
In 10 anni l’Umbria perderà 47mila abitanti potenziali lavoratori
Tra dieci anni l’Umbria avrà oltre 47mila abitanti in meno di età compresa tra 15 e 64 anni. Perdendo dunque il 9% della propria potenziale forza lavoro. Dato peggiore della media italiana (-7,8%) e che avvicina pericolosamente l’Umbria alle dinamiche del Mezzogiorno, secondo le stime fatte dal Centro studi della Cgia di Mestre qualora l’andamento demografico non dovesse cambiare.
In Umbria oggi si contano 525.214 abitanti in questa fascia di età; nel 2035, proseguendo con l’attuale trend, scenderanno a 477.888.
La situazione in Italia
Il doppio della media italiana, che è del 7,8%, comunque molto rilevante. Procedendo con questo andamento demografico, l’Italia nel 2025 avrà 2,9 milioni di potenziali lavoratori in meno. Un trend comune a tutte le zone del Paese, ma con percentuali molto diverse. Nel Nord Ovest, infatti, si attende un calo del 4,5%, che nel Nord Est sale al 5,3%. Nel Centro la perdita di popolazione in età lavorativa sarà del 7,1% rispetto all’attuale. Crollo nel Mezzogiorno: oltre un milione e mezzo di popolazione in meno tra 15 e 64 anni, -12,2%.
Le province umbre
La situazione più preoccupante tra le due province umbre si ha a Terni, che occupa la posizione numero 28 in questa non invidiabile classifica dell’emorragia di potenziale forza lavoro. A Terni il calo stimato sarà dell’11,3%, perdendo quasi 15mila residenti tra 15 e 64 anni.
Perugia si colloca a metà classifica nazionale: 8,2% il calo di residenti in età lavorativa, pari a 32.500 residenti in meno in questa fascia si età.
Problemi anche per le imprese
La Cgia di Mestre evidenzia come nei prossimi anni le imprese siano destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti.
Con difficoltà accresciute nel reperire giovani lavoratori da inserire nelle aziende artigiane, commerciali o industriali. Tanto più che non esistono misure efficaci in grado di modificare questa tendenza in tempi ragionevolmente brevi.
Inoltre, viene sottolineato, nemmeno il ricorso alla manodopera straniera potrà risolvere completamente la situazione. Di conseguenza, dobbiamo prepararci a un progressivo rallentamento del Pil, soprattutto nelle regioni e nelle province con un maggior calo demografico. A meno che le nuove tecnologie non determinino un radicale cambiamento dei processi produttivi.