
Le conseguenze dei dazi Usa sul vino umbro
Valgono 13 milioni di euro, circa l’1,8% dell’export totale, le vendite umbre di vino e bevande alcoliche negli Stati Uniti.
E anche l’Umbria, adesso, terra che per gli amanti del vino oltre l’Atlantico è conosciuta soprattutto per il Sagrantino, cerca di fare i conti sulle conseguenze dei dazi al 15% che negli Usa scatteranno dal primo agosto.
L’Unione italiana vini (Uiv) stima in circa 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi il danno per le aziende vinicole italiane con i dazi Usa al 15%. Mentre per i partner commerciali statunitensi, quelli che veicolano il vino italiano oltre l’Atlantico, il mancato guadagno salirà fino a quasi 1,7 miliardi di dollari.
“Il danno salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l’attuale livello di svalutazione. Facciamo sin d’ora appello al governo italiano e all’Ue per considerare adeguate misure per salvaguardare un settore che grazie al buyer statunitense era cresciuto molto” spiega il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi.
Per Frescobaldi l’accordo Usa – Ue ha almeno il merito di eliminare l’incertezza: “Ora sarà necessario – avverte – assumersi il mancato ricavo lungo la filiera per ridurre al minimo il ricarico allo scaffale. Secondo le nostre analisi a inizio anno la bottiglia italiana che usciva dalla cantina a 5 euro veniva venduta in corsia a 11,5 dollari; ora, tra dazio e svalutazione della moneta statunitense, il prezzo della stessa bottiglia sarebbe vicino ai 15 dollari. Con la conseguenza che, se prima il prezzo finale rispetto al valore all’origine aumentava del 123%, da oggi lieviterà al 186%”.
Ma per l’Osservatorio Uiv, nella ristorazione una bottiglia da 5 euro rischierà di costare al tavolo circa 60 dollari.