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Tag: giovani

Generazione Z, ecco chi sono i giovani umbri

In Umbria i giovani della cosiddetta “Generazione Z” (coloro che oggi hanno tra i 13 e i 28 anni) studiano e lavorano più della media nazionale. Secondo i dati Tagliacarne-Unioncamere-Camera di Commercio dell’Umbria, il tasso di immatricolazione universitaria è record, disoccupazione giovanile in calo e imprese under 35 in crescita. La sfida è trattenere i talenti e far crescere qualità e sostenibilità. La spinta culturale, l’imprenditorialità under 35 e il consumo esperienziale confermano che i giovani della generazione Z non sono spettatori, ma protagonisti. La Camera di commercio dell’Umbria avverte: serve un salto: contratti qualificati, percorsi connessi con il territorio e incentivi per chi resta. È possibile trasformare questa forza potenziale in classe dirigente regionale.

Mencaroni: sono la più grande opportunità di crescita per l’Umbria

Commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I giovani della Generazione Z rappresentano la più grande opportunità di crescita per l’Umbria. Studiano più della media nazionale, partecipano al mercato del lavoro con energia e voglia di fare impresa. È una generazione concreta, che chiede percorsi formativi di qualità, lavoro vero, ambienti innovativi. Come Camera di Commercio lavoriamo costantemente per rafforzare il ponte tra scuola e imprese, facendo proposte per il rientro dei laureati e premiare chi sceglie di costruire qui il proprio futuro. I cinque punti chiave che proponiamo e sui quali va fatto convergere in maniera unitaria lo sforzo di tutte le istituzioni umbre sono da affrontare con decisione. Non possiamo permetterci di disperdere questo patrimonio umano: dobbiamo fare dell’Umbria una regione giovane, dinamica e attrattiva, dove restare e lavorare abbia senso.”

Motore dell’economia
In Umbria la Generazione Z è un motore reale dell’economia regionale. I dati più recenti raccontano una realtà che sorprende: i giovani umbri studiano e lavorano più della media nazionale. Il tasso di disoccupazione per la fascia 15–29 anni è sceso al 12,4% nel 2024, contro il 14,7% dell’Italia, mentre il tasso di attività — ovvero quanti lavorano o cercano lavoro — è salito al 71,5%, superando sia la media del Centro (70,6%) sia quella nazionale (66,6%).

Ma non è solo una questione occupazionale. Il vero salto riguarda la formazione: l’Umbria cresce nella qualità e nella quantità degli studi, segnando risultati di rilievo anche nel confronto con le regioni più forti.

I giovani umbri studiano di più
Secondo l’indagine del Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere (settembre 2025), la provincia di Terni è terza in Italia su 107 province per percentuale di immatricolati all’università rispetto alla popolazione di 19 anni (quindi tra coloro che su diplomano): un 69,3%, a fronte di una media nazionale inferiore al 50%. È un balzo di quasi trenta posizioni in un solo anno.

Anche Perugia si colloca nella fascia alta della graduatoria, confermando una propensione strutturale allo studio e alla formazione post-diploma. Entrambe le province presentano una quota di popolazione 25–49 anni con al più la terza media tra le più basse del Paese (Terni è 12ª), segno di un capitale umano istruito e in crescita.

Inoltre, quasi un terzo dei giovani universitari umbri sceglie discipline STEM — Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica — percentuale superiore alla media italiana e in linea con i territori più industrializzati.

Tutto ciò dimostra che la Generazione Z umbra non solo lavora, ma investe con decisione sulla conoscenza, costruendo basi solide per un futuro competitivo.

Neet in discesa, partecipazione in crescita
Altro segnale positivo è il calo dei Neet — i giovani che non studiano e non lavorano — scesi in Umbria al 10,5%, contro il 15% della media italiana. Tra il 2018 e il 2023, mentre la popolazione 15–34 anni diminuiva di circa 4mila unità, i Neet si riducevano di oltre 12mila 600 persone.
Non è un effetto demografico, ma un chiaro indice di maggiore partecipazione, di giovani che scelgono percorsi di formazione, tirocini o esperienze lavorative. È il segno di una generazione che non aspetta, ma agisce.

