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L’economia umbra frenata dalla bassa produttività, ecco le cause

Il progressivo calo della produttività frena il valore aggiunto creato in Umbria dal sistema economico. Nel periodo 2007-23 – rileva la Banca d’Italia nell’ultimo report sulle economie regionali – il valore aggiunto per ora lavorata si è ridotto del 6,7%. Si tratta del dato peggiore registrato tra le regioni italiane, in presenza di un aumento medio nazionale del 4%.

Un calo della produttività che in Umbria, sempre secondo l’analisi della Banca d’Italia, è riconducibile alla marcata flessione della PTF (Produttività totale dei fattori) che invece è aumentata nel resto del Paese. E che solo in parte, in Umbria, è bilanciata dall’incremento dell’intensità di capitale (altro elemento che incide sul livello complessivo di produttività).

Anche le dinamiche demografiche hanno fornito un contributo negativo al valore aggiunto, più marcato di quello osservato nel Paese, a causa del calo della popolazione (-1,1% a fronte di un aumento dello 0,4% in Italia). L’effetto legato all’invecchiamento, anch’esso ampiamente sfavorevole, è stato invece meno intenso che altrove.

L’impatto della componente legata alla quantità di lavoro è stato invece contenuto. Infatti la flessione del 3,3% delle ore lavorate per addetto è stata quasi per intero compensata dall’incremento del tasso di occupazione (2,7%), anche se il dato è comunque peggiore alla media nazionale.