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Confartigianato e Cna: “Senza proroga del Superbonus per i condomini a rischio chiusura per 25.000 cantieri”

Posti di lavoro e fatturati a rischio

Confartigianato Imprese Umbria e Cna Umbria esprimono forte preoccupazione per il fatto che la richiesta proroga della scadenza del Superbonus edilizio per i condomini fissata per domenica 31 dicembre non sia stata ancora disposta dal Governo. La travagliatissima vicenda del superbonus ha reso particolarmente difficile per le imprese condurre nei ristrettissimi tempi previsti il completamento dei cantieri, in un quadro di continua variazione delle norme, stretta creditizia, inflazione e scarsità di forniture.

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Dei circa 25.000 cantieri a rischio a livello nazionale molte centinaia sono in Umbria. Il mancato buon fine di una parte rilevante di questi cantieri determinerebbe un impatto economico devastante sui condomini, sulle imprese, con la possibile chiusura di molte di esse, e sull’intera economia regionale umbra; le imprese e i privati non potrebbero sopportare per evidenti ragioni tecnico-economiche la riduzione del beneficio pubblico in caso di non rispetto del termine del 31/12.

Inoltre, senza un intervento governativo di proroga la pretesa di chiudere una misura nazionale di promozione del risparmio energetico di enormi dimensioni in tempi operativi non congrui potrebbe comportare il rischio di abbassare le condizioni di sicurezza del lavoro in edilizia. Occorre un intervento legislativo, di ridotto impatto sulle finanze pubbliche, ma assolutamente indispensabile per evitare forti contenziosi fra cittadini e imprese e pericolose ‘corse’ per terminare i lavori.

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Confartigianato e CNA hanno già proposto al Governo una proroga di almeno tre mesi, per i cantieri presso i condomini, condizionata alla realizzazione al 31 dicembre 2023 di almeno il 60% dell’intervento globale. “Auspichiamo – dicono – che il Governo al più presto intervenga con la proroga rispondendo positivamente a queste diffuse richieste delle imprese e dei privati cittadini”.

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Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

 

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