Impresa giovane: laboratorio di innovazione
L’Umbria è anche terreno fertile per l’imprenditorialità under 35. I dati della Camera di commercio dell’Umbria segnalano un saldo positivo di +409 nuove imprese nel secondo trimestre del 2025 rispetto al precedente: il miglior risultato degli ultimi cinque anni.
Il bilancio annuale resta leggermente negativo (-0,83%), ma la crescita delle imprese giovanili è decisamente più dinamica della media nazionale. I settori più vivaci: turismo esperienziale, agroalimentare innovativo, tecnologie digitali e manifattura sostenibile.

È una generazione che non teme il rischio, combina competenze tecniche e visione internazionale, ma chiede un ecosistema più rapido e semplice: meno burocrazia, più mentoring, fondi seed accessibili e spazi condivisi dove far nascere idee.

Trattenere i talenti, costruire senso
L’Umbria forma giovani preparati ma fatica a trattenerli. Molti laureati scelgono di partire per trovare altrove percorsi di crescita professionale. La sfida è trasformare la qualità formativa in occupazione qualificata, con contratti stabili e opportunità coerenti con le competenze acquisite.
Serve un patto strutturato tra istituzioni, università e imprese per incentivare il rientro dei laureati, collegare i corsi alla domanda locale e creare filiere di lavoro ad alta specializzazione.

Come osserva l’avvocato Andrea Carta Mantiglia di BonelliErede, la law firm da cui è passata la storia economica d’Italia: “Le nuove leve cercano autonomia, chiarezza, valori concreti. Vogliono sapere perché lavorano, non solo quanto guadagnano. Non basta dirsi inclusivi: bisogna dimostrarlo con fatti, benefit reali e percorsi trasparenti.”
È una riflessione che illumina anche la sfida umbra: non basta offrire un salario, bisogna costruire motivazione e appartenenza.

I cinque punti chiave

La Camera di Commercio dell’Umbria lavora perché, in concreto con tutte le altre istituzioni, si possano trasformare questi dati e queste aspettative in politiche concrete:

Voucher di rientro per laureati che scelgono l’Umbria come luogo di realizzazione professionale;
Contratti qualificati per i primi impieghi giovanili, con durata certificata e possibili evoluzioni;
Incentivi all’imprenditorialità giovanile, con supporti per startup, spin-off e innovazione locale;
Distretti culturali integrati e “hub dell’esperienza”, per moltiplicare le connessioni tra cultura, turismo e giovani consumatori;
Formazione mirata 4.0 e digitalizzazione delle PMI, per rispondere ai gap di competenze richiesti dai giovani.
Una generazione che può cambiare la regione
L’Umbria possiede un capitale umano di valore e un contesto favorevole: territorio compatto, comunità coesa, costi d’impresa contenuti, qualità della vita elevata. Ora serve un passo in più: trasformare la potenzialità dei giovani in forza strutturale della crescita economica.

imprenditrici

Gli umbri non fanno figli: sempre meno studenti e (domani) giovani lavoratori

Anche in Umbria, come in gran parte d’Italia, la popolazione sta invecchiando e si contestualmente si assottiglia la fascia dei giovani.

Come evidenzia Giovanni Coco nello studio dell’AUR, non si tratta solo di una riduzione numerica, ma di uno spostamento radicale del baricentro generazionale.

Gli indicatori aggiornati al Censimento permanente 2023, evidenziano la rarefazione della popolazione infantile nei piccoli comuni: in almeno dieci di questi, i bambini tra 0 e 9 anni sono meno di cinquanta. In alcuni casi, si scende persino sotto i trenta residenti in questa fascia d’età. E la popolazione tra sotto i 9 anni varia da un massimo del 7,2% a un minimo del 5,5%.

Fino a 14 anni

Se si allarga l’analisi alla popolazione tra 0 e 14 anni si vede che rappresenta oggi l’11,3% del totale. Nel 2004, questa stessa fascia d’età costituiva il 12,3% della popolazione regionale. In termini assoluti, parliamo di una perdita di circa 13.000 giovani nell’arco di vent’anni. Una dinamica apparentemente lenta, ma che nel lungo periodo produce squilibri irreversibili. Tant’è che oggi in Umbria a fronte di circa 149.000 persone tra 0 e 20 anni, ce ne sono 260.000 nella fascia 41-60: un divario che supera le 110.000 unità, segno di uno squilibrio generazionale strutturale ormai conclamato.

