Skip to main content

Tag: polizia penitenziaria

Detenuto tenta di sfilare le chiavi a un agente e gli frattura una costola

Un detenuto nel carcere di Spoleto ha provato a sfilare le chiavi a un agente addetto alla vigilanza e nella colluttazione gli ha fratturato una costola.

A dare notizia dell’ennesimo caso di violenza è Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Sembra che l’intento fosse quello di raggiungere un altro detenuto per farsi giustizia di uno sgarbo subito. Intento non portato a termine grazie all’agente di sorveglianza, che però è dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale di Spoleto, dove è stata appunto accertata la frattura di una costola, con una prognosi di 20 giorni.

“Ai colleghi coinvolti va la solidarietà del SAPPE e un elogio per la professionalità dimostrata” le parole di Bonino. Che però esprime anche una forte protesta nei confronti del Provveditorato di Firenze “totalmente indifferente alle reiterate richieste di trasferimento del detenuto in questione gia’ recidivo a tali comportamenti”.

Dura la posizione del sindacalista umbro: “Ora, dopo questo episodio violento, probabilmente l’ufficio diretto dalla latitante provveditrice penitenziari interdistrettuale Toscana-Umbria Manzelli, verrà trasferito ma naturalmente all’interno della nostra bella regione e così sarà libero di fare altri danni in un altro istituto del distretto”.

Una situazione che si spera possa migliorare con l’annunciato ripristino a Perugia della sede del Provveditorato.

“La situazione penitenziaria è sempre più critica” – commenta il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che ribadisce: “Quanto avvenuto testimonia che il sistema della sicurezza nelle carceri italiane non è adeguato alle esigenze attuali per cui è necessario intervenire. Chiediamo all’Amministrazione penitenziaria di adottare ogni utile iniziativa affinché i detenuti vengano puniti in maniera esemplare, con l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario che prevede particolari restrizioni, per coloro che mettono in crisi l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari”.

“Continuiamo altresì a chiedere che vengano previste adeguate strutture sul territorio nazionale, ove i detenuti violenti possano scontare la pena in regime chiuso, fino a quando non comprendono che devono rispettare le regole e soprattutto la polizia penitenziaria e tutti gli altri operatori”, prosegue il leader del SAPPE, che fa appello ai sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro ed Andrea Ostellari per un incontro urgente “al fine di ristabilire subito regole efficaci per garantire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”.

Violenza nel carcere di Terni, il SAPPE torna a porre il problema dei detenuti psichiatrici

Ancora una episodio nel carcere di Terni. A derne notizia è Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE). Un detenuto psichiatrico di origine pugliese, ristretto al Padiglione della Media Sicurezza, in stato di forte agitazione, “con inaudita ira e senza alcuna motivazione”, ha aggredito inizialmente il Sovrintendente preposto di turno, tentando di colpirlo sollevando e lanciando la sedia dell’ufficio. Successivamente, in preda ad un vero e proprio raptus violento, vedendo giungere l’assistente capo, ha provato a colpirlo più volte al volto, invano, ma ferendolo comunque al gomito sinistro. Stessa sorte anche all’ispettore di Sorveglianza Generale che, intervenuto nell’immediatezza per cercare di riportare il detenuto alla calma ed accompagnarlo nella Sezione di appartenenza, ha rischiato di essere colpito al volto con una testata.

Il sindacalista evidenzia che il detenuto, prima di calmarsi, ha assunto comportamenti violenti anche nei confronti di un altro ristretto, percosso solo perché intervenuto per riportarlo alla ragione, continuando ad opporre resistenza al personale intervenuto. Solo grazie alla professionalità del personale della polizia penitenziaria di Terni si è evitato che la situazione degenerasse.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE commenta, sottolineando il problema dei detenuti psichiatrici: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni – è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti”.

Per il leader nazionale del SAPPE, “ci sono troppi detenuti che presentano problemi psichiatrici. Questa una delle gravi problematiche che al momento interessa le carceri italiane, e purtroppo non risparmia neanche Terni. Con la scellerata ed improvvida chiusura nel 2015 degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e il passaggio alle REMS, le residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, i posti a disposizione per ospitare i detenuti con questi disagi non sono sufficienti a colmare le reali necessità e per questo molti di loro sono stati rinchiusi nelle carceri. È così che anche a Terni” gli agenti della Polizia Penitenziaria, pur non avendo le competenze necessarie, sono chiamati a gestire queste persone con le più svariate problematiche mentali”.

Il leader del SAPPE ricorda, inoltre, che “il problema dei detenuti con disagio psichiatrico è la prima e più importante emergenza nazionale nelle carceri italiane. La riforma che ha previsto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari non ha indicato delle valide alternative, tant’è che è stata bocciata anche dalla Corte costituzionale”.

“Si riparta da questi gravi fatti caduti nel carcere di Terni, al netto delle attestazioni di solidarietà e vicinanza ai poliziotti feriti – conclude Capece – per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria ha infatti favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.