
“L’Umbria che Spacca”, finale col botto con Guè e Lucio Corsi
Dopo tre giorni da record, che hanno visto migliaia di persone affollare il Main Stage dei Giardini del Frontone di Perugia per le performance mozzafiato dei Baustelle, la “notte in rosa” di Gaia e Rose Villain, e sabato con la serata dedicata ai giovani con l’energia di Mones, Minimal, e poi Giuse The Lizia, Centomilacarie e il duo Psicologi, “L’Umbria che Spacca” si prepara al gran finale nel weekend.
Il sabato si annuncia esplosivo. Dopo Marcy, D-Verse & Upstairz, Siso, e la carismatica Beba con le sue rime affilate e il flow potente, il finale sarà affidato alla leggenda dell’hip hop italiano: Guè è pronto a conquistare il palco.
La serata conclusiva vedrà l’esibizione di Garpets 30k e Onisaiba, seguiti dai giovanissimi Les Votives con la loro carica ribelle e contemporanea. Il festival si chiuderà in bellezza con l’attesissimo concerto del cantautore toscano Lucio Corsi. Il concerto è ad ingresso gratuito fino a raggiungimento della capienza. Per godersi al meglio l’esperienza, si consiglia quindi di arrivare presto per assicurarsi il posto. Una volta raggiunta la capienza sarà consentito l’accesso solo a seguito dell’uscita del pubblico già entrato.
Così annuncia il suo concerto Lucio Corsi: “Inseguire le canzoni di città in città è senza dubbio la cosa che amo di più, è la cosa che sogno da quando ero bambino. Salire sul palcoscenico vuol dire incontrare la musica, come dice Paolo Conte in ‘Alle prese con una verde milonga’. Inoltre, ogni palco è un trampolino verso un’altra realtà, lassù riesco davvero ad immaginare di essere qualcos’altro. Sono in tour per tutta l’estate. Il tipo di approccio al live è molto rock’n’roll, tutto riarrangiato e sul palco con me ci sarà la mia solita formazione, la mia banda con cui suono dal liceo. Saremo in 7, con tante chitarre ma ci sarà anche l’organo, la batteria e i cori. Io mi alternerò fra chitarra elettrica, acustica, pianoforte e armonica. Questa è la linea da seguire: avere un sacco di strumenti e stare in giro a suonare il più possibile, e spero di continuare così anche dopo settembre. Avrò anche le mie spie con me, che preferisco agli in-ear: l’esibizione live vive di aria, non di tapparsi ognuno nella propria bolla, dove non senti niente se non la musica in cuffia. Anche quando vado a un concerto voglio vedere e sentire qualcosa di diverso da un album che posso ascoltarmi a casa; i live che amo sono fatti in questo modo, con la musica che gira nell’aria, dove se le spie fischiano va bene lo stesso perché fa parte dello show, anzi ti inizi a inventare un momento sul palco per esorcizzarle, sono ferrato”.