La natalità discendente

La curva discendente della natalità accompagna, e in parte spiega, questa rarefazione giovanile. Tra il 2008 e il 2024, il tasso di natalità in Umbria è passato da 9,5 a 5,5 nati per mille abitanti, una riduzione superiore al 40%. Si tratta di una delle flessioni più marcate d’Italia.

Anche il numero medio di figli per donna conferma la criticità del quadro: nel 2024 l’Umbria si attesta attorno a quota 1,1, ben lontana dalla soglia di 2,1 necessaria al ricambio generazionale. La denatalità non è episodica, non è un effetto passeggero della crisi o della pandemia: è una tendenza strutturale, radicata nei meccanismi economici, sociali e culturali che regolano la transizione alla vita adulta.

Diminuisce la popolazione attiva

La diminuzione dei giovani produce una crescente sproporzione tra popolazione attiva e inattiva. L’indice di dipendenza strutturale dell’Umbria è passato dal 54,9% del 2004 al 62,1% del 2024, con un incremento di oltre 7 punti percentuali. L’indice di vecchiaia ha superato quota 237, con oltre 2,3 anziani ogni giovane. Gli over 65 umbri ruotano intorno al 28%. E se la tendenza continua, si supererà presto la soglia critica del 30%, oltre la quale l’equilibrio intergenerazionale rischia di diventare instabile.

Problemi sociali ed economici

Se ne ricava un sistema sociale che non può non manifestare segnali di crescente tensione: da un lato aumentano le esigenze sanitarie, pensionistiche e assistenziali legate all’invecchiamento della popolazione; dall’altro, si assiste a una progressiva contrazione della base fiscale su cui poggiano i sistemi di protezione. Morale. Ne deriva una pressione crescente sulla sostenibilità del welfare regionale, determinata appunto da una dinamica demografica strutturalmente sbilanciata.

I giovani umbri fuggono

Inoltre, a rendere ancora più fragile la presenza giovanile – e non è affatto un aspetto secondario – ci pensa anche la mobilità in uscita. Molti giovani umbri scelgono di lasciare la regione per trasferirsi altrove in Italia o all’estero, attratti da opportunità formative e lavorative che il contesto locale fatica a offrire. Si tratta di un fenomeno, che si protrae da anni e coinvolge in modo particolare la fascia tra i 20 e i 39 anni. I dati più solidi a nostra disposizione – riferiti al periodo 2001-2021 (Istat) – mostrano una perdita di oltre 26.000 residenti in questa classe di età. Un’emorragia silenziosa, ma costante: partono, anno dopo anno, senza che il territorio riesca davvero a trattenerli – e spesso, chi parte, non torna più.

Le ripercussioni sulla scuola

Uno dei primi ambiti in cui questa trasformazione si riflette in modo evidente è la scuola. Il sistema scolastico regionale, infatti, si è già contratto in modo significativo: in dieci anni sono scomparse centinaia di classi e decine di plessi, soprattutto nelle aree interne. Le scuole umbre hanno perso circa 9.000 studenti nell’ultimo decennio. Una riduzione di oltre il 7% che, al di là della cifra, si traduce in aule semivuote, sezioni accorpate, bambini costretti a spostarsi altrove per studiare. È dentro queste dinamiche, all’apparenza scolastiche, che si misura con chiarezza la portata del cambiamento demografico in atto.

Gli aspetti sociali

Ma in questo scenario, il rischio non riguarda soltanto la tenuta quantitativa della popolazione studentesca, ma l’indebolimento di una delle funzioni più vitali che i giovani assolvono nei territori: quella di tenere aperti gli spazi della cultura, della ricerca, dell’innovazione. Dove c’è presenza studentesca, infatti, il tessuto sociale si rinnova, si connette con il futuro, mantiene viva una dinamica di scambio e progettazione collettiva.

Il mercato del lavoro

Gravi anche le ripercussioni sul mercato del lavoro regionale. Meno giovani disponibili significa minore capacità di innovare, di adattarsi ai nuovi paradigmi tecnologici. Il tessuto imprenditoriale umbro, già fragile e fortemente orientato alla microimpresa, si espone così a un crescente rischio di obsolescenza. Il ricambio generazionale rallenta o si inceppa in molti ambiti strategici: nei mestieri, nella pubblica amministrazione, nelle libere professioni, nel settore artigiano.

