
Bene l’occupazione, ma le imprese faticano a trattenere laureati in Umbria
Nell’ultimo anno è cresciuto notevolmente in Umbria il numero degli occupati (+3,2%), pur in presenza di una crescita contenuta (+0,7% le stime della Banca d’Italia sull’indicatore trimestrale), in linea con l’andamento economico.
Il sistema economico umbro mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati che si formano nei due Atenei perugini, che (soprattutto per UniPg) hanno ritrovato una forte attrattività. Cosa che tra l’altro getta ombre sulla qualità (e la remuneratività) dei contratti in aumento.
La principale criticità del sistema produttivo – che nell’ultimo anno è stato ancora spinto dall’andamento positivo delle costruttivo – resta la bassa produttività, la peggiore tra le regioni italiane nel corso degli anni Duemila. Una debolezza dovuta ai limitati investimenti in ricerca e sviluppo.
Queste le criticità che emergono dal Rapporto annuale della Banca d’Italia. Che vede anche alcune luci, con il buon andamento dell’export, l’espansione del turismo e un certo incremento del potere di acquisto delle famiglie.
Le dinamiche dell’economia umbra in sintesi
Il Rapporto annuale della Banca d’Italia ha inoltre evidenziato altre situazioni di criticità, anche settoriali, insieme ad alcune luci. Nell’industria le vendite si sono ulteriormente ridotte, riflettendo l’andamento degli ordinativi interni; le esportazioni hanno però ripreso a espandersi. L’edilizia, seppur in rallentamento, ha continuato a fornire un contributo positivo.
Nel terziario la crescita è rimasta moderata nonostante l’ulteriore espansione del comparto turistico. Negli ultimi decenni sono sensibilmente cresciuti i servizi offerti dalle organizzazioni dell’economia sociale, che hanno assunto un ruolo di rilievo per l’economia regionale.
In questo contesto di luci e ombre, l’occupazione ha continuato a crescere in misura sostenuta; dopo molti anni l’aumento ha interessato anche i lavoratori autonomi; tasso di partecipazione ai massimi e disoccupazione su livelli storicamente bassi.
Il sistema economico regionale, tuttavia, mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati, nonostante il sistema universitario locale evidenzi una buona attitudine ad attrarre studenti da fuori regione.
Questa la sintesi del Rapporto sull’economia umbra della Banca d’Italia.
Imprese
Nel 2024 la produzione agricola regionale è tornata ad aumentare, grazie anche alle migliori condizioni climatiche. Nell’industria le vendite si sono ulteriormente ridotte, per il negativo andamento degli ordinativi interni; le esportazioni hanno invece ripreso a espandersi. La persistente debolezza della manifattura si è riflessa in un incremento delle richieste di Cassa integrazione.
Nonostante condizioni di finanziamento più favorevoli e livelli di disponibilità liquide e redditività storicamente elevati, la propensione delle imprese umbre a investire è rimasta bassa; vi hanno influito la crescente incertezza sull’evoluzione del quadro congiunturale e il limitato utilizzo della capacità produttiva.
L’edilizia ha continuato a fornire un contributo positivo, seppure in rallentamento, grazie anche a una struttura produttiva che negli anni più recenti si è irrobustita. Secondo le stime di Prometeia il valore aggiunto è cresciuto dello 0,5 per cento; gli effetti del ridimensionamento degli incentivi all’edilizia privata sono stati controbilanciati dall’accelerazione degli investimenti pubblici e degli interventi di ricostruzione post-sisma.
Nel terziario la crescita è rimasta moderata (0,7 per cento), nonostante l’ulteriore espansione delle presenze turistiche (6,4 per cento) che ha continuato a interessare tutti i comprensori. La dinamica si è confermata più vivace per il turismo straniero e per le strutture extralberghiere; per queste ultime i livelli raggiunti sono superiori di oltre un terzo rispetto a quelli registrati nel periodo pre-pandemico. Negli ultimi decenni sono aumentati in misura sensibile i servizi offerti dalle organizzazioni dell’economia sociale, che hanno assunto un ruolo di rilievo per l’economia regionale, più elevato rispetto alla media del Paese.
