
Trasporto pubblico locale, Filt e Faisa attaccano l’attuale Giunta: segue il “metodo Melasecche”
“Promesse di Pulcinella?”. I dubbi dei segretari generali di Filt Cgil, Ciro Zeno, e Faisa Cisal, Cristian Di Girolamo di fronte alle scelte dell’attuale amministrazione regionale di centrosinistra, che in campagna elettorale aveva criticato le scelte dell’amministrazione Tesei sul trasporto pubblico locale e che invece ora sta seguendo il “metodo Melasecche”.
“Purtroppo – attaccano Zeno e Di Girolamo – la situazione in Umbria precipita verso politiche dannose per cittadini e lavoratori. Il colpo finale sta per essere assestato dall’attuale governo regionale che sembra molto convinto di portare avanti, con i soliti ‘attori’ che hanno assistito l’assessore Enrico Melasecche nel passato, incluso l’advisor che ha fatto la gara per lui, un progetto di distruzione del trasporto pubblico locale. Ci saremmo attesi almeno il cambio di questa figura”.
I nodi
“La posta in gioco è alta – specificano Zeno e Di Girolamo –. Parliamo, solo per fare alcuni esempi, di tagli drastici ai posti di lavoro, aumento delle tariffe, cessione gratuita a titolo gratuito a privati inclusa la manutenzione dei mezzi acquistati con fondi pubblici, riduzione dei chilometri e dei servizi, con un subappalto che supera il 49%. Non ci sono garanzie per gli operatori inidonei, per i giovani, né per la reintegrazione occupazionale in caso di pensionamenti. Inoltre, non viene garantita l’applicazione dei contratti di secondo livello. Città come Spoleto va per conto suo e Terni sembra puntino molto sul servizio a chiamata per il 30% dei servizi. A questo punto i lotti sarebbero cinque se contiamo l’autonomia di Spoleto. Insomma, uno spezzatino che farà sprofondare l’Umbria dei trasporti nel baratro. Ormai, l’Umbria sembra destinata a diventare una vera e propria giungla del trasporto pubblico locale. E c’è anche la spada di Damocle dell’aumento delle tariffe”.
Le promesse alle elezioni
“Questi argomenti, nella precedente legislatura – ricordano i segretari di Filt e Faisa –, sono stati usati dall’opposizione, nei consigli regionali degli ultimi tre anni, come uno strumento per ottenere consenso, per poi scaricare sui cittadini e sui lavoratori di questo settore strategico le conseguenze di decisioni sbagliate una volta vinte le elezioni. Questa storia si presenta come un ‘dramma di rappresentanza’ tra centrodestra e centrosinistra: sembra che non ci sia differenza tra i due schieramenti”. “Purtroppo siamo costretti ad affermarlo – puntualizzano Zeno e Di Girolamo – perché, seppure gli ultimi incontri con la Regione, con l’assessore ai trasporti e, in parte, con la presidente Proietti, hanno dimostrato un cambio di metodo basato su partecipazione e ascolto, tale metodo si è rivelato però fittizio e di prospetto poiché poi la politica e le istituzioni proseguono per la propria strada, senza recepire le fondamentali istanze di Filt Cgil e Faisa Cisal, che ormai da anni dimostrano, anche con i fatti, che la divisione in quattro lotti ridurrà inevitabilmente servizi e diritti a maggior costi per i cittadini.
Lotto unico o quattro lotti, i costi
“L’Umbria non può permettersi di perdere un solo posto di lavoro – continuano Zeno e Di Girolamo –, ma sembra che questa preoccupazione interessi davvero a pochi. Ci hanno detto anche che i costi aumentano con un lotto unico e diminuiscono con quattro lotti, ma la ‘formula magica’ che dimostra ciò non ci è stata mai palesata, i criteri di calcolo sono del tutto poco chiari e tenuti gelosamente nascosti. Abbiamo contezza certa, inoltre, che di fatto sono i dirigenti a prendere le decisioni. La politica ha poca voce e poco coraggio. Si cerca di portare avanti un modello già visto, con il cosiddetto modello ‘Melasecche’ dei quattro lotti, che si è rivelato fin dagli albori un fallimento, tant’è che lo ha lasciato nelle mani del governo successivo”.
“Un governo dei trasporti che si posiziona in una confort zone – affermano Zeno e Di Girolamo – e ciò è dimostrato dal Sì alla stazione di Creti, a quella di Collestrada, ai quattro lotti sul Tpl, scelte melasecchiane che ora sono divenute derebottiane viste Anche le affermazioni mezzo tv. e stampa. Tornando al Tpl, Questo tipo di soluzione rischia di danneggiare molte imprese locali umbre, anche a conduzione familiare, che grazie al modello attuale vivono, ma con quello che si prospetta si troverebbero escluse dal Tpl a favore di altre che potrebbero non garantire una continuità imprenditoriale. In sostanza, si continua sulla stessa strada, con un programma elettorale di centrodestra che si concretizza con il governo di centrosinistra. Non c’è stato nessun cambiamento di pensiero, di sviluppo economico o di futuro per l’Umbria: questa situazione la viviamo con grande amarezza”.
“Manca il coraggio”
“Non comprendiamo l’attuale classe politica – dichiarano Zeno e Di Girolamo – alla quale pare mancare il coraggio per modificare questa proposta di modello, come invece evidenziato in campagna elettorale. Procedere con l’indizione di una gara, prima ancora di aver predisposto un piano di bacino che risponde oggi alle esigenze di 40 anni fa, è una scelta inadeguata e sbagliata. A nostro parere dovrebbero fermarsi rispetto alla fretta imposta da altri organismi, poiché la fretta potrebbe produrre un disastro”.
“Il nostro ruolo di sindacato – concludono Zeno e Di Girolamo – è quello di mantenere la neutralità, non allineandosi a un partito politico né a una coalizione; piuttosto dobbiamo tutelare i posti di lavoro, il servizio pubblico e i diritti dell’intera comunità umbra, scongiurando il rischio di un ulteriore impoverimento e di ricorsi agli ammortizzatori sociali, che rappresenterebbero la fine di un’epoca e il declino del servizio pubblico”.