I giovani, Assisi, il sisma, il conclave: anche l’Umbria in piazza San Pietro per l’addio a Papa Francesco IMMAGINI

Anche l’Umbria, come il mondo intero, ha voluto rendere omaggio a Papa Francesco nel giorno dei funerali. La regione italiana più visitata, per ben otto volte, al di fuori del Lazio. Come ha ricordato la governatrice umbra Stefania Proietti. E l’amata città di Assisi, la città Serafica, del santo da cui Bergoglio ha voluto prendere il nome e seguire l’esempio nella gestione del suo pontificato. Da Assisi erano presenti il sindaco Valter Stoppini, il vescovo Domenico Sorrentino e rappresentanti del Sacro Convento.

“Partecipare oggi all’ultimo saluto al Santo Padre è stato uno dei momenti più commoventi e intensi della mia vita. Piazza San Pietro e il mondo intero si sono stretti in un silenzio colmo di amore e di gratitudine, riconoscenti per la sua eredità spirituale e umana” ha dichiarato la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti. Che ha aggiunto: “Papa Francesco ha amato l’Umbria ed Assisi, ha scelto di portare il nome di San Francesco, e con lui ha condiviso ogni giorno il desiderio di pace, il servizio agli ultimi e l’amore per il Creato. Ho avuto l’onore di incontrare il Pontefice ad Assisi, l’ho ascoltato parlare ai giovani, ai poveri, ai potenti con la stessa voce, ferma e piena di misericordia. In lui ho sempre visto l’incarnazione vivente dello spirito francescano: umiltà, essenzialità e fraternità. Ogni volta che tornava nella nostra terra, sentivamo che l’Umbria era il suo rifugio dell’anima, il luogo dove ritrovava sé stesso e il senso più autentico della sua missione”.

La governatrice umbra ha concluso: “Grazie, Papa Francesco, per averci mostrato con la tua vita che la fede può essere rivoluzione di tenerezza. Ti porteremo nel cuore come un fratello di San Francesco, un testimone della luce”.

C’erano anche i 500 giovani provenienti dall’Umbria in occasione del Giubileo degli adolescenti, accompagnati dal vescovo di Perugia Maffeis: per loro, doveva essere una giornata gioiosa accogliendo l’invito di Papa Francesco, a cui invece hanno potuto dare l’ultimo saluto.

In piazza San Pietro c’era anche il commissario alla ricostruzione Guido Castelli, che ha ricordato la vicinanza dimostrata concretamente da Papa Francesco alle popolazioni terremotate: “Ricostruire significa prima di tutto ricostruire i cuori, le relazioni, il tessuto umano e spirituale di una comunità, disse Sua Santità. Un insegnamento che resterà con noi, guida e speranza per ogni futuro cammino”.

Alle esequie erano naturalmente presenti i rappresentanti della Chiesa umbra, tra i quali il cardinale Giuseppe Betori, folignate, vescovo emerito di Firenze, l’unico umbro che parteciperà al conclave per l’elezione del nuovo Papa.

L’Assemblea di Confartigianato Umbria parla ai giovani con il Prof Influencer Schettini

C’è attesa, anche tra i giovani, per “L’artigianato che ci piace”, l’innovativo format con il Prof. Influencer Vincenzo Schettini che Confartigianato Imprese Umbria porta a Terni domani, martedì 4 marzo, per la sua Assemblea annuale.

Un progetto social di Confartigianato, nato e pensato con il professor Vincenzo Schettini per promuovere l’artigianato tra i giovani, stimolandoli a sviluppare il sapere pratico, quello che il prof spesso traduce con la sua ormai conosciuta espressione “fate cose“.

L’iniziativa, gratuita con registrazione obbligatorio (su: https://www.eventbrite.it/e/1245976361839?aff=oddtdtcreator) si svolgerà al Centro Multimediale di Terni, in piazza Antonio Bosco.

Alle ore 17,30 parleranno de “I giovani e l’artigianato” la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti e i presidenti di Confartigianato Imprese Nazionale e Umbria, Marco Granelli e Mauro Franceschini.

Seguirà quindi l’atteso spettacolo “L’artigianato che ci piace”, con Vincenzo Schettini, insieme al psicoterapeuta e divulgatore Giuseppe Lavenia e alla giornalista Rai Micaela Palmieri.

