
Contestato il Piano di riorganizzazione di Poste, il 3 giugno sarà sciopero
Il 3 giugno sarà sciopero delle prestazioni ordinarie di Poste Italiane anche in Umbria, dove le sigle di categoria Slc Cgil e Uilposte contestano la riorganizzazione territoriale.
Al centro della protesta, a livello nazionale, c’è il Piano di riorganizzazione che prevede tagli degli organici che renderanno sempre più difficile garantire servizi agli utenti e lavoro di qualità.
Sul territorio umbro, in particolare, secondo i sindacati queste politiche aziendali rischiano di compromettere il servizio universale di recapito – in particolare sul territorio di Terni, con il taglio del 30% delle zone di recapito che è stato implementato nel mese di maggio – e la rete degli uffici postali che a causa della strutturale carenza di personale, spesso possono essere tenuti aperti solo a forza di prestazioni straordinarie e piani ferie continuamente rivisti.
“Di fronte a queste problematiche, chiare tanto all’utenza quanto ai lavoratori – scrivono Cgil e Uil – Poste Italiane tuttavia nega l’evidenza, nascondendosi dietro ai fabbisogni di personale stabiliti negli accordi del 27 novembre, numeri che non hanno niente a che fare con la realtà. Il motivo di questa condotta è chiaro: l’Azienda intende comprimere al massimo il costo del lavoro e massimizzare i profitti a breve termine, ma a farne le spese sono gli utenti e i lavoratori”.
“Basta promesse vane. Salario e diritti in Poste Italiane”, sarà questo lo slogan dello sciopero, proclamato dalle categorie di Cgil e Uil che lo scorso novembre sono state estromesse dai tavoli di trattativa dalla dirigenza dell’azienda.
“Basta – proseguono le Confederazioni e le Categorie – alla politica dei dividendi agli azionisti e delle briciole ai lavoratori: i risultati aziendali devono portare ad aumenti anche per chi permette di ottenerli con il proprio lavoro quotidiano, e occorrono interventi risolutivi su stabilizzazioni, trasformazioni e mobilità”. “Bisogna aumentare poi gli investimenti per la sicurezza dei lavoratori diretti e degli appalti”, proseguono Cgil, Uil, Slc e Uilposte, Spi Cgil e Ulipensionati: “il 3 giugno ribadiremo il nostro no alla vendita delle quote azionarie di Poste da parte del Ministero delle Finanze. Poste – concludono – deve rimanere saldamente in mano pubblica”.