Skip to main content

Export umbro più a riparo dai dazi, ma pesano quelli sull’acciaio e quelli minacciati da Trump sul vino

L’indagine della CGIA di Mestre rileva la buona diversificazione dei prodotti made in Umbria destinati all’estero

Il peso dei dazi Usa (25%) sull’acciaio e l’alluminio, lavorazione che, insieme ad altri metalli non preziosi, nel 2024 ha rappresentato oltre il 18% dell’export umbro mondiale, per un valore complessivo di un miliardo e 60 milioni di euro circa. Ma anche la minaccia del presidente Trump, in risposta ai dazi dell’Unione Europea, di tassare del 200% i vini europei che entrano negli Stati Uniti. Che pur pesando solo per lo 0,67% dell’export umbro (considerando anche le altre bevande prodotte, per un valore di 39,1 milioni, rappresenta un fiore all’occhiello del made in Umbria, ambasciatore della regione nel mondo e ulteriore volano per il turismo.

L’Umbria però può reggere meglio di altre regioni italiane la guerra mondiale dei dazi innescata dalle misure volute dall’amministrazione Trump. E questo, grazie al suo buon indice di diversificazione dei settori i cui prodotti sono principalmente destinati all’estero. La Cgia di Mestre calcola questo indice in 61.9 (ottavo risultato italiano), dato dal rapporto tra l’export dei primi dieci settori merceologici e il totale dei 5.905 milioni di euro dei prodotti che dall’Umbria sono stati venduti all’estero nell’ultimo anno.

Siderurgia e altre produzioni metalliche

La parte del leone la fanno chiaramente i prodotti della siderurgia in senso stretto, che da soli pesano per il13,2% dell’export totale, per un valore 776,9 milioni, cresciuto dell’8,1% tra il 2023 e il 2024. A questi vanno aggiunti tubi e cavi in acciaio (117,2 milioni), altri prodotti in metallo (89,7 milioni), altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio (75,9 milioni), che portano appunto il totale dei prodotti che hanno visto aumentare i dazi Usa a sfiorare il miliardo e 60 milioni di euro.

I primi dieci settori di esportazione

Dopo la siderurgia, i principali settori di esportazione del made in Umbria sono gli articoli di abbigliamento, escluso l’abbigliamento in pelliccia (606,7 milioni); altre macchine di impiego generale (573,9 milioni); oli e grassi vegetali e animali (337,4 milioni); altri prodotti alimentari (307,7 milioni); articoli di maglieria (232,7 milioni); macchine di impiego generale (213,5 milioni); prodotti di colture agricole non permanenti (201,7 milioni); altre macchine per impieghi speciali (193,4 milioni); autoveicoli (185,2 milioni).

La diversificazione

Questi dieci settori merceologici complessivamente hanno contribuito per 3.629 milioni di euro all’export umbro, pari al 61,9%.

Situazione meno critica di quella che si presenta in quasi tutto il Mezzogiorno, ad eccezione della Puglia. In Sardegna domina l’export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Ma è molto legato a pochi settori merceologici anche l’export del Molise (86,9% per i primo 10, in particolare dalla vendita dei prodotti chimici/materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno) e della Sicilia (85%), che presenta una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi.

Pertanto in queste regioni, se dopo l’acciaio, l’alluminio e i loro derivati gli USA – e, a catena, altri Paesi del mondo – decidessero di innalzare le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il sistema produttivo potrebbero abbattersi maggiormente nei territori dove la dimensione economica dell’export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici.

Condividi questo articolo

Ultime notizie in Primo Piano

“Un ponte tra impresa e finanza”: l’Assemblea annuale dei Giovani Confindustria Umbria

30 Aprile 2025

Il Consiglio respinge la mozione di sfiducia alla presidente Proietti

29 Aprile 2025

Legalità motore di sviluppo del territorio, il convegno Confartigianato

28 Aprile 2025