L’Umbria tra le regioni dove è più difficile reperire personale, le ricette di Confartigianato

L’Umbria è tra le regioni italiane dove le imprese fanno più fatica a reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. L’Umbria si posiziona infatti al secondo posto a livello nazionale in questa non invidiabile classifica, con un tasso di difficoltà di reperimento del 65,1%.

Un dato in forte crescita rispetto all’anno precedente (+4,6 punti percentuali) e superiore alla media nazionale del 59,2%.

Questo trend si inserisce in un quadro generale che vede un incremento significativo delle difficoltà di assunzione nelle micro e piccole imprese (51,3%) e, in particolare, nell’artigianato, dove la percentuale sale al 59,2%.

La situazione in Italia

Quello del reperimento di personale è un problema nazionale, in un’Italia che vede l’occupazione continuare a crescere, con un aumento dell’1,2% su base annua, pari a 274mila occupati in più.

Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, pubblicati da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2024 il 47,8% delle assunzioni previste dalle imprese italiane risulta di difficile reperimento, con un incremento di 2,7 punti percentuali rispetto al 2023.

Le cause di questa crescente difficoltà sono molteplici: la crisi demografica, l’invecchiamento della popolazione, l’inadeguatezza delle competenze rispetto alle richieste del mercato, le aspettative dei giovani sempre più orientate verso forme di lavoro autonome e l’intensificarsi della fuga di cervelli.

Il commento del segretario di Confartigianato Terni, Medori

Criticità che in Umbria risultano particolarmente marcate. Commenta Michele Medori, segretario di Confartigianato Imprese Terni: “Il dato dell’Umbria deve farci riflettere: la difficoltà di reperimento del personale è un ostacolo alla crescita delle nostre imprese. Dobbiamo investire in formazione, migliorare l’attrattività del lavoro artigiano e creare un ambiente che incentivi i giovani a rimanere e a valorizzare le loro competenze sul nostro territorio. Confartigianato sta già lavorando in questa direzione, promuovendo percorsi di qualificazione professionale e strategie per trattenere i talenti locali”.

Il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta di lavoro rappresenta una delle principali sfide per il sistema economico regionale e nazionale. La capacità di affrontarlo dipenderà dalle politiche formative e dall’adozione di misure di sostegno per le imprese, al fine di garantire un mercato del lavoro più equilibrato e sostenibile nel lungo periodo.

imprenditrici

In dieci anni l’Umbria ha perso oltre 15mila giovani

“Mancano” 15.420 giovani in Umbria negli ultimi 10 anni. Nel 2014 i residenti di età compresa tra 15 e 34 anni erano infatti 178.771, mentre nel 2024 sono scesi a 163.351. Un calo dell’8,6% superiore alla media nazionale (del 5,8%) che preoccupa, dal punto di vista sociale ed economico.

Un calo determinato dal fenomeno della denatalità. In Umbria nel 1943 erano nati 15.088 bambini, mentre nel 2023 il numero delle nascite è sceso a 4.766. Un fenomeno che si riscontra in entrambe le province: nella provincia di Perugia si è passati dagli 11.451 nati nel 1943 ai 3.653 del 2023; in quella di Terni da 3.637 a 1.113.

L’indagine della Cgia mostra come il numero dei giovani presenti in Italia sia drasticamente diminuito. Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni è diminuita di quasi 750mila unità, pari al -5,8%. Nel 2014 c’erano poco più di 12,8 milioni di giovani; nel 2024 sono meno di 12,1 milioni. Questa contrazione ha colpito il Centro (-4,9%) e, in particolare, il Mezzogiorno, con una riduzione allarmante del -14,7%. Al Nord, invece, il saldo di quasi tutte le regioni è preceduto dal segno più.

Quello del calo della presenza dei giovani è dunque un problema che riguarda quasi tutte le regioni italiane. Negli ultimi dieci anni non perdono giovani solo il Friuli Venezia Giulia (dove il loro numero è stabile), la Liguria (4.962 in più), il Trentino Alto Adige (+5.058), la Lombardia (+62.920) e l’Emilia Romagna (+47.174).

E questo nonostante anche in queste regioni si sia assistito ad un calo della natalità: dal 1943 al 2023 in Lombardia i nati sono passati da 100.547 a 65.659; in Trentino Alto Adige da 15.351 a 8.484; in Emilia Romagna da 57.066 a 28.568. L’incremento dei giovani, si deve all’arrivo da altre regioni o dall’estero.

