
Piazza della Pace, dopo la revoca parla l’imprenditore Valerio Palmieri
Ad Orvieto esplode il caos dopo la decisione del Comune di revocare in piazza della Pace la gestione dei bagni pubblici e presto anche del bar al Gruppo Italiano Ristoro, che pure ha investito 250 mila euro nel riqualificare l’area di accoglienza della stazione ferroviaria. Ora si vuole dare tutto in mano alle cooperative. Il risultato: dipendenti che restano senza lavoro, bagni pubblici chiusi ormai da una settimana in piena stagione turistica, senza che nessuno sappia quando potranno riaprire. E una causa legale in arrivo che rischia di bloccare la futura gestione. Anche le guide turistiche sono sul piede di guerra per gli enormi disagi arrecati ai viaggiatori privati dei servizi igienici.
Ecco la posizione di Valerio Palmieri, del Gruppo Italiano Ristoro, nella lettera che ci ha inviato.
“Dopo l’alluvione abbiamo deciso di investire proprio su PdP, uno dei simboli della disastrosa esondazione del Paglia che ci ha colpiti fortemente sia a livello personale che imprenditoriale.
Dieci anni di gestione per un progetto che ha avuto una gestazione lunga e che ha visto un importante investimento per andare a recuperare e riqualificare un’area completamente abbandonata e luogo di lavoro unicamente di spacciatori, prostitute e qualche abusivo.
I bagni pubblici all’epoca erano degni di una bidonville più che di quella che è stata definita “una delle dieci città più accoglienti al mondo” (da Booking.com).
Oltre a riqualificare lo stabile e gestire l’accoglienza nel suo complesso abbiamo preso in carico i servizi di pulizia del piazzale, cura del verde pubblico e, non ultimo, quello di pulizia del sottopasso ferroviario e dell’apertura/chiusura del percorso meccanizzato (ascensore e scala mobile), primo soccorso in caso di incidenti e sblocco/intervento per liberare persone intrappolate in caso di malfunzionamento in ascensore.
La convenzione tra la nostra società ed il comune prevedeva un rapporto di 10 anni rinnovabile per altri 10 a discrezione dell’ente o, in caso di mutate esigenze ed in virtù di un bando con contenuti modificati, il diritto di prelazione a pari condizioni economiche.
Abbiamo investito una somma importante nel progetto, certi di poterla spalmare su 20 anni ed abbiamo portato tutta la nostra professionalità nella gestione di un punto di accoglienza che è divenuto nel tempo uno dei più importanti (o forse il più importante) della città, anche in virtù della riqualificazione dei bagni, gestiti con grande attenzione e con una presenza fissa dell’operatore per tutto l’arco della giornata, con 2-3 dipendenti di media (nei 10 anni) impiegati su turni, con la massima flessibilità per non lasciare alcun gruppo (nemmeno i ritardatari che partivano dopo l’orario di chiusura) senza un servizio indispensabile.
Oggi l’amministrazione ha deciso di creare un unico bando per la gestione di tutti i bagni pubblici di Orvieto (oltre a quelli di PdP anche 3 b.p. di Orvieto centro) con l’idea che “oltre che rispondere alla esigenza di uniformare la qualità dei servizi stessi, renda possibile conseguire economie di scala utile a garantire l’equilibrio economico-finanziario dell’affidamento”
Ci è stato detto che eravamo interlocutori seri e graditi, ma poi nei fatti ci è stato intimato di lasciare i locali con meno di 24 ore di preavviso, anche a fronte di una nostra disponibilità a prooseguire in proroga in attesa del nuovo bando (che il comune ha la colpa di non aver tempestivamente ed anticipatamente preparato) rendendo di fatto impossibile una nostra partecipazione alla nostra procedura: come è possibile sostenere gli ingenti costi di smantellamento e poi tra 6 mesi re-investire per creare qualcosa che oggi è già pronta?
Si ha l’impressione che sia più importante liberare i locali (che resteranno vuoti per un lasso di tempo ad oggi non determinabile) piuttosto che dare continuità al servizio.
Alla nostra richiesta di continuità tesa a garantire il servizio abbiamo ricevuto quale risposta una diffida, che si è concretizzata in una riconsegna dei bagni questa mattina.
Un atto grave e lontano da quel buon senso che dall’amministrazione ci saremmo aspettati, che si traduce in:
- Perdita di 5 posti di lavoro (2 dipendenti addette ai bagni donne di 45 e 59 anni difficilmente ricollocabili)
- Interruzione del servizio in piena stagione turistica (16 maggio) con gravi lamentele dell’utenza e degli operatori turistici
- Nella ricerca di uniformare il livello si va a chiudere l’unico bagno che funziona, col risultato di uniformare tutto verso il basso
Abbiamo tentato di trovare una soluzione, proponendo alcune soluzioni normativamente lineari, oltre ad offrire la massima disponibilità, ma alla resa dei conti c’è stato un gioco nel quale il politico rimbalzava la responsabilità al tecnico e viceversa, trovando nell’univo vicesindaco Stefano Spagnoli una persona capace di ascoltare.
Siamo amareggiati per questa scelta che speriamo possa essere giusta per la città e non, come temiamo, l’epilogo di qualcosa che è stato costruito con fatica e grande abnegazione in 10 anni e distrutto in 7 giorni.
Dieci anni che peraltro portano su di se il marchio del covid, con una chiusura obbligata di 2 anni, che avrebbe potuto indurre a più miti consigli, in ordine di una possibile proroga, l’amministrazione, capace di concederla pochi mesi prima e nelle medesime condizioni al nostro vicino dell’Area Camper, certamente meritevole di un rinnovo secondo gli standard dell’amministrazione Tardani, ma probabilmente non altrettanto strategica rispetto ai bagni ed al punto di accoglienza di Piazza della Pace.
Aggiungo che alla scadenza della convenzione dell’area Camper il Comune ha sospeso il rapporto per la riscossione della tariffa giornaliera dei bus in sosta a PdP (allora 45 euro), rimanendo inerte da giugno a tutto agosto, fin quando per senso civico e per restituire un senso ad una situazione da far west mi sono fatto avanti proponendo di gestire in emergenza e gratuitamente il servizio fino dal 01/09/24 al 31/12/24.
Ovviamente il Comune è stato ben felice di cedere temporaneamente tale onere alla nostra società, che ha incassato per conto del Comune ed a titolo gratuito oltre 30.000 euro in 4 mesi con il solo ausilio di un pos del Comune e con la sbarra/gettoniera malfunzionante dal 1 settembre e sostituita solo il 15 di novembre, andando e tornando ogni volta con la bicicletta dal locale alla sbarra (con una persona praticamente dedicata) laddove il Comune non è stato in grado di incassare 1euro nei 3 mesi precedenti”.