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