“Tasse azzerate
per chi viene a vivere a Terni”

Aiuto, ci scappano i (giovani) cervelli

Aiuto, ci scappano i (giovani) cervelli. L’emorragia di capitale umano è ormai un’emergenza per l’Umbria, che dal 2013 al 2023 ha visto 4.165 laureati umbri lasciare l’Italia, con un saldo negativo di 2.470 tra cancellazioni e ritorni.

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, rilancia la proposta di un fondo regionale per contrastare il fenomeno e incentivare il rientro dei talenti. Anche a livello nazionale il saldo è preoccupante: oltre 308.000 laureati emigrati e solo 131.692 rientrati. I giovani tra i 25 e i 39 anni sono i più colpiti, e nonostante una timida speranza che era sorta nel 2021, il trend negativo persiste. La regione deve affrontare questa sfida con politiche innovative e mirate.

Come emerge dai dati Istat relativi al 2023, che permettono di osservare quanto accaduto nell’intero decennio 2013-2023 e che sono stati approfonditi e sistematizzati nel report preparato dall’Ufficio Stampa e Comunicazione dell’Ente camerale, la situazione è peggiorata nel tempo: nel 2013, le cancellazioni definitive verso l’estero erano 233, già superiori alle 73 iscrizioni dall’estero. Dieci anni dopo, nel 2023, le uscite sono salite a 450, mentre i rientri si sono fermati a 219. Nonostante un aumento dei rientri (da 49 nel 2013 a 102 nel 2023), il saldo rimane fortemente negativo.

Nel 2021 sembrava profilarsi un’inversione di tendenza. Le uscite si erano ridotte a 312 e i ritorni erano saliti a 234, portando il saldo negativo a 78. Tuttavia, questa speranza si è rivelata effimera: nel 2022 i trasferimenti definitivi verso l’estero sono aumentati a 451, rimanendo stabili nel 2023 con 450 partenze. I ritorni, invece, si sono mantenuti pressoché invariati, passando da 234 nel 2021 a 214 nel 2022 e a 219 nel 2023. Il 2021, d’altronde, è stato un anno eccezionale, con un poderoso rimbalzo dell’economia dopo l’annus horribilis 2020 e con le ali spiegate sulle speranze accese dai progetti per i 200 miliardi di euro del Recovery fund europeo “Next Generation Eu”, poi declinate nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Il commento di Mencaroni (Camera di commercio dell’Umbria)

“Il report dell’Ente camerale – commenta il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – rilancia una grande questione che riguarda l’Umbria, ma anche tutta l’Italia, e che ha a che fare con le chance di successo della transizione digitale ed ecologica. La perdita secca che ormai da anni si registra nel saldo tra i laureati italiani che tornano dall’estero in Italia e quelli che invece sono usciti definitivamente verso l’estero è una perdita secca di potenziale di crescita. La situazione, anche se sembra non peggiorare ulteriormente, almeno stando ai dati dell’Istat che la Camera di commercio dell’Umbria ha sistematizzato, è cristallizzata in una perdita costante di laureati nell’interscambio con l’estero. Dobbiamo quindi favorire la riduzione prima e la scomparsa poi di questa forbice sfavorevole, che deriva da tanti fattori che vanno studiati a fondo e che attengono ai problemi del sistema Paese, anche con incentivi ad hoc che da un lato frenino le uscite e dall’altro attraggano dall’estero le persone più istruite, con aiuti specifici per i laureati italiani che tornano a lavorare nel nostro Paese. Una questione certamente nazionale, ma che va affrontata anche a livello regionale”.

“Per questo – prosegue Mencaroni – rilancio la mia proposta per un fondo regionale ad hoc a cui contribuiscano tutti gli enti e che sia aggiuntivo rispetto ad auspicabili interventi nazionali. Su questo tema la Camera di Commercio c’è a tutto tondo, sia spingendo per la crescita innovativa delle imprese sulle ali della transizione digitale ed ecologica, sia rafforzando l’offerta formativa per imprese e cittadini, soprattutto giovani, sia con l’impegno a partecipare a un’iniziativa regionale di incentivi per chiudere la forbice negativa che l’Umbria ha sui laureati”.

