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Tassi Bce al 2%, così la dinamica dei mutui in Umbria

Nel giorno in cui la Bce taglia il tasso di riferimento portandolo al 2% (ma con il Taeg fermo ad oltre il 3,5%), la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) disegna la geografia dei mutui in Italia, con il dettaglio regione per regione.

Quanto all’Umbria, nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti leggermente, con un incremento dello 0,3%, pari a circa 12,3 milioni di euro. Il totale è passato da 4,02 a 4,03 miliardi, un dato inferiore alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato una crescita dell’1%.

L’andamento regionale, rileva Fabi, è il risultato di due dinamiche opposte: Perugia segna un aumento dello 0,6% (+17,5 milioni), mentre Terni registra una flessione dello 0,5% (-5,2 milioni).

Nel complesso, il mercato del credito umbro mostra una sostanziale stabilità, con una domanda che
tiene nei centri maggiori ma risente ancora degli effetti del caro-tassi nelle aree meno dinamiche.

In Italia

Nel biennio 2022–2024 i mutui accesi dalle famiglie italiane per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti
moderatamente, con un incremento complessivo di circa 3,7 miliardi di euro. Il totale nazionale ha
superato i 380 miliardi, in leggera crescita rispetto ai 376 registrati due anni prima.

Dietro questo dato medio si nascondono però dinamiche molto diverse tra le regioni. Alcune aree del Paese – in particolare il Nord Est e alcune regioni del Sud – hanno mostrato segnali di vivacità, mentre altre hanno visto una contrazione, segno di un mercato immobiliare a due velocità. In cima alla classifica si colloca la Sardegna, con la crescita più marcata su base percentuale, seguita da Puglia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo.

In queste regioni, la domanda di mutui si è rafforzata, complice un mercato immobiliare dinamico e, in alcuni casi, un maggiore accesso al credito da parte delle famiglie. La Lombardia si conferma invece la regione con il contributo più rilevante in termini assoluti, grazie a un incremento di oltre un miliardo di euro, spinto soprattutto dal traino di Milano e delle altre aree urbane.

Sul fronte opposto, si segnala una flessione più o meno marcata in diverse regioni, soprattutto al Nord Ovest e nel Mezzogiorno. Liguria registra il calo più consistente in valore percentuale, seguita da Calabria, Molise e Trentino Alto Adige.

Anche in regioni come le Marche e il Piemonte l’andamento è stato debole o sostanzialmente stabile.