
Così la dinamica di spesa delle famiglie umbre
Nel corso del 2024 i consumi in Umbria sono aumentati moderatamente, come rileva la Banca d’Italia nell’ultimo rapporto sull’economia regionale. Secondo l’indicatore ITER-con, la spesa è cresciuta dello 0,5% in termini reali (come nella media nazionale), beneficiando solo in parte dell’espansione del reddito.
L’incremento è stato di entità simile a quello registrato dall’Istat nel 2023, quando la spesa era stata sostenuta dagli acquisti di servizi (tra cui quelli legati al turismo) e di beni durevoli.
Secondo le stime di Confcommercio nell’anno in corso la dinamica dei consumi si confermerebbe in lieve espansione, come nel complesso del Paese. Il clima di fiducia delle famiglie, disponibile a livello di macroarea, è migliorato, specie nella prima parte del 2024.
I dati ufficiali disponibili a livello regionale sui consumi registrano le spese sostenute dalle famiglie entro i confini territoriali, a prescindere dal loro luogo di residenza. Per individuare i consumi dei residenti, evidenzia il Rapporto, occorre includere quelli effettuati da questi fuori regione ed escludere le spese sostenute in regione dai non residenti.
In base alle stime dell’Osservatorio Findomestic, lo scorso anno gli acquisti di beni durevoli, che rappresentano quasi un decimo del totale, hanno continuato a crescere in termini reali, in misura sostanzialmente analoga alla media nazionale, sostenuti anche dall’espansione della spesa per acquisto di automobili. Secondo i dati dell’Associazione nazionale filiera automobilistica (ANFIA), nel 2024 in Umbria le immatricolazioni di autovetture sono cresciute di oltre il 10% rispetto all’anno precedente (-0,5 in Italia).
Nel 2023, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati dell’Indagine sulle spese delle famiglie dell’Istat, la spesa media mensile di una famiglia umbra era di poco inferiore a 2.800 euro (2.200 al netto dei fitti imputati); in termini equivalenti era lievemente superiore a quella italiana.
La quota di famiglie umbre nel primo quinto della distribuzione nazionale della spesa equivalente
(comprendente il 20% di famiglie italiane con la spesa più bassa) era pari al 15,2%.
La spesa media delle famiglie nel quinto regionale più elevato era 4,4 volte superiore a quella dei nuclei nel primo quinto (4,8 nella media italiana). La diseguaglianza della spesa, così come misurata dall’indice di Gini3, era pari nello stesso anno a 0,29 (0,31 nella media nazionale).
Secondo le elaborazioni della Banca d’Italia su dati della Rilevazione sulle forze di lavoro (RFL) dell’Istat, relative ai nuclei senza pensionati e con persona di riferimento sotto i 65 anni, nella media dei primi tre trimestri (ultimo dato disponibile), la quota di individui che vivono in famiglie senza occupati è rimasta contenuta (6,2%; 9,0 in Italia). L’incidenza di persone in nuclei con due o più occupati è aumentata (60,8%; 53,6 nella media nazionale).