Aperte le iscrizioni al corso per acconciatore del Consorzio Sul

Un percorso che consente ai giovani di formarsi e conseguire una qualifica professionale avendo come insegnanti anche professionisti del settore. Questo all’interno di un corso di formazione che prevede molte ore di pratica in laboratorio e di alternanza scuola lavoro. È la proposta per Operatore del benessere-acconciatore, una delle 15 figure professionali dei percorsi in obbligo di istruzione per giovani dai 14 ai 18 anni che fa parte dell’offerta formativa del Consorzio Sul (Scuole Umbre per il Lavoro).

Il corso per acconciatore

Il corso per acconciatore si può frequentare alla Scuola Bufalini di Città di Castello, nella sede del Cnos Fap Umbria di Foligno, al CFP di Terni in località Pentima e da Ecipa a Perugia e Castiglione del Lago.

“È un corso sviluppato in quattro anni con la formula 3+1 – spiega Giulia Zago, responsabile sede Ecipa di Castiglione del Lago –, si rivolge ai ragazzi che hanno conseguito la licenza media e fino ai 18 anni di età. Il tirocinio in azienda viene effettuato dal secondo anno mentre i ragazzi a scuola vengono preparati fin da primo sia con lezioni di aula che di laboratorio. Le annualità prevedono infatti 990 ore di corso divise tra aula, laboratorio e alternanza scuola lavoro con la quale i ragazzi vengono inseriti nelle aziende del settore e possono sperimentare direttamente quella che sarà poi la loro professione, dopo che avranno assolto l’obbligo scolastico e conseguito la qualifica professionale. Le lezioni d’aula prevedono materie di base come italiano, matematica, informatica, tutte contestualizzate all’interno del percorso di acconciatura, mentre nei laboratori i ragazzi si cimentano in taglio, piega, colore, con strumenti come forbici, piastra e phone, dando vita alle loro creazioni”.

Un percorso professionale, dunque, che avvicina i giovani a concrete possibilità lavorative e con il quarto anno facoltativo consente di avviare una propria attività.

“Alcune delle materie di aula e laboratorio – prosegue Zago – vengono svolte direttamente dai professionisti del settore, quindi parrucchieri che hanno attività nel territorio e che si cimentano anche con le docenze portando le loro esperienze e conoscenze all’interno dell’ambito scolastico e offrendo ai giovani i segreti del mestiere. Tante volte gli stessi docenti e i saloni che ospitano i ragazzi per il tirocinio li inseriscono all’interno del loro organico, quindi, questa diventa un’opportunità di lavoro”.

Ci si può iscrivere al corso dal 7 al 31 gennaio di tutti gli anni direttamente tramite il portale del Miur e nel resto dell’anno contattando gli enti formativi del Sul che lo propongo.

Il Consorzio Sul

“Il consorzio – spiega Roberto Palazzetti, presidente del Sul – nasce nel 2021 con l’obiettivo di mettere a sistema la storia di sei enti formativi (Associazione Cnos Fap Umbria, Scuola di Arti e Mestieri G.O. Bufalini – Centro di istruzione e formazione professionale-Asp, Confartigianterni Formazione e Ricerca, Consorzio Futuro, Iter Impresa Sociale ed Ecipa Umbria) e creare un ponte verso il lavoro, un ecosistema della formazione professionale. Questo ci ha permesso di fornire un sistema formativo legato alle professioni più storiche e tradizionali del territorio”.

“Il Consorzio Sul – aggiunge il direttore Matera – è un insieme di agenzie accreditate per la formazione iniziale che presenta la propria offerta su tutto il territorio regionale, le nostre sedi vanno da Città di Castello fino a Terni passando per Marsciano, Foligno, Perugia e Castiglione del Lago. Chi sceglie di partecipare a una delle nostre attività trova la stessa offerta formativa con la stessa modulazione oraria. Il Consorzio, infatti, è nato anche per dare omogeneità a un sistema in cui prima ognuno era lasciato un po’ alla propria organizzazione”.

imprenditrici

Bando “Myself plus 2024” per imprenditoria femminile e under 35

Dopo il rafforzamento della sede a Terni, con un punto di riferimento anche nel centro della città, Sviluppumbria rafforza il sostegno alle iniziative imprenditoriali dell’area, in particolare dei giovani under 35 e delle donne. Una fascia sulla quale è stato volutamente orientato il bando “Myself plus 2024”, che la Regione ha messo a disposizione per le micro e piccole imprese con sede operativa in Umbria.

