
Accordo Usa – Ue sui dazi, i conti dell’Umbria
L’Umbria prova a fare i conti con le conseguenze dell’accordo siglato da Donald Trump accigliato e Ursula von der Leyen, che porta i dazi Usa sui prodotti importati dall’Ue al 15%, rispetto al 30% paventato dal presidente statunitense per alzare il proprio potere contrattuale.
Non il 30% minacciato dagli Stati Uniti, ma il 15%. E’ il la tassa che sarà applicata su gran parte dei prodotti esportati dall’Unione Europea verso gli Stati Uniti.
I dazi saranno al 15% per la maggior parte dei settori, tra cui automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici. Niente aumento di tariffe su tutti gli aeromobili e i relativi componenti, alcuni prodotti chimici, alcuni farmaci generici, apparecchiature per semiconduttori, alcuni prodotti agroalimentari, risorse naturali e materie prime essenziali. Il polo aerospaziale folignate sembra, almeno per ora, più al riparo da rischi.
Per l’Italia, comunque, si stima una possibile perdita di 150mila posti di lavoro. Con settori che saranno pesantemente penalizzati, come quello agroalimentare e del vino in particolare.
Resta il fardello del 50% sull’acciaio, che rischia di mettere a repentaglio il polo siderurgico ternano.
L’export umbro negli Usa
Nell’ultimo anno l’Umbria ha esportato verso gli Stati Uniti beni per quasi 734 milioni di euro. Soprattutto macchine di impiego generale (182 milioni di euro), articoli di abbigliamento (121 milioni), macchine per l’agricoltura e la silvicoltura (43milioni).
Gli Stati Uniti si riconfermano anche nel 2024 il secondo paese, dopo la Germania, per l’export umbro, erodendo lentamente punti al principale mercato di sbocco della regione: dal 2022 al 2024 la quota tedesca passa infatti dal 19,9% al 16,4%, quella statunitense dal 10,5% al 12,4%.
In termini di capacità di generare Pil, ad oggi i flussi esportativi dell’Umbria verso il mercato statunitense hanno una ricaduta dell’ordine dell’1,8%.
La voce più importante dell’export umbro verso gli Usa è rappresentata dai macchinari e apparecchiature che, seppure in lieve calo, ricoprono il 37,2% del fatturato realizzato nel mercato statunitense e quasi un quarto del totale umbro del settore. La seconda voce più appetita è quella dei prodotti dell’abbigliamento, anche di quelli in pelle, che arrivano a superare il 30% dell’export umbro colà diretto e costituiscono il 27,6% dei prodotti dell’abbigliamento complessivamente esportati dall’Umbria. La terza voce più esportata verso gli Usa è rappresentata dai prodotti alimentari (7,8% del totale), che però hanno subito un forte calo nell’ultimo anno. Invece in aumento la vendita dei mezzi di trasporto (sia autoveicoli, rimorchi e semirimorchi che altri) che insieme rappresentano il 6,1% del totale esportato negli Usa.
Se le stime di molti analisti sulle conseguenze sull’occupazione, in Umbria potrebbero essere messi a rischio quasi 1500 posti di lavoro nei prossimi mesi.