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discarica

Ecco perché il Tar ha “promosso” il Piano rifiuti del 2023

Il Tar dell’Umbria “promuove” il Piano dei rifiuti varato dalla precedente amministrazione regionale di centrodestra. Respinto il ricorso contro il Piano regionale di gestione integrata rifiuti dell’Umbria approvato definitivamente dal Consiglio regionale nel novembre 2023) presentato da Europa Verde – Verdi, Federazione Regionale dell’Umbria di Europa Verde – Verdi, Partito Animalista Italiano (con l’avvocato Valerio Impellizzeri) contro la Regione Umbria (difesa dagli avvocati Luca Benci, Anna Rita Gobbo, Luciano Ricci) l’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico (avvocato Velia Maria Leone) e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (rappresentato dall’Avvocatura dello Stato).

Per il Collegio giudicante il Piano è coerente e dunque legittimo “sia quanto ad obiettivi programmatici, che quanto a misure concretamente adottate appare coerente con i principi nazionali ed eurounitari che presiedono ad una efficace gestione dei rifiuti, partendo da uno scenario impiantistico regionale caratterizzato da 5 discariche, di cui solo 3 ancora in esercizio, e una decina di impianti tra trattamento meccanico e digestione anaerobica”.

A giudizio dei ricorrenti, di fatto la precedente amministrazione avrebbe posto in secondo piano la promozione della raccolta differenziata al fine di realizzare nel 2028 un nuovo termovalorizzatore per utilizzare i rifiuti come combustibile. Impianto per il quale i ricorrenti contestavano anche la scelta dello strumento del project financing per la sua realizzazione e gestione.

Per i giudici amministrativi il Piano “promuove prioritariamente la riduzione alla fonte della quantità e pericolosità dei rifiuti (attività di prevenzione, preparazione al riutilizzo, modelli di consumo sostenibili, innovazione tecnologica delle imprese), il riciclo, la realizzazione di un sistema impiantistico di trattamento e smaltimento dei rifiuti volto a minimizzare lo smaltimento in discarica e massimizzare il recupero di materia ed energia, che non comportino costi eccessivi e che consentano il contenimento degli impatti al minimo livello conseguibile”.

Il Tar ritiene veritieri anche gli obiettivi posti nel Piano: “una riduzione sulla produzione totale di rifiuti di circa 6.000 tonnellate all’anno – con riguardo a tetrapak e imballaggi in plastica e in alluminio – con l’installazione di 20 eco-compattatori; inoltre verranno installati centri di riuso e di riparazione di rifiuti ingombranti, grandi e piccoli elettrodomestici, al fine di raggiungere l’obiettivo del 75% della raccolta differenziata entro il 2035. Infine l’obiettivo di riduzione entro la medesima data del quantitativo di rifiuto da conferire in discarica al di sotto del 10% verrà raggiunto con 5 anni di anticipo, allorché si giungerà al conferimento in discarica del solo 7% dei rifiuti residui, anche grazie alla realizzazione entro il 2028 del termovalorizzatore (che consentirà di recuperare parte dei rifiuti che altrimenti sarebbero stati indirizzati in discarica)”.

Una sentenza che però non cambia l’impostazione politica della nuova amministrazione regionale, che boccia la scelta di realizzazione un nuovo termovalorizzatore, prospettando di poter comunque chiudere il ciclo dei rifiuti aumentando la raccolta differenziata e promuovendo attività di riutilizzo dei materiali. Materia che, dopo quella della sanità, è stata tra le più “calde” in campagna elettorale. La sentenza del Tar ha ora riaperto anche lo scontro politico sul tema della gestione dei rifiuti.