Un sostegno finanziario per quelle attività, anche di lavoro autonomo di recente o prossima costituzione, con particolare riguardo a quelle promosse appunto dai giovani e dalle donne, che così possono ottenere un contributo a fondo perduto e un finanziamento a tasso zero.

A gestire la misura sarà Sviluppumbria, che realizzerà l’attività di orientamento e di supporto per le imprese costituite e per le persone fisiche interessate alla presentazione della domanda, nonché l’attività di supporto e tutoraggio ai soggetti beneficiari nella fase di rendicontazione delle spese ammissibili, al fine di favorire la corretta fruizione delle agevolazioni.

Risorse e spese ammissibili

Le risorse stanziate ammontano ad 1 milione di euro, con una riserva del 25% per i giovani under 35 e del 40% per le donne. Sono finanziabili i progetti imprenditoriali rientranti nella produzione di beni, fornitura di servizi, commercio e artigianato per una spesa complessiva compresa tra euro 10mila e 66.667, con un’intensità di aiuto pari al 95% della spesa ammissibile di cui il 75% finanziamento tasso 0 senza garanzie (max euro 50mila) e 20% contributo a fondo perduto.

Spese ammissibili: macchinari, attrezzature e arredamento; hardware, software, sito web e e-commerce; piccole opere murarie ed impianti; mezzi di trasporto, limitatamente ai casi in cui risultino funzionali e strumentali all’attività; spese correnti come utenze; spese per il business plan; consulenze; affitto locale; pubblicità; acquisto materie prime; formazione.

Come partecipare, date e scadenze invio

La presentazione delle domande di ammissione alle agevolazioni si struttura in due fasi: la prima è riferita alla compilazione della domanda, che può essere avviata fino alle ore 12 del 28 febbraio 2025; la seconda fase è relativa all’invio vero e proprio della domanda, che può essere inoltrata fino alle ore 12 del 28 febbraio 2025. Per l’invio va utilizzato esclusivamente il servizio on line raggiungibile all’indirizzo: https://puntozero.elixforms.it. Il testo completo del bando e la modulistica sono pubblicati sul Supplemento ordinario n. 1 al BUR “Serie Avvisi e Concorsi” n. 44 del 08/10/2024.

Anci Umbria, 20 borse per neodiplomati interessati ad esperienze all’estero

Da Anci Umbria 20 borse per neodiplomati, finanziate con il programma Erasmus+ progetto “Accreditamento Anci Umbria”, terza annualità.  Le borse sono rivolte a ragazzi e ragazze di età compresa tra i 19 e 25 anni, neodiplomati in istituti tecnici. Le figure che si andranno a formare saranno afferenti ai seguenti settori: amministrazione, finanza e marketing; turismo; grafica e comunicazione; servizi commerciali.

Nell’ambito dell’accreditamento, Anci intende coinvolgere nelle attività formative Erasmus+ neodiplomati umbri che svolgeranno un periodo di formazione presso aziende situate in Francia, Albania, Irlanda e Spagna, all’interno di una strategia diretta a fare della mobilità europea un fattore stabile di innovazione dei sistemi di raccordo tra scuola, istituzioni ed imprese, in grado di generare nuove opportunità di sviluppo socio-economico in Umbria, un territorio che registra tassi di disoccupazione giovanile (con riferimento a giovani tra i 15 e i 24 anni) pari al 31%.

I posti a disposizione sono 5 per la Francia (per la durata 122 giorni cadauno), 7 per la Spagna (122 giorni), 7 per l’Irlanda (122 giorni) e 1 per l’Albania (92 giorni).

Potranno presentare domanda di partecipazione al progetto “Accreditamento Anci Umbria” i giovani neodiplomati dell’anno 2023/2024 che, alla data di pubblicazione del bando, hanno conseguito il diploma da non più di 12 mesi presso istituti umbri in linea con i settori professionali previsti; risiedono presso la Regione Umbria; hanno una competenza linguistica minima pari al B1 in lingua straniera (a seconda dal paese di destinazione prescelto).Tutta la documentazione richiesta dal bando (consultabile nel sito www.anci.umbria.it) dovrà essere inviata esclusivamente tramite mail al seguente indirizzo di posta elettronica: anciumbria@erasmusaccreditation.com

Le candidature potranno essere inviate fino al 30 ottobre 2024. Successivamente saranno calendarizzati i colloqui per le selezioni.