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Cinghiali a Colfiorito, proposte e accuse tra danni e interessi economici

E’ scontro sulla gestione del Parco di Colfiorito e sugli effetti del proliferare, nell’area, dei cinghiali, che devastano le aree agricole della zona.

A lanciare un nuovo allarme è stata la Coldiretti, che ha segnalato il problema al Comune di Foligno con una lettera congiunta del presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti e della presidente di Coldiretti Perugia, Anna Chiacchierini, chiedendo un immediato intervento dell’Ente gestore “per fronteggiare una situazione ormai fuori controllo”.

Il presidente Agabiti ha evidenziato il danno economico, ma anche i problemi per la sicurezza legati al proliferare dei cinghiali.

Un allarme che è stato raccolta da Federcaccia Umbra, che punta l’indice contro quelle aree protette che, senza una corretta gestione, diventano “serbatoi” in cui i cinghiali si producono a dismisura.

“Il Parco di Colfiorito – afferma l’associazione venatoria – è l’esempio lampante di come l’assenza di una gestione venatoria e di controllo efficace all’interno delle aree protette crei un ‘effetto serbatoio’. Questi territori, nati per tutelare la biodiversità, si sono trasformati in bacini di riproduzione fuori controllo che poi ‘esportano’ danni incalcolabili alle aziende agricole vicine e pericoli costanti sulle strade”.

Federcaccia invita quindi alla sinergia tra cacciatori e agricoltori. E chiede alla Regione un cambio di passo nella gestione dei parchi. Avanzando tre proposte per la situazione specifica di Colfiorito.

Interventi coordinati: con un piano straordinario di prelievo all’interno dei parchi, utilizzando personale qualificato e cacciatori formati, “per abbattere drasticamente la densità della specie”.
Revisione dei regolamenti, per “superare i limiti che oggi rendono le aree protette zone di impunità per la fauna selvatica, a discapito dell’equilibrio ecologico”.
E un “Tavolo Tecnico Permanente, un coordinamento che veda seduti allo stesso tavolo Regione, Associazioni Agricole e Associazioni Venatorie per monitorare settimanalmente l’evoluzione della situazione a Colfiorito”.

La LAC Umbria (Lega Abolizione Caccia) parla di “grande inganno”. Ribadisce che è la caccia a far proliferare i cinghiali, perché “si destruttura il branco” uccidendo gli esemplari più grandi anziché i piccoli. Ed accusa cacciatori e agricoltori di voler far fronte comune perché allettati dal business legato alla filiera delle carni selvatiche.