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Il vino umbro fa i conti con i dazi Usa al 15% da settembre

Mentre l’Unione europea studia possibili approcci con l’amministrazione Usa per ridurre i dazi sui prodotti agroalimentari e sulle bevande importate negli Stati Uniti dall’Europa, i produttori di vino fanno i conti con gli effetti della tassa sulle esportazioni del 15% che scatteranno dal primo settembre.

Un danno che per l’Osservatorio UIV (Unione Italiana Vini) sarà per le imprese produttrici italiane di 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi, mentre per i partner commerciali statunitensi il mancato guadagno salirà fino a quasi 1,7 miliardi di dollari. Un danno che salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l’attuale livello di svalutazione.

E sebbene l’UIV non inserisca i vini umbri tra quelli maggiormente esposti alle ripercussioni sul mercato statunitense, per la quantità dei volumi che dal Cuore verde d’Italia arrivano oltreoceano, produzioni come il Sagrantino, particolarmente amate negli Usa, rischia di non diventare più competitive e di veder ridotta quindi la propria presenza sulle tavole a stelle e strisce.

Come evidenzia l’analisi dell’Agenzia regionale Umbria Ricerche, quello delle bevande (insieme ad aerospazio, che però è esente da nuovi dazi, macchinari e moda) è uno dei settori in cui il mercato Usa ha un’incidenza superiore alla media regionale (che è del 12,4%).

Le esportazioni di vini e bevande alcoliche umbre negli Usa valgono circa l’1,8% dell’export totale, per un valore che supera i 13 milioni di euro.