Mercato del lavoro
L’occupazione è cresciuta in misura sostenuta (3,2 per cento), dopo molti anni anche tra i lavoratori autonomi. Il tasso di partecipazione ha raggiunto un nuovo massimo (71,5 per cento); quello di disoccupazione è sceso a un livello storicamente basso (4,8 per cento), in particolare tra le persone in possesso di una laurea o di un titolo di studio post-laurea (2,5). Nonostante il sistema universitario locale evidenzi una buona attitudine ad attrarre studenti da fuori regione, il sistema economico umbro mostra una crescente difficoltà nel trattenere i giovani laureati. In prospettiva il livello e la composizione dell’occupazione saranno condizionati in misura significativa dalla diffusione dell’intelligenza artificiale;
l’esposizione del mercato del lavoro regionale a queste nuove tecnologie è elevata, seppure lievemente inferiore alla media italiana.
Famiglie
L’incremento del potere di acquisto delle famiglie, favorito dall’aumento delle retribuzioni e dalla decisa riduzione del tasso di inflazione, si è riflesso solo parzialmente sui consumi, cresciuti in misura moderata (0,5 per cento in termini reali). Gli acquisti di beni durevoli hanno evidenziato una dinamica più marcata grazie soprattutto all’espansione della spesa per l’acquisto di autoveicoli, sostenuta dall’ancora ampio ricorso al credito al consumo. Le compravendite di abitazioni e i mutui immobiliari sono rimasti su livelli stazionari, nonostante il calo dei tassi di interesse. Le famiglie hanno continuato ad allocare.
Credito
Nel 2024 il numero di sportelli bancari si è ulteriormente ridotto. La contrazione del credito all’economia regionale si è attenuata (-1,2 per cento); il calo ha continuato a interessare il settore produttivo e ha riflesso le minori esigenze di finanziamento di investimenti e capitale circolante. Le condizioni di offerta sono rimaste orientate alla cautela. La qualità del credito è peggiorata, soprattutto per le imprese della manifattura, pur confermandosi su livelli storicamente buoni: il tasso di deterioramento si è attestato all’1,6 per cento.
Finanza pubblica decentrata
La spesa corrente degli enti territoriali umbri è ulteriormente aumentata (5,6 per cento), soprattutto in relazione alla dinamica dei costi del personale che ha registrato un incremento dell’8,7 per cento. La componente sanitaria ha ripreso a crescere (4,9 per cento), più che nel resto del Paese; la mobilità
dei pazienti da e verso l’Umbria, negativa a partire dal 2019, ha mostrato un progressivo peggioramento soprattutto per il calo dei flussi in entrata.
L’ammontare degli investimenti ha continuato a espandersi con vigore (40,2 per cento), arrivando a superare dopo lungo tempo il dato italiano pro capite. Vi ha contribuito soprattutto la realizzazione delle opere pubbliche collegate al PNRR. Alla fine dello scorso anno erano state aggiudicate gare per oltre il 90 per cento dell’ammontare complessivamente bandito, per la maggior parte delle quali erano stati
avviati i lavori.
Crescita, produttività e innovazione
Nel corso degli anni duemila in Umbria l’attività economica ha evidenziato un andamento negativo, peggiore rispetto al resto del Paese. Il divario è andato ampliandosi a causa di crisi più intense e di fasi di ripresa meno vivaci. Sulla dinamica dell’economia umbra ha inciso principalmente la diminuzione della produttività (-6,7 per cento), la più marcata tra le regioni italiane che in media hanno registrato un incremento del 4,0 per cento. Vi ha concorso anche la scarsa capacità innovativa del settore produttivo, attestata da livelli di spesa in ricerca e sviluppo, domande di brevetto e grado di digitalizzazione assai contenuti nel confronto italiano ed europeo.